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L’11 settembre francese?
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Un delitto enorme, una strage da ammutolire — ciò che è nell’intenzione di chi compie questi atti. Dolore per i dodici giornalisti e poliziotti, e per le loro famiglie. Tignou, Wolinski, Cabu e Charb erano famosissimi caricaturisti. Apprendo con speciale dolore che è stato ucciso anche Bernard Maris, economista alternativo di livello, che scriveva per Charlie Hebdo. Avevo recensito un suo libro e intervistato, a suo tempo.

Senza minimamente escludere che la firma della strage sia quella che appare: terroristi musulmani che hanno stroncato la libertà di stampa e d’espressione, come ripetono i media, perché Satana è scatenato fra loro in modo speciale. La Francia ha visto simili delitti nelle settimane e nei mesi scorsi, si ritiene che milleseicento giovani di passaporto francese siano andati a combattere in Siria.

Solo, qui, si è subito notata l’estrema preparazione militare degli attentatori. «Hanno agito con una calma e una destrezza che reca tutti i segni di un addestramento militare avanzato», scrive il Telegraph. «Completamente equipaggiati per il compito. Due uomini vestiti completamente di nero, i volti coperti da passamontagna, ciascuno con un AK 47» (Secondo la polizia, uno del terzetto portava un lanciagranate. Non si vede nei video diffusi, ma se è vero, il terzo aveva l’arma adatta per fare da copertura agli altri due). «Calzavano scarponi militari e avevano aspetto e piglio da militari. Uno dei due indossava un giubbotto porta-munizioni color sabbia, apparentemente pieno di caricatori di scorta».



«Hanno attaccato la sede del periodico con clinica precisione... i video li mostrano mentre usano tattiche tipiche di fanteria: procedono per la strada lavorando in coppia: uno avanza mentre l’altro (arretrato, sull’altro marciapiede) gli dà copertura».



Abbiamo visto molte volte palestinesi, arabi terroristi o guerriglieri, sparacchiare a raffica col kalashnikov come fosse un annaffiatoio, consumare interi caricatori. Questi due no: «Invece di sventagliare, hanno esploso due colpi mirati a ciascun obiettivo (il povero poliziotto) – un metodo chiamato double tap – risparmiando così le munizioni». Double tap è, nel gergo gangsteristico, il doppio sparo alla testa, una specialità per gente d’esperienza.

«I due parlano tra loro con calma, chiaramente decisi ad infliggere quanto più spargimento di sangue. Ad un certo punto uno dei due grida ‘Allahu Akbar’. Quando si accorgono che il poliziotto ferito giace sul marciapiede, si avvicinano con calma al ferito, e mentre uno dei due terroristi «copre», l’altro uccide l’agente con un proiettile alla testa». Scappano sulla Citroen nera «senza sgommare, non attraggono l’attenzione, partono in maniera controllata».



Non prima di aver detto a un passante: «Dì ai media che questa è Al Qaeda in Yemen».

Al Qaeda in Yemen...

Anche il colonnello Frédéric Gallois, ex capo del gruppo d’intervento rapido della Gendarmerie Nationale (GIGN) è colpito dal «modo operativo militare». «È stata una vera operazione di commando: si arriva, si colpisce, si ripiega. Dispongono di un armamento di guerra e di una tecnica di tiro che mostra il loro livello di preparazione. Sono stati in contatto con gente che la guerra l’ha fatta». E aggiunge, il colonnello: «Non sono dei semplici fanatici. C’è in loro una dimensione psicologica, una banalizzazione della violenza che va al di là dell’aspetto religioso».

L’azione è stata «prevista e preparata», aggiunge il colonnello. «Si sono informati, sapevano quando si tiene la riunione di redazione. Hanno dovuto fare dei sopralluoghi, prendere delle foto, interrogare gente. Chiaramente hanno avuto accesso ad informazioni».

Fatto sta che numerosi siti vi vedono l’azione di una squadra di kidonim, gli assassini professionali del Mossad, e parlano di false flag. (French Islamophobes Fake Attack on Newspaper – Total Hoax)

Può essere rivelatore il commento del premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Se non lottiamo in modo coerente, deciso ed unitario gli atti orribili come quelli commessi oggi a Parigi continueranno. Il terrorismo islamista non ha frontiere e non mira in primo luogo Israele; mira a distruggere tutte le società dei paesi liberi. Mira a sradicare ogni cultura umanista per rimpiazzarla con la tirannia».

