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Indignati contro l’ISIS? Giusto, ma non solo
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Avete visto il video dei tagliagole che a Mossul, in un museo, spezzano a martellate statue dell’antica Assiria. Vi è ribollito il sangue: «Come sono odiosi questi! Insopportabili vandali ed assassini! Bisogna fermarli con ogni mezzo, bombardarli, incenerirli». È giusto, ed è la giusta reazione che quei video ISIS hanno lo scopo di suscitare in voi: l’Europa deve fare la guerra a questi ripugnanti malvagi.

Non vi siete indignati, invece, di un atto vandalico che è avvenuto il 26 febbraio a Gerusalemme: il seminario della Chiesa greca ortodossa (a cui appartiene la maggioranza dei palestinesi cristiani) è stato incendiato. Le scritte sui muri lasciate dai fanatici, in ebraico, non danno luogo a dubbi sulla loro identità. «Gesù figlio di prostituta», diceva una. L’altra: «Redenzione di Sion», il che significa: bruciando la chiesa dei noachici che rende impura la terra di Sion , noi la riscattiamo.



Il giorno prima, è stata incendiata una moschea nel villaggio di Al Jabahh, dove sono state rinvenute scritte simili: «Vendetta per Sion» e «price tag» (in ebraico מדיניות תג מחיר), che è il nome che i fanatici danno ai loro atti vandalici e alle loro violenze contro le religioni che odiano: «cartellino del prezzo»; vi facciamo pagare il prezzo per il fatto che siete qui a sporcare Sion. Nel 2014, nello Stato ebraico, sono stati commessi 329 atti vandalici e danneggiamenti del genere (spesso si tratta di tagli di oliveti ed altre angherie) contro simboli cristiani e palestinesi, nella categoria «price tag».

Se non vi siete indignati, non è colpa vostra: nessun media, di quelli che hanno doviziosamente fornito i video degli odiosi tagliagole, ha pubblicato le foto del seminario incendiato e della moschea mandata a fuoco vicino a Betlemme il giorno prima. Non vogliono suscitarvi l’allarme né il riflesso condizionato: questi bisogna fermarli. I servizi segreti non hanno diramato un rapporto che può consentire ai detti media di titolare che «L’ISIS vuole attaccare l’Europa»! e che Roma è «bersaglio potenziale per la sua valenza simbolica come sede della cristianità». Magari i servizi potevano ventilare il rischio di attentati false flag nella sede della cristianità? No, meglio di no, così siete tranquilli e non vi indignate.

La vostra e nostra indignazione è questione di come vengono amplificate le «notizie», o come vengono taciute. Per esempio, tutte le volte che un video dell’ISIS suscita la vostra giusta indignazione, sarebbe giornalisticamente bello ricordare quel che ha detto pochi giorni fa il Generale Wesley Clark, ex comandante supremo della NATO, a CNN: che l’Emirato islamico (chiamato «Daesh») è stato «creato dai nostri amici e alleati per vincere l’Hezbollah», ossia che sono stati i sauditi e gli israeliani a formare quello che oggi conoscete come ISIS. Potrebbe riuscire utile a riorientare la vostra indignazione ricordare che il Governo iracheno continua a riferire che gli aerei americani, invece di bombardare le orde idiote e malvage dell’ISIS, le riforniscono paracadutando armi, materiali e viveri. E adesso anche hanno visto scendere dei Marines da elicotteri Apache e unirsi ai qaedisti.

Ci sono tante altre notizie di cui non vi siete indignati né spaventati, per il semplice fatto che non ve le hanno date. Esempio:

Arabia e Israele sono alleati

L’Arabia Saudita ha deciso di consentire ai caccia israeliani il sorvolo del suo spazio aereo per bombardare l’Iran. Allarmante no? E non l’ha spifferato qualche fonte screditata, ma l’ha raccontato la tv israeliana Channel 2, e l’ha confermato un alto funzionario europeo di Bruxelles (non nominato) che ha detto: «Le autorità saudite sono totalmente coordinate con Israele per tutto ciò che riguarda l’Iran». Lo scorso novembre, agenti del Mossad e dei servizi sauditi hanno elaborato insieme un piano per attaccare l’Iran se il programma nucleare iraniano non veniva ridotto quanto vogliono loro.

