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Frammenti dall’implosione
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Non si sa da dove cominciare, tanto la crisi implode rapidamente. Cominciamo dall’Italia?

Bankitalia: «Le banche italiane sono le meno esposte», e tutti i media si rallegrano («La nostra arretratezza bancaria ci ha salvato»). Poche ore, e la Reuters: «Unicredit esposta a Lehman per 120 milioni di euro più 12 milioni di linee di credito utilizzate». Complimenti per l’arretratezza.

Altra frase celebre: «L’Europa  sarà poco coinvolta». Poche ore dopo, il Telegraph: «Le banche europee erano particolarmente a rischio in caso di un fallimento della AIG, perchè detengono i tre quarti dei 441 miliardi di dollari di strumenti complessi e de-regolati protetti dalla AIG. Tali obbligazioni sono legate al mercato dei subprime, che si sta inabissando».

 A Berlino, la banca KfW, che appartiene al governo federale, ha trasferito 300 milioni di euro alla Lehman Brothers poche ore prima che questa fallisse: un regaluccio, uno «swap arrangement» alla chetichella. La KfW ammette  di avere  un’esposizione per centinaia di milioni, persi per insolvenza dopo «il pagamento trasferito impropriamente».

Londra: forti pressioni sui Lloyds perchè comprino la Halifax Bank of Scotland (HBOS), quella che fornisce un quinto di tutti i mutui inglesi. Tali mutui erano assicurati dall’americana AIG, che è appena stata «salvata» dalla FED, che ne è diventata proprietaria al 79.9%.

Tuttavia, il salvataggio è fallito: i mercati, anzichè esultare, alla notizia sono caduti. La HBOS ha 22 milioni di clienti e oltre 250 miliardi di sterline in depositi. Il governo dice ai depositanti di non preoccuparsi.
«La FED, nazionalizzando la AIG per 85 miliardi di dollari, non ha solo gettato nel water i soldi dei contribuenti, ma molto peggio: il peggio è che l’agenzia che ha il potere di stampare moneta prenda il controllo  di un’impresa privata, specialmente senza l’approvazione degli azionisti della ditta. E’un passo decisivo verso il socialismo»: PeterSchiff, gestore della Euro Pacific Capital.

Già: perchè dev’essere la Banca Centrale a diventare proprietaria di una assicuratrice? Sono strane nozze incestuose. Non potevano fare una IRI americana, a cui conferire i catorci? Imparare dal Fascismo Male Assoluto? Non sia mai. E poi non c’è tempo, bisognava fare in fretta.

Bernanke si affanna a tappare una falla, e se ne apre un’altra, poi un’altra ancora.

«Anche se può apparire superficialmente simile alle implosioni di giganti da investimento come Fannie Mae, Freddie Mac e Lehman, l’acquisto della AIG è differente, e significa che il mercato è entrato in una fase anche più pericolosa. Ciò che provoca il crollo della AIG non sono i mutui o l’immobiliare, ma la paura che le enormi posizioni della AIG nei ‘credit default swaps’ si sfascino.

Il mercato dei derivati sul credito è 50 volte più grosso del mercato dei derivati basati sui mutui subprime, e anzi più grosso dell’intera economia mondiale: 62 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari», Daniel Amerman, capo della CFA.

«E’ la fine di un sistema. Questa non è una correzione ciclica. Non è un arretramento del mercato, nè un aggiustamento dei prezzi del rischio su un mercato per altri versi ancora elastico. Stiamo assistendo alla fine di  un sistema economico cominciato 300 anni fa in Inghilterra», Darryl Robert Schoon.

«Il fatto è che, alla fin fine, la Federal Reserve prende ordini  essenzialmente dai Rotschild, forse con qualche input proveniente da altre potenti dinastie bancarie - i Rockefeller, i Lazard, gli Oppenheimer, i Cecil, eccetera. Benchè non abbia la possibilità di documentarlo, non si sbaglierà a ritenere che c’entrino anche i Bronfman», R.D. Bradshaw, «The Goldsmiths», parte XI.

Il tasso Libor, quello che le banche si applicano per farsi prestiti fra di loro, è salito al 6.44%.
A giugno era al 2,07 %. Le banche non si fidano l’una dell’altra. Sul tasso Libor sono calcolati i mutui a tasso variabile anche in Italia. Quante insolvenze sui mutui ci attendono?

John McCain, lunedì: «L’economia americana è forte». John McCain, mercoledì: «E’ una crisi totale». L’America precipita mentre non ha di fatto un presidente in carica, e i due candidati presidenziali non sanno cosa dire. Sia perchè non hanno soluzioni, sia perchè - se dicessero la verità - perderebbero voti. Una nave senza timone nella tempesta.

«Dato che la tempesta finanziaria e la recessione economica getteranno le finanze pubbliche in rosso profondo, bisognerà tagliare drasticamente la spesa pubblica di almeno 20 miliardi di sterline (30 miliardi di euro) o aumentare la tassazione di cinque punti», National Institute of Economic and Social Research, Londra.

