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Siria: «Superior stabat lupus»
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Da lunedì, tutti i media, con tutte le trombe, tromboni e grancasse occidentaliste sono impegnati a diffondere l’allarme: il regime siriano sta per sparare i gas nervini! Bisogna intervenire, e subito! Navi americane da guerra fanno rotta verso le coste siriane, l’aviazione israeliana è posta in stand-by per bombardare i siti di armi chimiche siriani, il Pentagono esamina i piani di battaglia, la NATO spedisce in fretta batterie di Patriot alla Turchia [e Mosca risponde fornendo alla Siria missili Iskander ultra-supersonici (Mach 7) che sono degli anti-Patriot]...

Se si va a vedere l’origine della spaventosa notizia che obbliga a questo imponente posizionamento bellico, si scopre che essa ha origini vaghe. I media la fanno risalire ad «US officers», «responsabili americani» che le loro grancasse e tromboni non si degnano di identificare. E che cosa dicono questi «officers»? Dicono che «diversi indizi ci fanno pensare che loro (il regime di Assad) stia mescolando dei precursori chimici» : in pratica, si tratterebbe di gas Sarin. Così pericoloso, che non viene mai tenuto in magazzino tal quale. Si conserva sotto forma di composti precursori, che si mescolano solo al momento di riempirne le armi, bombe, proiettili d’artiglieria, diffusori aerei.

Il regime di Assad «sta per gassare il suo stesso popolo»! Bisogna togliergli di mano queste armi proibite, prima che commetta un genocidio! Assad nega: se mai dovessimo usare i gas, sarebbe contro un’aggressione esterna. Mosca, dal canto suo, invita a non dar retta a notizie che sono solo «voci». Stranamente, il servizio segreto germanico BND dichiara pubblicamente di aver investigato su questo allarme, e di non avervi trovato alcun fondamento. Ma chi ascolta? DEBKA Files, l’ebraico WINEP (Washington Institute for Near East Policy) e tutti i neocon immaginabili confermano: la Siria sta mescolando i precursori! Guerra, guerra! Obama avvisa il nemico: «Se commetterete il tragico errore di usare queste armi, ci saranno conseguenze, e ne risponderete». La NATO approva ed è pronta al conflitto, Hollande scalpita di entrare in guerra come Sarkozy.

Tutta questa faccenda, l’hanno notato molti analisti indipendenti, sembra la copia-carbone dell’allarme sulle «armi di distruzione di massa» che furono la scusa per invadere l’Iraq, e seppellirlo sotto centinaia di tonnellate di armi di distruzione di massa, dall’uranio impoverito ai misteriosi armamenti che hanno incenerito Falluja, e che continuano a far nascere bambini mostruosi. Dopodiché nessuna arma di distruzione di massa irachena. Ebbene?

«Non è perché gli americani hanno mentito sull’Iraq che si può dire che mentano oggi sulla Siria», ha scritto un giornalista di nome Merechet sul franco-ebraico Marianne. Esempio preclaro di logica europide.

FALSE FLAG IN VISTA? Tutto questo allarmismo improvviso sul gas nervino siriano, e i precursori mescolati, fa temere una cosa veramente allarmante: un attentato col gas operato dai «ribelli», salafiti e qaedisti anti-Assad, per poi darne la colpa al regime.

Non è un semplice sospetto. Da una parte, si apprende che forze speciali israeliane sono già penetrate all’interno della Siria «per localizzare i magazzini di armi chimiche e biologiche del regime». E sappiamo quali specialisti di «false flag» siano questi commandos (Israel tracks Syria's chemical arsenal).

Ma c’è di peggio. Ecco un video dove un «ribelle» sperimenta un gas venefico su due conigli, e poi proclama che userà questo gas per sterminare gli alawuiti (nussariti): il bersaglio tradizionale dell’odio sunnita wahabita, gli alawuiti sono la componente oggi al potere a Damasco.

I prodotti chimici che compaiono nel video portano iscrizioni turche: e si sa che è la Turchia che ospita ed arma campi di jihadisti anti-siriani. Fornisce anche «precursori»? È d’obbligo dire che questo video non è autentificato da altre fonti indipendenti; ma nemmeno i «funzionari americani» che hanno «visto» la mescola dei precursori in Siria sono autenticati.

E inoltre, il 4 dicembre la tv siriana dava notizia dell’ammassarsi, alla frontiera siro-giordana, di 1.400 ambulanze equipaggiate per il trattamento di vittime di gas.

