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Così Lenin scoprì di essere ebreo
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Un lettore, che ringraziamo, ci invia il seguente aricolo tratto da Repubblica del 1 aprile 1997, pagina 38 sezione cultura (se lo dicono loro…)

Mosca Fra i tanti segreti che Vladimir Ilich Lenin difese nel periodo in cui fu alla guida dell’URSS, ce n’è uno che riguarda la sua biografia personale, e che è stato poi gelosamente custodito da tutti i suoi successori: il padre della Rivoluzione bolscevica era ebreo per ascendenza materna. Un particolare che, in un Paese con secolari tendenze antisemite, andava assolutamente tenuto nascosto.

Qualcosa sulle probabili origini ebraiche di Lenin era trapelato negli anni della perestrojka, quando cominciò a sollevarsi il velo sulla storia dell’URSS e dei suoi leader; ma l’autorizzazione a rivelarne la prova documentata è stata concessa soltanto recentemente agli studiosi che analizzano l’immenso materiale degli ex-archivi di Stato sovietici.

Il segreto era contenuto in una cartella sigillata, sotto questo titolo: "Sull adesione alla nostra chiesa di Dmitrij e Aleksandr Blankov, di credenza ebraica, studenti della scuola di ostetricia di Zhitomir". All’interno c’era una supplica, rivolta in data 23 maggio 1820 al Metropolita Mikhail di Novgorod e San Pietroburgo, da due fratelli, Abel e Izrail Blank, "nativi della città di Starokonstantinov nel governatorato di Volyn, studenti della scuola imperiale di ostetricia". La supplica pronunciava quanto segue: "Prendendo dimora a San Pietroburgo, ed essendoci sempre considerati cristiani, rivolgiamo umilmente a Sua Santità la preghiera di consacrarci con il rito del Santo Battesimo".

Izrail Blank era il nonno materno di Vladimir Ilic Uljanov (che avrebbe poi assunto il nome di Lenin dopo aver trascorso un paio d’anni in esilio in Siberia, nella regione del grande fiume Lena). Ulteriori documenti indicano che la supplica è accolta e il battesimo impartito da un pope. Abel e Izrail russificheranno poi il loro nome in Dmitrij e Aleksandr, e il cognome da Blank a Blankov.

Il motivo della supplica è chiaro agli storici: le leggi zariste vietavano l’iscrizione all’università degli ebrei. Per poter proseguire gli studi, i due giovani chiedono perciò di rinnegare l’ebraismo e abbracciare la fede russo-ortodossa. Rinvenuta in una cassaforte sotterranea, dietro numerose porte blindate e sotto una pesante coltre di polvere, la cartella sigillata era stata aperta una prima volta nel 1990 dai ricercatori dell’Istituto del marxismo-leninismo, che avevano prontamente informato della loro scoperta i membri del Politbjuro del PCUS, di cui Gorbaciov era allora Segretario Generale.

Dall’alto, arrivò l’ordine di richiudere tutto in cassaforte e di tacere. Anche dopo cinque anni di perestrojka, la questione era giudicata troppo controversa e scottante. Gli studiosi che ora si preparano a pubblicare il documento sostengono che solo 5 o 6 persone ancora in vita ne sono a conoscenza nell’intera Russia. Aggiungono che Lenin era stato informato dalla madre delle sue origini ebraiche, ma insieme ai suoi familiari ha sempre mantenuto il segreto. Ogni volta che dovette dichiarare la propria nazionalità, Vladimir Ilic scriveva o diceva: russa.

Enrico Franceschini

Fonte > 
Repubblica.it

 

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