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E’ la camorra che pulisce i treni
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Se trovate ancora i vagoni sporchi e i wc rigurgitanti, stavolta, non prendetevela con Trenitalia. E’ che qualche giorno fa, i  lavoratori addetti alle pulizie allo scalo San Lorenzo (Roma) sono stati aggrediti da cinque individui «che hanno fatto irruzione nell’officina: sono arrivati in sella a grossi scooter, hanno scavalcato i tornelli di sicurezza e si sono avventati sui primi lavoratori che si sono trovati davanti. Minacce, schiaffi, calci, poi una gragnuola di colpi sferrati usando i caschi da moto come armi», come racconta Il Corriere della Sera. Come si può intuire dal particolare dei caschi, dei veri professionisti della malavita.

«Qualcuno li ha assoldati per intimidire i lavoratori e impedire loro di  lavorare. Chi?» Vediamo: recentemente le Ferrovie hanno tolto l’appalto delle pulizie allo scalo San Lorenzo alla SAES, società del Gruppo Di Stasio, per «gravi inadempienze». Le gravi inadempienze consistevano nel fatto che la SAES Di Stasio lasciava i vagoni sporchi, nonostante venisse pagata 40 euro a vagone.  I lavoratori minacciati e pestati appartengono alla società che ha vinto l’appalto, subentrando alla Di Stasio. Fate due più due.

In questi giorni, gli addetti della società vincitrice dell’appalto devono andare al lavoro scortati dagli agenti della polizia ferroviaria. E come dice Il Corriere, chi era presente all’aggressione o è stato aggredito, «non parla, ha paura»: così accade, quando lavora la malavita. E il caso non è isolato. A Palermo alcuni individui sono stati sorpresi a spargere spazzatura su un treno diretto a Roma. A Napoli sono stati più volte appiccati incendi con giornali sui sedili dei vagoni in sosta. A Roma ancora, alcuni dipendenti si sono rifiutati di pulire vagoni diretti a Venezia, che sono partiti coi cessi inservibili.

Voi direte: sono lavoratori che difendono il posto di lavoro, all’italiana, ossia sabotando, invadendo autostrade e binari, come si usa da noi. No, i lavoratori c’entrano poco: quasi tutti sono riassorbiti dalle nuove società appaltanti. Tutte queste azioni criminali vanno fatte risalire alla Di Stasio e ad altre ditte (Mazzoni Ambiente, Serfer) che da anni monopolizzavano il settore, e non vogliono perdere il malloppo. Che ammonta, su scala nazionale, a 200 milioni di euro.

Naturalmente, per una ditta, ci sono due modi per non perdere l’appalto. Il primo è lavorare bene, e pulire a fondo i vagoni, fornendo il servizio a cui ci si è impegnati per contratto. Ma nemmeno per un momento le aziende che «monopolizzano il settore da anni» hanno pensato di adottare il metodo del lavoro onesto. Sono subito ricorse al metodo numero 2.

Per esempio: il 31 luglio, gli addetti alle pulizie della ditta perdente hanno occupato i binari dei treni veloci a Roma, provocando forti ritardi: la ditta, dicevano, non pagava loro gli stipendi. Era vero.

Ma non perchè alla ditta mancassero i fondi. In realtà, la ditta l’ha fatto apposta, per «mobilitare» i suoi lavoratori contro le Ferrovie. Ed è stata Trenitalia alla fine (cioè noi) a pagare i salari arretrati.

Le aziende produttrici di sporcizia, escluse dagli appalti, hanno fatto ricorso ai tribunali: una raffica di 31 azioni legali, di cui 24 perse. E’ anche questa una strategia. Non bastando, hanno cominciato ad aggredire le aziende che hanno vinto gli appalti. Via via che queste aziende subentrano alle vecchie (la cosa va avanti da 14 mesi), il loro lavoro viene sabotato con la spazzatura sparsa nei vagoni appena ripuliti (Palermo), con incendi dei sedili (Napoli), e infine col pestaggio degli addetti, come a Roma.

Il metodo-camorra funziona: da mesi le pulizie sono bloccate con questi, diciamo, contenziosi.

Come dubitarne? L’impunità è garantita: non c’è un giudice in Italia che abbia fretta di prendere le parti dell’onestà contro la malavita. I tribunali del TAR, imperturbabili, esaminano con la dovuta lentezza i ricorsi dei malavitosi; ne avranno almeno fino ad ottobre. La polizia, impotente, non può far altro che scortare i lavoratori a far le pulizie, per difenderli dai bastonatori assoldati, ma non potrà farlo per sempre. Una azienda come Trenitalia si trova nelle stesse condizioni di un bottegaio siciliano, a cui viene richiesto il pizzo.

Il peggio, è il comportamento dei sindacati. Hanno preso le parti degli addetti della Di Stasio e delle altre imprese criminali, che, poveretti «difendono il posto di lavoro» (cosa non vera). Ora, di fronte ai fatti delinquenziali, tacciono. Si rifiutano di denunciare questi atti come atti di violenza organizzata. Così, anche loro danno una mano all’impunità.

Il metodo-camorra funziona tanto bene, che è stato adattato anche da un’azienda di gran nome:  gruppo Cremonini di  Modena. Anche questo ha perso l’appalto della ristorazione sulle Ferrovie - per buone ragioni, come sa chi ha provato i ristoranti in treno, della Chef Express Cremonini - che è stato vinto dalla francese Accor. Un appalto che durava da vent’anni, con servizio in continuo peggioramento. Mille gli addetti impiegati a non fornire il servizio-ristorante ai viaggiatori paganti (carissimi) pasti malfatti e schifosi. «Spiace dover abbandonare in modo così brusco un servizio durato vent’anni», si legge in un comunicato della Chef Express.

Ebbene: i camerieri e i cuochi della Cremonini non si danno per intesi, e si presentano sui ristoranti dei Freccia Rossa, pretendendo di cacciare i camerieri e cuochi della Accor, e di «lavorare» (se vogliamo dir così) al posto loro. E’ successo alle stazioni di Milano e di Roma. Anche qui, è dovuta intervenire la Polizia, anche qui ritardi e disordini. Singolare il motivo addotto: «Abbiamo fatto ricorso al TAR e al consiglio di Stato, e siamo sicuri che ci daranno ragione».

Insomma, non fanno che portarsi avanti, che anticipare la «legalità». Loro sanno che il TAR e il Consiglio di Stato stanno dalla loro parte. Come dargli torto? Nessuno li punisce, nessun o si indigna: al massimo, sul Corriere, un pezzo «di colore», che racconta il caso come pittoresco: «Sui Freccia Rossa litigano vecchi e nuovi chef». Che ridere. I sindacati sostengono che hanno ragione quelli della Cremonini: dicono che le ferrovie devono garantire loro il «subentro morbido». Chissà cos’é: la Accor cuoce la pasta e la Cremonini la condisce? Subentro morbido, ultima frontiera sindacale.

Sono le aziende, è l’Italia che lavora. Che si apre al «mercato» e quando perde gli appalti, arruola bastonatori professionali dalla malavita per mantenerseli. E’ l’Italia che diventa, ogni giorno di più, «Camorra Country».

Flavio Biondi



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