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Il senso di quello che sta accadendo
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Un lettore scrive:

Egregio direttore Blondet,
Sono un abbonato del sito; se me lo consente vorrei porle una domanda.
Ho l’impressione che sia la stessa domanda che lei si sta ponendo da un po’ di tempo; mi sembra di capirlo notando qua e là nei suoi scritti indizi rivelatori in questo senso.
La domanda è: quale è il senso logico, ovvero il fine ultimo che governa tutti gli avvenimenti che stanno accadendo in questi ultimi tempi?
In sostanza, perché accade tutto questo?
Mi spiego meglio: non si tratta della domanda fondamentale, eppure banale, sul senso della vita e dell’esistenza; a questa in fondo ognuno può rispondersi come meglio crede, con riflessioni dettate dal proprio modo di vedere le cose e sulla base dei propri interessi personali.
In realtà l’interrogativo è più semplice, se si vuole, cioè a chi giovano crisi finanziarie, crisi nei rapporti umani, crisi religiose e tutto quanto risulta collegato al fine di raggiungere un fine ultimo, o una serie di fini ultimi dei quali non riesco a capire il senso.
Dico questo perché a mio parere tutti gli avvenimenti che stanno sconvolgendo il mondo intero, come ad esempio la crisi finanziaria, mi appaiono chiaramente previsti e determinati da qualcuno che vi deve ricavare un indubbio interesse personale, o di categoria.
Se pensiamo che una parte degli esseri umani che stanno al mondo agisce senza una logica di buon senso, o perché privi di raziocinio o per altri motivi di varia natura, dobbiamo però presupporre che questi sono una minoranza, in quanto la maggior parte degli uomini porta avanti la propria esistenza seguendo il criterio del «buon padre di famiglia», ovvero magari secondo una logica utilitarista che però impedisce di sprecare le proprie risorse in azioni che non portano alcun vantaggio a livello personale o per coloro che si vuole favorire, siano questi i propri familiari, amici o comunque persone collegate da una qualche forma di appartenenza ad un comune sentimento o interesse.
In questo senso nei comportamenti della nostra «casta» che lei cosi abilmente descrive io ritrovo una qualche logica, per quanto becera e votata al puro arricchimento personale.
E’ una logica se vogliamo da «poveri», che accaparrano per sè e per i propri affini quanto più possibile, magari anche per le generazioni future; ma, per quanto malata, è una logica comprensibile, nel senso della umana debolezza.
Comunque una logica che deve fare i conti col fatto che, per quanto uno possa accaparrare, questo vale solo per gli anni che può vivere nel lusso e nella massima soddisfazione personale, anche a scapito di altri, visto che nessuno può portarsi nella tomba i frutti del proprio arricchimento.
Mi rimane già difficile comprendere come sia possibile che tutti coloro che adottano questo comportamento lo facciano per trasmettere i vantaggi dei propri sforzi ad altri che sopravvivono.
In fondo, se ci pensiamo bene, sacrificarsi ed essere disposti a tutto (anche a sopraffare il prossimo) per ottenere beni materiali oltre quello che necessita alla propria esistenza, vale veramente la pena se si deve lasciare tutto ad altri che verranno dopo?
Quello che vedo invece contrasta con questa logica umana, di buon senso anche utilitaristico e becero come descritto.
Leggendo i suoi ottimi articoli su tutto quello che sta avvenendo a livello mondiale, mi appare evidente che l’umanità sta correndo con una velocità sempre maggiore verso sconvolgimenti notevoli che sono destinati a causare conseguenze enormi sulla vita di ognuno di noi.
Non avendo l’idea fissa del complotto da parte di imprecisati poteri forti alle spalle dei singoli cittadini ignari come noi, mi domando però appunto quale è il fine ultimo di tutto questo.
Vediamo che la crisi finanziaria non sembra scoppiata a caso, senza alcun controllo, ma appare piuttosto causata ad un certo punto da qualcuno, come un nuovo 11 settembre, per ottenere un qualche risultato.
Probabilmente questo qualcuno potrà essere individuato come una entità sovranazionale che opera con degli scopi ben precisi, a vantaggio di pochi e svantaggio della maggioranza degli uomini.
Questo potere forte peraltro dovrà confrontarsi con altri poteri forti esistenti al mondo, ognuno dei quali mira al soddisfacimento dei propri interessi.
 Ma quale è il senso che dirige le azioni di chi vuole ridurre alla povertà la massa degli uomini che vivono in questo mondo, accaparrandosi ricchezze che vanno anche oltre quanto sia possibile immaginare per la propria esistenza e quella dei propri affini.
Quale è il senso di chi vuole ridurre alla miseria morale i rapporti tra esseri umani utilizzando tutti gli strumenti disponibili nell’economia, nella scienza, nella comunicazione e altro, mantenendo la gente nell’ignoranza e nell’indigenza.
Quale è il senso che porta a contrastare in tutti i modi il sentimento di sana religiosità che contraddistingue il genere umano fin dagli albori della sua esistenza, come si può vedere ad esempio nella subdola e continua lotta agli stessi principi alla base della religione cattolica (e lo dice uno che è cattolico più che altro per definizione, non certo per pratica), principi che in fondo non sono poi molto distanti da quelli del «buon padre di famiglia».
Tutto porta a pensare che una minoranza di uomini sta facendo tutto questo per ottenere il massimo possibile durante la propria esistenza in vita su questa terra, ricchezze morali, materiali, ecc, a svantaggio di una maggioranza di altri uomini, abbattendo ogni impedimento particolare che possa essere di ostacolo a questa visione mondialista.
Ma tutto questo ha senso quando alla propria esistenza c’è comunque un limite?
Molto più semplicemente, se io ho fame e sete, posso mangiare e bere quanto più possibile per soddisfare queste esigenze, anche molto oltre il mio reale bisogno, ma  più di tanto non posso farlo senza rischiare di morire.
Devo forse pensare che per questa gente non c’è un limite alla esistenza su questa terra, ovvero sono immortali?
Oppure lavorano per altri che non sappiamo, dei quali ci sfugge l’interesse primario?
Non voglio parlare di rettiliani o cose del genere, ai quali ovviamente non credo, ma, senza avere la pretesa ovviamente di comprendere la complessità del momento attuale, qualcosa alla fine mi sfugge comunque, e mi pare di capire che anche lei si sta arrovellando su questo.
Cordialmente la saluto.

Gilberto



Tendo a «non» credere, questa volta, che la crisi che stiamo vivendo (abbiamo appena cominciato) sia l’opera di un complotto di una minoranza consapevole. C’è qualcosa di troppo incontrollato, mi pare che anche i potenti provino oggi una specie di panico;  il collasso sistemico è così grandioso, da travolgere tutto e tutti, e persino ogni «ricchezza» materiale in qualunque forma.

Persino l’oro rischia di non valere più, al fondo di questa implosione: con che cosa scambiarlo, se mancherà il cibo?

Sì, ci sono i manager delle banche d’investimento che, nel momento stesso del collasso delle loro banche o fondi, hanno arraffato una settantina di miliardi di dollari di emolumenti (noti: il 10% della cifra stanziata dal Piano Paulson per il salvataggio della finanza USA), e che stanno godendosi giorni di bisbocce e spese folli in certi grandi alberghi; ma sono comportamenti tipici da «fine di tutto»: avveniva nei tempi delle grandi epidemie, la peste infuriava e c’erano allegre compagnie che folleggiavano, dando fondo a tutto.

Quando il Titanic affonda, c’è chi arraffa l’ultima bottiglia di champagne, e chi si dà al sesso frenetico. E’ ancora, a suo modo, umano.

Ma ha ragione lei in un altro senso: lei sospetta un compoltto in quanto vede, nei piani alti del potere, comportamenti ostinatamente e palesemente distruttivi ed auto-distruttivi, che negano la logica umana, anche quella  bassamente utilitaria. E’ vero, e lo cònstato anch’io. Ma questo si spiega, credo, con l’ideologia.

Sono abbastanza vecchio per aver visto simili comportamenti anche nel potere sovietico, dominato dall’ideologia marx-leninista. Che senso ebbe, nell’interesse stesso del partito, provocare una carestia inaudita, mai prima avvenuta nella fertile terra russa, nei primi anni ‘30, massacrando i coltivatori diretti ucraini a milioni?

Lo si fece perchè l’ideologia dettava che la proprietà privata andava abolita, e in modo punitivo, con l’uso del «terrore proletario» contro chi faceva resistenza anche passiva.

In base a quale razionalità i capi del Partito caduti in disgrazia e incarcerati da Stalin, confessavano docilmente delitti, tradimenti e complotti anti-comunisti mai avvenuti, in processi-farsa?

Erano convinti che il Partito richiedeva da loro questo sacrificio, nell’avanzata verso il comunismo realizzato l’individuo non conta nulla, e la verità è quella che viene stabilita dal Comitato Centrale.

Che cosa indusse Stalin a fare una purga omicida di generali proprio nell’imminenza della seconda guerra mondiale, o gettare nel Gulag da 20 a 60 milioni di cittadini, senza che nessuno nel Partito osasse alzare una voce per evitarlo?

L’ideologia lo richiedeva; l’ideologia che era diventata «sistema» e governo, macchina burocratico-sterminatrice, e che nessuno poteva fermare; perchè per fermarla, sarebbe occorso pensare «fuori» dell’ideologia, e quelli non avevano alcuna capacità di pensare «fuori» dalla dottrina marx-leninista.

Era l’unica che conoscevano, era la loro fede, fuori di essa si sentivano semplicemente un nulla.

Sembra incredibile, ma fu proprio così; a studiare la mentalità dai capi comunisti nella cerchia interna di Stalin - essi stessi in pericolo continuo di eliminazione, e tuttavia ferocissimi eliminatori di altri membri del Partito, sempre pronti ad elevare accuse inventate - c’è da restare semplicemente sgomenti.

A forza di questo, alla fine, il sistema sovietico è crollato su se stesso, non perchè combattuto e vinto da forze esterne, ma vittima - come si dice - delle proprie contraddizioni.

Ora, il liberismo globalizzato e finanziario, assoluto e senza regole, è vissuto dalle classi dirigenti anglo-americane come  ideologia. Esattamente come i capi del PCUS vivevano la loro.

Ciò che fanno e ci stupisce e spaventa per la sua irrazionalità, viene da una visione del  mondo e della società che essi (come i marxisti) credono «scientifica», e quindi oggettiva e ineluttabile.

I comunisti si ritenevano in possesso del metodo per creare la «società senza classi», l’«uomo nuovo», il paradiso in terra; dunque, se la realtà o la natura resisteva a questo metodo, significava che la realtà era nemica dell’ideologia, e andava piegata o distrutta.

Gli ideologi seguaci di Adam Smith reinterpretato da Wall Street volevano instaurare il «mercato perfettto» (il loro paradiso in terra), dove la «mano invisibile» dava a ciascuno ciò che meritava;
il migliore sistema possibile per l’umanità, quello «scientifcamente giusto».

Per instaurarlo, basta abolire ogni sovranità, ogni qualità non commerciabile (culture e religioni, valori etici e senso di dignità e nobiltà, tutti ostacoli al  consumo), ogni differenza nazionale e individuale, trasformare tutti gli uomini con le loro diversità, varietà e culture, in «consumatori-standard» perfettamente permeabili alla pubblicità, e in lavoratori-merce, liberamente spostabili, intercambiabili  e in concorrenza in base al loro «costo» salariale.

Se la realtà, sotto questo trattamento, scricchiola e geme, minaccia di crollare trascinando nel crollo anche loro, non se ne preoccupano: muoia la realtà, muoiano gli uomini, purchè l’ideologia viva. Ed oggi che il sistema implode devastando ricchezze, vite e generazioni, questi potenti non sanno che fare: sono prigionieri del «pensiero unico» che hanno imposto come «verità» (in russo: Pravda). Come i capi sovietici di ieri, credono alla loro stessa propaganda, e non hanno un’altra dottrina a disposizione.

I rimedi che tentano hanno qualcosa di tragico e di ridicolo, perchè cercano di sanare il disastro secondo la loro ideologia: la finanza con più finanza, le banche con più liquidità, e soprattutto pensano a salvare le banche e i corsi delle azioni... mentre sotto, l’economia reale si paralizza e si gela, producendo disoccupati e penuria.

Sì, quando scompare la fede in Dio come «senso comune» socialmente condiviso (con quel che comporta: l’esame di coscienza, la preghiera, il mettersi sotto l’occhio di Dio per farsi esaminare, il riconoscere i propri errori, il pentimento, la carità verso il prossimo) è quasi inevitabile che ad essa si sostituisca  l’ideologia.

L’ideologia è il surrogato tossico della fede; essa conquista proprio i cuori mediocri - ossia la maggioranza - per la sua semplicità e totalità. I cuori umani hanno bisogno di una fede totale a cui darsi, di una visione del mondo esaustiva.

Le aggiungo questo: benchè ogni ideologia sia atroce e mortifera, una fase storica in cui un’ideologia cade e perde la sua presa sugli animi è pur sempre terribile. Se non interviene a riempire il vuoto la fede (e la fede uno «non se la può dare», specie l’uomo post-moderno) allora avanza la generazione del cinismo e dell’autodistruzione: come i nostri giovani che si devastano con la coca o con l’alcol, che si stordiscono e si uccidono per eccesso di velocità, alla perenne ricerca di «esperienze-limite».

Questa ricerca è essa stessa il surrogato di una pulsione ineliminabile al «più alto», alla «uscita da sé», all’esperienza dell’estasi e della Visione (o Liberazione, o nirvana) che il nostro mondo occidentale non sa più proporre, ma solo deridere.

Senza nè fede nè ideologia, manca una ragione per vivere. E allora si cercano «pretesti» per riempire il vuoto. Il vuoto di soprannaturale, che è presente nel cuore umano e non può essere colmato.

Questo è il lato spaventoso dell’uomo, ed è anche la prova che non è una creatura puramente zoologica. L’uomo vuole «tutto», il Tutto; se non può concepirlo, come i grandi manager della finanza, vogliono - in mancanza di meglio - «tutti i soldi del mondo». E’ una forma di droga e di uscita dal limite, un altro surrogato. E ci dice che la civiltà è arrivata a un capolinea, se non interviene un Salvatore.

Naturalmente tutto ciò ha qualcosa di satanico.

Ecco, se dobbiamo addditare un grande burattinaio dietro le azioni inumane ed autodistruttive dei potenti come dei giovani, incomprensibili anche in termini di tornaconto, può essere quello.

Quando un complotto appare «troppo» ben concepito e coerentemente condotto fino al termine ultimo, nonostante la pochezza degli attori umani che paiono gestirlo (ma ne sono gestiti), credo si possa vedervi l’opera del Ribelle, del Lapidato, del padrone del mondo.



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