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Un mondo sottosopra…
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…Il comunista Togliatti “canonizza” maria goretti & Papa bergoglio “regolarizza” le unioni gay…

Introduzione

Maria Goretti nacque a Corinaldo, in provincia di Ancona nelle Marche, il 16 ottobre del 1890 e morì a Nettuno, allora in provincia di Roma (oggi di Latina), il 6 luglio del 1902.

Marietta, come veniva chiamata comunemente, fu uccisa da Alessandro Serenelli, che avrebbe voluto violentarla ma lei oppose una fortissima resistenza, nonostante la sproporzione delle forze, e preferì farsi uccidere piuttosto che cedere: “Volere è potere!”.

Il messaggio di Maria Goretti

Il messaggio di Marietta in un mondo come il nostro, che è in costante “cedimento” a) su ogni questione: teoretica e pratica, di Fede e di Morale; b) in ogni ambiente: laico e religioso, è più attuale che mai e porge un serio monito a tutti noi, invitandoci a una serena e profonda riflessione e, magari, pure a un buon esame di coscienza.

La figura dell’assassino

Alessandro Serenelli, allora diciottenne, era un suo vicino di casa alle “Ferriere di Nettuno”, dove ora si può visitare ancora la casa della Martire assieme alla camera ove fu uccisa, diventata dopo la sua Canonizzazione una cappella.

Maria fu canonizzata da Pio XII il 24 giugno del 1950 in piazza San Pietro. Il suo corpo riposa nel “Santuario Nostra Signora delle Grazie in Nettuno” sul lungomare. La sua festa liturgica ricorre il 6 luglio.

Le famiglie Serenelli e Goretti

I genitori di Maria, Luigi (1859-1900) e Assunta Carlini (1866-1954), erano entrambi agricoltori. Marietta era la seconda di sette figli, di cui tre femmine e quattro maschi.

Maria fu uccisa a soli 11 anni, era alta 1 metro e quaranta centimetri, era molto sottopeso ed era anche ammalata di malaria, che a quei tempi in Italia faceva 15 mila morti all’anno e 1. 500 solo nell’Agro Pontino (altro che Covid).

La famiglia dei Goretti si trasferì, assieme alla famiglia Serenelli, da Corinaldo (nelle Marche) in Ciociaria (nel Lazio), cercando una sorte migliore. Esse giunsero nei pressi di Paliano, vicino ad Anagni (in provincia di Frosinone); poi si spostarono alle “Ferriere di Conca”, oggi Frazione di Nettuno in provincia di Latina, ma a quei tempi le Ferriere erano una frazione di Cisterna di Latina in provincia di Roma e andarono a vivere nella medesima cascina (detta, oggi, “Cascina Antica”), suddivisa in due appartamenti.

Nel 1900, due anni prima del Martirio di Marietta, suo padre, Luigi, morì di malaria; infatti, le Paludi Pontine non erano state ancora bonificate (lo furono, in soli 5 anni, tra il 1928 e il 1933, ma non si può dire …), fu così che la collaborazione dei Goretti e dei Serenelli, già intensa, si fece ancora più stretta.

L’omicidio

Alessandro, che era il secondogenito dei Serenelli, tentò vari “approcci” nei confronti di Marietta, ma essi vennero sempre respinti da Marietta, sino a che il 5 luglio del 1902 - con la scusa di farsi rammendare le vesti che gli si erano stracciate - Alessandro attirò Maria in casa e tentò di abusarne, però di fronte alla reazione ferma di Marietta, Alessandro reagì furiosamente e la massacrò con 14 colpi di punteruolo.

Il processo

Durante il processo, Alessandro confermò quanto aveva dichiarato ai Carabinieri di Cisterna di Latina e anche a quelli di Nettuno che erano andati ad arrestarlo per poi condurlo in prigione il 5 luglio: ossia, che egli aveva preparato il punteruolo ben deciso a usarlo qualora la fanciulla avesse opposto resistenza.

Il carcere

Alessandro fu trasferito nel carcere di Nettuno - dopo essere stato legato, con le catene ai polsi, ai cavalli dei Carabinieri, che lo trascinavano (come nei film del far west, non per nulla Buffalo Bill (1846 – 1917), l’8 marzo del 1890, fu battuto in un rodeo proprio da un buttero dell’Agro Pontino, un certo “illustre sconosciuto” ai più perché italiano, Augusto Imperiali di Cisterna di Latina, morto nel 1954[1]) e lo fecero cadere più volte lungo il tragitto, dove si era raccolta una folla inferocita, che avrebbe voluto linciarlo.

