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«I tiranni perdono la loro spavalderia, e coloro che vivevano nella paura osano parlare contro ad alta voce»: così un articolo sull’Independent del 7 luglio. Ma l’autore, Steve Richards, non riferiva di qualche tiranno del Maghreb rovesciato dalle rivolte popolari. Cronista parlamentare, riferiva i discorsi alla Camera di Londra contro il ben noto super-editore Murdoch: «Importanti politici eletti hanno osato sfidare il potente impero e cera unaria di catarsi mentre lo facevano... Non avrei mai creduto di essere testimone degli scambi tenuti ai Comuni ieri. Sono dimportanza storica».

Stessa atmosfera descritta dal Guardian: «... è come se si fosse rotta una diga mentale. Parlamentari, giornalisti, e poliziotti parlano di nuovo con sicurezza, come devono. Lo spettro intimidatorio di un protagonista dei media apparentemente intoccabile è stato vaporizzato». (Steve Richards: Politicians are finally free from Murdoch's tyranny)

Il che lascia intuire che quel che è in corso a Londra supera di molto lo scandalo di cronaca nera nel mondo del gossip mediatico, la faccenda delle intercettazioni indebite dei giornalisti di New of the World; è in corso nè più nè meno che la liberazione dal regno del terrore che il magnate ebreo-australiano, padrone di decine di giornali, periodici e TV in Inghilterra, Australia e USA, esercitava sulla politica e sulla stampa del Regno Unito, patria e culla (ci viene detto) dello spirito di libertà. Ora scopriamo che i difensori della libertà britannica si sono lasciati intimidire, corrompere e ridurre al silenzio dal tycoon. Al punto che l’Inghilterra che conta scopre di essere stata posseduta e impaurita, per anni, da un mostro di Frankenstein.

Esattamente due anni fa, nel luglio 2009, proprio il Guardian aveva rivelato l’intera misura dello scandalo; non solo le intercettazioni illegali, le mazzette da 20-30 mila sterline a poliziotti (del leggendario Scotland Yard) in cambio di informazioni riservate. Il Guardian aveva anche illustrato come il capo del News International (il figlio di Murdoch) avesse «pagato segretamente un milione di sterline per insabbiare casi legali che rivelavano comportamenti penalmente rilevanti da parte della compagnia».

Nella patria della libertà di espressione, si sarebbe potuto pensare che si sarebbe levata una tempesta mediatico politica: i giornali avrebbero avviato inchieste clamorose sulle malversazioni, i politici chiesto dimissioni, i giudici aperto dossier, tutti preteso una regolamentazione più stringente per impedire nuovi abusi del genere. Invece, dice il Guardian, «uno spettrale silenzio».

Andy Coulson
   Andy Coulson
E per molte ragioni: parecchi dei giornali che tacquero dovevano tacere – come il Times – perchè appartengono a Murdoch. Il premier David Cameron, l’astro nascente del nuovo partito conservatore, s’era scelto come portavoce e spin doctor Andy Coulson, un ex direttore del giornale di Murdoch, oggi arrestato, e che a questo punto può considerarsi, più che un portavoce, un controllore del primo ministro per conto del magnate. Non a caso, Cameron è stato proiettato a capo dell’esecutivo, e incensato e promosso, da tutti i media di Murdoch. Ma anche i due astri dell’opposizione, i capi del New Labour, i fratelli ebrei Miliband, si sono ben guardati dal sollevare la voce contro il capo dei capi.

I fratelli Miliband



«David Miliband desiderava dolorosamente una copertura più favorevole (dai giornali di Murdoch) e temeva la forsennata campagna (del Sun e degli altri media di Murdoch) che liquidò Neil Kinnock, gran capo laborista della generazione precedente, nelle elezioni del 1992», ha scritto l’Independent: «Ora lui e Cameron sono liberi di condannare letica di colui che temevano. Per la prima volta, Miliband ha potuto esprimere una vera rabbia senza temere la ritorsione di News International».

John Prescott, un ex ministro laborista (liquidato a suo tempo dalla rivelazione di un’avventuretta sexy) può adesso andare im TV a rivelare che «lintero partito laborista aveva il terrore di alienarsi News International prima delle elezioni», e per questa paura l’opposizione non faceva più l’opposizione. Ora Channel 4 può aprire dibattiti sulle malefatte di Murdoch, in cui un giornalista – alla domanda come mai la Polizia (il leggendario Scotland Yard) non aveva mai indagato su tali delitti, può rispondere: «Gli agenti vivevano in un costante e motivato timore che, se perseguivano troppo a fondo questa inchiesta, la Polizia si sarebbe alienata il più potente gruppo editoriale del Paese, cosa che la Polizia non desidera». Murdoch possiede infatti il 37% dei media inglesi, e può decretare il trionfo o lo stroncamento di carriere anche fra gli investigatori, come ha fatto spesso e senza scrupoli.

