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Roma Capitale, Stato del Chihuahua
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«Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno». Come già sapete, così parla – nel romanesco d’ordinanza – Salvatore Buzzi, numero uno della cooperative ‘29 Giugno’. Dai giornali apprendo che questo Salvatore Buzzi ha «una condanna per omicidio risalente agli anni ’80 prima di far carriera come presidente della cooperativa di detenuti ed ex detenuti ‘29 giugno’, legata a Legacoop».

Un terrorista rosso condannato per omicidio (a 30 anni, ma è uscito presto), nel business comunale della «accoglienza», della «socialità» e dell’attività caritativa. Certo, i media parlano molto di più dell’altro nel comitato d’affari: Massimo Carminati, l’esponente dei Nar legato alla banda della Magliana (soprannominato «Nero» nell’epopea di libri, film e tv sulla banda, ma il suo vero soprannome è il «Cecato»). È un ‘fascista’, quindi giù duri.

Due criminali comuni che hanno preso possesso del Comune di Roma, si spartiscono bottini, pagano i politici e quando occorre, gli fanno paura: i politici sono loro ostaggi, anche ben pagati.

«Indagato anche l’ex sindaco Alemanno, favoriva i camerati del clan». Sì, dice Buzzi, «se vinceva Alemanno ce l’avevamo tutti comprati», racconta intercettato, «e mo’ vedemo Marino, poi ce pigliamo ’e misure con Marino». Tanto nella faccenda c’è anche «Giuliano Poletti, attuale Ministro del Lavoro e allora gran capo della Lega Coop», che Buzzi aveva in tasca («I ministri che ci sono al fianco»). Destra sporca?


La cena che nel 2010 Salvatore Buzzi organizzò per ringraziare «I politici che ci sono a fianco». A ds Gianni Alemanno di spalle. Di fronte Poletti e Panzironi. In fondo i Marrone e Ozzimo


«Il centro del sistema è Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni e capo della polizia provinciale di Roma». La forza di Odevaine risiede nell’essere appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione – dove si ottiene «l’assegnazione di fondi pubblici per rifinanziare “i campi nomadi”, la pulizia delle “aree verdi” e dei “Minori per l’emergenza Nord Africa”, tutti settori in cui operano le società cooperative di Salvatore Buzzi».

L’emergenza serve, dice lo stesso segretario di Veltroni intercettato, ad aiutare gli amici «se loro c’hanno strutture che possono essere adibite a centri per l’accoglienza da attivare subito in emergenza… senza gara… e io insomma gli faccio avere parecchio lavoro…». Per la «cupola» di Roma l’emergenza immigrati era una miniera d’oro: i fondi per i centri d’accoglienza sono un «piatto ricco».

Possibile che il Ministro dell’Interno Angelino Alfano non sia raggiunto da qualche schizzo di questa merda?

Quante cose adesso si capiscono: l’accoglienza, le braccia aperte «ai nomadi», persino le «aree verdi», e non parliamo dei minori dell’«emergenza nordafrica». Quanta bontà, quanta socialità, apertura e solidarietà... e a noi dicevano che siamo egoisti e razzisti.

Vediamo come finisce. Perché ad altri immani merdai non minori di questo – come lo scandalo Montepaschi, dove c’è stato persino il morto ammazzato –, collusioni di malavita e politica, etc., è stato applicato il silenziatore. Ci sono direzioni dove non si indaga, angoli ciechi, oppure dove «non risulta niente» — capirai, Giuliano Amato nel Consiglio d’Amministrazione.

Provvisoriamente, possiamo essere sicuri di una cosa. Che in nessuna sede politica o intellettuale si andrà a porre la domanda radicale: come mai l’Italia sia sotto occupazione di una criminalità di Stato e di regione o Comune, in cui è incistata a poppare e gestire la delinquenza comune. La domanda è: cosa produce una simile corruzione? Forse la natura umana? Il carattere italiota? L’insensibilità nazionale per l’onestà?

Forse. Ma la causa radicale – il tabù innominabile – è questa: l’immane quantità di denaro che questo potere politico, e la dirigenza pubblica, si paga e di cui dispone senza dover rendere conto. Gli stipendi mostruosi che si auto-assegnano a vicenda, senza alcun rapporto con quello che ricevono all’estero i loro pari-grado. E possono spendere e spandere miliardi senza controllo e in totale impunità, perché si sono fatti loro stessi le «leggi» che li rendono immuni.

Lo Stato ha appena staccato un assegno da 4 miliardi a «Roma capitale» per salvarla dalla bancarotta: come sempre, le malversazioni criminali più odiose e patenti vengono coperte a piè di lista coi soldi di noi contribuenti. Noi contribuenti siamo contenti se abbiamo un salario da mille euro, mentre loro se ne accaparrano 15 mila, più i benefici di cui parla Buzzi, il terrorista rosso riciclato nel ‘sociale’: «Tuc’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno». E lui sicuramente se ne intende. Ahò.

Qualche tempo fa avevo fatto la facile previsione: che il destino dell’Italia, con questa classe dirigente che la occupa, i parassiti pubblici strapagati e inadempienti, e la perdita di industrie reali dovuta all’euro forte, era avviata verso il Sudamerica. Mi correggo: non «era», ma già da tempo è:

Roma Capitale come Ciudad Juarez: quella città del Messico dove ammazzano a centinaia le donne e gli studenti, e la polizia è in combutta coi narcos, e questi coi governanti, non è poi tanto lontana. Roma Capitale, stato di Chihuahua, Mexico.

Un breve post scriptum, sempre dai giornali. Il bambino di 8 anni strangolato a Ragusa: «Da tempo subiva abusi sessuali». La mammina forse sapeva («Ombre sul racconto della madre»). Nel paese («dove si conoscono tutti») si sapeva e si taceva. Bella la provincia italiana finalmente liberata, che ha perso il suo cattolicesimo popolare repressivo e oscurantista ed ha conquistato la libertà sessuale di massa predicata dai media più avanzati. Mantenendo però l’antico costume chiamato omertà. Là, il Progresso si coniuga alla Tradizione. Anche Ragusa è vicina a Ciudad Juarez, Stato di Chihuahua.




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