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Il nostro Nemico di classe, pubblico parassita
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Dedicato a tutti quelli che pensano che il problema in Italia sia «l’evasione fiscale». A tutti quelli che ripetono: «Se tutti pagassimo le tasse pagheremmo tutti meno». A tutti i lettori (anche i miei) che dicono che non è col taglio degli stipendi dei pubblici dipendenti che si risolve il problema italiano.

E infine, dedicato al capo del governo Maetteo Renzi, ai grand commis tipo Cottarelli (il fantomatico Commissario alla spending review) e ai parlamentari che non sanno dove fare altri tagli, dicono che ne hanno fatti già troppi, e vanno in Europa a implorare «meno austerità».

A tutti costoro dedico questa tabella trovata da Zero Hedge:

Stipendi dei dirigenti pubblici in rapporto al salario medio nazionale



I nostri funzionari pubblici d’alto livello sono pagati 12 (dodici) volte di più della paga media italiana: dodici volte. I meglio pagati fra le altre nazioni, i dirigenti pubblici polacchi e giapponesi, sono pagati 6 (sei) volte la paga media della nazione: la metà dei nostri. In Germania, la paga dei dirigenti pubblici è 4 volte quella media dei comuni salariati: capirà, caro Renzi, che è difficile convincere i tedeschi che noi, poveretti, abbiamo tagliato tutto il tagliabile, e stiamo gemendo sotto il peso dell’«austerità».

Certo, noi gemiamo sotto l’austerità: ma a gemere siamo solo noi contribuenti tartassati, disoccupati, travolti dalla depressione economica; lorsignori, invece, stanno bene come prima, anzi più di prima, idrovore insaziabili che aspirano tutti i soldi che ci estraggono dalle tasche con i loro metodi arbitrari e illegittimi.

A quelli che dicono: non è tagliando le paghe di questi sàtrapi che si risana il bilancio dello Stato, né si riduce l’astronomico debito pubblico, tocca rispondere ciò che dovrebbe essere evidente a gente di intelligenza appena media. Invece, bisogna spiegarlo (ci si vergogna persino): questa enorme disparità di paghe fra i cittadini normali e lorsignori è in sé corruttrice, e questa corruzione ha ripercussioni eccome sul debito pubblico: sono abituati a considerare le casse pubbliche come «cosa loro» e ad attingervi senza misura; vicini come sono ai politici incompetenti di gestione pubblica, (di cui costituiscono l’apparato tecnico-legale) e con le loro clientele da soddisfare, sono in grado, in combutta con loro, di ritagliarsi fette di torta per sé mentre ne tagliano qualche briciola per le clientele politiche.

Costoro hanno creato il nido di compensi scandalosi attorno a sé e ai loro protetti. Mica solo i «dirigenti» sono i beneficiari di questi scandalo permanente, che grida vendetta al cospetto di Dio: un barbiere o un centralinista della Camera hanno già una retribuzione d'ingresso di 30.351 euro, ma possono guadagnare oltre 50mila euro dopo 10 anni, oltre 89mila dopo il 20° anno; i commessi – dei fattorini – cominciano con uno stipendio iniziale di più di 34mila euro, e poi progrediscono nella paga più dei barbieri. Non capire che questa disparità è rivoltante rispetto alle paghe dei veri barbieri, dei centralinisti e dei fattorini nel privato; disconoscere che è una offesa a chi lavora nell’aria della concorrenza globale, un insulto permanente a chi fatica davvero, significa non solo essere dei deficienti mentali, ma anche morali. Questi sono dei loschi pretoriani del potere che stanno occupando le casse pubbliche e le devastano, come i topi nel granaio.

Finché non ci liberiamo di questi, l’Italia non si raddrizzerà; ci sarà sempre una gigantesca parte della popolazione (almeno 6 milioni con le famiglie) che non si sentono sulla stessa barca. Il tipo di gente che in questa vera guerra piena di distruzioni, mentre tutti noialtri stiamo sotto i bombardamenti della UE e della concorrenza globale, si ingozza nei rifugi, sempre al riparo da ogni concorrenza e da ogni austerità .

