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Iperinflazione: manuale di sopravvivenza?
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«Egregio dottor Blondet,

seguo con grande interesse il Suo sito. La prego di affrontare - nelle prossime settimane - la problematica della iperinflazione. Visto che il sistema creditizio attuale si trova in pessime condizioni e quattro Stati comunitari
(Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda) sono in pessime condizioni, la tematica è attualissima. Sino ad ora Lei ha ritenuto piú verosimile lipotesi deflazionistica. La storia del Cile negli anni settanta ci insegnerebbe la soluzione inflazionistica.

Hyperinflation, Part II: What It Will Look Like


Sarei molto grato se trattasse queste problematiche nelle prossime settimane.


Distinti saluti


E. R.
»


Sono io che devo ringraziare lei per la segnalazione. Che la FED, con la sua frenetica stampa di dollari, stia caricando la molla dell’iper-inflazione è cosa sicura: persino Ambrose Eward Pritchard, prima favorevole a un po’ di quantitative easing (eufemismo) adesso s’inquieta. La FED stampa carta col pretesto di sostenere i consumi, ma in realtà per «fare default sul suo debito di nascosto», dilavando il valore del dollaro in mano ai creditori (Cina in primo luogo).

E’ lo stesso motivo che ebbero i governi tedeschi costretti a pagare esosissime e punitive riparazioni dopo la guerra '14-'18; ma il gioco sfuggì di mano, per motivi che il pezzo da lei segnalato spiega con chiarezza esemplare: ad un certo punto, la stampa a tassi accelerati diventa palliativa, una illusoria messa di cartamoneta nelle tasche del popolo che la chiede, perchè coi prezzi schizzati alle stelle non può comprarsi il pane e il riscaldamento…

Gli USA esporteranno l’iperinflazione in Europa, nonostante la politica spilorcia della BCE? E’ sempre successo così, e la politica della BCE sta cambiando per necessità: i suoi acquisti di titoli del debito sovrano (Irlanda e Portogallo, anzitutto) si sono moltiplicati per 10 (dicesi dieci volte), a 1.384 miliardi di euro in una settimana. Si tratta sempre di stampa di moneta. Adesso tutto è congelato nella deflazione, in USA perchè la disoccupazione è al 17%, le banche prima così larghe non prestano più nemmeno alle aziende sane (usano sistemi computerizzati di credit record delle persone che sono folli: se chiedi un fido, il tuo credit record si abbassa, non importa se lo chiedi per espandere la tua impresa o per giocare a Las Vegas; se paghi regolarmente sulla tua carta di credito, il tuo rating si abbassa, perchè la banca lucra di più dagli scoperti...).

Le banche si tengono le montagne di dollari a costo zero fornite dalla FED, ma non prestando - siccome oggi il denaro è essenzialmente debito – la massa monetaria cala e si riduce la velocità, generando deflazione (temporanea). In Europa, fanno deflazione i draconiani piani d’austerità, e il fatto che «metà dei PIIGS non ha accesso al mercato dei capitali» (ZeroHedge), e la riduzione dei consumi continua e si aggrava con la disoccupazione. Ma un giorno o l’altro, la molla caricata sparerà: dalla deflazione si passerà all’iper-inflazione, in pochi giorni, al minimo cenno di ripresina.

Per questo il pezzo da lei segnalato è prezioso: l’autore, Gonzalo Lira, racconta molti interessanti particolari – ed alcuni consigli di sopravvivenza – dell’iper-inflazione da lui vissuta in Cile, ai tempi di Salvador Allende. Per motivi demagogici, Allende (mentre confiscava terre e nazionalizzava imprese e miniere) mise soldi in tasca ai lavoratori – del suo partito, mentre la produzione di beni reali calava. I lavoratori tesserati della Unidad Popular fecero incetta, e presto i negozi furono vuoti. I prezzi salirono. Altre confische contro gli accaparratori, altri soldi stampati. Controlli dei prezzi gestiti dai militanti del partito, che – loro – ricevevano tessere con cui comprare alimenti a prezzi controllati (fuori mercato) mentre gli avversari o non-simpatizzanti (due terzi della popolazione non aveva votato Allende) dovevano arrangiarsi sul mercato. E intanto Allende forniva le imprese ormai di Stato di tutti gli escudos di cui avevano bisogno. Fino a quando anche al mercato nero l’escudo non trovava acquirenti ad alcun prezzo; ci volevano solo dollari. Fin qui, la solita vecchia storia del socialismo.

