>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
fame_futura.jpg
I politici preparano la fame
Stampa
  Text size
Quando i Berlusconi, Merkel e Sarkozy smetteranno di sghignazzare e congratularsi con Olmert,  vorranno per favore occuparsi dei veri problemi della crisi economica?

Voglio dire: la depressione in corso non la possono evitare, le banche continuano a crollare e a non prestare (rendendo evidente la loro inutilità sociale) nonostante le mostruose iniezioni, nè i soliti aiuti alla Fiat risolveranno alcun problema. In europa avremo 3-4 milioni di disoccupati in più, per quanto i politicuzzi si agitino per dar l’impressione di fare qualcosa.

C’è però dietro l’angolo un problema perfino peggiore – la fame generale – che la politica può ancora evitare, se solo volesse, con pochi semplici provvediemnti concertati sul piano globale, o almeno europeo.

Sono i futuri rincari delle granaglie, frumento, riso, soya eccetera. Solo pochi mesi orsono, assurdi rialzi speculativi hanno provocato carestie in vari Paesi del Terzo Mondo, protezionismi d’emergenza in Paesi produttori, rincari del pane e della pasta italiota, e una destabilizzazione dei mercati che ha minacciato di fame centinaia di milioni di esseri umani.

Oggi, i prezzi sono invece bassi. Troppo bassi, e crollati troppo repentinamente. Al punto che i produttori primari non hanno interesse ad estendere le coltivazioni. Già questo promette un ritorno dei rincari eccessivi, e della fame futura.

Per il momento i prezzi dei grani sono bassi perchè tutte le economie del mondo stanno precipitando in sincronia (è il bello della globalizzazione, ragazzi) e i consumi di tutti i generi sono in impressionante calo. Ma i ribassi sono esagerati dagli speculatori sui mercati delle materie prime, i quali vanno dove il vento li spinge e aumentano l’effetto ribassista.

Ma basta che nei prossimi mesi avvenga un accenno di rincaro – inevitabile per tutti i trilioni di dollari ed euro che le Banche Centrali hanno stampato onde aiutare le banche criminali, caricando la molla incombente dell’iper-inflazione – e la speculazione agirà al contrario: moltiplicando l’effetto-rincaro fino alla stratosfera.

Ciò che devono dunque fare immediatamente i poltici europei, o gli eurocrati, è molto semplice: espellere gli speculatori finanziari dai mercati «a termine» di tutte le materie prime.

Come si distinguono gli speculatori in grado di nuocere, dagli onesti operatori commerciali, in questi mercati?

Anche questo è semplice, perfino per Berlusconi. Gli speculatori sono quelli che non dispongono di silos o flotte granarie nè di cisterne petrolifere nè di petroliere; sono i venditori e compratori di contratti che non hanno nè l’intenzione nè la possibilità di farsi davvero consegnare la merce; e che non hanno niente da vendere. Questi pseudo-operatori sono nei mercati a termine, comprano e vendono carichi, solo per finta, per la sola ragione di speculare sulle oscillazioni dei prezzi. E di esagerarne l’effetto a loro esclusivo profitto (1).

Fin dall’inizio della crisi mondiale, tutta provocata dalla finanza distruttiva, questi farabutti avrebbero dovuto essere espulsi dalle Borse-merci. Come subito bisognava imporre regole severissime, presidiate da norme penali, per sbattere in galera tutti i banchieri d’affari che ci hanno rovinato con subprime e le cartolarizzazioni irresponsabili, scremando per sè emolumenti d’oro.

Invece, le loro banche vengono salvate col denaro futuro dei contribuenti, sacrificando generazioni di lavoratori, al solo scopo di mantenere gonfie le impossibili bolle speculative che questi delinquenti hanno provocato; e nessuno di loro è stato messo dietro le sbarre come  meritava e come è necessario per dare all’economia reale il segnale di cambiamento, senza il quale la ripresa non verrà mai.

E’ qui evidente la subalternità europea alla ideologia della finanza anglo-americana.

