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Goldman e BP, niente di paranormale
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«Goldman Sachs ha venduto il 44% delle sue azioni BP tre settimane prima dellesplosione» della piattaforma Deep Horizon: così strillava il sito contro-informativo Raw Story il 2 giugno scorso. E ne dava le prove, pubblicando la tabella che potete trovare a questo sito.

La tabella può essere di non facilissima lettura. Ma vi si apprende che Goldman possedeva 6 milioni di azioni della sfortunata petrolifera inglese, e che nel primo trimestre del 2010 si è liberata di 4,7 milioni di esse. Ciò, poco prima che venisse a galla (è il caso di dirlo) l’incidente della piattaforma  nel Golfo del Messico con relativo titanico spurgo di morchia.

Goldman non è stata l’unica finanziaria a vendere; ma ha venduto più di tutte le altre – il 44% del suo pacchetto BP – intascando oltre 270 milioni di dollari da azioni che tre settimane dopo sarebbero crollate: a meno 36%. Se le avesse vendute dopo, la più rinomata banca d’affari della storia avrebbe perso sul suo investimento 96 milioni. E’ vero che il pacchetto di azioni che la banca s’è tenuta è comunque svalutato, sicchè ha perso pur sempre qualche decina di milioni. Ma ha comunque ridotto di parecchio le perdite.

Come sanno i lettori, chi scrive è un fermo credente nel sovrannaturale. Sicchè ho atteso con comprensibile aspettativa che quel tal Giacobbo dedicasse una delle sue trasmissioni, dove ci mostra il punto in cui è nascosto il tesoro dei Templari, come i marziani costruirono le piramidi e come e perchè l’Arca dell’Alleanza è finita in Etiopia, anche alle doti paranormali di cui è dotato il consiglio d’amministrazione di Goldman; doti occulte di cui ha dato parecchie prove in passato, sbolognando in tempo titoli tossici che stavano per valere zero.

Come si ottiene tanta preveggenza? Con sedute medianiche? Evocazioni dello spirito-guida della Speculazione? Ricordi delle vite precedenti? O irruzioni dell’Angelo della Finestra d’Occidente? In ogni caso, aspettavamo ansiosi l’ennesima conferma del fatto che – come Giacobbo ci dimostra ogni settimana – il Mistero è tutto attorno a noi, che ci sorveglia e scorre i titoli di Wall Street.

Ohimè. Ulteriori rivelazioni  deludono chi crede nella telepatia, negli oroscopi e nei poteri del santo Graal, e rischiano invece di portare acqua al mulino di quei brutali materialisti del CICAP, alias Comitato per il Controllo del Paranormale, che sbeffeggia le più belle speranze di noi spiritualisti.  Ma la verità, anche amara, viene prima di tutto.

Il fatto è che Peter Sutherland, il presidente della Goldman Sachs International, è anche presidente della BP dal 1997, o meglio lo è stato fino al 2009, quando si è dimesso pur restando con le mani in pasta nella petrolifera. La Goldman Sachs International è la potente sussidiaria del Goldman Sachs Group, che ha come direttore esecutivo Lloyd Blankfein.

Ma Sutherland non si contenta di una o due cariche: il suo attivismo è, sì, qualcosa di paranormale. Presidente europeo della Commissione Trilaterale (1), membro assiduo del Bilderberg di cui raramente manca una seduta, da poco persino consultore della Sezione straordinaria della Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede, Sutherland è anche un grand commis transnazionale, che ha ricoperto cariche pubbliche o para-pubbliche globali. E’ stato fondatore e direttore dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (2), è presidente della London School of  Economics in cui periodicamente insegna anche Romano Prodi, ha presieduto il Tavolo dei Governatori dell’Istituto Europeo di Pubblica Amministrazione (Maastricht), ed è stato per tre volte sul punto di essere nominato capo della Commissione Europea (tutt’e tre le volte è stato silurato dalla Francia), aspirava a diventare «ministro degli Esteri» europeo al posto di lady Ashton.

E non basta: Sutherland è stato fino al 2009 direttore non-esecutivo della Royal Bank of Scotland e fino al 2001 della National Westminster Bank, membro del consiglio dei supervisori del colosso assicurativo Allianz, consulente della farmaceutica Eli Lilly, direttore della Ericcson Spa, fondatore del World  Economic Forum di Davos, avvocato dello Stato dell’Irlanda, commissario europeo alla concorrenza dal 1985 al 1989.

Insomma, uno che si ammazza di lavoro; anche se lo fa con entusiasmo, perchè in quel genere di lavoro si parla con molti amici altolocati. Non è illecito pensare che, nella girandola frenetica di poltrone che deve occupare ogni giorno, a Sutherland sia scappato di dire qualcosa negli uffici  Goldman che aveva saputo come presidente della BP. E che la Goldman si sia liberata delle azioni BP approfittando, diciamo, di quel sorridente conflitto d’interessi del suo presidente.