Ma l’interesse dell’articolo sta nel rievocare le stranezze e le opportunità (sì, le opportunità) che gli audaci ebbero anche nel mezzo di quell’apocalisse. Anzitutto: nell’iper-inflazione, crollarono i prezzi degli attividuri’, a cominciare dagli immobili, terreni, oggetti di valore (quadri, gioielli) fino alle azioni. Si potrebbe credere il contrario: più carta cerca di comprare case, gioielli, azioni che restano in quantità limitata, dunque i prezzi dovrebbero salire.

Sbagliato: «Quando le necessità elementari cibo, elettricità, vestiti, riscaldamento non vengono soddisfatte, e rimangono non soddisfatte per molto tempo, ogni attivo verrà sacrificato in modo istantaneo e volontariamente per soddisfare quelle necessità».

Esempio: nel Sahara morenti di sete, per una borraccia d’acqua, dareste volentieri in cambio, e subito, il vostro Rolex con brillanti. E tutte le azioni ENI, se il beduino se le prende.

I cileni – come già i tedeschi anni ‘20 – vendettero tutto, quadri, gioielli, antiquariato, case, per comprar da mangiare a sè e alle famiglie. In piena iper-inflazione, i prezzi di quelle cose calarono tragicamente, mentre gli alimentari rincaravano sempre più (s’era costituito un mercato nero). Anche il mercato azionario crollò per lo stesso motivo, e per uno aggiuntivo: si riteneva che il governo Allende avrebbe nazionalizzato anche le poche industrie private quotate, e le azioni non sarebbero valse più niente.

L’iper-inflazione è un periodo assurdo, di stranezze tragiche. Colpisce in modo terribile i ceti deboli a reddito fisso, anzitutto i pensionati che vedono volatilizzarsi il potere d’acquisto delle loro rendite e non hanno armi sindacali per ottenere aumenti. Ma, proprio nel mezzo della tragedia comune, quando la gente ha fame e svende nei mercatini anche i suoi abiti usati, le ragazze si prostituiscono per sfamare mamma e papà, eccetera, i pensionati si suicidano col gas, miriadi sono in strada a chiedere l’elemosina o a raccogliere bottiglie di plastica, chi ha la mente fredda fa affari d’oro.

Due esempi del nostro autore:

nel 1973, al colmo dell’iperinflazione di Allende, un suo zio si vide offrire un appartamento per la sua auto: che era (basta la parola) una Fiat 147 usata. Le auto erano scarsissime, sicchè valevano tantissimo. Lo zio rifiutò l’offerta, e si mangia ancora le mani: la Fiat è stata rottamata nel ‘78, l’appartamento è ancora lì e vale 500 mila dollari.

Altro caso: in pieno ‘73 iperinflattivo, un giovanotto di nome Alfredo, squattrinato come tutti, eredita 3 mila dollari in contanti. Non abbastanza per lasciare il Paese (si salvarono quelli che avevano almeno 20 mila dollari in cassetta di sicurezza, fuori dallo sguardo lungo degli allendisti) non abbastanza per aprire una attività sensata. Alfredo andò a comprare azioni di importanti aziende cilene, minerarie anzitutto. Valevano niente, allora; oltretutto, pendeva la minaccia della nazionalizzazione-confisca del governo di sinistra, sicchè nessuno era così pazzo di comprare quote di proprietà di quelle aziende. Ebbene: oggi, Alfredo è un anziano miliardario che vive di rendita su quel suo pazzo investimento.

