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Che cominci la purificazione?
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«La terra fornisce a sufficienza per soddisfare il bisogno di ogni uomo, ma non per soddisfare l’avidità di ognuno».

La frase è di Gandhi. Ciò che la rende straordinaria è che l’ho trovata in un blog dedicato generalmente alla finanza. Nello stesso blog, c’è una frase del cardinal Newman:

«Tu non ami te stesso più di quanto Egli ti ama. Non puoi rifuggire dal dolore più di quanto a Lui dispiaccia importelo. E se Egli te lo pone sulle spalle, è quello che tu stesso di addosseresti, se fossi saggio, per un miglior bene futuro».

E’ notevole con quanta rapidità tanti anglo-americani esperti di profitto, CDS, crediti e debiti e finanza creativa, stiano riconoscendo nel capitalismo terminale un errore, anzi una colpa distruttrice del lavoro onesto e della virtù della frugalità. Persino Martin Wolf, il superdirettore del Financial Times, tempio del liberismo globale, scrive: «Siamo tutti keynesiani oggi».

Eppure, proprio da quei pulpiti ci avevano assicurato che il liberismo assoluto, la privatizzazione della vita e l’aziendalizzazione delle comunità, erano il sistema migliore apparso nella storia, la liberazione definitiva e insuperabile, quella di cui non si può pensare nulla di più grande.

Evidentemente, anche questa «fede» non aveva radici profonde. Ora che il mondo sprofonda nelle conseguenze della ultima follia dogmatica, è persino consolante vedere che tanti ammettono: ce lo siamo meritato. E con quanta naturalezza alcuni ricorrono, come via d’uscita e come sostegno, a parole di credenti.

Sicchè, visto che è Natale, concediamoci una speranza: che sia cominciata una purificazione. Che la crisi aumenti la carità verso i poveri tra noi, e che si sia capaci – proprio nel momento in cui diventiamo noi stessi più poveri – di dare ai poverissimi che sono tra noi in gran numero, e che trascuriamo troppo.

L’altro giorno, passo nel pomeriggio vicino alla Caritas di Viterbo, dove distribuiscono una cena. Il sole è ancora alto benchè gelido, mancano ore all’apertura della mensa. Ma due signori anziani, soli, sono già lì. Dico signori perchè sono dignitosamente vestiti; ma forse – temo – non hanno mangiato a mezzogiorno. O forse in casa, nella loro solitudine di vedovi, fa freddo più che fuori.

Sono due di quelli che la Chiesa del Seicento chiamava «i poveri vergognosi», i poveri che si vergognano a chiedere, che non hanno l’abitudine di mendicare. Gente che lavora o ha lavorato una vita, che ha dignità; e la Chiesa li andava a cercare, sapendo che non si sarebbero fatti avanti da soli.

Ce ne sono milioni da noi.

Milioni di pensionati minimi: 500 euro al mese. E qualche giorno a fa a me è arrivata una bolletta del gas: 213 euro. Io posso pagarla. Ma «loro», no. E qui a Viterbo la vita è meno cara, esiste una solidarietà di vicinato; a Milano, cos’è una pensione da 500 euro?

Non li aiuteranno quei miliardari di Stato, quei Ciampi da 800 mila euro l’anno, quegli Oscar Luigi Scalfaro, quei Berlusconi e quei Veltroni o Follini. Dovremo aiutarli noi, che magari ne prendiano 1.500 al mese finchè dura.

«Dio ti ha creato per rendere a Lui un servizio definito», dice il cardinal Newman tra le notizie finanziarie (tutte a precipizio): «Ha affidato a te un lavoro che non ha affidato ad un altro. Tu hai la tua missione, che magari non conoscerai mai nella vita, ma che apprenderai nella prossima. Sei un anello di una catena, un anello di unione tra le persone. Egli non ti ha crearo per niente. Farai il bene, e farai il Suo lavoro. Sarai un angelo di pace, un predicatore di verità nel posto tuo, anche senza volerlo, se non farai altro che obbedire ai Suoi comandamenti».

Non sarà facile, perchè gli ultimi decenni sono stati per tutti noi una pedagogia dell’irresponsabilità, una promozione dell’egoismo senza scrupoli, un insegnamento assillante della «libertà» nel senso del nichilismo, una «liberazione» dalla «oppressione» della fede, ossia del sapere – come Newman – che non vivo per me solo, ma per uno scopo e un servizio.

Occorrerà una rieducazione. Ma chissà che i tempi durissimi non siano i più propizi per riconquistarla: perchè si tratta di riconquistare se stessi.

Come diceva Emanuele Samek Lodovici, contro chi proclamava l’«oppressione» delle religioni, da cui l’uomo moderno si è liberato:

«All’oppressione dei valori si è sostituita l’oppressione delle cose».

Il buono di questa crisi è la sua natura di capolinea, di cui si comincia a prendere coscienza. Che ogni «riforma» di questo sistema, onde possa continuare ad andare avanti così, sia non solo impossibile, ma nemmeno desiderabile. Che le mezze verità e le mezze consolazioni del possedere non servano più.

Questo momento è stato previsto da molti decenni. André Malraux nel 1926:

«La realtà assoluta è stata Dio, e poi l’uomo; ma dopo Dio è morto l’uomo, e (...) i vostri piccoli tentativi di struttura per nichilisti moderati non mi sembrano destinati a lunga vita...».

Le ricette ideologiche sono state tutte provate; quella vincente, l’ultima, la «sola rimasta», applicata in tutto il suo rigore, sta naufragando in sotto-guerre senza fine, sangue versato con pretesti e menzogne, avvelenamenti di popoli, truffe colossali, arricchimenti scandalosi di pochi e la miseria immedicabile dei più: ha tradito tutte le sue promesse di pace, prosperità diffusa, «democrazia» e felicità consumista.

La cosa comincia ad apparire nuda: è l’Apocalisse, nel senso di rivelazione.

Siamo forse al punto predetto da Heidegger: «La filosofia non potrà produrre nessuna immediata modificazione dello stato attuale del mondo; e questo vale non solo per la filosofia, ma anche per tutto ciò che è mera impresa umana. Ormai solo un dio ci può salvare».

Di quel dio, Heidegger si guardava bene dal pronunciare il nome: un modo molto speciale, e deplorevole, di essere un «povero vergognoso». Quel dio non è da filosofi, ma da gente di azione; lo si incontra non pensando, ma «facendo» agli altri quel che vorremmo fosse fatto a noi.

Ma ci sono poveri che non si vergognano. Come quella vecchietta che, qualche giorno fa, un’amica ha visto in un negozio: al bottegaio che le proponeva leccornie, disse recisa: «Guardi, ho solo due euro». E se n’è andata con il suo pezzettino di formaggio da due euro.

Anche noi, non dobbiamo vergognarci. Ci è arrivato un Bambino; e per quanto debole figlio di povera gente, per quanto noi stessi siamo dubbiosi della nostra fede in Lui, ci proviamo a inchinarci: Salvaci, tu solo Figlio di Dio.

Buon Natale. E speriamo (per voi, per me soprattutto) che l’invocazione duri anche dopo il Capodanno.

Maurizio Blondet


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