Durante il processo, si ritenne probabile, da parte dei medici e dei giudici, che il gesto di Alessandro fosse stato in parte imputabile al fatto che suo padre fosse un alcolista e molti membri della sua famiglia avessero dato segni di squilibrio mentale (cfr. Giovanni Alberti, Alessandro Serenelli. Storia di un uomo “salvato” dal perdono, Nettuno - Roma, Edizioni Santuario Madonna delle Grazie, 2004; Id., Maria Goretti, Roma, Città Nuova, 1980).

La perizia psichiatrica, tuttavia, lo riconobbe capace d’intendere e di volere (la psicanalisi di Sigmund Freud aveva mosso i primi passi da appena 5 anni in Austria e in Italia vi avrebbe messo piede solo circa 10 anni dopo, nel 1910), ma nel medesimo tempo ammise pure che le tare familiari dell’alcolismo e della follia, attenuavano la sua responsabilità senza però toglierla totalmente.

Alessandro nacque a Paterno d’Ancona, il 2 giugno del 1882 e morì a Macerata, il 16 maggio del 1970, dopo una rovinosa caduta con conseguente frattura del femore, che a 87 anni di età gli fu fatale. Egli era l’ultimo di 8 figli; purtroppo, tranne Alessandro, tutti i fratelli Serenelli morirono tragicamente, invece lui “visse tragicamente”, almeno sino alla sua vera conversione. Infatti, il padre era alcolista, la madre morì in manicomio, ove morì pure il fratello Gaspare, che era entrato in Seminario, tuttavia data la sua salute mentalmente cagionevole non aveva potuto continuare gli studi ecclesiastici.

Alessandro era robusto, era nel pieno delle forze avendo compiuto i 18 anni, era abituato ai lavori pesanti, ma la ferma decisione di Marietta (alta 1 metro e 38 centimetri, appena undicenne e talmente denutrita che pesava sì e no 30 chili), non gli permisero di portare a termine il suo piano premeditato.

Marietta ancora in vita e pienamente cosciente, quando venne trasportata dagli infermieri nell’Ospedale “Orsenigo” di Nettuno, ma morì il giorno successivo, a causa di una forte setticemia sopravvenuta.

Il funerale fu celebrato l’8 di luglio nella Cappella del medesimo Ospedale, che si può ancora visitare, e di lì il corpicciolo della Santa fu trasportato nel Cimitero di Nettuno.

Alessandro Serenelli, che non era ancora maggiorenne (sino ai primi anni Settanta del Novecento, la maggiore età si acquistava al 21° anno compiuto) fu condannato a “soli” 30 anni di reclusione e non all’ergastolo.

Egli scontò la sua pena, prima nella prigione di Regina Coeli a Roma e poi nel carcere di Noto (in provincia di Siracusa in Sicilia), trascorrendo i primi tre anni in segregazione totale, ma fu seguìto e sorretto amorevolmente da un buon sacerdote, il Cappellano del Carcere, e persino dal Vescovo del luogo, Monsignor Giovanni Blandini e dal sostegno, pur se da remoto, del Vescovo di Senigallia nelle Marche, la Diocesi originaria dei Serenelli. Nel 1918 fu trasferito nel carcere di Augusta (provincia di Siracusa) dove si ammalò di spagnola (la terribile influenza, che fece circa 50 milioni di morti in tutta Europa), ma sopravvisse; dal 1919 fu trasferito in Sardegna, prima a Olbia, poi a Nuoro e infine ad Alghero ove restò sino al 1929.

La “Risurrezione” di Alessandro

Fu così che Alessandro si convertì sinceramente al Cristianesimo. Fu scarcerato con lo sconto di tre anni di pena, dopo 27 anni di reclusione, a causa della buona condotta mostrata nel carcere e, nel 1929, fu condotto in manette ad Ancona, dovendo scontare ancora 3 anni di sorveglianza vigilata.

Solo nel 1935, avendo riacquistato la piena libertà si recò, come prima sua azione da uomo libero, a chiedere il perdono della madre di Maria, Assunta (la quale lavorava come perpetua nella Parrocchia di Corinaldo), perdono che gli venne accordato.

Alessandro, nel 1950, assisté alla Canonizzazione della Martire, assieme alla madre di essa.

La vita religiosa e la morte di Alessandro

Dopo la richiesta di perdono e avendolo ottenuto, Alessandro Serenelli, si ritirò - più sereno - presso i Frati Cappuccini e morì, il 6 maggio del 1970, nel convento cappuccino di Macerata a 87 anni di età, dopo 27 anni di prigione e 41 di vita conventuale, passata interamente (prima nell’Ambro di Fermo nelle Marche, poi nell’Amandola di Fermo, quindi ad Ascoli Piceno e infine nel 1956 a Macerata) nella preghiera e nel lavoro, come giardiniere e portinaio; il suo corpo riposa in pace nel Cimitero di Macerata da 51 anni.

