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Tutto il potere ai Belinoni
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L’amico Umberto Pascali mi scrive da Washington:

«Maurizio, che ne dici dell’amore per Gaia da parte di Casaleggio?». E mi spedisce il video «Gaia – The future of politics», prodotto dalla Casaleggio Associati, che rivela la teologia esoterica casaleggina: Gaia, decrescita, l’uomo che è diventato Dio grazie al web…



Umberto mi ricorda poi che: «Questo movimento irrazionale di massa che rompe gli argini è il sogno della grande finanza: controllo diretto delle masse, senza passare per lo “Stato” o per i “Politici”. Stato e politici devono essere reinventati in modo che le regole le dettino i grandi finanzieri di Wall Street & City».

Qualcosa, sospetta Umberto, a «una sorta di Thule, Edelweiss e le altre società esoteriche che fiorirono prima dell’emergere di Hitler per poi riunirsi nel prodotto finale, il Nazismo? (e se vogliamo anche nel futurismo Italo e, poi, russo con Majakosvkij, la scuola bolscevica di Capri, i “creatori degli dei” e il gruppo cultural trotzkista poi eliminato da Baffone)».

Casaleggio segue le idee di Gurdjeff? Come Battiato. «E tu sai certamente – mi scrive Pascali – che Battiato è una delle creature dello Studio Al.Sa. di Gianni Sassi e Sergio Albergoni che misero su il loro Studio a Milano, se ricordo bene, dopo un ILLUMINANTE viaggio negli USA (tipo Massimo Teodori). Nell’Al.SA. e successivi progetti mediatisi si intersecavano strutturalismo, Umberto ECO, Gruppo ‘63 con la banda di Genova (Grillo stava ai margini di quel pantano?), ricerche di mercato, provocazioni mediatiche, mondo della pubblicità e dello spettacolo, ed esperimenti sulla psiche italiana di massa e suo condizionamento. Domanda situazionisteggiante: MK Ultra, sezione Italiana?».

Purtroppo non sapevo niente del misterioso Studio Al.SA di cui la Casaleggio Associati potrebbe essere un pollone, in combutta conscia o inconscia con Goldman Sachs. Niente di più probabile, mi affretto a dire. Ma aggiungo che spesso è inutile cercare manipolatori occulti della psiche italiana, intesi a portarci alla rovina come popolo e derubare la nostra potenza economica: sappiamo fare tutto ciò da soli. Per esempio, abbiamo nostre proprie società segrete, che nulla devono all’influsso straniero.

Così per Casaleggio, da tutti definito «il guro di Grillo». Sarà anche un gurdjefiano, un adoratore di Gaia, ma da evidenti segni sono in grado di rivelarvi che è, soprattutto e prima di tutto, ciò che a Genova chiamano una belìna. Ossia un alto grado, un 33, della antichissima setta italica, del tutto autoctona, chiamata «Belinismo»: nome derivato da Belenos, divinità arcaica protoceltica della procreazione adorata dagli antichi liguri. Ciò che depone per l’antichità di questo culto esoterico. Quanto alla sua estensione geografica, essa non si limita alla Liguria, tutt’altro. Benché gli adepti dl Belinismo facciano di tutto per confondersi con la gente normale, in alcune occasioni si tradiscono per via di certi segni. Per esempio una irrefrenabile tendenza alla mascherata, quando decidono di gettarsi nell’agone politico in massa. Nel Nord Italia, per esempio, i seguaci del primo e più basso livello iniziatico si recano ai loro raduni con spade finte di stagnola ed elmi cornuti di cartapesta (Lo sbarco a Roma dei 5 Stelle).

I seguaci della versione Grillo-Casaleggio mostrano una tendenza similare:





Anche Beppe Grillo di recente s’è fatto vedere in giro incappucciato, se poi era lui....


La Massoneria, come noto, comporta tre gradi iniziatici, apprendista, compagno, maestro. Si ritiene che anche il Belinismo abbia tre livelli, come s’indovina dal celebre detto genovese (la loro lingua sacra) «Grande, grosso e abelinòu» che identifica la triade gnostica, la scala ascendente della interna gerarchia sapienziale: 1) Grandi. 2) Grossi. 3) Abelinàti, detti anche «béline», come appunto il guru Casaleggio. Ma bisogna considerare che questo nucleo interno, alquanto ristretto, è circondato da vaste folle profane di non-iniziati simpatizzanti, che possiamo considerare beline «naturali»: la cerchia interna li tiene (giustamente) all’oscuro dei segreti e dei fini ultimi della gnosi, ma esige ed ottiene la loro cieca adesione. Adesione entusiasta, di pura fede, che si manifesta nella adorazione del Gran Belinone del momento. «Bossi ha sempre ragione», e «voi giornalisti non ci capite: fuori!», dicevano ieri i militanti belinoni della linea lumbard dal fazzoletto verde; «La linea comunicativa ce la dà Beppe, intanto prendete per il culo i giornalisti», dicono oggi i deputati grillici, che porteranno un fazzoletto bianco.

Quando il Gran Belinòne chiama a raccolta queste masse di belinetti, la loro fede semplice, la loro sottomissione totale al capo senza alcun dubbio, e la loro totale inaccessibilità al ragionamento, refrattarietà al dibattito intellettuale e ostilità preconcetta alle idee altrui, ossia nate fuori dalla cerchia abelinata, ne fa una forza d’urto compatta e temibile. Ma esattamente queste qualità, per contro, ne determinano la debolezza quando i belini giungono al potere; li inducono a ripetere errori politici fatali; prendono decisioni stupide (che fan rie u belìn, fan ridere il c..) e infine ne causano la disfatta («imbelinare», mandare a catafascio).

Uno degli errori più comuni e ripetitivi dei dilettanti (pardon, abelinati) è che quando raggiungono un qualche successo elettorale ( il 23% o ancor meno, se leghisti), si convincono di essere «LA» società civile onesta e vera, tutta quanta, anche per il 77% che non ha votato per loro: e di conseguenza voler imporre un programma massimale, di palingenesi utopica, che non hanno la minima possibilità di realizzare. Tipo A: secessione del Nord. Tipo B: serena decrescita della settima potenza industriale verso la purezza ecologica, le acque limpide e i «rifiuti zero», «inquinamento zero», «produzione zero», chiusura dell’Ilva e occupazione pari ottenuta con la cultura delle cozze, abolizione delle centrali termiche rimpiazzate da biomassa agricola, biciclette invece di auto, niente più strade, tanto il web ci rende inutile spostarci, e ci fa onniscienti. E naturalmente, democrazia diretta assoluta: la volontà popolare viene consultata volta per volta per Internet.

E beninteso: finché gli altri cittadini (il 73%) non si piegano alla realizzazione di questa bella utopia, si paralizza tutto. È la teoria belinista del «siamo venuti per spazzarvi via», «non ci alleiamo con nessuno» (lo diceva anche la Lega; vedete con chi ha finito per allearsi..), insomma della spinta alla dittatura del Gran Belinone Solitario che non sbaglia mai. Per parafrasare una frase di Stalin, «il belinismo in un solo Paese».

Quasi sempre questi movimenti dicono anche cose giuste, ossia condivise da un vasto pubblico; quando poi ne ottengono i voti, tirano fuori un programma massimalista e fanatico di democrazia diretta totalitaria, ossia condiviso solo dalla minoranza iniziatica, che è microscopica. O mille euro di reddito di cittadinanza a tutti i fancazzisti meridonali, a spese dei pochi settentrionali che ancora lavorano. Va da sé che al prossimo voto, i belinisti perdono il favore ottenuto.

Per esempio, è di grande buon senso il seguente proposito: «Il debito italiano va’ ristrutturato». Ma perché il Gran Belinone va a dirlo a un giornale tedesco? I cittadini italiani, che l’hanno votato, non hanno il diritto di saperlo? E poi: è un programma politico oppure una battuta comica? Quale delle ultime cento frasi sono proposte serie e quali delle gag?

Qualche esempio:

«Vogliamo la prorogatio dell’attuale governo». Ossia di Monti, il fiduciario della Trilateral, del Bilderberg e della grandi banche creditrici, quelle che non amano l’idea di ristrutturazione del debito. Se il Gran Grillo avesse detto prima: votate per noi, e noi vi terremo al potere per altri mesi Rigor Montis, quanti voti avrebbe ottenuto?

Fra pochi giorni il Rigor Montis deciderà una nuova finanziaria lacrime e sangue, e sta andando in Europa a garantire i creditori che gli italiani pagheranno. Come si concilia questo desiderio di tenere al potere il fiduciario dei banchieri e degli eurocrati, con l’idea di ristrutturare il debito?

Chi è poi il professor Becchi che ha proposto la prorogatio? Appartiene alla cerchia interna dei belinati o è un belinone senza investitura? Parla a nome del «Movimento» o del suo tasso alcolico? Non si sa, perché Casaleggio non lo dice, e Grillo ne tace (non si parla coi giornali). Apparentemente trattasi di un vecchio alcolista mattoide; disgraziatamente è anche docente di Filosofia del Diritto alla Università di Genova: ragion ed ha rivelato il triste stato delle nostre università; fin dalle prime uscite s’è capito che Becchi non aveva mai letto la costituzione, è totalmente digiuno di diritto, e quanto alla filosofia, non sembra averla mai incontrata. Infatti s’è scoperto che prorogare Rigor Mortis non è possibile, essendoci state – piccolo particolare – delle elezioni che l’hanno bocciato. Il nuovo parlamento dovrà dare un nuovo governo…

L’atteggiamento dei belinisti prepara quindi il «governo del presidente», ossia di Napolitano – ossia il garante della massoneria vera e dei banchieri internazionali, e dei kapò germanici che è andato a visitare. Ossia: un Rigor Montis al cubo, con un banchiere centrale a capo a cui viene dato in mano tutto, a cominciare dalla forza pubblica e i servizi segreti. Un incontrollato potere, per chissà quanti mesi, dato ai poteri forti: Grillo e Casaleggio sembrano accettare questa soluzione. Dicono che il movimento legherà la mani a quel governo, trascurando il fatto che esso avrà l’appoggio di Berlino e di Bruxelles, oltre che dei carabinieri, e dunque potrà fare persino un colpo di Stato, con l’approvazione di tutte le capitali del Nord.

Quello che vogliono i grillini, e i grilloni loro leader, sembra essere «un processo costituzionale»: qualcosa da non affidare al parlamento ma ad un apposito organismo elettivo, come quello che votò la Costituzione del ’48: ma non sanno dirlo, non ne sono capaci. Forse il professor Becchi non è ancora arrivato a quelle pagine del libro di testo. O forse belinismo è per la democrazia diretta totale, e quindi rigetta ogni delega.

Un altro tipico errore del dilattentismo politico è: appena ricevuto un fracco di voti, dormiamo sugli allori. Lo abbiamo già visto nella Lega e nel suo capo, Bossi il Gran Ciùla. Abbiamo vinto! Bene! Subito 11 mila euro al Trota, diamanti e titoli dello Zambia, Porsche al tesoriere e all’altro figlio scemo, soldi alla moglie terrona, lussi alla badante sindacalista! Ai belinisti sfugge questo particolare: che quando si ottengono tanti voti, non comincia il riposo; comincia il lavoro veramente duro: perché da quel momento bisogna «deliver», come dicono gli americani: Bisogna consegnare la pizza. Consegnare il programma per cui si è stati votati, realizzare le promesse, o almeno far finta. Per la Lega, la Secessiùn, o almeno (adesso) la Macro-Regiùn, altrimenti sono guai. Lo ha capito il Belinone ligure?

Questo errore è la conseguenza dell’altro, più fatale: i belinisti sono convinti che i voti ottenuti siano di loro proprietà. Invece, restano di proprietà dei votanti, che la prossima volta non li votano più. C’è una quantità notevole di votanti di Grillo che normalmente avrebbero votato il PD, e si sono già pentiti. A molti elettori già «gira u belìn» (nel gergo iniziatico). Delle elezioni anticipate, che la Loggia degli abelinati sembra volere con frenesia, potrebbe portar loro una sgradita sorpresa.

In attesa del momento (che può finire in linciaggio), vediamo la «proposta» che Grillo pare (pare) aver fatto, e che lo identifica come capo assoluto degli Abelinati: «un referendum sull’euro». Benissimo, un referendum sull’euro – così di punto in bianco – assicura una vittoria certa dei fautori dell’euro, ossia dei poteri forti. Le masse ignare sono state abituate a pensare che l’euro le ha salvate (da che?), e quindi voterebbero pro per paura del salto nel vuoto. Dall’euro, dopo referendum, non si potrebbe più uscire perché consacrato dalla «volontà popolare». La visione contraria va accuratamente preparata e diffusa, per convincere l’opinione pubblica. Personalmente potrei indicare i nomi di una mezza dozzina di economisti sperimentati, a cui si potrebbe dar l’incarico di studiare la questione, e di come affrontarla nella pratica: Savona, Sapelli, Napoleoni, Piga... Ma invece Grillo vuole che le idee gli vengano «dal basso». Non ha ancora capito che dal basso gli vengono solo quelle nullità fanatiche, arroganti perché hanno l’unico merito di non avere la fedina penale sporca (come potevano sporcarla, queste torme di disoccupati e precari senz’arte né parte?) , che mangiano yogurt bio e credono che questa sia una filosofia.