In altri Paesi, i funzionari pubblici si chiamano, con orgoglio, «civil servants», servitori civici. In Italia, lorsignori hanno sviluppato la mentalità di «padroni» ed occupanti ostili di una popolazione che disprezzano, in cui vedono soltanto il gregge da scorticare. Di conseguenza, hanno un abito di irresponsabilità rispetto alla economia generale, non gli importa niente di agevolarla (ci guadagnerebbero anche loro), considerano loro unica missione controllare ed ostacolare a forza di controlli, le attività economiche dei privati, che sospettano sempre e comunque di «evadere» – ossia di sottrarre quattrini ai loro emolumenti da satrapi

Noi subiamo tagli di paghe, annullamento di paghe per licenziamento e chiusure delle imprese, e aumenti di ogni tassa; loro, lorsignori, hanno l’indecenza impudica di bloccare i servizi pubblici per difendere le loro paghe immeritate. Avete visto i pretoriani della Camera inscenare una protesta da «disoccupati organizzati» alla sola proposta di mettere un tetto ai loro emolumenti, non più di 240 mila euro l’anno. «Il provvedimento è stato aspramente contestato da un centinaio di dipendenti dei due rami del Parlamento, riuniti in sit-in davanti alla biblioteca della presidenza della Camera. Bravi, bene, bis hanno urlato i lavoratori, che poi se la sono presi con la vice presidente della Camera....», hanno scritto i giornali (nel resoconto c’è una parola errata: «lavoratori» – si tratta di mantenuti la cui impudenza nel difendere i loro «diritti acquisiti» giunge - letteralmente - al pornografico; all’esposizione delle pudenda in faccia ai milioni di disoccupati e pensionati minimi, per mostrare quanto li tengano in spregio).

Fanno tutta questa pornografia, si capisce, con il «forte sostegno dei sindacati»: sfruttatori e mantenuti della loro stessa specie, anzi peggio.

E statene certi, loro non subiranno alcun taglio, alcun tetto ai 240 mila euro. Gli annunci sono una cosa, la realtà è tutt’altra: hanno tutti i mezzi occulti e palesi per continuare a ingozzarsi dei soldi nostri nonostante il collasso, e li stanno usando senza il minimo pudore. Si ricordi la Corte Costituzionale che ha annullato un tentativo di moderare le paghe dei magistrati, sostenendo il principio – ormai scolpito nel bronzo dei «diritti acquisiti» – che i tagli salariali mettono in pericolo la loro «autonomia». Ciò dimostra che il danno che stanno facendo supera di molto persino il danno erariale dovuto alla somma dei loro stipendioni; questi hanno sequestrato a loro esclusivo profitto la «legalità», dunque non c’è verso che il Paese si dia istituzioni migliori, sono loro che «fanno» le leggi – e per loro abbiamo lo «stato di non diritto» che ben conosciamo, il dispotismo stupido che ci schiaccia.

Ultimo esempio di utilità della magistratura è lo «scandalo Finmeccanica»: un pm di Busto Arsizio, l’anno scorso, ha incriminato Finmeccanica per corruzione internazionale, presunte tangenti pagate per vendere all’India 12 elicotteri Agusta (come si fa sempre, in questo genere di affari); ha messa in galera preventiva il suo amministratore delegato, Giuseppe Orsi, ha mandato a monte affari diretti per 560 milioni di euro (mancata vendita all’India, e indiretti difficilmente calcolabili (centinaia di milioni comunque) in altre commesse perdute e in danni alla reputazione della nostra azienda, da cui ovviamente gli acquirenti stranieri stanno alla larga, comprendendo che se fanno affari con Finmeccanica possono finire sotto le grinfie punitive della nostra magistratura per i soldi pagati o ricevuti da mediatori; giornalisti manettari e l’organo-stampa dei giudici, il Fatto Quotidiano, si è sbizzarrito per un anno a schizzare feci su Orsi e sugli altri imputati, grazie a notizie che venivano dalle procure... Ebbene, un anno dopo, «Il pm di Busto Arsizio archivia la posizione» di Finmeccanica.

E chi paga? Non certo il magistrato, valoroso, intoccabile (non ne faccio nemmeno il nome, perché la condanna per diffamazione di chi critica i procuratori è una delle poche certezze del diritto nostrano). Praticamente, nessun giornale ha commentato la cosa, per non rischiare: segno del punto a cui è giunto il despotismo della casta giudiziaria, il regno di terrore che ha instaurato. I danni dell’arbitrio, li paghiamo noi. I loro servi della gleba.

Li paghiamo così bene per avere al servizio dello Stato i migliori, i più competenti, i più geniali ed infaticabili nel perseguire il bene comune. Per incredibile che sia, ci sono idioti morali e mentali che tirano fuori questo argomento. Intelligenza? Ricordate Befera; quello che di economia non ha mai saputo nulla, né gli importava sapere avendo il potere di ficcare il naso persino nel numero delle pentole e delle lenzuola che compriamo ogni anno; che ha creato redditometri polizieschi e dementi per il solo insaziabile vizio – tipico di questi occupanti del paese debellato, l’Italia – di controllare ogni minimo scontrino, di aggravare di ancora un altro «adempimento» obbligatorio quelli che lavorano per pagargli i suoi stipendi (ed ora le sue pensioni). Befera è quello che ha promosso personale interno a responsabilità a cui non avevano diritto; Befera, nonostante tutti i suoi poteri indebiti, non è riuscito a «ridurre l’evasione fiscale» (fantomatica), ed è andato via dalla poltrona di dèspota lamentando che la sua Agenzia ha arretrati che pretende dagli italiani, e non riesce a riscuotere, per oltre 500 miliardi. Miliardi, mica milioni.