Nel 1973, l’11 settembre, il governo Allende fu detronizzato dal colpo di Stato del generale Augusto Pinochet. Un anno dopo, le azioni in mano ad Alfredo valevano trentamila dollari, dieci volte di più. Col miracolo economico cileno, valgono oggi migliaia di volte in più. Tanto che Alfredo vive di rendita. Alfredo ha rischiato? Se Allende avesse nazionalizzato, la perdita di quei tremila dollari non avrebbe peggiorato di troppo la sua situazione, dopotutto: questo era stato il suo calcolo. Ha rischiato e ha vinto.

Il che induce l’autore a un (molto relativo) ottimismo: l’Apocalisse non dura per sempre. L’iperinflazione distrugge l’economia, distrugge la finanza, distrugge la moneta, ma non può distruggere la comunità umana, la quale vive e vuole vivere. Questa comunità ha bisogno di un mezzo di scambio stabile, per vivere. Se la moneta creata dal nulla diventa carta straccia, presto o tardi sarà sostituita da qualcosa d’altro.

Il problema è quanto presto o tardi: tre-quattro anni d’inferno, dice il nostro cileno sulla base della sua esperienza. E la nuova normalità che sarà instaurata potrà avere la forma (non tanto gradita a tutti) di una dittatura militare d’ordine, comunque di un regime autoritario o totalitario che darà la stabilità richiesta, ovviamente a un certo prezzo. Gli USA hanno tutti gli strumenti già pronti, un potente esercito, ammiragli e generali rabbiosi per le guerre che sono costretti a perdere, e leggi autoritarie già in essere (tipo Patriot Act) per i necessari arresti, e persino i campi di concentramento già approntati. Piaccia o non piaccia, l’America può uscire dall’iper-inflazione prima di noi.

Vedo una piccola falla in questo relativo ottimismo. Nel Cile di Allende, il dollaro USA era pur sempre la moneta di riserva mondiale, e così anche le valute estere come il marco tedesco, il franco svizzero, eccetera. Uno status che oggi, a forza di quantitative esasing le valute create dal nulla rischiano di perdere, e insieme, possiamo subire il collasso – non solo dei debiti di Stato – ma degli Stati stessi. Il Nobel Joseph Stiglitz già avverte che è vicina la sparizione dell’euro, per uscita dalla moneta della Spagna sotto attacco speculativo, e/o della Germania. (Joseph Stiglitz: the euro may not survive)

Ora, immaginiamoci con gli euro del nostro portafoglio e conto corrente che non si sa cosa valgano, che non valgono più niente, e con gli Stati che non sono pronti a sostiturli con una loro moneta, perchè in pieno marasma. E nemmeno con la possibilità di accaparrarsi dollari in qualche mercato nero, perchè non c’è più moneta di riserva mondiale. Ovviamente, ogni riserva di valore, risparmi, BOT, eccetera, volatilizzata.

Qual’è, in questo caso, la riserva ultima di valore?

L’oro, l’argento, ma – in stato di iper-inflazione – fino a un certo punto. Finchè il contadino vi cederà un sacco di fagioli secchi per le vostre lire-argento del Vaticano, o un prosciutto per il collier di vostra nonna.

Ricordiamoci che in Cile, anche i valori duri come le case valevano meno di una Fiat 147. Il che significa che la vera, sola, ultimativa riserva di valore sono i mezzi di vita immediati: i cibi, il riscaldamento, il gasolio per andare a cercar lavoro, per cucinare e per riscaldarsi. Questi generi subiranno i più fantastici inflattivi rincari, perchè tutti li vorranno comprare (e subito) come l’acqua nel deserto. Vorranno tutti queste merci, e le merci fisiche, non i certificati di deposito auriferi, non le azioni della BP o dell’ENI. E comunque, non fate vedere in giro che avete delle sterline-oro, perchè si ammazzerà per quell’oro.

Benvenuti nella nuova Apocalisse. Tre o quattro anni. Poi, l’esigenza elementare di vivere invocherà un Pinochet? O quale replica gigantesca e moltiplicata di un governo autoritario?



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