Nel caso dei mercati-merci dove si scambiano contratti derivati del tipo più antico (i «futures») e i soli legittimi, l’ideologia ultra-liberista dice che gli speculatori sono «utili» perchè «portano liquidità» a questi mercati.

E’, ovviamente, una menzogna plateale. Gli speculatori sono invariabilmente dalla parte sbagliata del mercato: aumentano la liquidità quando ce n’è già tanta, e la prosciugano ancor di più quando è poca. La loro «utilità» ricalca in modo preciso quella delle banche speculative: hanno creato «liquidità» falsa prestando mutui e fidi a consumatori palesemente insolventi, indebitando disoccupati e cameriere sulle carte di credito e sull’acquisto di case o auto che non si potevano permettere. Oggi che c’è bisogno di liquidità per contrastare la depressione, benchè ne abbiano ricevuta a diluvio dalle Banche Centrali, non prestano nemmeno alle imprese sane.

Nel caso degli speculatori granari, il loro parassitismo è un delitto ancora più grave, perchè ci preparano la fame.

Come le banche vanno statalizzate (e annullato il loro potere di creare pseudo-capitale con la riserva frazionaria) così gli speculatori granari vanno obbligati a consegnare materialmente il grano che vendono, o a immagazzinare quello che comprano. Cosa che non sono in grado di fare.

Più in generale, come ha proposto Helmutg Schmidt (vecchio ex-cancelliere tedesco, socialdemocratico, a 90 anni ancora più lucido di Berlusconi e Sarko) per contrastare la speculazione – occorre vietare ad ogni istituzione finanziaria di vendere o comprare ciò che non possiedono al momento dello scambio, siano merci o futures, opzioni o qualunque altro derivato che abbia come base materie prime.

Il pericolo che la speculazione fa pesare non solo sull’economia reale, ma sulla possibilità di nutrirci, è imminente.

Goldman Sachs (sempre quella) «prevede», ossia prepara, un «rincaro violento e repentino» dei prezzi energetici nella seconda metà del 2009 (2).

Il barile ha raggiunto i 32,40 dollari a metà dicembre, ma l’analista di Goldman Sachs Jeffrey Currie si aspetta un rincaro a 65 dollari per fine anno. Previsione facile, dato che i «futures» sul petrolio per dicembre 2009 – ossia gli impegni a vendere o acquistare per quella data – sono vicini a quella cifra.

Currie ha dichiarato che la domanda mondiale di greggio dovrebbe calare di 1,6 milioni di barili al giorno per quest’anno, una stima molto superiore alle valutazioni della IEA (International Energy Agency) di 500 mila barili al giorno in meno, o -0.6% della domanda globale. I membri dell’OPEC taglieranno probabilmente la produzione di 3 milioni.

Vari indizi di tipo tecnico fanno sospettare una forte manipolazione dei prezzi. Tra questi un’affermazione di Currie secondo cui «La recente tattica di usare superpetroliere per trarre vantaggio dai rincari di fine anno è diventata difficilmente profittevole e siamo vicini alla fine di questo processo»: il che fa ritenere che fenomeni di accaparramento fisico sono stati usati per far crollare il greggio, quasi certamente allo scopo di punire Russia, Iran e Venezuela con operazioni sul NYMEX  (laBorsa merci) «front month».

Ma il trucco non può essere retto ancora a lungo, se l’OPEC riesce a ridurre la produzione quanto ha promesso.

In ogni caso, Morgan Staney e Citigroup – non precisamente due sorelle petrolifere – hanno ancora noleggiato superpetroliere nei giorni scorsi, in cui conservano il greggio per profittare del «contango» – il fenomeno per cui i prezzi spot sono più bassi dei futures – nonostante a dicembre il fenomeno in corso fosse il contrario, «backwardation», quando il prezzo spot è più alto del petrolio sulla carta a consegna futura. Segno sicuro di manovre innaturali.

Ora, è evidente l’urgenza di ingabbiare questi pericolosissimi parassiti.

