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Madoff «colpevole», e il Mossad?
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Il processo a Bernard Madoff, lo pseudo-finanziere che ha truffato 50 miliardi di dollari con uno «schema Ponzi», è durato un solo giorno. Lui solo risulta colpevole. Ma molte voci sul web notano che l’inchiesta sul truffatore ebreo somiglia fin troppo a quella ufficiale sull’11 settembre: indizi di una vasta associazione a delinquere (conspiracy) sono stati ignorati, ed insabbiati con il processo-lampo, immediatamente chiuso.

A cercare le diramazioni dello scandalo insabbiato è stato Wayne Madsen, un valoroso giornalista investigativo ed ex agente del National Security Agency (NSA) che ho avuto il piacere di conoscere, e che ho trovato sempre ben documentato.

In un articolo del 19 febbraio, «Chi c’è dietro Bernard Madoff?» (Who’s behind Madoff?) Wayne Madsen ha richiamato l’attenzione su una ditta, Madoff  Energy LLCC, parte dello pseudo-impero finanziario del truffatore, avente legami con interessi petroliferi texani alcuni dei quali «vicini ai Bush e a Dick Cheney».

Il giornalista ha anche acceso un riflettore su una banca che investiva nella «finanza» di Madoff, la Bank of New York (BONY): nel corso di un’operazione congiunta FBI- Europol nel 2002, che portò all’arresto di venti individui con doppia cittadinanza russo-israeliana per riciclaggio di denaro sporco (operazione Spiderweb), la BONY fu indicata come un centro del riciclaggio. La banca era stata «segnalata dall’FBI come un centro primario sia della mafia russo-israeliana sia del Mossad».

madoff_mossad_1.jpgNella rete di riciclaggio entrava anche una ditta chiamata Benex, collegata con Marc Rich: un discutibile miliardario del sottobosco semi-delinquenziale, anni fa accusato di avere spiato per il Mossad, e salvato dal «perdono presidenziale» concessogli da Bill Clinton. La Benex aveva sede a Forest Hills, un esclusivo quartiere-giardino di New York, e – guarda caso – nello stesso edificio dove avevano sede due ditte di Grigori Loutchansky, «un israeliano nato in Lituania che riciclava miliardi (di dollari) attraverso una sua ditta Nordex, con sede a Vienna».

Secondo Madsen, la NSA (l’agenzia di cui è stato un membro) dispone di intercettazioni che «documentano la parte di Loutchansky nel contrabbando di materiali nucleari». Ed anche Loutchansky «era collegato alla campagna di rielezione di Clinton nel 1996 attraverso il magnate dell’immobiliare newyorkese Sam  Dombs», munifico donatore.

madoff_mossad_2.jpgE i legami di questa rete con la Casa Bianca non paiono interrotti: l’uomo che Obama ha nominato «attorney general» della sua amministrazione, Eric Holder, era vice-attorney al tempo di Clinton, e in questa veste autorizzò il «perdono presidenziale» a favore di Marc Rich nelle ultime settimane della presidenza Clinton.

A Forest Hills aveva sede anche Yahuda Abraham, un ebreo nato in Afghanistan, commerciante internazionale di diamanti, condannato per aver tentato, in concorso con altri, «di contrabbandare missili terra-aria dalla Russia agli Stati Uniti» nel gennaio 2002, ossia quattro mesi dopo l’11 settembre. Fu dimostrato che la rete di Abraham «aveva collegamenti con Victor Bout», il più grande, famoso e imprendibile mercante d’armi russo-ebraico, e precisamente con «la rete di contrabbando e riciclaggio di Bout collegata alla Jemaah Islamiyah», presunto braccio di Al Qaeda in Indonesia. A quanto pare, Abraham agiva non solo per conto del Mossad, ma anche «per la famiglia reale saudita».



