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E intanto il piccolo popolo...
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... Lotta per la sua esistenza, sempre in pericolo. Truppe corazzate sono entrate a Gaza per dare una ripassata al lager: ufficialmente, per distruggere un tunnell che i prigionieri del lager avevano scavato. Ne hanno ammazzato uno, poi, siccome i detenuti hanno risposto ferendo sei soldati di Tsahal e lanciato qualche Kassam (vittime zero, danni zero), il piccolo popolo la cui stessa esistenza è in pericolo ha nella notte alzato un elicottero da guerra e massacrato altri cinque palestinesi (1).
«Terroristi», pardon.

Intanto anche i coloni religiosi, piamente distruggono gli oliveti degli animali parlanti. Ma il terzo fatto di auto-difesa merita una esposizione più lunga.

Giorni fa, il controspionaggio militare del Libano ha ammesso (dopo che i giornali l’avevano rivelato) di aver smantellato una cellula del Mossad sul suo territorio. I membri della cellula «controllavano i movimenti di figure di partito e dirigenti politici libanesi per conto del nemico», muniti di «apparati di telecomunicazione e fotografici sofisticati per la ripresa di facce»; la cellula sarebbe implicata nell’assassinio di Imad Mughniyeh, il capo militare di Hezbollah, avvenuto il febbraio scorso a Damasco. I membri della cellula (si dice siano di un gruppo terrorista palestinese chiamato Fatal al-Intifadah) operavano infatti anche in Siria. Cosa facile, in quanto si tratta di sunniti locali.

Anzi, ecco la sorpresa: due degli arrestati, fra cui il capo-cellula (indicato come A.D.J.) sono parenti fra loro, e soprattutto sono parenti di uno dei cosiddetti dirottatori dell’11 settembre 2001 (2): Ziad Jarrah, libanese, che avrebbe pilotato l’United Airlines 93, quello precipitato in un campo della Pennsylvania.

La «prova» c’è: la foto del suo passaporto, bruciacchiata ma dove si vede benissimo la sua faccia, recuperata dall’eroico FBI fra i rottami di quell’aereo, che di rottami ne ha lasciati pochissimi. Personaggio curioso, questo Jarrah.

I suoi parenti - facoltosi libanesi, nominalmente sunniti, che avevano mandato il figlio unico ad una scuola cattolica («La Sagesse») a Beirut - hanno sempre dichiarato che il pilota-suicida dell’11 settembre non era il loro Ziad, e che aveva subìto un «furto d’identità».

Più precisamente, sostengono che nel 1995-96, quando Ziad era ancora con loro in Libano, qualcuno con il suo nome affittò un appartamento a Brooklyn, New York. Il padrone di casa ha poi testimoniato che il suo inquilino era la stessa persona nella foto mostratagli dall’FBI.

Come molti dei presunti dirottatori (fra cui Mohamed Atta, il presunto capo-suicida) Ziad Jarrah va a studiare in Germania: luogo privilegiato, a quanto pare, di reclutamento di futuri «terroristi islamici», e sede delle più importanti basi USA in Europa, e condivise una stanza con un suo cugino. In quel periodo, Ziad non andava in moschea, preferiva le sale da ballo e le nuotate.

Incontrò una studentessa tedesca di origine turca, Aysel Sengun, con cui andò anche a vivere insieme, irritando i suoi amici più religiosi; anzi l’ha sposata in un «matimonio non ufficiale» (sic) il primo aprile 1999.

Nel 1997 si era trasferito ad Amburgo per studiare ingegneria aeronautica nel locale politecnico. Lì, secondo il Rapporto della Commissione senatoriale  per l’11 settembre, deve aver incontrato gli altri aspiranti terroristi, a cominciare da Atta. Ma non ha mai vissuto con loro. E c’è una sola volta in cui si ha la prova che possa averli incontrati: al matrimonio di uno di loro, Said Bahaji, nell’ottobre 1999 (c’è il video della festa).

Subito dopo, secondo la commissione, Jarrah e diversi altri futuri dirottatori  (Atta, Marwan al-Shehhi, il novello sposo Said Bahaji, e Ramzi Binalshibh) avrebbero deciso di andare in Cecenia a combattere contro i russi; ma invece sarebbero stati convinti da un capo-terrorista (Khalid Al-Masri) a deviare per l’Afghanistan, dove avrebbero incontrato bin Laden in persona.

Lì sarebbero stati istruiti: andate in Germania, anzi in USA, e iscrivetevi a una scuola di volo. Si tratta di missione segreta. E così Ziad, il 27 giugno del 2000, atterra a Newark e subito prende il volo per Venice, in Florida, dove c’è la scuola di volo per aerei da turismo preferita dai terroristi. Ci resta a studiare volo e a far pratica per sei mesi.

