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Il governo ha un nemico
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Mi sono convinto che questo governo ha un nemico vero. No, non è Veltroni. Uno che lavora attivamente a mettere i bastoni fra le ruote ai ministri, a impacciarne l’azione e a ridicolizzarli. No, non è Di Pietro.

Il vero, pericoloso nemico del governo è il capo del governo, Silvio Berlusconi. Alias Il Salame.

Vediamo le sue azioni di sabotaggio.

Il centro-destra è stato votato da una maggioranza schiacciante di italiani con la evidente ed esplicita speranza: che li liberasse dalla Casta, dai parassiti privilegiati pubblici strapagati che soffocano l’economia e scuoiano la società, e con la speranza che razionalizzasse la spesa pubblica, magari abbassasse le tasse.

E il Salame che fa?

Come primo atto, «salva» Alitalia. Con tutti i suoi piloti e hostess da hotel a cinque stelle, i suoi sindacalizzati da camorra che hanno devastato una compagnia con il più goloso bacino di clienti-turisti-viaggiatori che si possa immaginare, già fallita senza speranza con dilapidazione titanica di denaro pubblico. Stavamo quasi per rifilare il catorcio ad Air France, che ci sa fare, quando al Salame viene la voglia di «difendere l’italianità» del catorcio.

Avanti, imprenditori italiani! Ci sono, eccoli, vogliosi di italianità!

Passano mesi. La cordata ordinata dal Salame si forma a pezzi e bocconi, controvoglia, a forza di spinte e spintarelle. Obtorto collo, i cordisti si fanno avanti, cacciano qualche stitico milione. Per convincerli, si è dovuto dare loro contropartire golosissime, che valgono dieci o venti volte il catorcio. A Ligresti, la cementificazione dell’area Forlanini; a Toto, il salvataggio del suo catorcetto privato, la Air One.

Nelle more, il contribuente italiano ha cacciato - per volontà imperiosa del Salame - 400 altri milioni di euro a pagamento di carburante e stipendi ai fancazzisti in divisa blu e alle fankazziste in tailleur firmato. I quali, per ringraziare, fanno pure scenate indegne, occupano aeroporti, urlano ai viaggiatori «andate in treno».

Il risultato è miserevole, perchè se Air France avrebbe licenziato 2.500 fankazzisti, con l’italianità se ne vanno a spasso 5-7 mila. E’ vero, con cassa integrazione di otto anni (o di ottanta? Mi sono perso qualche battuta), tutto a carico nostro, dono di Berlusca.

La prospettiva è il raddoppio del biglietto sulla tratta Milano-Roma, l’unica grassa, il monopolio. Non c’è male per un governo «liberista» e «privatista».

D’altra parte, Alitalia fallirà comunque: non solo perchè è rimasta una ridicola compagnia regionale che nessun partner vuole più (capirai, con la depressione mondiale in corso), ma anche perchè i suoi aerei viaggiano vuoti: gli italiani hanno seguito i consigli dei fankazzisti urlanti, vanno in treno.

Il solo risultato è questo: che per ordine del Salame, il governo ha dovuto fare un’azione del tutto contraria al programma anti-parassiti per cui era stato votato, e contraria all’idea di tagliare le spese idiote e folli, che è portata avanti da Tremonti e da Brunetta.
Secondo sabotaggio.

Collasso finanziario globale. Tremonti s’arrabatta per escogitare un serio piano di salvataggio, e due yes-men del Salame gli mettono dentro, nel decreto, un codicillo che salva i colpevoli di bancarotta, Geronzi, Tanzi, Cragnotti.

Tremonti deve sibilare: «O va via l’emendamento, o vado via io». L’emendamento dei furbetti del Salamino viene ritirato. Ma è stato un altro colpo di mano contro il governo e il progamma per il quale il popolo italiano l’ha votato: riportare un minimo di serietà nella cosa pubblica.

Ancora.

Si riunisce  un vertice in America per cercare un qualche inghippo atto a frenare l’emorragia finanziaria, la fuga dalle banche e i fallimenti a catena. E’ stato invitato anche il Salame. Che dichiara pubblicamente: «Si deciderà di chiudere le Borse per qualche giorno».