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Victor Bout



madoff_mossad_4.jpgCome noto, la SEC ha chiuso tutti e due gli occhi sui falsi investimenti di Madoff, nonostante avesse ricevuto ripetute e formali segnalazioni che si trattava di pure truffe, specialmente da Hary Markopolos, un agente finanziario che s’era messo a investigare sul personaggio e le sue fortune: Markopolos era arrivato fino a farsi interrogare a proposito dalla Sottocommissione Servizi Finanziari della Camera USA; disgraziatamente, l’udienza era presieduta dal deputato Gary Ackerman, democratico, ebreo, il cui distretto elettorale comprende quella Forest Hills così affollata di mafiosi russo-israeliani.

Secondo Madsen, lo scandalo lungamente insabbiato è scoppiato solo dopo le rivelazioni venute dall’Europa: quando un impiegato della LGT Bank di Liechtenstein, di nome Heinrich Kieber, ha offerto per denaro alla polizia tedesca i CD con i dati dei conti segreti di migliaia di ricchissimi evasori fiscali, industriali, uomini d’affari e politici anche americani, e dei fondi neri con cui costoro – non senza la complicità di Clearstream, l’ente privatissimo che fa da camera di compensazione, basato in Lussemburgo – avevano finanziato «le ambizioni del presidente neocon di Francia, Nicolas Sarkozy, ed altri plitici di destra». I tedeschi hanno condiviso il loro tesoro con l’FBI; a quel punto, il caso Madoff non poteva essere più tacitato.

Madsen dice: «secondo una fonte dell’intelligence USA in Medio Oriente, molti dei 50 miliardi rubati da Madoff sono ora in banche israeliane ed altre facciate finanziarie create per riciclare il bottino» (1).

Le israeliane sarebbero la Bank Leumi e Israeli Discount Bank, entrambe indicate in passato come centri di riciclaggio, con cui Madoff aveva rapporti continui.

madoff_mossad_5.jpgUn altro giornalista investigativo, Chris Bollyn, cita fonti dell’intelligence russa (FSB) secondo le quali «Madoff era il finanziere di una vasta rete di spionaggio e sabotaggio israeliano creata dall’ex direttore dell’Israeli Security agency (Shin Beth) Yaakov Peri»; un personaggio che, ribattezzatosi Jacob Perry, è rinato come uomo d’affari in USA e guiderebbe ciò che l’FSB chiama «la Banda dei 7» (2).

A parte Madoff e Peri, gli altri cinque della «banda» sarebbero:

Henry Taub, israeliano-americano di origini ungheresi, fondatore della ADP, la più grossa ditta degli Stati Uniti di paghe e contabilità aziendali, che svolge questo lavoro per migliaia di ditte americane: ovviamente un osservatorio inestimabile per un servizio di spionaggio, perchè vi si conoscono i dati, finanziari e no, di praticamente ogni singolo cittadino USA.

Maurice Greenberg, l’ex presidente e amministratore delegato della AIG, il colosso assicurativo fallito, che ha ricevuto 180 miliardi di dollari dallo Stato per il suo «salvataggi», ed oggi è nella bufera per i super-bonus che il gruppo dirigente si è concesso. Anche Greenberg è un israeliano-americano con doppio passaporto; non è improbabile che parecchi miliardi del salvataggio a spese del contribuente siano finiti in Israele.

madoff_mossad_6.jpgLarry Silverstein, personaggio-chiave dell’11 settembre. E’ l’immobiliarista israelo-australiano che il 24 luglio 2001 prese in affitto da Rudy Giuliani per 99 anni il complesso del World Trade Center, lo fece assicurare per ogni ipotesi di crollo (impatto con aerei compreso) per 3,55 miliardi di dollari presso 24 diverse compagnie assicurative; e due mesi dopo ha potuto reclamare ed ottenere da queste compagnie 4 miliardi di dollari di danni. Non male per uno che aveva pagato solo la prima rata del leasing, 40 milioni di dollari. Silverstein è quello che disse ai pompieri, l’11 settembre, di «pull-it», ossia di «tirare giù» l’Edificio 7, usando il termine tecnico per la demolizione controllata.