C’è poi da tener conto della reazione di noti esponenti del sionismo francese

Fréderic Haziza, giornalista ebreo, ha accusato come mandanti (morali?) della strage nientemeno che Alain Soral e il comico Diedunné, i due animatori del movimento «Egalité et Réconciliation» (sinistra sociale e destra dei valori), due bestie nere delle lobbies ebraiche. Haziza ha twittato: «Da anni Charlie Hebdo era preso di mira dai fasci-islamisti Alain Soral e Dieudonné»

Il deputato Meyer Habib, parlamentare dello UDI des Français de l’étranger (Europe du Sud et Israël), doppio passaporto, ha delirato in questa guisa:

«Da mesi non cesso di allarmare sulla minaccia jihadista, questo cancro che divora la Francia e le democrazie occidentali. Non siamo stati ascoltati. Rimpiango che la rappresentanza nazionale e le autorità non prendano misure radicali per sradicare, o almeno controllare il flagello che può colpire tutti i cittadini francesi. Domani, se l’importazione del conflitto israelo-palestinese continua ad essere favorito in Francia da testi di legge come quella del riconoscimento unilaterale della Palestina, e se misure legislative contro i terroristi non sono più temerarie, grideranno ‘Hanno ucciso la Francia’. La responsabilità dei membri dell’Assemblea nazionale sarà allora piena».

Gli ebrei francesi hanno il dente avvelenato contro il Parlamento per il riconoscimento della Palestina come Stato. Personalità dell’ebraismo, come Alain Finkelkraut e Bernard-Henry Lévy, si distinguono per la stigmatizzazione dei musulmani in Francia, con toni francamente razzisti, spingendo sull’idea dello scontro di civiltà. Eric Zemmour è diventato una celebrità con il sui libro «Le suicide francais», dove lui ebreo esalta una visione identitaria del popolo francese. Michel Houellebecq, notevole romanziere, ha immaginato nel suo ultimo libro, Soumission, una Francia sottomessa ad un «uomo forte» islamico, ad un regime musulmano oppressivo, sinistro (ed antisemita), una «guerra civile strisciante tra immigrati musulmani e popolazioni autoctone» in tutta Europa, reso possibile dal cedimento e tradimento d ella classe politica franco-francese, e dei media servili.

Profeticamente, ecco cosa racconta Houellebecq: «Per tutto il romanzo i personaggi, che sentono lontane scariche di fucileria e a volte incrociano dei cadaveri, cercano di sapere cosa succede nonostante la censura dei media – «perché ogni immagine di violenza urbana è un voto al Front National» – e «non ci sarà niente sui canali d’informazione, Sulla CNN forse, se avete una parabolica».

Insomma, questo è il clima psichico, questi sono gli incubi collettivi del Paese in cui è esploso l’11 settembre francese, anzi europeo. La strage di Parigi pare venuta nel momento giusto per trasformare l’incrinatura in frattura e scontro etnico-religioso ed identitario? È un capolavoro della perception management?

Sarà opportuno aggiungere che Charlie Hebdo è stato più volte trascinato in giudizio dalla lobby ebraica per antisemitismo. Vignette ferocissime.

ULTIMA ORA – Si apprende che la polizia ha operato tre arresti. «Uno dei sospetti è stato attivo tra il 2003 e il 2005 in manifestazioni di piazza dove invitava i musulmani di Francia a unirsi ai jihadisti in Iraq contro le truppe USA. La carta d’identità del sospetto è stata trovata in una vettura abbandonata vicino alla scena dell’aggressione, secondo l’agenzia ebraica (dei coloni) Ynet.



Allora: il commando è perfettamente calmo, freddo, fornito di addestramento militare avanzato, agiscono con precisione e coprendosi secondo le tattiche di guerriglia... e poi uno di loro

1) Dimentica la sua carta d’identità.

2) In un’auto «abbandonata vicino» al luogo del delitto.

3) Ed è uno già noto alla polizia per aver incitato pubblicamente ad arruolarsi in Iraq.

È così che si tradiscono i commando meglio addestrati. Anche l’11 Settembre, ricordate, dal rogo della Torre Nord si salvò il passaporto di uno dei dirottatori, Satam al-Suqami, la cui foto, ancorché bruciacchiata, permise di identificarlo senza alcun dubbio.




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