Il “Testamento spirituale” di Alessandro Serenelli

Il 5 maggio del 1961, Alessandro, scrisse questa lettera o preghiera, a mo’ di testamento spirituale: «Sono vecchio di quasi 80 anni, prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno sguardo al passato, riconosco che nella mia prima giovinezza infilai una strada falsa. Attraverso la stampa, vedevo gli spettacoli e gli esempi cattivi, che la maggior parte di giovani purtroppo segue senza darsene pensiero. Maria Goretti, ora Santa, fu l’angelo buono che la Provvidenza aveva messo avanti ai miei passi. Porto impresse, ancora, nel cuore le sue parole di rimprovero e di perdono. Seguirono trent’anni di prigione. Accettai la sentenza meritata; rassegnato, espiai la mia colpa. I Francescani Minori Cappuccini delle Marche, con carità serafica, mi hanno accettato e accolto tra di loro come un fratello sin dal 1936. Ora, aspetto sereno il momento di essere ammesso alla Visione di Dio, di essere vicino al mio angelo protettore e alla sua cara mamma Assunta. Coloro che leggeranno questa mia lettera, vogliano trarre il felice insegnamento di fuggire il male, di seguire il bene, sempre e sin da fanciulli. Pensino che la religione con i suoi precetti, non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, l’unica via sicura in tutte le circostanze della vita, anche le più dolorose».

Togliatti & Bergoglio

Quello che oggi colpisce maggiormente nella vicenda di Maria Goretti e di Alessandro Serenelli e la fa tornare prepotentemente alla ribalta - dopo l’oblio degli anni Settanta, tramutatosi in vero e proprio odio negli anni Ottanta e in “agere contra per diametrum” nel Duemila - è il fatto che, la figura della piccola “Martire della Purezza” sia caduta totalmente in oblio nel mondo attuale, ove l’impudicizia è diventata la norma; la purezza, un vizio o un disturbo mentale; infatti, nel mondo odierno, s’insulta l’Immacolata Concezione, l’Incarnazione del Verbo, si esalta la depravazione morale in odio satanico contro Dio e le cose sante. Tutto ciò ci fa capire quanto si sia degradata la nostra Società, la nostra cultura (una volta cristiana ma ora neopagana, anzi “satano/latrica”) per non parlare dell’ambiente ecclesiale, ossia degli uomini di Chiesa e non della Chiesa che è Santa nel suo fine, nella sua origine e nei suoi mezzi, il quale “muore di paura del mondo” (André Frossard) e “si vergogna della Croce di Cristo” (San Paolo).

Il fatto specifico, in questa storia, che mi ha riempito di stupore, anzi che ho dovuto rileggere ben tre volte, pensando di avere capito male e che, perciò, mi ha spinto a scrivere queste righe è il seguente …

… Negli anni Cinquanta, vivente allora Stalin, Maria Goretti è stata presentata quale modello di virtù (civiche)[2], da Palmiro Togliatti (il Segretario del “Partito Comunista Italiano”) e da Enrico Berlinguer (l’allora Segretario della “Federazione della Gioventù Comunista Italiana”), alla gioventù comunista italiana.

La parabola di Marietta:

a) dalla popolarità …

Ebbene, questa notizia, letta su Wikipedia, secondo cui «negli anni Cinquanta, l’immagine di Maria Goretti rimase popolare anche tra i non-cattolici, al punto che il giovane dirigente comunista Enrico Berlinguer (Sassari, 25 maggio 1922 – Padova, 11 giugno 1984) indicò nel coraggio e nella tenacia della piccola Maria un esempio [civico] da imitare per le giovani militanti comuniste. Nel 1953, il leader del PCI, Palmiro Togliatti (Genova, 26 marzo 1893 – Jalta, 21 agosto 1964) addirittura propose Maria Goretti come modello di vita alle giovani comuniste facenti parte della FGCI» (Archivio Corriere della Sera, http://archiviostorico.corriere.it; Lucetta Scaraffia, Dall’Unità d’Italia alla Prima Guerra Mondiale; www.150anni.it).