Particolare notevole: Jarrah è il solo che in quei sei mesi non vive con gli altri futuri terroristi volanti. Invece, condivide un appartamentino con un altro studente della scuola di volo, un tedesco, anzi, guarda caso, uno di Amburgo: Thorstein Biermann. Questo personaggio (dal cognome apparentemente ebraico) ebbe poi i guai suoi, perchè l’FBI sospettò anche di lui. Ma non è mai stato perseguito, ed è tornato in Germania.

Biermann ha raccontato che il libanese tornava spesso in Germania a trovare la sua fidanzatina (o moglie), e le telefonava, o scriveva mail, ogni giorno. In più, Jarrah era danaroso; era il solo ad avere una mitsubishi rossa, con cui dava volentieri passaggi a Bierman e ad altri studenti di volo.

Beveva occasionalmente una birra o due, «ma mai tre», andò spesso anche a Beirut a trovare la famiglia (allargata, alla araba) a cui si dimostrava molto affezionato; il solo dei dirottatori che non ha mai interrotto i rapporti con papà, mamma, zio e cugini, nè con la ragazza turco-tedesca.

Arriviamo agli ultimi giorni. Il 9 settembre 2001, Jarrah viene multato per eccesso di velocità in Maryland. Quel giorno telefona ai genitori, parla della multa e del più e del meno, e fra l’altro dice: ci vediamo il 22 settembre, ho comprato anche un vestito nuovo per l’occasione. Il 22 settembre doveva sposarsi un suo cugino in Libano. La padrona di casa di Jarrah conferma che il terrorista gli fece vedere il vestito nuovo che aveva comprato per quel matrimonio il 22.

Invece, l’11 settembre, Ziad Jarrah sale a bordo dell’United Airlines 93 e prende il suo posto prenotato: prima classe (Al Qaeda non bada a spese, per i suoi suicidi).

E’ l’aereo di cui ci hanno raccontato varie cose: le telefonate dal cielo dei passeggeri, che spiegavano come i terroristi arabi avessero bandane rosse in testa; l’eroica resistenza dei passeggeri che si battono coi terroristi finchè Jarrah, ai comandi, piuttosto che cedere il controllo dell’aereo, si butta in picchiata su un campo della Pennsylvania.

Tre ore prima di salire sull’aereo del suo suicidio, Jarrah aveva telefonato alla sua ragazza in Germania. Secondo lei, Aysel, una telefonata «piacevole e normale». Aysel giura anche che mai e poi mai il suo ragazzo le aveva fatto il nome di alcuno degli altri dirottatori. Ma ecco la «prova» che smentisce la ragazza.

Jarrah le aveva scritto, il 1° settembre, una lettera in cui appaiono frasi come «Ho fatto quello che dovevo» e «sarai molto orgogliosa, vedrai i risultati, e tutti saranno felici»: ciò che viene interpretato come il messaggio di un suicida.

Peccato che nella lettera, Ziad parli anche di prossimi incontri con la sua amata e le prometta di insegnarle ad andare sott’acqua col boccaglio. Ancor più strano: questa lettera, per un errore fatto da Jarrah nell’indirizzo, non arriverà mai ad Aysel. Le poste tedesche la manderanno indietro, e ad intercettarla sarà l’FBI.

Non vi basta come prova? Eccone un’altra, stavolta schiacciante: un video dove Jarrah, con la barba islamica (mai portata prima), a fianco di Mohammed Atta, legge le sue ultime volontà di terrorista suicida. Questo video è datato, secondo l’FBI, al gennaio 2000. Ma è comparso - non si sa come nè da quale fonte, come tutti i video di Al Qaeda - solo nel 2006.

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Nel febbraio 2000, Jarrah denunciò il furto del suo passaporto ed ottenne un duplicato. Vai a sapere qual’è quello trovato fra i rottami.

Ed ora, parenti e cugini del terribile terrorista islamico schiantatosi al suolo in Pennsylvania, appaiono e vengono arrestati come spie del Mossad in Libano. Una intera famiglia del mestiere. Se poi sono veri Jarrah, o sostituti, lo sa Al Qaeda, o il Mossad. Lo sa il piccolo popolo che lavora incessantemente, perchè la sua stessa esistenza è in pericolo.




1) «Palestinians fire upgraded Qassam missiles in Askhelon», Debka File, 5 novembre 2008. «Israel launches deadly strike in Gaza», CNN, 5 novembe 2008. Lo stesso fatto raccontato in due modi.
2) Andrew Warden, «Members of Israeli spy ring related to 9/11 hijacker», Daily Star, 3 novembre 2008.


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