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In USA sale una certa nausea del caos. Fra i repubblicani.
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«L’intelligence americano aveva fornito dati erronei secondo cui i russi stavano invadendo l’Ucraina»: lo ha rivelato al Parlamento francese il capo delle spionaggio militare (DRM, Direction du Renseignement Militaire) Generale Christophe Gomart. Come ha già avvertito un nostro precedente articolo, il Generale lo ha spiegato durante l’audizione avvenuta il 25 marzo, notando che nella NATO «è troppo preponderante l’intelligence americana». Per esempio, ha aggiunto, «la NATO aveva annunciato che i russi stavano invadendo l’Ucraina mentre, secondo le informazioni della DRM, nulla corroborava questa ipotesi: noi avevano constatato che i russi non avevano dispiegato né un comando né mezzi logistici, specificamente ospedali da campo, che permettono di prevedere una invasione militare, e le unità di seconda linea non avevano effettuato alcun movimento. Il seguito ha mostrato che avevamo ragione...». Poco dopo, ricordata la partecipazione dei servizi francesi a «due forum» cui partecipano i servizi dei «Paesi della NATO», Gomart ha detto: «Ricordo che durante uno di questi forum, s’è cercato di forzarci la mano riguardo all’Ucraina. Ciò mostra l’importanza di disporre di informazioni concrete e fattuali» senza dover dipendere da altri.

 Generale Christophe Gomart
   Generale Christophe Gomart
Il Generale Golmart non ha precisato in quale giorno gli USA hanno dato informazioni false agli alleati europei, cercando di «forzare loro la mano». Ma dev’essere stato dopo l’accordo di Minsk II dell’11 febbraio scorso: quando Merkel e Hollande, senza aver invitato gli americani, hanno incontrato Putin strappato un cessate il fuoco che ha consentito alla povera truppa di Kiev di uscire dalla sacca di Debaltsevo. È stato in quello stesso giorno che il Generale statunitense Philip Breedlove, comandante supremo NATO in Europa, ha dichiarato che «oltre un migliaio di mezzi da combattimento, di truppe russe, la loro più sofisticata difesa aerea, battaglioni di artiglieria» stavano entrando nel Donbass. Con plateale e pubblica irritazione di un altro servizio di spionaggio, il germanico Bundesnachrichtendienst (BND), che ha fatto sapere al suo Governo che era tutto falso. Berlino ha autorizzato lo Spiegel a scrivere, citando «un esponente tedesco del massimo livello», che «affermazioni false e resoconti esagerati hanno esposto la NATO, e per estensione l’intero Occidente, a rischio di perdere la sua credibilità».

Non è certo il rischio maggiore. Ciascuno può giudicare che il pericolo sta nella volontà americana di trascinare l’Europa in una guerra con la seconda potenza atomica mondiale; le false informazioni servono a questo. E in questa narrativa falsa ci vuol poco a riconoscere la mano della Nuland (Nudelman), la sottosegretaria di Stato per la questione Ucraina. Furiosa con Merkel per il cessate il fuoco di Minsk, prima dell’ultimo vertice sulla sicurezza di Monaco, nel febbraio scorso, parlando ai delegati USA, li ha istruiti così: «Quando parlate con gli europei, dovete sostenere che la Russia sta accumulando sempre più materiale offensivo, mentre noi vogliamo aiutare gli ucraini a difendersi contro questi sistemi d’arma..». È chiaro che il Generale Breedlove, con le sue falsità smentite dai tedeschi, ha eseguito l’ordine della signora.

Anche le forze armate di Kiev, dal 10 aprile, hanno interrotto la tregua e stanno battendo con i cannoni dei carri armati le posizioni dei ribelli a Donetsk Gorlovka e Dokuchaevsk; ingaggiato combattimenti a Shirokino vicino a Mariupol. Stanno anche loro obbedendo agli ordini del Dipartimento di Stato? I colpi di Kiev sono avvenuti in coincidenza con l’inizio di una esercitazione NATO nella repubblica ceca, con soldati cechi, presso l’aeroporto di Padrubice. Questa esercitazione, battezzata «Noble Jump», ha il dichiarato scopo di testare la forza di reazione rapida NATO «di fronte alle nuove sfide della Russia». A Kiev il segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale (NSDC) Oleksandr Turchynov, ha proclamato che Kiev ha la capacità di fabbricare una «bomba sporca» atomica: proposito particolarmente allarmante, che può suggerire attentati false flag onde precipitare il conflitto — cosa che è perfettamente nelle corde dell’attuale dirigenza USA.

Per fortuna – se è vero un articolo di Sputnik News – una forma di resistenza contro questo bellicismo paranoide sta nascendo, in USA, in un settore che meno si sospetterebbe: fra i repubblicani.

All’ultima votazione sulla fornitura di armi letali a Kiev, sono stati 48 i membri del Congresso che si sono dichiarati contro: un numero notevole, data l’aria di follia che tira. Alcuni repubblicani hanno annunciato una proposta – per ora riservata – per un cambiamento della politica verso la Russia.

Dana Rohrabacher, una deputata californiana, che a suo tempo scrisse alcuni discorsi di Ronald Reagan, ha detto chiaro che invece di rinfocolare l’isteria anti-russa, Obama farebbe meglio ad aprire un negoziato con Putin, trovare una soluzione diplomatica per la crisi ucraina, perché di Mosca si ha bisogno per combattere il terrorismo islamico.

Più che da limpide considerazioni strategiche, queste resistenze vengono dalla furibonda accusa – condivisa anche da parecchi democratici – che Obama ha fatto della politica estera un «caos totale», dove non si capisce più chi sono i nemici, e chi gli amici. L’Iran aiuta gli USA nella lotta all’ISIS: nemico? Amico? Assad sta combattendo contro i terroristi islamisti: ma Washington lo vuole rovesciare, e sostiene a questo scopo i terroristi islamisti: amici, quelli?

Persino la portavoce del Dipartimento di Stato Marie Harf ha riconosciuto con gratitudine che, nell’ultima fase del negoziato con Teheran sul nucleare, la Russia «ha giocato un ruolo-chiave e costruttivo», addirittura «importante»: ma non è la stessa Russia contro cui Obama ha imposto dure sanzioni, e ne minaccia ogni giorno più dure, per distruggerne l’economia ed ottenere un regime change? Non è la Russia che viene accusata falsamente di intenti bellicisti in Ucraina che sono, invece, l’ossessione americana e dei suoi alleati ultimi arrivati nel Nord Europa?

Critiche alla Casa Bianca vengono da analisti politici di prestigio (Stephen Walt), ex dirigenti della CIA e del Pentagono: nessuno ha il coraggio di contrastare veramente la frenesia guerrafondaia che ha preso il potere americano come un contagio psichico — però chiedono di fermarsi un momento a chiarirsi le idee sulla semplice questione: chi è il nemico da distruggere.

Un recente sondaggio Reuter/Ipsos fra quasi 3 mila americani, su chi o cosa considerassero «un pericolo imminente» per gli USA, 35% dei repubblicani che hanno risposto ha risposto: il presidente Obama. Ancor più pericoloso del demonizzato Putin (25%) e Assad (23).

Pare una specie di nausea aver colto parecchi americani dopo15 anni di guerre e caos senza sbocco né prospettive. Obama è non solo un’anatra zoppa ma, ormai, uno spettro che sta svanendo nella tappezzeria; pochi hanno voglia di farsi trascinare in guerra mondiale da un simile spettro.

Speriamo.



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