Adesso, al suo posto, pagatissima come lui, è salita una certa dottoressa Rossella Orlandi, che sicuramente ha vinto «o’ concuorso» – il Superenalotto dei parassiti pubblici. Ebbene, costei ha sùbito dato una prova della sua intelligenza e competenza tecnica: in un convegno organizzato a Roma da Confcommercio, ha rivelato qual è la causa della colossale (secondo lei) evasione fiscale che (lei e i suoi scherani) non riescono, non sono capaci di perseguire e scoprire: la religione cattolica.

«Siamo un paese a forte matrice cattolica», ha detto, «abituato a fare il peccato ed avere l’assoluzione».

Le chiese sono vuote, i confessionali sempre meno frequentati. Ma per la strapagata funzionaria pubblica resta fortissima, ineliminabile, la «matrice cattolica» che, nei rapporti col Fisco, guasta il cittadino-contribuente: «Siamo un Paese – ha sottolineato Rossella Orlandi – dove chi evade poi si aspetta l’assoluzione. La matrice cattolica di questo Paese poi spinge chi evade a credere che poi arriverà uno scudo o un condono».

Dunque gli scudi e condoni fiscali non sono causati dall’incapacità dei suoi uffici di estrarre dalle nostre tasche il gettito che i politici disonesti hanno iscritto nei bilanci, senza alcun fondamento né riguardo alla capacità contributiva delle loro vittime; no, gli scudi e i condoni sono colpa della Chiesa cattolica. È lei che ci abituato ad avere l’assoluzione.

Forse, con apposito decreto suggerito al Ministro competente, la dottoressa Orlandi vieterà il sacramento della confessione. O almeno pretenderà che lo ascolti un milite delle Fiamme Gialle.

Per i dirigenti pubblici incapaci, inadempienti e incompetenti e strapagati, così è la vita: della loro incompetenza, hanno sempre colpa gli altri. I cittadini chiamati ad un numero sempre più inverosimile di «adempimenti» (gli adempimenti sono questo: mettere a carico del cittadini e contribuente, sotto minaccia di sanzioni anche penali, il lavoro che devono fare lorsignori parassiti). La dottoressa post-Befera ha superato anche questo livello. Sì, come esperta di Fisco è incompetente e pagata troppo. Ma come sociologa dilettante, è piena di idee ardite e nuove. Per l’evasione fiscale, ha trovato il colpevole ultimo: metafisico, addirittura.

Attenzione, perché mentre i nostri dèspoti idioti difendono i loro indebiti emolumenti ed occupano il Paese, suggeriscono nuove tasse al Paese più tassato del mondo, e aggravano la palla al piede da cui non sappiamo liberarci, il mondo sta andando verso una nuova crisi mondiale, un altro precipizio. Il Baltic Dry Index, ossia l’indice che misura le navi da carico richieste dal commercio mondiale, è crollato del 65% da gennaio, ossia in sette mesi. Il Baltic è uno dei pochi indicatori che non possono essere falsificati dalla speculazione finanziaria, e ci dicono che l’economia reale s’è ridotta, in sette mesi, di quasi i due terzi.

Il credito che le banche fanno ai privati (imprese e famiglie) sta colando a picco in tutta Europa: la UE è ormai «il buco nero della crescita mondiale» proprio per le sue banche.



Ovviamente, in Italia la situazione del credito è ancora peggiore: calo a precipizio, specie nelle regioni-chiave produttive, Lombardia ed Emilia – o ricche perché abitate dai despoti pubblici strapagati, Lazio.

Anche la «forte» Germania (ossia: che si crede forte) sta scendendo a precipizio nella produzione industriale, grazie alle sue politiche europee che hanno distrutto le altre, Italia e Francia comprese.



Ma almeno, i dirigenti pubblici tedeschi sono pagati «solo» 4-5 volte la paga media nazionale: quindi sono competenti e preparati, perciò sono interessati al bene comune, per questo si sentono uniti nel comune destino ai loro concittadini. Noi, andiamo verso la tempesta perfetta con questi qui. Queste palle al piede. Questi padroni stupidi che non sono nella nostra stessa barca.




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