Non si riesce ad essere troppo severi con un personaggio così attivo ed occupato, commissario europeo, banchiere e petroliere, guardiano del liberismo globale nel WTO e farmaceutico Eli Lilli, telefonico Ericsson, assicuratore Allianz: uomini di così vaste competenze sono rari, e dunque  preziosi.

Piuttosto, Giacobbo potrebbe additare un’ombra sfuggente del Mistero nel fatto che Goldman ha venduto le azioni BP tre settimane prima che la Deep Horizon scoppiasse inquinando il Mar dei Sargassi (dove, come sa Gicobbo, è sepolta Atlantide). Tre settimane prima dell’incidente sono davvero una visione profetica. A meno che i soliti materialisti non cerchino di dimostrare che, magari, l’inarrestabile fuoriuscita di fiumi di greggio era già in corso tre settimane prima, e che sia stata tenuta nascosta per dar modo ai ben informati di rifilare ad altri le azioni ormai scottanti della petrolifera british.

Si potrebbe persino pensare che l’esplosione della piattaforma, e la morte di undici operai e tecnici, sia magari il risultato tragico di nascosti tentativi di turare la falla subacquea senza farlo sapere in giro oppure - Dio scampi - una sciagura «false flag» per nascondere, sotto la parvenza di incidente, qualche peggior colpa.

Queste ipotesi confermerebbero la voce maligna che da tempo circola in ambienti non-autorizzati: che la Goldman Sachs sia un’associazione a delinquere incallita e adusa ad ogni sporco trucco illegale. Il che porterebbe però a chiedersi se Mario Draghi, l’attuale venerato capo della Banca d’Italia, e il veneratissimo ex-presidente del Consiglio Romano Prodi, in quanto nel libro-paga di Goldman, non ci governi in nome dell’associazione a delinquere. E’ una conclusione che ovviamente rifiutiamo, riaffermando la nostra fede nel Paranormale.

E infatti Prodi è così stimato nel mondo di Sutherland, che – apprendiamo dalle agenzie – ha giusto giusto «accettato di prendere parte a un gruppo di consiglieri internazionali appositamente costituito per curare limmagine del colosso petrolifero britannico, in discesa verticale dopo lesplosione della piattaforma off-shore che sta provocando un disastro ambientale nel Golfo del Messico. Tra le personalità scelte per loperazione ci sarebbe anche Josh Bolten (3), ex capo dello staff del presidente americano George W. Bush, nonché lex amministratore delegato della stessa BP, Peter Sutherland».

Prodi come curatore d’immagine della BP: strano e inspiegabile incarico per l’ex presidente del Consiglio. Quali doti di simpatia riconosce la dirigenza Goldman Sachs in quel suo impiegato?

Sarebbe la prova che il Mistero ci circonda. Ma a ben pensarci, da quando non c’è lui anche la sinistra italiana non ha più recuperato l’immagine di «sinistra matura» che aveva prima, ed è anche più in ribasso delle azioni British Petroleum.

 