Pre-scienza? È un po’ come la FEMA, ossia l’ente americano delle emergenze, che per puro caso (faceva un’esercitazione) allestì un primo soccorso su una banchina del porto di New York, proprio sotto alle Twin Tower, giusto la notte del 10 settembre 2001, poche ore prima del mega-attentato di Osama bin Laden… E poi a che servono tante ambulanze? Per proteggere la popolazione civile dall’orrendo crimine che Damasco si prepara a commettere, oppure per proteggere le schiere di «ribelli» dal suo proprio attentato al gas? Del resto anche il regime di Damasco può mentire. A chi credere? (Syrie: les rebelles menacent d’un génocide à l’arme chimique).

Alle autorevoli agenzie occidentali, direte. Per esempio la Reuters, campione della equità nell’informazione. La Reuters ha messo online un orribile video con questa didascalia:

«Un ribelle siriano sè filmato nellatto di giustiziare dei prigionieri disarmati. Il video, in linea su YouTube, è stato girato con una camera apparentemente fissata sulla sua arma. Si vedono dieci uomini in t-shirt bianca e pantaloni mimetici stesi faccia a terra. Uno di loro dice con voce supplichevole che sono pacifici, si alza e si dirige verso la telecamera. Sul sonoro si sente allora una detonazione e si vede poi luomo che torna al suo posto, con un braccio insanguinato. Il seguito del video mostra lesecuzione dei dieci prigionieri».

Vedete dunque che la Reuters non esita a mostrare anche i crimini dei ribelli per la democrazia. Solo che Bahar Kimyongur, portavoce del Comitato contro l’Ingerenza in Siria (è un turco che abita in Belgio, dove è stato anche condannato come «terrorista» su richiesta della Turchia, che ne ha chiesto l’estradizione secondo il mandato di cattura europeo, come militante di un gruppo di estrema sinistra), s’è accorto che la Reuters ha dato una traduzione sbagliata: i soldati che supplicano i loro boia non dicono di essere pacifici («selmiye»), bensì sunniti, «sinniye». Uno di loro, disperato, dice: «Vi giuro per Allah che sono un sunnita di Deraa» (1 minuto 21-28 secondi). Perché poi avrebbero dovuto proclamarsi «pacifici», visto che sono evidentemente soldati catturati? Non è logico. Chiaramente, si protestano «sunniti» per non essere ammazzati dai ribelli salafiti (alla fine del video, la rivendicazione: Fronte Al Nosrah, una specie di Al Qaeda), perché i ribelli stanno massacrando selettivamente gli alawuiti (e anche i cristiani, specie armeni).

E la Reuters nasconde che la «lotta per la libertà» in Siria è una caccia all’uomo contro una minoranza religiosa. E che quei poveri giovani nel video giurano disperatamente di non essere alawuiti, ma di appartenere alla confessione «giusta», sola speranza di sfuggire all’esecuzione sommaria.

È una strage a cui i salafiti e wahabiti si abbandonano appena possono.

Il 16 giugno 1979, una banda di guerriglieri dei Fratelli Musulmani siriani fece irruzione in una caserma dell’aviazione ad Aleppo, dove soldati sunniti, alawuiti e cristiani dividevano le stesse camerate. 83 cadetti alawuiti furono allora separati dagli altri, e poi freddamente uccisi uno per uno. È un episodio tragico ben noto ai siriani, si studia nei loro libri di storia. Oggi, la campagna di sterminio riprende in pieno, con il sostegno dell’Occidente e della Turchia, del Katar e Arabia Saudita, che arruolano i «ribelli». Ovviamente, il tutto alimentato dal wahabismo, la versione retriva, ristretta e letteralista, fanatica ed estremista di Islam propagata dalla monarchia saudita nel mondo musulmano, con gran dovizia di mezzi (80 miliardi di dollari dal petrolio, si dice) per la costruzione e il mantenimento di moschee e madrasse wahabite con relativi «maestri» e «teologi», libri e altro materiale di propaganda, pagamento di imam wahabiti spediti nei Paesi occidentali come «missionari» e così via (1).

