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Ahmadinejad: "Sakineh mai condannata alla lapidazione"
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Il presidente iraniano nega in un'intervista alla rete Usa Abc che ci sia mai stata una sentenza di questo tipo. E si scaglia contro i Paesi occidentali: "Assassini che poi diventano sostenitori dei diritti umani"

TEHERAN
- Sakineh Mohammadi Ashtiani "non è mai stata condannata alla lapidazione. Questa notizia è stata creata, è incorretta. Sfortunatamente, l'Occidente, influenzato dai media Usa... è stato contaminato dai politici americani, per rendere questa una notizia": lo ha detto alla rete Usa Abc in un'intervista esclusiva con Christiane Amanpour il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad.

Ahamdinejad ha quindi precisato che quello di Sakineh, "è un problema che viene esaminato, è oggetto di un processo". L'8 settembre il ministero degli Esteri iraniano 1 aveva già annunciato che la sentenza di morte per lapidazione era stata bloccata, e il caso sottoposto a revisione, criticando però con forza la posizione di Francia e Italia. E anche oggi il leader iraniano rincara la dose, definendo i leader occidentali che hanno preso le parti di Sakineh, e che difendono i diritti umani "assassini".

Il caso della 43enne donna iraniana, arrestata quattro anni fa e condannata a morte per adulterio e per complicità nell'omicidio del marito, ha suscitato una forte condanna internazionale e una vasta mobilitazione di politici, istituzioni, intellettuali e organizzazioni per i diritti umani. All'appello di Repubblica 2 hanno aderito 140.000 persone.

Alla domanda sul perché della sospensione della sentenza di lapidazione, ha risposto: "Dal momento che, in primo luogo, la signora Mohammadi non è mai stata condannata alla lapidazione, questa notizia è stata fabbricata. La propaganda che c'è dietro è molto forte, e poi quegli stessi assassini diventano sostenitori dei diritti umani".

"Mi dica lei - dice rivolto alla Amanpour - come mai il caso di una signora che si chiama Sakineh Mohammadi Ashtiani, diventa un caso così importante per i politici americani? E' un vecchio metodo che deve cambiare. E' naturale.
Chiunque può avere un'occasione, su un problema, e fare della propaganda. Ma noi ci opponiamo a come gli Usa gestisce il mondo, l'Iraq, l'Afghanistan, e altri luoghi".

Fonte > 
La Repubblica



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