Rebekah Brooks
   Rebekah Brooks
Adesso si può ascoltare in TV un parlamentare di nome Tom Watson, che dice: tutti noi ministri ed ex ministri sapevamo di essere intercettati da costoro, ma non lo dicevamo pubblicamente, «perchè spaventati e intimiditi da News International». E Adam Prince, un altro deputato, ammettere che la Commissione Cultura di cui era membro, e che doveva investigare sulle telefonate intercettate, quando effettivamente interrogò Rebekah Brooks, la rossa ebrea e arrogante capintesta del giornale di Murdoch, evitò di «mettere Rebekah Brooks alle strette per paura che i suoi giornalisti andassero a ficcare il naso nelle loro vite private». Dei membri della commissione stessa, cioè. D’altra parte, un altro ex esponente laburista ha confessato che ai tempi del governo Blair, «Murdoch era la più potente figura del governo dopo Tony Blair e Gordon Brown. I direttori di Murdoch erano lequivalente di potenti apparatchniks in una dittatura».

Paura. Intimidazione. Spavento. Dittatura. Parole pesantissime nel Paese dove l’ideologia liberista è nata, ed è cresciuta tanto, da identificarsi con la ideologia della libertà. Il Paese che dà lezioni a tutti noi in fatto di libertà e del coraggio necessario a difenderla, era ai piedi del Frankenstein mediatico.

«Labbietto fallimento di parlamento e governo di ergersi contro Murdoch è la cosa più inquietante di tutte», ha sunteggiato la situazione il professor Steven Barnett, docente di Comunicazione alla Westminster University: inquietante la rivelazione di come il Paese della libertà, che si erse contro Hitler, abbia ceduto in silenzio la propria libertà e il proprio onore ad un losco affarista dei media, manipolatore dell’opinione. ('Murdoch's empire and its corrosive influence on British public life must be reined in')

Ora, almeno, a Londra c’è aria di liberazione, e gli esponenti della libertà che non hanno difeso osano finalmente parlare ad alta voce. È da vedere se lo stesso avverrà negli Stati Uniti: è un segreto notorio che i neocon filo-israeliani e il loro movimento, il loro pensatoio (American Enterprise Institute) promotore della guerra perpetua contro l’Islam, il loro giornale ideologico, Weekly Standard di Kristol, il Wall Street Journal, il popolare New York Post, e soprattutto la potentissima e faziosissima Fox News sono proprietà di Rupert Murdoch (senza contare la 20th Century Fox) ed hanno aiutato non poco come trampolino per la presa di potere dei Wolfowitz, dei Perle e degli altri che hanno trascinato l’America nella guerra perpetuale contro il terrorismo. Alla luce delle inchieste finalmente aperte a Londra, Blair, Bush jr. e Netanyahu si rivelano affiancati dai mezzi di Murdoch, anzi creature di Murdoch, agenti in vista di un piano ben preciso.

Se la reazione contro il regno di Murdoch avverrà in USA, non sarà sul piano politico, ma – apparentemente – su quello economico. Dopo le rivelazioni degli scandali britannici, il gruppo News Corporation, che raduna tutte le attività di Murdoch ed è quotato a Wall Street, ha perso in 4 giorni qualcosa come 7 miliardi di dollari. E peggio: un folto gruppo di azionisti – che prima ha taciuto per anni – ha depositato una querela contro Murdoch e i suoi familiari, accusandoili di aver degradato, con i metodi discutibili e forse illegali attuati dal tycoon e dai suoi complici, «il valore per gli azionisti».

Di botto, il senatore Jay Rockefeller ha chiesto ufficialmente agli apparati investigativi americani di investigare se i giornalisti di Murdoch hanno indebitamente intercettato cittadini americani, minacciando in questo caso «gravi conseguenze». Non accade così anche nel mondo degli squali-tigre? Appena uno di loro sanguina, gli altri si buttano a farlo a brani. Anche se, magari, condividono la stessa ideologia.


P.S.: In Italia, lo stesso potere sembrano esercitare sui parlamentari e sui media gli esponenti della nota comunità, da Fiamma Nirenstein a Riccardo Pacifici. Ma forse non è intimidazione; è, dall’altra parte, semplice e spontanea libidine di servilismo.



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