Così, da setta arretrata confinata in un Paese arretrato (la penisola arabica), il wahabismo è diventato l’Islam dominante; bolla come eresia o idolatria o politeismo, tutte le altre forme di Islam, particolarmente lo scitismo; ma un odio speciale tributa contro il sufismo, di cui promuove lo sradicamento, con la distruzione delle antiche tombe dei maestri, ed altri luoghi venerabili del culto musulmano tradizionale. Basti ricordare che nel 1998 i re sauditi hanno fatto radere al suolo e incendiato con ettolitri di benzina la tomba della madre del Profeta, Aminah, come «tentazione idolatrica» per i pellegrini giunti alla Mecca. Adesso hanno mano libera in Siria, come abbiamo visto, con la nostra complicità.

Le omissioni dei media e dei politici occidentali non si limitano a queste. Si tace coralmente il fatto che Israele possieda quantità di armi chimiche vietate fin dal 1948. Nel 1993 una giornalista Sarah Leibowitz, del giornale ebraico Hadashot, intervistò Efraim Katzir (nato Kachalsky), quarto presidente dello Stato d’Israele: costui, biofisico di professione, le raccontò le circostanze per cui diede il via alla produzione di gas nervini: gruppi di ebrei sopravvissuti all’olocausto «avevano chiesto il suo aiuto per avvelenare su vasta scala i bacini di acqua delle grandi città tedesche, onde vendicarsi». Fatto sta che ben presto si avvelenarono i bacini d’acqua di vari villaggi palestinesi, fin dal 1948. Ci fu anche una sospetta e violenta epidemia di tifo ad Acri, pochi giorni prima che gli israeliani conquistassero la cittadina. «Per impedirgli di tornare», fu la spiegazione di Katzir: «Non c’è bisogno di discutere di quello che abbiamo fatto a quei tempi».

Nel 1998 un aereo della El Al precipitò all’aeroporto olandese di Skyphol (Amsterdam), facendo molte vittime: come ammise il Primo Ministro israeliano (era sempre Netanyahu), portava componenti chimiche del gas sarin dirette all’installazione militare di Ness Ziona. Netanyahu disse che importava i materiali per provare maschere antigas. Benché centinaia di abitanti soffrissero per anni dei postumi dell’avvelenamento, le autorità olandesi non hanno mai chiesto conto agli ebrei di questo trasporto attraverso un normale aeroporto civile (Israel's Fourth President, Ephraim Katzir, Founded IDF Biologica).

E ci sono fondati sospetti che Israele abbia usato munizioni chimiche sconosciute anche nell’ultimo attacco a Gaza, dove più di 50 dei 1.400 feriti sono tutt’ora tra la vita e la morte per «bruciature e piaghe profonde» di tipo anormale (Israël A Utilisé Des Armes Chimiques Et A L'UA Lors De Sa Dernière Guerre Eclair Contre Gaza).

«Superior stabat lupus, inferior agnus...»





1) Fatto singolare, sia il fondatore del wahabismo Muhammad ibn Abdul Wahhab (morto nel 1792), sia il primo re saudita, Abdul Aziz ibn Saud, sono spesso accusati nel mondo arabo di essere cripto-giudei, o giudei falsamente convertiti (donmeh). La US Defense Intelligence Agency ha tradotto e pubblicato nel 2008, un rapporto segreto trovato negli uffici del Mukhabarat iracheno (ossia dei servizi di Saddam) datato 2002, dal titolo «The Emergence of Wahhabism and its Historical Roots», a cui gli americani danno evidentemente credito: in questo rapporto, si sostiene che il nonno di Al Wahab, Tjien Sulayman, era in realtà Tjen Shulman, membro della comunità ebraica di Bassora, stabilitosi poi ad Al-Ayniyah, che è oggi l’Arabia Saudita. Secondo i servizi iracheni, questo Shulman era stato bandito da Damasco, dal Cairo e dalla Mecca per «ciarlataneria». Quanto al primo re saudita, Abuld Aziz ibn Saud, discenderebbe da un Moredechai bin Ibrahim bin Moishe, mercante ebreo anch’esso di Bassora. Che poi si stabilì nel Najid (l’altopiano centrale dell’Arabia saudita) dove cambiò il nome in Markan bin Ibrahim bin Musa. Va annotato che i Saud sono usurpatori dei Luoghi Santi musulmani, la cui custodia spettava di diritto alla dinastia hashemita. Un famoso hadit di Maometto indica il Najd come il luogo dove «appariranno terremoti e tribolazioni, e le corna di Satana» (Hadith of Najd).

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