Quasi certamente era proprio questo l’inghippo concordato; ma il Salame l’ha mezzo in piazza, neutralizzando l’effetto-sorpresa. E di fatto annullando il rimedio d’emergenza.

Non riesce a stare proprio zitto. Non bisogna dirgli niente, al Salame, sennò spiffera.

E poi?

Altre centinaia di milioni al Comune di Catania, dove ha messo sindaco il suo medico personale (quello che gli fa le ricette per il ...). Altro sabotaggio al programma di responsabilizzazione degli enti locali folleggianti.

Tremonti è verde; ed ora come si farà a dire no ad altri Comuni di mascalzoni che ci hanno indebitato fino al collo per assumere clienti e parenti?

Berlusconi è contro il programma del suo stesso governo, e non perde occasione per rinnegarlo.

Infine, questa faccenda della scuola.

La grande protesta della casta insegnante, che trascina con sè i baroni fankazzisti universitari, ed ovviamente gli studenti, fankazzisti per costituzione puberale. La sinistra extraparlamentare, esclusa dal parlamento proprio dagli italiani, ci vede l’occasione per fare un nuovo ’68 e soffia sul fuoco.

E il Salame che fa?

«Chiamo la polizia contro le occupazioni, ho già parlato con il bravissimo ministro dell’Interno Tremonti» (ha detto proprio così: non sa nemmeno i nomi dei suoi ministri? Ha fatto apposta, perchè Tremonti gli ruba la scena?).

L’extraparlamentarismo non aspettava altro. Ad un passo dal ’68, dagli anni di piombo; assicurato il successo dell’adunata veltroniano-cgiellina nella celebre piazza San Giovanni. C’è persino il rischio che un governo forte, votato da una schiacciante maggioranza, con un favore nei sondaggi senza precedenti, possa essere travolto dalla piazza.

Si può far peggio?

Si può, se ci si chiama Silvio Salame Berlusconi.

Dalla Cina, dov’è in visita ufficiale (e dove non si dovrebbe parlare di faccende interne) Salame Primo dice: «Mai detto che avrei mandato la polizia. Non l’ho nemmeno pensato». Ovviamente, il TG3 rimanda la registrazione del giorno prima, dove il Salame diceva proprio così.

Ministri che s’impegnano, che si danno da fare, che si espongono con coraggio e coi nervi a fiori di pelle, la Gelmini, Tremonti, Brunetta, sono così coinvolti nel ridicolo che il Salame senza-palle sparge da irresponsabile attorno a sè, ogni volta che parla; uno che punteggia gli atti di governo, in questi giorni gravi, di uscite come «dormo tre ore per notte, le altre tre mi servono per scopare», ed altre battute da macchietta brianzola in overdose di viagra, oppure «comprate azioni italiane, ENI, ENEL», secondo il suo istinto di vecchio piazzista.

Il Salame è, per competenza, senso dell’opportunità e intelligenza politica, al livello del suo giornalista favorito, Emilio Fede, che qualche sera fa ci spiegava, nel suo stile (impappinandosi e ripetendosi fastidiosamente, da vecchio molestatore di veline distolto da Novella Duemila) che la crisi economica l’ha scatenata bin Laden.

Bisognerebbe che il governo lo mandasse via. Un impeachment de’ noantri. Il tipo disturba. E’ la quinta colonna di Prodi nella compagine.

In questi giorni, frattanto, a salvare (momentaneamente) la situazione sono stati - come al solito - gli italiani.

E’ successo infatti una specie di miracolo per lo Stato: gli italiani, spaventati dalle notizie sulle banche insolventi, si sono buttati a comprare Buoni del Tesoro. E siccome sono ancora dei risparmiatori (almeno come media), ne hanno comprato tantissimi.

Al punto che lo Stato italiano, il più indebitato d’Europa, quello di cui gli inglesi si aspettavano il default e l’espulsione dalla zona euro, può pagare interessi bassissimi sul suo immane debito.