Se i nostri politicuzzi non lo fanno è perchè, come minimo, sono incapaci di opporre un pensiero alla dogmatica globalista anglo-americana, e come massimo, sono parte del progetto dell’alta finanza di trasformare la crisi in «opportunità».

Tale «opportunità» è stata descritta da Henry Kissinger in un’intervista data il 12 gennaio scorso: la crisi attuale rende necessario un ordine mondiale che superi definitivamente gli interessi nazionali, sopraffatti ormai dalle necessità globali.

Il che è purtroppo vero – i problemi sono così immani, da superare ogni capacità di intervento dei singoli Stati – ma a patto di sottacere un piccolo particolare: che questi problemi sono stati creati dagli stessi ambienti che ora propongono il nuovo ordine internazionale come soluzione.

Come si può, essendo sani di mente, affidarsi per risolvere la crisi agli stessi personaggi che hanno ridotto il mondo a questa rovina?

Il già citato Helmuth Schmidt, a 90 anni, non ha nulla da perdere a sfidare questa teoria. Il testo delle sue proposte l’abbiamo già pubblicato in inglese; lo riassumiamo qui.

Schmidt nota (con qualche ironia) che la risposta alla crisi è stata finora, da parrte delle Banche Centrali e dei governi, di salvare banche acquistando i loro «attivi» marci e comprando loro azioni (pseudo-nazionalizzazioni: le azioni che i vari ministeri del Tesoro comprano non danno loro alcun diritto di sindacare sulla gestione; i malfattori e gli azionisti colpevoli restano al timone, stavolta forniti di denaro pubblico).

«Questo soltanto non riporterà la fiducia nella credibilità dei mercati finanziari», dice Schmidt, non foss’altro perchè questo tipo di risanamento (che salva i capitalisti) ha bisogno di anni, mentre la depressione, nel mondo globalizzato, ha assunto un ritmo rapidissimo.

Schmidt dunque propone «alcune misure severe» che possono essere assunte in concerto dai G-20:

1 - «Tutte le istituzioni finanziarie private (comprese banche d’investimento, di mediocredito e mutui, fondi pensione e fondi d’investimento, fondi «hedge», assicurazioni, “equity trusts”, eccetera) e tutti gli strumenti finanziari scambiabili devono essere posti sotto il controllo di un'unica e medesima autorità di supervisione».
2 - «Tale autorità di supervisione finanziaria stabilisce la riserva minima di capitale per tutti i settori delle istituzioni finanziarie private».
3 - «E’ vietata a ciascuna istituzione finanziaria ogni attività fuori del bilancio e dal conto profitti e perdite, ed è punibile per legge».
4 - «A tutte le istituzioni finanziarie è vietato, sotto minaccia penale, di trafficare in derivati e certificati finanziari che non sono approvati ed elencati da una Borsa accreditata».
5 - «A tutte le istituzioni finanziarie è proibito penalmente vendere qualunque future, e opzione, e strumento finanziario che non detenga al momento della vendita; ciò per rendere la speculazione sul calo dei prezzi (short selling) più difficile».
6 - «Sono proibiti per legge tutti i depositi e i prestiti finanziari a favore di imprese e persone fisiche con sede in paradisi fiscali o paradisi de-regolati».

L’adozione di queste misure, che ridurrebbe gli speculatori all’estinzione, dovrebbe essere decisa ovviamente a livello mondiale: un nuovo ordine globale, anche se non quello immaginato da Kissinger.

Schmidt propone che tali misure vengano concordate fra i G-20. Ma, vecchia volpe dei sistemi di potere mondiali, non si fa illusioni:

«Ovviamente – scrive – i capi del settore finanziario internazionale contrasteranno queste norme con argomenti sofisticati. Ovviamente certi governi radicali nel senso del pro-mercato, cederanno a queste proteste, tanto più che sono già nella incresciosa situazione di aver bisogno dell’esperienza e conoscenza tecnica di quelli che risulterebbero violatori (di tali norme). Sicchè c’è da chiedersi se i 16 Stati dell’eurozona non dovrebbero cominciare ad applicarle da sè» (3).