Come può credere Grillo che venga una opinione sensata da costoro? Costoro, ahimé, le idee le aspettano da lui. Si chiama «essere leader»: decidere per i militanti e ordinare loro cosa fare. Le idee, occorre tristemente riconoscerlo, vengono dall’alto verso il basso – soprattutto se il basso è fatto di giovani che dicono di sé: «Sono una maestra elementare precaria e mi occupo di ambiente». «Tengo un blog sulle piante sempreverdi, rigetto la vivisezione delle rane e sono vegetariano».

Grillo, non si può essere leader e nello stesso tempo credere, o far credere, alla democrazia diretta e totale dal basso. È come la Jamahiria di Gheddafi, o i Soviet leninisti. Non sono esempi di successo, se non si è proprio delle Beline.

Ma niente paura: la cerchia Belina ha rapidamente scoperto che un simile referendum non si può fare, perché la Costituzione lo vieta. Allora: « Ma io dicevo un referendum sul web». A parte che online non è un referendum (nei referendum, partecipano cittadini che si identificano presentando documenti, non anonimi che possono votare online cento volte), anzi che non è nemmeno un sondaggio perché rispondono solo quelli che vogliono, la trovata si basa sulla convinzione che Casaleggio è, lo asseverano tutti, un gran mago del web.

S’è visto: alle «parlamentarie», o ossia alle «primarie su Internet» con cui le Beline hanno fatto selezionare, hanno partecipato sì e no in 30 mila. Un flop dei meet-up. E quello sarebbe l’astuto che «gestisce la comunicazione di Grillo»: s’è visto, un disastro. Gestire la comunicazione male comporta questo fatto: che torme di giornalisti e telecamere stazionano perennemente, giorno e notte, davanti alla villona di Beppe Grillo, costringendolo ad uscirne mascherato (o a far uscire una controfigura mascherata). La comunicazione, dopo il risultato elettorale, si gestisce «pasturando la stampa» (feed the press), ossia fornendo notizie ad ore fisse, come fa la campagnola che dà il grano alle galline ad ore fisse. Tipo: «Alle cinque e mezzo Grillo (o suo portavoce) terrà la conferenza stampa». Tutti i giorni. L’ora è scelta in modo che gli avidi cronisti non possano far tante domande, perché poi i tg vanno in onda. La conferenze stampa servono per manipolare la verità sotto controllo dei tenutari. Cosa che Casaleggio, il mago della comunicazione, non sa. Durante la conferenza stampa, il portavoce o il Gran Belinone hanno il controllo. La conferenza stampa ha anche il vantaggio di inchiodare i giornalisti per ore in una saletta; ossia non lasciarli liberi e disperati a caccia di notizie vere, false e incontrollate, come il suocero di Grillo che sarebbe stato pro-Ahmadinejad, o che Grillo è amico dell’antisemita Blondet (1), o che un’altra grillina ha detto che il duce non era poi il male assoluto... Altro vantaggio della conferenza-stampa, è eliminare le voci di tipi come Gallegati o Becchi che – stanti le bocche cucite dei grillini – parlano coi giornali e le tv a nome del movimento, e vengono malignamente esposti a far figure di cacca da giornalisti inveleniti. Tutti sbagli che un guru della comunicazione non commette.

Un comunicatore sa che durante la conferenza stampa, che è bene duri il più possibile, quelli al di là del tavolo possono dire quello che vogliono, basta che lo dicano (invece di tenerlo nascosto) e non si contraddicano nel giro di venti minuti. Il punto è: che sappiano cosa dire. Il che è men che certo.

L’atteggiamento di ostilità verso i giornalisti italioti, come spiegarlo, in un mago della comunicazione? Tutti sanno che i giornalisti sono in vendita, e comprarli è facilissimo; esistono una quantità di metodi, il primo dei quali è adularli un po’, farli sentire parte della combutta . Ma Casaleggio non vuole. Vuole che la gente si informi nell’unica fonte ammessa, che è – guarda caso – il blog della Casaleggio Associati. Ogni click, è qualche centesimo di euro; milioni di click sono milioni di euro. Il guaio è che c’è qui un evidente conflitto d’interesse. Che non è solo una furbata, è un inciampo al disegno politico generale (ammesso ce ne sia uno), come sempre quando s’intromette un disegno commerciale. Il sito della Casaleggio è originariamente un blog specialistico di fanatici ecologisti, ha selezionato lui questa genia; che questa genia di mattoidi sappia governare l’Italia, è da vedere.

