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Intrigo internazionale in Sudan, raid contro i rifornimenti ad Hamas
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Le autorità di Khartoum avevano accusato gli americani, la tv Usa sostiene la pista israeliana

WASHINGTON – Intrigo internazionale in Sudan. Durante la crisi di Gaza, misteriosi caccia hanno individuato e distrutto sul territorio sudanese un convoglio di armi destinato ai palestinesi di Hamas. Le autorità di Khartoum, nel rivelare l’episodio hanno fornito due diverse versioni. Inizialmente hanno parlato di 39 vittime, quindi hanno portato il bilancio ad 800 morti (200 sudanesi, il resto somali, etiopi, eritrei). Il ministro delle Infrastrutture Mubarak Saleem ha sostenuto che gli attacchi sarebbero stati due: uno all’inizio di febbraio, il secondo il 10. I camion – secondo la sua versione - trasportavano clandestini e non armi. Quanto alle responsabilità del bombardamento le autorità sudanesi dopo aver accusato gli americani hanno negato di avere informazioni precise mentre la rete tv Cbs – subito ripresa dai media di Gerusalemme - ha sostenuto che i jet erano israeliani. L’azione sarebbe rientrata nel piano d’azione ideato da Gerusalemme e Washington per contrastare il riarmo degli estremisti palestinese. Per questo gli esperti israeliani presentano l’incursione come un chiaro segnale di monito a Teheran.

LA ROTTA – Da oltre due anni, Hamas, con la complicità di Sudan e Iran, ha creato una “pipeline” che ha permesso di trasferire a Gaza razzi, esplosivi, munizioni. E’ la cosiddetta rotta africana. Il materiale arriva dall’Iran, raggiunge Eritrea o Somalia, quindi prosegue verso l’Egitto attraverso parte del Sudan. Quindi con l’aiuto di alcuni clan beduini del Sinai finisce nella Striscia di Gaza grazie al reticolo dei tunnel. In alternativa al Sudan, i contrabbandieri usano come sponda lo Yemen.

IL RAIDIn base alle indiscrezioni della Cbs l’attacco sarebbe avvenuto in un’area desertica vicino a Mount Al Sha’anoon, a nord ovest di Port Sudan, dove i caccia hanno incenerito 17 camion e i trafficanti di scorta. Forse a bordo dei mezzi vi erano dei missili Al Fajir in grado di colpire Tel Aviv. I sudanesi, inizialmente, hanno ipotizzato che l’incursione potrebbe essere stata lanciata da una base presso Gibuti che ospita anche velivoli statunitensi. Ma le rivelazioni della Cbs che tirano in ballo Israele fanno saltare questo scenario. E sarebbe interessante capire come i jet con la stella di David abbiano bucato le difese aeree degli stati della regione. Altre domande. E’ stato l’unico blitz o ve ne sono stati altri? Sono state colpite anche delle navi? Di certo un mercantile con un carico bellico è stata bloccato a Cipro. E davvero erano armi o, come affermano i sudanesi, si trattava di clandestini? Gli analisti ritengono che per effettuare l’operazione a 1400 chilometri di distanza dal territorio israeliano gli israeliani debbano aver impiegato un buon numero di velivoli. Aerei per la guerra elettronica, rifornitori e di scorta.

L’INTESA – L’attacco, chiunque sia il protagonista, ha poi risvolti internazionali non irrilevanti in quanto avvenuto in un paese terzo e al centro di un contenzioso diplomatico per il Darfur. Ma soprattutto l’incursione sembra essere il risultato del memorandum di intesa Israele-Usa per impedire le forniture di armi ad Hamas. Un accordo che Gerusalemme aveva posto come pre-condizione per accettare il cessate il fuoco a Gaza. La questione sarà prossimamente al centro di una conferenza internazionale in Canada alla quale parteciperanno rappresentanti di Gran Bretagna, Spagna, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Danimarca, Usa e Israele.

Guido Olimpio

Fonte > 
Corriere.it | 26 marzo

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