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Iniezioni di liquidità: ne voglio anch’io!
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I rialzi incredibili, spasmodici delle Borse mondiali hanno qualcosa di sinistro: come il benessere di un canceroso terminale a cui viene annunciata una cura «rivoluzionaria», e già si sente meglio.

La cura rivoluzionaria annnunciata dal potere americano è la Resolution Trust Corporation, una immane pattumiera in cui il governo getterà, dopo averli comprati a sconto, gli «attivi non-liquidi» e «tossici» (ossia obbligazioni e titoli che nessuno vuol comprare), con la speranza di poterli vendere a poco a poco negli anni seguenti, quando ci sarà la ripresa. Magari perfino con un profitto da parte dello Stato, dicono gli ottimisti.

Perchè, dicono questi ottimisti, non dimentichiamo che cosa c’è sotto gli attivi tossici che nessuno vuole a nessun prezzo: ci sono immobili, case. Di cui i proprietari non hanno potuto pagare il mutuo, e che quindi sono crollate di valore. Ma fra cinque, dieci anni, gli immobili saliranno; lo Stato li venderà, e il costo del salvataggio, che oggi appare colossale per i contribuenti, sarà più che ragionevole.

In realtà, vari Resolution Trust furono messi in atto durante il New Deal, senza alcuna ripresa: dieci anni dopo, a salvare l’America dalla depressione fu l’entrata in guerra (grande consumatrice di prodotti industriali, e assorbitrice di disoccupati).

Ma ammettiamo che gli ottimisti abbiano ragione (1). Allora la domanda è: perchè il potere americano - che ha iniettato 900 miliardi di dollari di liquidità alle banche, senza alcun risultato - non ha invece iniettato un po’ di liquidità nelle tasche dei cittadini col mutuo, in modo che potessero pagarlo?

Non si dice di pagar loro il rateo intero; bastava pagare la differenza tra l’interesse richiesto dai creditori, e quello che i piccoli debitori potevano pagare. Con una frazione minima di quel che la FED ha dilapidato nei vani tentativi di salvataggio, si sarebbero ottenuti i seguenti risultati: non ci sarebbero stati pignoramenti per insolvenze dei piccoli debitori; milioni di case sequestrate non sarebbero state gettate sul mercato deprimendo i prezzi (-20%); i cittadini sarebbero rimasti nelle loro case, assicurandone la manutenzione contro il degrado sociale; i ratei dei mutui sarebbero stati pagati regolarmente; e dunque, anche i titoli confezionati dagli speculatori mescolando e frazionando quei mutui, non avrebbero perso valore, non sarebbero diventati «tossici». E non ci sarebbe stata la crisi.

Insomma: se si fosse iniettata liquidità in basso - ai poveri debitori - si sarebbe mantenuto l’intero ordine economico e sociale ad un prezzo più che ragionevole.

Naturalmente, i teologi del liberismo vi risponderanno: perchè sarebbe stato regalare qualcosa a gente che non lo merita, una casa a chi non poteva permettersela. Nel capitalismo di mercato, «non si danno pasti gratis» (no free lunch). Se si sbaglia, si fallisce. Il liberismo è moralistico.

Questa obiezione è diventata alquanto debole negli ultimi giorni, perchè le Banche Centrali hanno regalato enormi pasti gratis a speculatori criminali dell’alta finanza, a gente che sicuramente non li meritava.

Nel penultimo (e vano) intervento di «iniezione di liquidità», la FED, con il soccorso della BCE, della Banca centrale giapponese ed altre, ha versato nelle tasche dei veri criminali 180 miliardi di dollari: che è, tanto per confronto, dieci volte il bilancio della NASA. Siccome non bastava, ha alzato l’iniezione a 247 miliardi.

Come già detto, l’insieme degli interventi delle settimane precedenti tocca i 900, i mille miliardi: abbastanza per regalare ad ogni americano l’assistenza sanitaria, più grandi programmi di manutenzione infrastrutturale, più chissà quali altri programmi di ricerca e sviluppo allo scopo di trovare nuove fonti di energia, una dozzina di Progetti Manhattan.

Insomma: il potere ha preferito regalare miliardi agli straricchi, rovinatisi con le loro mani, che qualche milione ai poveri cittadini. Quelli da cui, dopotutto, dipende la stabilità economica e persino della finanza speculativa.

Perchè tutte le creazioni finanziarie e gli strumenti più fantasiosi creati per aumentare i profitti a debito inventati dai genii di Goldman e di Morgan, si basano, in ultima istanza, su un presupposto: che milioni di cittadini anonimi, con un buon lavoro e un decente stipendio, continuino regolarmente a pagare il rateo del mutuo, la rata per l’automobile, la quota sulla carta di credito. Ora, è questa base che è stata rovinata, e dunque per questo niente risanerà la finanza.

La globalizzazione ha portato via, in Cina ed India, i lavori ben pagati degli americani; da tempo gli americani non potevano più comprare la nuova auto a rate, se non accendendo ipoteche sulle loro case; questo ha funzionato solo finchè il valore delle case saliva, ma oggi - che è sceso a precipizio - non è più possibile.

L’ideologia liberista applicata fanaticamente ha precarizzato il lavoro: e a milioni di lavoratori con contratto trimestrale mica si può far credito per comprarsi una casa e una macchina. Ma se non si può indebitare il cittadino commune, tutto il grande casinò sovrastante si blocca.

La facilità di ottenere credito a buon prezzo è assolutamente centrale nel sistema americano, del sogno americano a vendite rateali; ora questo meccanismo è rotto, ed è stato rotto dal basso. Ecco perchè gli interventi dall’alto, mettere soldi nelle tasche degli speculatori, non sono serviti.