1)
Copio da un articolo dell’ottimo Paolo Barnard  http://intermarketandmore.investireoggi.it/club-bilderberg-tra-mito-e-realta-8783.html: «La Trilaterale nasce nel 1973 come gruppo di potenti cittadini americani, europei e giapponesi; dopo soli due anni stila le regole per la distruzione globale delle sinistre e la morte delle democrazie partecipative, realmente avvenute; afferma la supremazia della guida delle elite sulle masse di cittadini che devono essere apaticie su altre nazioni; ha 390 membri, fra cui i più noti sono (passato e presente) Henry Kissinger, Jimmy Carter, David Rockefeller, Zbigniev Brzezinski, Giovanni Agnelli, Arrigo Levi, Carlo Secchi, Edmond de Rothschild, George Bush padre, Dick Cheney, Bill Clinton, Alan Greenspan, Peter Sutherland, Alfonso Cortina, Takeshi Watanabe, Ferdinando Salleo; assieme ad accademici (Harvard, Korea University SeoulNova University at Lisbon, Bocconi, Princeton University…), governatori di banche (Goldman Sachs, Banque Industrielle et Mobilière Privée, Japan Development Bank, Mediocredito Centrale, Bank of Tokyo-Mitsubishi, Chase Manhattan Bank, Barclays…)  ambasciatori, petrolieri (Royal Dutch Shell, Exxon…), ministri, industriali (Solvay, Mitsubishi Corporation, The Coca Cola co. Texas Instruments, Hewlett-Packard, Caterpillar, Fiat, Dunlop…) fondazioni (Bill & Melinda Gates Foundation, The Brookings Institution, Carnegie Endowment…). Costoro deliberano ogni anno su temi come il sistema monetario’, ‘il governo globale’, ‘dirigere il commercio internazionale’, ‘affrontare lIran’, ‘il petrolio’, ‘energia, sicurezza e clima’, ‘rafforzare le istituzioni globali’, ‘gestire il sistema internazionale in futuro’. Cioè tutto, e leggendo i rapporti che stilano si comprende come i loro indirizzi siano divenuti realtà nelle nostre politiche nazionali con una certezza sconcertante».
2) Ancora Barnard: «LOrganizzazione Mondiale del Commercio (WTO), nacque nel 1994 ed è più potente di qualsiasi nazione o parlamento. Riunisce 153 Paesi in ununica sede a Ginevra, dove essi dettano le regole del commercio internazionale (...). Stiamo parlando di praticamente tutta leconomia del mondo produttivo, che lì viene decisa. Cioè fette enormi dei nostri posti di lavoro, di ciò che compriamo, mangiamo, con cui ci curiamo, ecc., cose della nostra vita quotidiana, non astratte e lontane. Le decidono loro, e come nel caso della nuova Europa del Trattato di Lisbona, anche al WTO le regole emanate, dette Accordi, sono sovranazionali, cioè più potenti delle leggi nazionali. E come nel caso del Trattato, diviene perciò cruciale che regole così forti siano decise in modo democratico. Nel Trattato non lo sono, e al WTO? Neppure. Infatti la sua organizzazione di voto è falsata dallo strapotere dei soliti Paesi ricchi nel seguente modoi Paesi poveri o meno sviluppati non posseggono le risorse economiche e il personale qualificato in numeri sufficienti per poter seguire il colossale lavoro di stesura degli Accordi del WTO (27.000 pagine di complicatissima legalità internazionale, 2.000 incontri annui), per cui ne sono tagliati fuori. Chi sta al timone è il cosiddetto gruppo QUAD, formato da USA, Giappone, Canada ed Europa. Ma lEuropa intera è rappresentata al tavolo delle trattative del WTO dalla Commissione Europea, che nessun cittadino elegge, e per essere ancora più precisi vi dico che in realtà chi decide per tutti noi europei è un numero ancora più ristretto di burocrati: il misterioso Comitato 133 della Commissione, formato da specialisti ancor meno legittimati. La politica italiana di norma firma gli Accordi senza neppure leggerli. Se un Paese si oppone a una regola del WTO può essere processato da un tribunale al suo interno (Dispute Settlement Body), dotato di poteri enormi. Questo tribunale è formato da tre (sic) individui di estrazione economico-finanziaria, le cui sentenze finali sono inappellabili. Una sentenza del WTO può penalizzare o persino ribaltare le scelte democratiche di milioni di cittadini, anche nei Paesi ricchi. Per esempio, tutta lEuropa è stata condannata a risarcire gli USA con milioni di euro perché si è rifiutata di importare la carne americana agli ormoni. Neppure gli Stati Uniti hanno potere sulle decisioni del WTO. Il presidente Obama, sotto pressione dai cittadini a causa della catastrofe finanziaria dello scorso anno, aveva deciso di imporre nuove regole restrittive delle speculazioni selvagge delle banche (la causa della crisi). Ma gli è stato sbarrato il passo proprio da una regola del WTO, che si chiama Accordo sui Servizi Finanziari, e che sancisce lesatto contrario, cioè proibisce alla Casa Bianca e al Congresso di regolamentare quelle mega banche. E sapete chi, anni fa, negoziò quellaccordo al WTO? Timothy Geithner, attuale ministro del Tesoro USA, che è uno dei membri del Gruppo Bilderberg».
3) Joshua B. Bolten «Figlio di Seymour Bolten, un dipendente della CIA e Analouise Bolten, che ha insegnato la storia del mondo nel George Washington University. Estato per 3 anni Procuratore Generale dellUfficio del Commercio e degli Stati Uniti per un anno, gli affari legislativi assistente con George H. W. Bush. Nel 1994 e 1999, è stato direttore esecutivo degli affari giuridici di Goldman Sachs a Londra. Bolten è stato direttore delle politiche per il candidato repubblicano George W. Bush durante la campagna presidenziale del 2000, vice direttore dellUfficio della Casa Bianca dal 2001 al 2003 e direttore dellUfficio di Gestione e Bilancio (OMB). Nel 2006, nominato Andrew Card a capo dello staff della Casa Bianca è diventato la seconda persona di  fede ebraica in questa posizione. Rahm Emanuel, anche lui di origine ebraica, gli successe nella carica». Da Wikipedia. Si veda anche J.Weekly: http://www.jweekly.com/article/full/28811/new-chief-of-staff-has-strong-jewish-identity/

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