Spararle grosse era un modo per arricchire la Casaleggio Associati; ma oggi, gli interessi commerciali della Casaleggio Associati coincidono con quelli del Movimento politico? Capisco che la domanda è troppo difficile per le Beline e il Gran Belinone. Ma qual è, nel gruppo di comando belinistico, l’interesse primario: quello della ditta , o quello della politica? Abbiamo già avuto Berlusca che non si è deciso a scegliere, non vorremo vedere la replica in piccolo.

O almeno, che facessero un blog meno brutto e meglio consultabile, se deve diventare l’Unica Fonte della Verità, ossia la Pravda (Verità) del nuovo regime.

Tutto considerato, ora vi ho dato le prove che Casaleggio non è il guro di Grillo. È Grillo ad essere il guru di Casaleggio. I due su gureggiano a vicenda, ed è questo il problema, temo. Entrambi costituiscono la Loggia Coperta del Gran Belin.



Perché nemmeno si sono accorti che il loro programma utopico – un’Italia dai cieli puliti, senza emissioni di CO2, zero rifiuti, de-industrializzazione totale, treni tgv abbandonati, tutti vegetariani e in bicicletta – lo sta già realizzando la realtà economica in corso.

Qualche titolo di giorni scorsi: «Gas. Consumi -18.4% a/a. Crollo del termoelettrico: -21,3%». «Salari italiani inferiori del 14,6 per cento rispetto ai tedeschi». «Piccole medie industrie: una su due non riesce a pagare gli stipendi». «95 miliardi di insolvenze». «Disoccupazione record». «Il 2012 anno nero per credito a imprese e famiglie: crollo di 38 miliardi».

Si tratta del crack vero e proprio, la Caporetto che ci porterà al livello di vita dei greci, e molto più velocemente dei grillini e abelinati. A cui va’ aggiunta la seguente notiziola:

«Dipendenti del comune di Montignoso sei ore al giorno sui siti hard». Si tratta di 74 dipendenti comunali per un comune di 10.549 abitanti com’è appunto Montignoso. Chissà perché nessuno di loro si abbeverava sul blog di Casaleggio & Associati.

Ma vedete, Internet ci salverà.




1) La notizia è stata ovviamente ripresa dal falso giornale “la Repubblica”, in questi termini: Per le Associazioni ebrei francesi, Grillo è «profondamente antisemita», le sue tesi «possono riportare l’Italia a un periodo buio della storia». È questa la preoccupazione espressa dal Consiglio di rappresentanza delle istituzioni ebree di Francia (Crif), che prende di mira Grillo che «non ha mai nascosto la sua simpatia e ammirazione per il suo amico Maurizio Blondet, direttore di EFFEDIEFFE.com, uno dei siti italiani di impronta fortemente antisemita». firmato AS. La fonte della falsità è tale Stefano Gatti, un giornalistucolo sayan e razzista antisemita ebraico (non disapprova le bombe al fosforo sui palestinesi), che su un blog della cominità giudaica romana ha inventato di sana pianta una amicizia fra me e il Belinone. La lobby ebraica – che notoriamente non esiste – ha diffuso questa falsità nel mondo intero, con la velocità di un lampo. Repubblica, il giornale più falso dei falsi, ha fatto finta che la notizia venga dalla Francia, sapendo benissimo che la fonte è uno degli amichetti della Nirenstein: «Stefano Gatti, laureato in filosofia, è ricercatore e redattore del portale Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea - CDEC onlus di Milano, il principale istituto italiano di storia e documentazione dell’ebraismo italiano in Italia. Ha curato per sei anni la rassegna stampa online dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – UCEI, ed ha fatto parte del gruppo di esperti del comitato parlamentare contro l’antisemitismo presieduto dall’onorevole Fiamma Nirenstein. Esperto di antisemitismo contemporaneo, collabora con The Stephen Roth Institute for the Study of Contemporary Antisemitism and Racism/Kantor Center for the Study of Contemporary European Jewry dell’università di Tel-Aviv, scrive per il mensile Shalom ed è uno degli opinionisti del sito ufficiale della Comunità Ebraica di Roma».


Copyright Associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE


 
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