b) al suo oblio …

A partire dagli anni Settanta, dopo la rivoluzione del Sessantotto nella Società civile, e la Rivoluzione del Concilio Vaticano secondo, nella Società religiosa, la figura di Marietta (troppo “pre/conciliare” e “a/femminista”) perse poco a poco popolarità, oramai era l’epoca della Faccio, di Pannella e della Messa beat … e gli uomini di Chiesa, che avevano affrontato le persecuzioni dei Giudei (sino al II-III secolo), dei Romani antichi (sino al IV secolo), delle Rivoluzioni cruente e sanguinarie (dal XVI al XX secolo), oggi (1962-2021) “muoiono di paura di fronte al mondo” (André Frossard) col quale cercano di dialogare, ma dal quale non sono né temuti, né rispettati e neppure amati o capiti, essendo diventati “spiacenti a Dio e a li nemici Sui” (Dante); infatti “quando il sale diventa insipido, è buono solo per essere gettato a terra e calpestato” (Mt., V, 13).

c) sino all’odio

Addirittura oggi si è arrivati, con papa Bergoglio, a sostenere che occorre riconoscere civilmente le unioni delle coppie omosessuali; mentre l’Episcopato tedesco, nella maggior parte, si è pronunciato addirittura favorevolmente al “matrimonio” religioso di esse; mentre l’Episcopato italiano, memore delle “convergenze parallele” e del “Partito di centro che guarda a sinistra” ha detto che difronte al “DDL/Zan & Scalfarotto” bisogna “dialogare con fermezza”... senza cedimenti, ma - soprattutto - senza spirito di crociata, senza inutili estremismi, non si sa mai: “veritas parit odium” e l’odio genera le persecuzioni …

Un mondo ribaltato

È veramente un mondo sottosopra. Ieri, persino il Caporione (e che Caporione… Togliatti non è certo Renzi o Letta) del PCI, quando regnava Stalin (non Vendola o Fedez), mostrava Maria Goretti come modello per la gioventù comunista; oggi (il Papa) la cancella dalla vita pratica della “Chiesa conciliare” - almeno implicitamente - “canonizzando” o regolarizzando civilmente le coppie omosessuali; infatti, un tipo “strano” (forse da TSO) come Marietta non dialogherebbe, non concilierebbe, non cederebbe, non scenderebbe a patti e nemmeno a compromessi, anzi direbbe la verità, la quale “partorisce l’odio e la persecuzione”. Sembrerebbe di sognare, invece è la triste realtà.

La situazione odierna sarebbe paragonabile a una sorte di “inversione a U” nella Storia Sacra; tanto per fare un esempio, sarebbe come se Abramo, inviato da Dio a Sodoma in aiuto del fratello Lot e della sua famiglia (Genesi, XVIII-XIX), avesse solidarizzato (solo civilmente e non addirittura in sacris) con gli abitanti della città di Sodoma, ossia con i Sodomiti.

Il fatto certo è che Dio non solidarizzò (Jaweh era ancora decisamente pre/conciliare, fascista, omofobo e persino “transfobo”[3]. Fedez - il “filosofo tatuista” - gliele avrebbe “cantate” anche a Lui da piazza San Giovanni da vero “proletario in Lamborghini” e “affermazionista rapper” …) e bruciò Sodoma (da vero “sterminazionista”) e i suoi abitanti, lasciandoci come monito il Mar Morto, ove non cresce più nulla di veramente vivo né sano anche dopo 4 mila anni da vero “negazionista”.

Comunismo, Liberismo e Cattolicesimo

Pio XII canonizzò Maria Goretti, il 24 giugno (Festa liturgica di un altro Martire della Purezza matrimoniale: San Giovanni Battista) del 1950, porgendola come modello religioso alla Cristianità e alla gioventù femminile cattolica, che iniziava tuttavia a scricchiolare sotto i colpi della propaganda liberista, liberale, libertaria e libertina dell’Occidente atlantico; in ciò assai peggiore del Comunismo stalinista, che nonostante tutto la presentava (solo) come modello civico.

Mi sembra che tra Comunismo vecchio stampo e Liberismo selvaggio passi la stessa differenza che c’è tra il Giudaismo talmudico (che ritiene Gesù un impostore) e l’Islamismo (che Lo ritiene solo un Profeta e non Dio).

Ernesto Galli della Loggia, che non è certamente un cattolico integrista, ha scritto recentemente che i Cristeros messicani non furono perseguitati e uccisi dal Comunismo marxista/leninista, ma dal Liberismo massonico anglo/americano; come pure i Martiri spagnoli della Guerra civile del 1936/39 non furono massacrati solo dai “Rossi”; i quali, vennero impiegati come bassa-manovalanza, ma soprattutto (da dietro le quinte) dai “colletti bianchi” degli ambienti laicisti, massonici e liberali.