Il gruppo di studio francese «Europe 2020» (Laboratorio Europeo di Anticipazione politica) già nel giugno scorso aveva previsto la fase d’implosione dell’economia USA. A luglio, si è avuto un rialzo del dollaro, che pareva smentire la previsione.

Europe 2020 mantiene la sua valutazione: entro la fine dell’anno il dollaro sarà a 1,78 sull’euro.
Il rialzo estivo del dollaro è il risultato di una manipolazione del Dipartimento del Tesoro USA, «con la complicità delle autorità monetarie cinesi e forse delle Banche Centrali europea e giapponese, per evitare la nazionalizzazione di Fannie Mae e Freddie Mac».

Attraverso il suo Exchange Stabilization Fund, il Tesoro americano ha venduto 6 miliardi di euro (per deprimerne il corso) nella terza settimana di giugno. Difatti, strana coincidenza, nello stesso periodo l’oro - benchè la domanda fortemente aumentasse, al punto che le consegne fisiche del metallo avvenivano in ritardo per scarsità - è calato di prezzo. Un rovesciamento della legge sulla domanda-offerta, simile all’abolizione della legge di gravità. Tenere l’oro basso era essenziale durante la manipolazione del dollaro al rialzo, onde togliere la tentazione dei «mercati» di correre al bene-rifugio per eccellenza. In ogni caso, la manipolazione è fallita.

Gli USA hanno dovuto nazionalizzare Fannie e Freddie, il che ha di colpo accresciuto, e in modo massiccio, il debito degli Stati Uniti, quello che i cinesi finanziano acquistando a man bassa i Buoni del Tesoro americano. Ora ad essere in dubbio non sono solo i titoli emessi da Fannie e Freddie, ma quelli dello Stato. Il tentativo «non ha fatto che accelerare la rottura del sistema dollaro».

«La sterlina e l’economia britannica si trovano ad essere le più sacrificate in questa operazione. Assistiamo alla scomparsa della sterlina dal club molto chiuso delle divise di riserva».

«Un tribunale ci dica chi punire»: Guardian, 17 settembre.

«Se  gli errori che hanno fatto collassare il mercato li avessero commessi degli uomini di Stato, ci sarebbero cadaveri appesi ai lampioni. Se li avessero commessi dei generali, si sarebbero gettati sulle loro spade. Se li avessero commessi giudici, chirurghi o specialisti, ne sarebbe seguita una qualche sanzione della categoria professionale, una radiazione da qualche albo. Invece, quelli responsabili della nostra rovina finanziaria possono svanire nella foresta come lo Stregatto di Alice nel paese delle Meraviglie, lasciando solo un sogghigno dai denti d’oro. Per loro non c’è un Tribunale dell’Aia».

«I re del denaro si sono rivelati degli stolti arroganti. Adesso noi tutti paghiamo il prezzo della loro hubris», Daily Mail.

«Negli anni del loro dominio, ci hanno tenuto la lezione che i mercati erano i giudici supremi, e dovevano essere lasciati liberi di governare il mondo. Ora che i mercati decretano la loro caduta, corrono piangendo allo Stato a mendicare il denaro di noi contribuenti per farsi salvare dall’ospizio dei poveri».

Mai giornali britannici avevano osato scrivere frasi simili contro il «mercato».

Mosca: l’indice borsistico RTS, denominato in dollari, è crollato del 6%. L’indice Micex, in rubli, precipitato del 18%. La Borsa russa è stata chiusa. La crisi colpisce anche lì.

Una Borsa dove sono rappresentate al 75% le imprese estrattrici di materie prime, il notevole calo del petrolio ha indotto molti investitori alle prese di beneficio (ossia liquidare azioni per lucrare i rialzi precedenti); investitori per lo più stranieri (leggi: speculatori) non cessano di fare la morale:  si ritirano dalla Borsa di un Paese «autoritario», in realtà perchè hanno bisogno di liquidità in quanto coinvolti e travolti  nell’implosione americana.

Uno statista coraggioso lascerebbe chiusa la Borsa in modo definitivo. A che serve una Borsa?

In tempi come questi, a Wall Street solo a dare spazio agli avvoltoi del ribasso, che vendono allo scoperto e peggiorano il crollo, sicchè la SEC ha dovuto minacciare le vie legali contro i «naked short sellers» che mentono sulla loro capacità di consegnare le azioni (che hanno venduto senza averle).

A cosa sono servite le Borse globali in questo decennio dei loro trionfi? A distruggere qualche trilione di dollari di ricchezza reale, a rovinare risparmiatori, contribuenti, pensionati. Si può fare a meno delle quotazioni continue 24 ore su 24, che servono solo alla nervosità della speculazione.

Anche la Germania, dopo il ‘29, patì quel che patisce oggi la Russia: ritiro in massa di dollari americani, gli «investitori» USA ne avevano bisogno per affrontare il loro crack nazionale. La Germania, a corto di liquidità, cadde nella depressione dei primi  anni ‘30.

La sollevò il capo (ebreo) della Reichsbank, la Banca Centrale del Terzo Reich. L’economia riprese, le esportazioni prosperarono col sistema del baratto, la disoccupazione fu riassorbita in tre anni. Forse converrebbe ristudiare come fece. Senonchè, è il Male Assoluto.


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