Con questi soldi regalati, le banche dovevano riprendere a farsi prestiti vicendevoli di routine; invece, le banche hanno usato i fondi per accaparrarsi Buoni del Tesoro, insomma se li sono incamerati in un investimento (relativamente) sicuro. Sia per aumentare il capitale di fronte a perdite di cui loro sole sanno l’entità, sia perchè sanno benissimo che le altre banche sono - come loro - insolventi, e quindi non credibili come debitrici. Quante siano le perdite, quanto enormi siano i buchi, è una cosa che le banche non vogliono far sapere. Sarebbe come mostrare le carte in una partita di poker, diventata rischiosissima.

Per questo sono così allegre oggi all’annuncio del Resolution  Trust governativo: tutte quante getteranno i loro «attivi» tossici insieme, mostreranno tutte insieme le loro scartine. Sperano così di ricominciare il vecchio giocco: tornare a indebitare i cittadini sulle carte di credito, sulle vendite rateali, aprendo fidi ad indebitamento continuo alle imprese (2), concedendo mutui a rischio, indebitandosi enormemente per speculare (come fanno gli hedge fund). Ma se sotto non ci sono milioni di lavoratori industriali, che ricevono salari perchè producono merci buone e vendibili, la giostra non può più riprendere.

L’attuale generazione è stata scottata abbastanza dal crack: prima che arrivi un’altra generazione senza memoria del disastro, da convincere che conviene investire in Borsa e fare debiti permanenti, è difficile che nell’economia ci sia abbastanza capitale (pseudo-capitale) da finanziare una ripresa. La scritta «non si fa credito» resterà sull’economia per almeno 15 anni.
Una delle idiozie che si sentono dire dai liberisti terminali è: con questi salvataggi di banche che il mercato ha condannato, il governo USA sta diventando socialista. Ha nazionalizzato Fannie, Freddie, AIG… L’idiozia è duplice.

Anzitutto, non si tratta di socialismo, ma di fascismo economico: quella che viene annunciata è una colossale IRI. Ma l’IRI fascista incamerò aziende che producevano beni industriali, per salvare posti di lavoro qualificati, impedire la dispersione di competenze tecniche preziose, mantenere aree di eccellenza e modernità al Paese.

Invece la IRI americana salva finanziarie. Che non producono niente, se non titoli di debito, «pagherò», cambiali. E peggio. Il fascismo nazionalizzò la Ansaldo siderurgica; il Tesoro americano ha nazionalizzato Las Vegas.

Voglio vedere se le banche al Resolution Trust conferiranno i loro derivati. La sola J.P. Morgan ha un’esposizione in derivati di 90 trilioni di dollari: quasi sette volte il PIL americano, e quasi il doppio del prodotto lordo mondiale. Si tratta di un nozionale, ma che comunque può comportare perdite di 7-9 trilioni di dollari. Abbastanza da sfondare anche la più robusta pattumiera (3).




1) L’ultimo Resolution Trust  è stato creato in USA negli anni ‘80, per superare la crisi delle casse di risparmio (Saving & Loans), che si erano messe a speculare nell’ingegneria finanziaria, rovinandosi (un po’ come i Comuni italioti, acqusitando prodotti «strutturati»). Il governo mise sotto tutela 747 casse di risparmio e digerì 394 miliardi di dollari di attivi tossici di queste, che riuscì a vendere in parte, però nel giro di sette anni. Alla fine, le perdite per le finanze pubbliche (leggi: contribuenti) risultarono 75 miliardi di dollari. Il Resolution Trust per risanare la finanza dopo la crisi dei subprime dovrà spendere molto di più: nell’ordine non di 75 miliardi, ma di migliaia di miliardi di dollari, «trilioni».
2) Le aziende grandi hanno preso l’abitudine - il vizio da drogati - di riciclare i loro debiti, continuamente accendendone di nuovi per pagare i vecchi. Alle banche infatti non interessa che il debito sia restituito (non è denaro loro, ma dei risparmiatori) bensì che i debitori continuino a pagare gli interessi. Il guaio è che, quando si instaura una crisi del credito - come oggi - le imprese non possono contrare nuovi debiti per pagare quelli vecchi, o possono farlo solo a tassi d’interesse proibitivi. E’ in questo modo che la crisi finanziaria si ripercuote sull’economia reale. Ma qui c’è un motivo di ottimismo: l’indebitamento delle imprese è migliorato dal 2001. Il tasso di autofinanziamento delle aziende americane è passato dal 75% al 92%, quello delle europee dal 75% all’88%. Ciò conferma che la finanza ha solo una parte marginale come ausiliaria dell’economia reale; il resto è mero gioco d’azzardo, spreco distruttore.
3) L’ultimi idiozia che si sente ripetere: questo «non sarà il ‘29», perchè adesso le Banche Centrali iniettano liquidità ad alluvione... Il motivo della crisi attuale è identico a quella del 1929: l’abuso di indebitarsi non per produrre, ma per speculare in Borsa. Piccola differenza: allora ad indebitarsi furono dattilografe e fattorini, che si facevano prestare diciamo 2.000 dollari dalla banca, li gettavano in Borsa, ne guadagnavano (finchè saliva) 2.500, ed erano in grado di pagare gli interessi e tenere un piccolo lucro. Oggi, ad indebitarsi non sono le dattilografe ma i fondi speculativi e le banche d’affari. E non per 2 mila dollari, ma per  60-80 volte il loro capitale.


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