Non avete potuto né spaventarvi né indignarvi perché né CorriereRepubblica, e nemmeno alcun tg, ha riportato le parole del ministro della Difesa britannico, Michael Fallon: «Putin è per l’Europa una minaccia altrettanto grande che lo Stato Islamico. E dobbiamo essere pronti per entrambe».

Cingolati USA in Estonia

Non hanno attentato alla vostra serenità mostrandovi le foto dei cingolati americani che hanno condotto un’esercitazione militare in Estonia, con qualche centinaio di soldati NATO di varie nazionalità, a 300 metri dal confine russo, per di più in una zona dell’Estonia abitata da russi di lingua russa.



Non vi hanno spiegato che l’Estonia nega a questi suoi cittadini i diritti civili più elementari, fra cui quello di avere un passaporto per andarsene. Non vi hanno detto i giornali occidentali – figurarsi quelli italiani – che la manovra è una provocazione per obbligare Mosca a qualche forma di intervento a protezione dei russi di Estonia, i cui diritti vengono violati, visto che è fallito (per ora) il tentativo di attrarre Putin nella guerra civile in Ucraina.

Il segretario di Stato John Kerry, apparso davanti ad una sotto-commissione del Senato USA, ha detto: «Macedonia, Serbia, Kosovo, Montenegro, Georgia, Moldavia, Transistria sono sulla linea di fuoco tra noi (USA) e Mosca» — in pratica, lanciando minacce a questi Paesi, alcuni dei quali tenderebbero a schierarsi con Putin; la «linea di fuoco» evoca naturalmente la guerra. Gli americani vogliono in ogni modo fornire armi alla giunta di Kiev per avere la rivincita, e cercano un pretesto.

Ma per non preoccuparvi, non ve l’hanno raccontato. Preoccupatevi dell’ISIS invece.

Nell’audizione, Kerry s’è anche scagliato contro Russia Today, la tv moscovita in inglese che sta superando in audience la CNN in America, ed ha assunto fior di giornalisti americani (come lo storico anchorman Larry King), con parole così: la Russia «è impegnata nel più esteso ed aperto sforzo di propaganda che si sia mai visto al culmine della guerra fredda... essi insistono nelle loro false rappresentazioni — menzogne, chiamatele come volete». Parole inquietanti da un ministro del Paese più libero del mondo che ha insegnato a tutti noi la libertà di stampa e d’opinione. Ma non vi hanno voluto inquietare, e dunque — zitti.

Negli ultimi giorni, i media anglo-americani si sono prodotti nella diffusione di notizie estremamente allarmanti riguardo a Vladimir Putin.

Putin smascherato (è tutto vero)

«Può la Russia controllare il clima? La CIA teme che nazioni ostili scatenino tempeste e siccità»: Daily Mail 16 febbraio, servizio di Fiona Macrae, science correspondent dalla California. E poi chiamano noi dei complottisti...

«Putin picchia la ex-moglie e si è fatto la plastica facciale in segreto», Newsweek, 20 febbraio.

«Fa colazione con fiocchi di latte tipo Jocca per restare magro, si alza tardi e lavora solo nel pomeriggio»; accusa l’Independent il 19 febbraio, che fornisce il nome dell’autore delle rivelazioni: è «il biografo Ben Judah». Il quale rivela ancora che Putin, quando è ubriaco, palpa le signore... anche se i suoi biografi Non-Judah lo davano, fino a ieri, per un astemio rigoroso.

«Uno studio del Pentagono del 2008 riporta che Putin ha la sindrome di Asperger», una forma di autismo. Usa Today, 4 febbraio, a cura di Ray Locker.

«Mosca ha inventato le voci di una relazione di Putin con una ginnasta delle Olimpiadi perché lui è gay, sostiene una biografia»: così già rivelava il Daily Mail il 3 dicembre 2013.

Ma questo è ancora niente, in confronto con le ultime rivelazioni, infinitamente più gravi.