Mort Zuckerman
, il miliardario israelo-americano nato canadese che possiede un vasto impero editoriale, attraverso cui controlla il 70% dell’informazione negli Stati Uniti.

Edouard de Rothschild , anche lui con doppio passaporto americano e israeliano (anzi triplo: anche francese), membro della nota dinastia bancaria e direttore della Rotschild & Cie Banque, che secondo il FSB gestisce gran parte delle finanze scremate dalle tasche americane dalla «banda dei 7», nonchè quelle della mafia russo-ebraica.

Se davvero questi sono i nomi collegabili allo scandalo Madoff, è facile capire perchè il processo a «Bernie» s’è concluso in un solo giorno con «Bernie» che, dichiarandosi colpevole, s’è tenuto per sè i rapporti con costoro e col il Mossad.

Probabilmente l’amministrazione Obama ha ritenuto il materiale troppo scottante perchè il pubblico americano ne venisse a conoscenza, e con ciò si rendesse conto della misura in cui questi israeliani lo hanno spogliato e tradito (la versione ufficiale dell’11 settembre è ovviamente in pericolo, se Silverstein fa parte davvero della «Banda dei Sette») (3).

Può essere vero? Siamo qui di fronte a una storia complicata, un mosaico di cui ignoriamo troppe tessere. Ma un indizio delle ultime ore ci induce a crederla: Wayne Madsen è stato arrestato in circostanze più che discutibili.

madoff_mossad.jpgMentre conversava con una sua fonte in un pub di Alexandria (Virginia), poliziotti locali in borghese hanno catturato sotto i suoi occhi la persona con cui stava parlando (era presente, sgomenta, anche la moglie della «fonte»), sbattendola al suolo e ammanettandola. A quel punto, Wayne chiede di che cosa la persona è accusata, e se quelli sono poliziotti. La risposta di uno di loro: «No, pompieri». Madsen dice loro di essere giornalista, mostrando la tessera professionale, e insiste: voglio sapere di che cosa è accusato quest’uomo. Il cosiddetto «pompiere» fa un cenno agli altri, e Madsen si trova cacciato in un SUV della polizia, e ammanettato.

Un arresto del tutto irregolare. A Wayne nessuno legge i suoi «Miranda right» (che si vedono nei telefilm: «Ha diritto a stare in silenzio...»), nè gli è permesso vedere un avvocato. La polizia ha letto il suo taccuino durante le tre ore del suo arresto, e quando gli hanno riconsegnato gli oggetti personali, fra cui quattro tessere giornalistiche, nell’inventario non c’è alcun accenno al fatto che stesse nel pub a intervistare una persona come giornalista.

Ora attende il processo (il 25 marzo) sotto l’accusa di «ubriachezza in pubblico». D’accordo, era il giorno di San Patrizio e Madsen, la sua fonte e la moglie della sua fonte erano seduti, al momento dell’arresto, in un «O’Connell Irish Pub», ma l’accusa mi pare altamente improbabile. Fra l’altro, Madsen non è stato sottoposto al test anti-alcoolico.

Ma per qualche motivo, Wayne non si sente tranquillo di poter provare la sua innocenza... Si vede da quel che scrive in: «BULLETIN: Busted while reporting in Alexandria, Va»

 

 



1) Wayne Madsen, «Madoff took fall for New York's Richest and most powerful politicians», WayneMadsen Report, 16 marzo 2009.
2) L’articolo di Bollyn al http://www.bollyn.info/home/articles/911/another-massive-zionist-fraud-surfaces/, è stato inattivato.
3) Christopher Ketcham, «Israeli Spying in the United States», Counterpunch, 12 marzo 2009. Paul Craig Roberts, «Israel’s American chattel», VDare, 17 marzo 2009.

 

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