Il Comunismo, teoreticamente “intrinsecamente perverso, ateo e materialista”[4]; tuttavia, era ancora (relativamente) naturalmente e moralmente “sano”; il Liberalismo, invece, era già pervertito non solo dottrinalmente, ma anche moralmente e naturalmente.

Marietta resiste, rimprovera e perdona

Maria Goretti, non solo resistette “con le unghie e con i denti” al suo aggressore (sorpassando la Gioventù liberal/femminista, che non resiste, essendo “moralmente libera” e “senza freni”), ma lo perdonò (sorpassando pure la Gioventù comunista, che non perdona, aderendo a “l’odio di classe”), conducendolo alla conversione e al vero riscatto tramite la vita religiosa, vissuta austeramente (sorpassando la gioventù neo/modernista, che aborrisce la vita scomoda, essendosi riconciliata con la “modernità, con il progresso e con il Liberalismo”, contravvenendo all’80ma proposizione del Sillabo di Pio IX) in un Convento cappuccino, per 41 lunghi anni, dopo circa 30 di prigione dura; dando un bell’esempio persino agli eroici militanti delle “Brigate Rosse”, che - dopo aver sparato in Italia - si son rifugiati in Francia a pasteggiare a ostriche e champagne a “Paris… sur les bordes de la Senne…” e, dopo 50 anni di bella vita, piangono pure, se sono minacciati di estradizione in Italia con l’obbligo di … firma …

Maria Goretti, a 11 anni, poco prima di essere uccisa, aveva fatto la “Prima Comunione”, col proposito di “morire prima di commettere peccato mortale”… era decisamente una talebana …

Infine … il fango, che ferisce più delle coltellate

Il suo corpo è venerato, nonostante tutto, come “Martire della Purezza”, nel “Santuario Madonna delle Grazie e di Santa Maria Goretti” di Nettuno, mentre a Corinaldo di Ancona si può visitare la sua casa natia.

Nel 1984 uscì un libro infamante (di un autore di “destra”, Giordano Bruno Guerri) contro Marietta, che fu sostenuto trasversalmente (more massonico) persino dalle attiviste femministe (di sinistra), che vedevano nella Santa di Nettuno la figura della repressione maschilista della libertà della donna, la quale (donna moderna) invece avrebbe gridato al Serenelli: “L’utero è il mio e me lo gestisco io!”… per poi cedere, ma con fermezza… virile (pro/Gender), proprio come la CEI, la quale bela come un leone o ruggisce come una pecora di fronte al terribile Zan, al feroce Scalfarotto e al crudele Fedez.

Aveva ragione padre Reginaldo Garrigou-Lagrange quando scriveva: “Il liberale non è fermo nei princìpi perché non crede ed è spietato nella pratica perché non ama; il santo è intransigente nei princìpi perché ha la Fede, ma è misericordioso nella pratica perché ama di amore soprannaturale”.

Il mondo moderno viene dall’Apostasia, porta all’Anticristo e gli Ecclesiastici muoiono per la paura di lui

Purtroppo, il mondo contemporaneo, soprattutto dopo la fine degli anni Cinquanta - con la morte di Pio XII, il Vaticano II, il Centrosinistra, il Sessantotto - ha subìto un ribaltamento totale a 180 gradi, in cui il capo sta al posto dei piedi e le “zampe” al posto della “capoccia”…

“Quando la prudenza sta dappertutto, il coraggio non si trova più in nessun posto”… e “gli uomini di Chiesa muoiono di paura”.

d. Curzio Nitoglia



[1] Cfr. Mauro Nasi, I butteri di Cisterna e dell’Agro Pontino. Augusto Imperiali, l’eroe di tutti i butteri, Roma, Palombi Editore, 2006.

[2] I Comunisti, allora, erano ancora seri; essi dicevano apertamente di essere atei e materialisti, conformemente alla filosofia marxista/leninista. Oggi, invece, essi (tranne Rizzo) sono annacquati, fluidi, fetentoni e fedezzoni, non hanno più nemmeno la capacità di essere atei, vivono come se Dio non esistesse, ossia proprio come il mio cane, che non ha mai detto: “Dio non esiste!”, ma non viene a Messa, non prega, non ragiona, mangia, beve e dorme, secondo la massima dell’uomo e del prete moderno: “Mangiare, bere e dormire; mai soffrire e mai morire!” …

[3] Caspita! Il mio computer non si è aggiornato; mi segna in rosso la “parola magica” «trans/fobo», mentre approva “omofobo”; che ne direbbe Zan? E Fedez? Per non parlare di Scalfarotto…

[4] Pio XI, Enciclica Divini Redemptoris Missio, 19 marzo 1937.


 
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