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Il conto dei pm: 300 milioni
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I numeri della magistratura corrotta

Le indagini sul premier hanno costi giganteschi. 105 procedimenti avviati, 1.000 magistrati coinvolti, 530 perquisizioni. E mai una condanna.


È il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini a fare i conti. «Sono i numeri a dimostrare la persecuzione giudiziaria di cui è vittima ormai da diciassette anni Silvio Berlusconi: 105 procedimenti avviati, 1.000 magistrati coinvolti, 530 perquisizioni, 2.500 udienze, 10 assoluzioni e 13 archiviazioni. Nonostante questo spiegamento di forze un solo numero manca all'appello, quello di una condanna. Per questo motivo la maggioranza degli italiani ha capito da tempo da che parte stare e rinnova la sua fiducia nei confronti del premier e del suo governo che continuerà - conclude il ministro - a lavorare per il bene del Paese».

Le cifre fornite dal ministro sono impressionanti. Ma quanto costa allo Stato, e dunque a noi contribuenti, la campagna giudiziaria contro il Cavaliere? In realtà a comunicare i primi dati sull'offensiva era stato lo stesso Berlusconi lo scorso 14 gennaio in un messaggio inviato ai promotori della libertà riferendosi a «una persecuzione che si è articolata su 105 indagini e in 28 processi, il record assoluto credo di tutta la storia dell'uomo in qualunque paese del mondo. Questi processi hanno impegnato i miei difensori in 2.560 udienze, con più di 1.000 magistrati intervenuti con un costo, per me, di oltre 300 milioni di euro in avvocati e consulenti e credo con un costo di pari importo per lo Stato e quindi per i contribuenti» ha detto il premier. In tutto 28 processi – aveva ricordato il premier – che hanno dato luogo a 10 assoluzioni, 13 archiviazioni mentre sono 5 i processi ancora in corso. Inoltre «nessuno di questi processi è collegato alla mia attività di governo come presidente del Consiglio».

In realtà, il costo sostenuto dallo Stato potrebbe risultare molto più alto rispetto ai 300 milioni di euro stimato da Silvio. Cui andrebbero aggiunte le spese effettuate per le intercettazioni. In generale sono costate oltre 272 milioni di euro le intercettazioni telefoniche e ambientali nel corso del 2009: sotto controllo 119.553 telefoni e 11.119 ambienti. Questi, almeno, gli ultimi dati del ministero della Giustizia comunicate lo scorso 16 giugno dall'Associazione nazionale magistrati sulle intercettazioni. L'unico numero che è stato invece ricavato con un ragionamento è quello delle persone intercettate: sono meno di 40mila, cioè lo 0,07 della popolazione italiana; un dato questo che si ottiene dividendo il numero delle utenze sottoposto a controllo per tre, visto che in media ogni persona intercettata utilizza tre o più numeri telefonici. Complessivamente i «bersagli» sono stati 132.384, poco meno dell'anno precedente, quando si erano attestati su 137.086. Rispetto al 2008 però c'è stato un aumento di spesa, visto che allora le intercettazioni erano costate poco più di 233 milioni di euro.

La gran parte della spesa è rappresentata dal noleggio degli apparati per intercettare (computer, server o altro materiale informatico) costato nel 2009 ben 214 milioni di euro. Altri 45 milioni di euro sono stati pagati alle compagnie telefoniche per il noleggio delle linee. Linee che invece in Paesi come la Francia e la Germania vengono fornite a costo zero. Non solo. Secondo un recente articolo apparso sul Sole24Ore, Il budget dell'Italia per la giustizia, circa 7 miliardi di euro, è il più alto d'Europa. Oltre due terzi degli stanziamenti – più di 5 miliardi – sono assorbiti da capitoli di spesa che hanno a che fare con gli stipendi e più in generale con il costo del lavoro. Intanto, i 7,2 miliardi destinati dall'Italia al comparto giustizia (nel 2006 erano il 7% in più), nel 2010 sono saliti a 7,4 miliardi. Tra il 2011 e il 2013, le previsioni indicate nella legge di stabilità riportano i fondi intorno ai 7 miliardi.

Camillla Conti


Fonte > 
Il Tempo



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