I BOT trimestrali si vendono anche se rendono l’1,60%, e non coprono nemmeno il falso tasso d’inflazione ufficiale, 3,7%. E pensare che ancora un mese fà, per invogliare i compratori, i BOT avevano un tasso vicino al 5%.

Non sono certo gli investitori esteri a fare incetta dei nostri BOT, sanno che il nostro Stato è debole, aggravato dalla torma di fancazzisti pubblici avidissimi, da truffatori pubblici comunali che ci hanno accollato derivati miliardari, di clientele grassissime; sono gli italiani che, come al solito, senza nemmeno saperlo, salvano lo Stato coi loro risparmi, gli danno fiato.

I tedeschi, che ci aspettavano al varco, sono allibiti. Credevano che nessuno avrebbe comprato i BOT di questo Stato ridicolo, e che l’azienda Italia avrebbe fatto fallimento, finalmente, come merita. E invece…

Per confronto, pensate che l’Ungheria, poveretta, ha dovuto alzare il rendimento dei suoi BOT ad oltre l’11%. Si svena, e tuttavia pochi comprano i BOT magiari anche a così alto rendimento, tant’è vero che la BCE ha dovuto farle un credito di 5 miliardi di euro. Il che è strano, se si considera che l’Ungheria non è ancora nell’area euro.

Ma il fatto è che le banche austriache hanno ricavato il 35% dei loro profitti facendo credito ai Paesi dell’ex-impero absburgico (130 milioni di abitanti), e il default sovrano dell’Ungheria metterebbe l’Austria (8 milioni di abitanti) alle corde in modo istantaneo. E non solo l’Austria, ma anche la Svizzera.

Perchè?

Perchè il 90% dei mutui in essere in Ungheria sono... in franchi svizzeri. Sembrava una scelta geniale: gli interessi svizzeri erano quasi zero, e dunque le finanziarie ungheresi si indebitavano in Svizzera, e coi franchi facevano mutui a interessi più alti ai loro debitori magiari. Il «carry trade» intra-europeo.

Solo che poi il tasso svizzero è salito al 3%, mentre il fiorino (forint) ungherese si svalutava del 10% in pochi giorni. Un nodo scorsoio, per gli ungheresi col mutuo in valuta; la rata aumenta del 13% e anche più, non possono pagare, il mercato immobiliare crolla, le banche sono alla rovina, lo Stato - troppo piccolo - per aiutarle si mette sul filo della bancarotta.

E se crolla l’Ungheria, crolla la ricca Svizzera: un po’ meno ricca dato che qualche giorno fa ha dovuto iniettare 4,6 miliardi di euro nel Credit Suisse e nella UBS, e stanziare 45 altri miliardi di euro per comprare i crediti tossici delle banche elvetiche.

Ma questo è niente: la massa dei prestiti consentiti in franchi svizzeri al di fuori della Svizzera si calcola sui 500 miliardi di euro. La bancarotta dell’Ungheria innescherebbe una reazione a catena stile Hiroshima.

Anche per l’Italia. Ebbene sì, perchè la geniale Unicredit del geniale Profumo s’è buttata a prestare nell’Est, specie in Bulgaria, che non sta meglio dell’Ungheria.

Da qui si capisce il bene che hanno fatto i risparmiatori italiani, senza saperlo: coi loro risparmi, stanno sostenendo la diga pericolante, come il bambino olandese della leggenda che salvò l’Olanda ficcando un dito nel buco dell’argine.

Non è una situazione comoda nè durevole. Ma per adesso va. Il nostro Stato trova ancora credito per il suo debito pubblico, può rifinanziarlo, persino ad interessi che fanno invidia ai tedeschi.

Ma non ditelo a Berlusconi. Altrimenti fa qualche sceneggiata estemporanea e rovina tutto. Magari per aiutare Profumo, per salvare la italianità di Unicredit.

Dategli delle veline Mediaset da scopare. Tenetelo occupato. Legatelo. Ma che non si occupi del governo; non è tempo di Salami.


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