Coetaneo di Andreotti, Schmidt rivela in questa ultima frase un pungiglione andreottiano. E’ ovvio che la zona euro potrebbe adottare queste semplici misure da domani, per i propri Stati-membri; gli altri membri della UE, che sono 27 (compresi i servi americani, Gran Bretagna e Polonia) sarebbero costretti a seguire. Altri importanti Stati (Russia, Cina) possono essere indotti ad aderire spontaneamente ad una zona di trasparenza, stabilità e regolamentazione finanziaria così vasta.

Solo gli USA (quei «certi Stati radicalmente pro-mercato») rifiuterebbero di starci, ma ecco il colpo dello scorpione: gli USA sarebbero dichiarati «paradisi fiscali e della de-regolamentazione» secondo la proposta numero 6, e soggetti alle penalità prevista ai punti 3, 4 e 5.

Di fatto, la finanza americana sarebbe minacciata di esclusione da questo ampio mercato finanziario europeo (o euro-russo), cosa che gli USA, stra-indebitati, non possono permettersi. Dovrebbero aderire alle regole per accedere al credito. E in ogni caso, l’Europa potrebbe agitare la minaccia delle proposte Schmidt come un credibile spauracchio alle centrali ideologiche e di potere dell’ultra-liberismo, che sono ovviamente in America.

La cosa sarebbe fattibile, per governanti europei che avessero a cuore il futuro dei loro popoli, e il giudizio delle loro opinioni pubbliche, nonchè disponessero della cultura dello Stato.

Ma i nostri politici sono accorsi a congratularsi con Olmert, ridacchiando con lui per la bella impresa a Gaza: ciò suggerisce che non è da noi elettori che si aspettano di essere riconfermati al potere. Non è il nostro giudizio che temono. E, più o meno torbidamente, sono attaccati al carro del nuovo ordine mondiale secondum Kissinger.

Per intuire a quale carro si sono attaccati, a quale devastato veicolo rispondono, basterebbe che guardassero questo grafico, pubblicato da Bloomberg:



fame_futura.jpg

(CLICCARE PER INGRANDIRE)




Qui sono comparati i «valori» delle grandi banche secondo le quotazioni delle loro azioni prima dello scoppio della bolla sub-prime (agosto 2007) ed oggi.

Guardate cos’era  Citigroup, e cos’è oggi; guardate com’è dimagrito il vampiro Goldman Sachs, che ancor oggi comanda la politica economica della Casa Bianca, con uomini suoi; guardate a che cosa si sono ridotte Deutsche Bank, la Barclay’s  Paribas e Unicredit, UBS e JP Morgan, i nomi storici dell’avidità e della mancanza di scrupoli, che hanno indebitato il mondo fino alla morte.

A questi fantasmi di se stessi, a questi scheletri i nostri politici continuano a fare da maggiordomi.

Alla salvezza impossibile di questi cadaveri ambulanti stanno continuamente dedicando i soldi nostri, sacrificando il nostro futuro e quello dei nostri figli e nipoti.




1)
Paul Jorion, «Messieurs qu’on nomme ‘grands’ empechez  le retour des émeutes de la faim!», ContreInfo, 22 gennaio 2009.
2) Grant Smith, «Goldman Sees ‘Swift, Violent’ Oil Rally Later in Year», Bloomberg, 19 gennaio 2009.
3) L’originale in tedesco al sito http://www.zeit.de/2009/04/Wirtschaftskrise?page=all


Home  >  Economia                                                                                       Back to top


La casa editrice EFFEDIEFFE ed il direttore Maurizio Blondet, proprietari
dei contenuti del giornale on-line, diffidano dal riportare su altri siti, blog,
forum, o in qualsiasi altra forma (cartacea, audio, etc.) e attraverso attività di spamming e mailing i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright ed i diritti d’autore. Con l’accesso al giornale on-line riservato ai soli abbonati ogni abuso in questo senso, prima tollerato, sarà perseguito legalmente anche a nome dei nostri abbonati. Invitiamo inoltre i detentori,a togliere dai rispettivi archivi i nostri articoli.
 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità