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Freeman rinuncia alla carica al National Intelligence Council e attacca la lobby israeliana
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Chas Freeman ha ritirato oggi la sua candidatura alla direzione del National Intelligence Council (NIC), dopo settimane di calunnie ed incessanti accuse da parte della Lobby israeliana. Poche ore dopo l'annuncio dato dal direttore dell'Intelligence Nazionale, l'Ammiraglio Dennis Blair, che aveva accettato con rincrescimento la sua decisione, Freeman ha rilasciato la seguente dichiarazione, che è destinata a mettere l'AIPAC con le spalle al muro:

"A quest'ora avrete certamente ascoltato l'annuncio del direttore del National Intelligence, Dennis Blair, in merito al passo indietro da me compiuto rispetto alla precedente accettazione della nomina a capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale (National Intelligence Council).

Sono arrivato alla conclusione che il fuoco di sbarramento delle deformazioni calunniose del mio passato non sarebbero cessate di fronte al mio incarico. Il tentativo di infangarmi e di distruggere la mia credibilità, anche in quel caso, sarebbe continuato. non credo che il NIC avrebbe potuto lavorare efficacemente mentre il suo presidente fosse stato bersaglio costante di persone senza scrupoli con una lealtà appassionata agli scopi della fazione politica di un Paese straniero. Ero d'accordo all'idea di presiedere il NIC per rafforzarlo e proteggerlo contro la politicizzazione, non per esporlo agli sforzi di un particolare gruppo di interesse di stabilire il controllo su di esso attraverso il protrarsi di una campagna politica.

Come sanno bene quelli che mi conoscono, mi sono davvero goduto la vita da quando sono andato in pensione. Niente era più lontano dai miei pensieri che un ritorno all'amministrazione pubblica. Quando l'Ammiraglio Blair mi ha chiesto di presiedere il NIC, io ho risposto che quello che mi stava chiedendo era in realtà di riunciare alla mia libertà d'espressione, al mio tempo libero, alla maggior parte delle mie entrate, di sottopormi ad una sorta di colonscopia mentale di un poligrafo, e di ricominciare a fare il pendolare giornaliero in nome di lunghe ore di lavoro e una razione quotidiana di maltrattamenti politici. Ho aggiunto che mi chiedevo se per caso non ci fosse un lato negativo nell'offerta. Ero consapevole che nessuno è indispensabile; e io non sono un'eccezione. Mi ci sono volute settimane di riflessione per concludere che, date le sfide impegnative e senza precedenti che ci troviamo di fronte in patria e all'estero, non avevo altra scelta che accettare il ritorno alla pubblica amministrazione. Ho dunque dato le mie dimissioni da tutti gli incarichi occupati e da tutte le attività che mi vedevano impegnato. Ora non vedo l'ora di tornare alla mia vita privata, libero da tutte le mie precedenti obbligazioni.

Non sono così immodesto da ritenere che questa controversia sia nata in relazione alla mia persona piuttosto che su tematiche di politica nazionale. Queste tematiche hanno poco a che vedere col NIC e non erano il cuore del problema di cui speravo di contribuire a migliorare l'analisi da rendere disponibile al Presidente Obama e alla sua amministrazione. Eppure, sono stato rattristato da ciò che la controversia stessa, ma soprattutto le modalità del pubblico vetriolo di quanti si sono consacrati al suo supporto, hanno rivelato dello stato della nostra società civile. E' evidente che noi Americani non possiamo più condurre un serio dibattito pubblico né esercitare indipendenza di giudizio su argomenti di importanza notevole per noi come per i nostri alleati ed amici.

Le calunnie contro di me, e le loro tracce su internet facilmente ricostruibili, mostrano senza ombra di dubbio che c'è una potente lobby, determinata ad impedire che si diffonda qualsiasi interpretazione diversa dalla sua, ancora meno se si tratta della comprensione, da parte degli Americani, di tendenze ed eventi in Medio Oriente. Le tattiche della Lobby Israeliana pescano nelle profondità del disonore e dell'indecenza, ed includono la distruzione della credibilità, la citazione erronea selettiva, la volontaria alterazione del passato, la fabbricazione di menzogne, ed un totale disprezzo della verità. Lo scopo di questa Lobby è il controllo del processo politico attraverso l'esercizio di un veto sulla nomina di persone che mettono in discussione la saggezza delle loro prospettive, la sostizuione della capacità di analisi col "politicamente corretto", e l'esclusione di tutte le scelte in potere degli Americani e del loro governo che non siano quelle di cui essa stessa è fautrice.

C'è una particolare ironia nell'essere ingiustamente accusato di inopportuna attenzione alle opinioni di governi e società straniere da un gruppo così chiaramente intento a rafforzare l'adesione alle politiche di un governo straniero, il governo di Israele in questo caso. Io credo che l'impossibilità per l'opinione pubblica americana di discutere, o del governo stesso di considerare, qualunque opzione politica nel Medio Oriente osteggiata dalle forze politiche al governo in Israele, ha consentito a quelle stesse forze di adottare e sostenere politiche che, in definitiva, minacciano l'esistenza di quello Stato. Ma a nessuno all'interno degli Stati Uniti è permesso dirlo. Questa non è soltanto una tragedia per gli Israeliani e i loro vicini mediorientali; questo sta procurando danni sempre crescenti alla sicurezza nazionale americana.

La furiosa agitazione che ha seguito la fuga di notizie sulla mia possibile nomina farà sì che molti si interrogheranno seriamente in merito alla possibilità per l'amministrazione Obama di prendere proprie decisioni sul Medio Oriente e le questioni relative. Mi rincresce che la mia buona volontà di servire la nuova amministrazione si sia infranta sul dubbio riguardo alla sua capacità anche solo di considerare, non di dico di decidere quali decisioni politiche possano meglio servire gli interessi degli Stati Uniti piuttosto che quelli di una Lobby dedita al rafforzamento dei desiderata e degli interessi di un governo straniero.

Alla corte della pubblica opinione, a differenza della corte di un tribunale, uno è colpevole sino a prova di innocenza. Gli interventi dai quali sono stati estrapolate le citazioni, privandole del loro contesto, sono disponibili per chiunque sia sinceramente interessato a leggere la verità. L'ingiustizia delle accuse che mi sono state rivolte diverranno ovvie alle menti aperte. Quelli che invece hanno cercato di mistificare la mia persona non hanno alcun interesse in alcuna confutazione io o chiunque altro possa fare.

In ogni caso, per la cronaca: non ho mai cercato di essere ricompensato né ho accettato ricompense da alcun governo straniero, inclusi quelli di Arabia Saudita e Cina, per alcun tipo di servizio, né tantomeno ho mai parlato a nome di un governo straniero, dei suoi interessi o delle sue politiche. Non ho mai compiuto azione di lobbying in alcun ramo del governo per alcuna causa, interna o straniera. Io sto per me stesso, e per nessun altro, e col ritorno alla mia vita privata, ancora una volta servirò nessun altro padrone che me medesimo. Continuerò a decidere quando parlare su questioni che riguardano me e gli altri Americani.

Confermo il mio rispetto e la mia fiducia al Presidente Obama e al direttore del Nazional Intelligence Ammiraglio Blair. Il nostro Paese oggi affronta sfide temibili all'estero come in patria. Come tutti gli Americani patrioti, continuo a pregare che il nostro Presidente possa condurci con successo al loro superamento".

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Milena Spigaglia e Massimo Frulla

Fonte >  LPAC | 11 marzo

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