«Dei consiglieri extraterrestri di Putin, per la precisione rettiliani, sono all’origine del conflitto in Ucraina e del deterioramento delle relazioni tra Washington e Mosca, ha dichiarato l’uomo politico britannico Simon Parkes». Daily Mirror, 23 febbraio 2015.


Simon Parkes col disegno di un alieno. A destra, una persona sana di mente


Capirete che tutte queste informazioni, se vi fossero state fornite in dosi così massicce, avrebbero potuto suscitare in voi una notevole indignazione. Se non contro Putin – che si fa consigliare da alieni e provoca le siccità in California essendo gay – contro la stampa anglo-americana, dalla cui veridicità ed autorevolezza i nostri media italioti dipendono così subordinatamente.

Potrebbe nascervi il dubbio che anche le notizie sull’ISIS e i suoi video non siano proprio oro colato.

Trovata la scusa per invadere la Siria

Potrebbe sorgervi un dubbio sul più recente ed autorevole articolo del più serio e veridico dei giornali dell’universo – il New York Times – e della sua ultimissima, sconvolgente rivelazione: voi credevate che ISIS e jihadisti vari stessero combattendo il regime di Assad in Siria, massacrando soldati e civili siriani? No, è il contrario: l’ISIS e Assad sono alleati. Sono praticamente la stessa cosa. Sicché bombardare Assad è come bombardare l’ISIS, anzi meglio. Basta bombardare Assad, e l’ISIS scompare da sé.

L’articolo è firmato da Aryn Baker, uno di quei grandi giornalisti che diventano grandi, perché immuni dal senso di vergogna. Titolo: «Perchè Assad non combatterà l’ISIS»: sottotitolo: Più ISIS diventa potente, più è utile al regime.

L’autorevole giornalista dell’autorevolissimo NYT cita «un uomo d’affari» siriano di cui tace il nome (per delicatezza), il quale asserisce: « Assad non vede l’ISIS come il suo problema principale. Il regime ha paura della Free Syrian Army e di Fronte al-Nusra, non dell’ISIS. Quelli, hanno il programma esplicito di detronizzare il presidente. L’ISIS invece non lo dice...». Poi il grande giornalista riferisce quel che gli ha detto «un alto diplomatico occidentale» (niente nomi prego), che «è d’accordo: ISIS è un asset per Assad». E come mai? E perché? Ecco spiegato il perché: «Si sa che quando si deve scegliere fra la bandiera nera (dell’ISIS) e Damasco, la comunità internazionale sceglierà Damasco».

Capito che furbizia machiavellica ha escogitato Assad, consigliato da Putin e dai suoi custodi rettiliani? Si dimostra migliore, più umano e più morale dei tagliagole takfiri, il porco. Gli piace vincere facile, al farabutto.

Tutti stanno cominciando a dire: meglio Assad che i tagliagole. Sicché, conclude orripilato l’anonimo alto diplomatico, «entro pochi mesi il regime potrà completare il proprio fine strategico, di forzare il mondo a scegliere tra Damasco e le bandiere nere».

Qui, finisce che il mondo sceglie i migliori invece dei peggiori. Ecco il pericolo estremo che l’Occidente deve scongiurare.

Secondo Zero Hedge, l’articolo del NYT «dispone la scena per l’invasione della Siria» da parte, ovviamente, degli Stati Uniti e suoi alleati britannici, francesi, sauditi. Quell’invasione che non era riuscita quando l’accusa contro Assad di aver massacrato con gas nervini «il suo stesso popolo» fu annullata dall’offerta di Assad (su consiglio di Putin) di consegnare all’Onu i gas di cui disponeva. Adesso bisogna trovare un’altra scusa, e non ne hanno trovato una migliore di questa: Assad è alleato con il Califfo. Non lo sta combattendo, ma lo sta aiutando. E il Califfo è Assad, Assad è il wahabita, bisogna bombardare Assad ed è come bombardare il Califfo.

Sono gli stessi media che vi strombazzano i video dei tagliagole, per suscitare la vostra giusta indignazione. Tacendo delle chiese bruciate in Israele, così non v’indignate di troppe cose.



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