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Sulle tracce dell’Anticristo: Là-Bas e La Salette
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Huysmans stesso è stato implicato a lungo in questo movimento; ce lo spiega un articolo di Bloy, L’Expiation dejocrisse, scritto nel 1891 e inserito nel volumetto Sur la Tombe de Huysmans (1913). Qui, fatto stupefacente, Bloy ammette di essere la fonte di Là-Bas di Huysmans:

«Quand’egli (Huysmans) dice, per esempio, che le conversazioni che non trattino di religione o d’arte sono vane e basse; quando dichiara la sua ammirazione per i Trappisti o i Certosini, i suoi intenerimenti alla chiamata mattutina delle campane, il suo disprezzo indignato per i cattolici mediocri e i preti senza fervore, ecc.; infine, quando scrive alla cieca dieci pagine oscure sull’effusione del Paracleto e l’avvento prossimo di Cristo in gloria; siate persuasi che egli utilizza come può le note che gli sono state date e che la sua anima non c’entra per nulla nell’illusione di cristianesimo nascente che questo chiacchiericcio può produrre».

Le pagine sull’effusione del Paracleto cui Bloy allude sono nel capitolo XX di Là-Bas:

«Ci sono tre regni, riprese l’astrologo premendo la cenere nella pipa con il dito. Quello dell’Antico Testamento, del Padre, il regno del timore. Quello del Nuovo Testamento, del Figlio, il regno dell’espiazione. Quello del vangelo joannita, dello Spirito Santo, che sarà il regno del ritorno e dell’amore (...)».

In questo testo, si fa riferimento a Gioachino da Fiore, a Montano e alla Scuola Paracletista di Lione; si citano le diverse dottrine eretiche: il Fareinismo, lo Gnosticismo, il Fraticellismo; si discutono gli errori di fra’ Dolcino di Novara, dell’abate Beccarelli, di Segarelli di Parma; si parla di reincarnazioni del profeta Elia, e a tutte queste dottrine si mescolano paracleti femminili, Papi paurosi e disonesti, vescovi simoniaci e giovali... per non dire degli sviluppi sul satanismo dei Rosacroce, delle allusioni ridìcole all’Apocalisse, della fine del mondo e delle fornicazioni «mistiche» praticate nelle messe nere.

Bloy continua:

«Pensate che questo libro ha la pretesa di informarci sul simbolismo delle campane, sul Medio Evo, sulla storia del Maresciallo De Rais, sulla medicina, la farmacia, il sadismo, il vampirismo, lo spiritismo, l’astrologia, la teurgia, la magia, gli incubi e i succubi, l’invasamento e la liturgia; e infine sulla messa nera, sul sacrificio di Melchisedeq, sull’Anticristo e sul Paracleto! La sola scusa di questo deplorevole scrittore è l’incoscienza (...) E tuttavia era stato avvertito più di altri. Si sa che, per cinque anni fu intimo di colui che fra i suoi contemporanei poteva meglio orientarlo. Fu un dono inaudito di suggerimenti, di dimostrazioni, di esortazioni e di consigli. Gli alimenti più generosi furono imboccati con pazienza a questo stomaco debole che non poteva digerire niente. L’unico risultato fu il mostruoso quaderno di noterelle senza discernimento e senza coesione da cui Là-Bas è infine uscito. Il divulgatore dell’Assoluto che lo allattò deve essere mediocremente soddisfatto del suo lattante. Non solo costui non ha capito niente delle idee generali che si è tentato di far penetrare in lui, ma le ha frammentate e denaturate, come uno scolaro barbaro, disperdendo i segni. La sua opera è cosi divenuta un pasticcio spaventoso di materiali primitivamente destinati all’edificazione di un grande libro e deteriorati ad libitum dalla perversione d’un impotente. Vi si incontra ad ogni passo la traccia di un pensiero estraneo, a volte anche dei blocchi interi inesplicabilmente sfuggiti alla rabbia del distruttore e che fanno i vedere quale monumento avrebbe potuto costruire un manovale più obbediente e più umile. Ma avrebbe dovuto accettare anzitutto, lo ripeto per la terza volta, un concetto generatore, un substrato metafisico la cui norma fu inflessibile, e questo non quadrava con le facoltà intellettuali del dilettante né con gli istinti del profanatore».

Il pedagogo provvidenziale a cui l’autore di Là-Bas deve i tre quarti del suo libro si sarebbe rallegrato nell’ombra di avergli suggerito un capolavoro, ma dubito che sopporti senza indignazione l’ignominioso travestimento del suo pensiero. Non contento di accomodare in bestemmie di lordura le effusioni roventi di un’anima che si è aperta davanti a lui, Huysmans, nel suo ventesimo capitolo, ha scoperto, senza saperlo nemmeno, il mezzo di ridicolizzare fino al paradosso le confidenze religiose della più dolorosa speranza!

Dunque ciò che Bloy rimprovera a Huysmans è di aver trattato da dilettante dei temi «misteriosi» a cui s’era lui stesso ispirato per la sua parte di profeta paracletista e luciferiano. S’indigna che Huysmans abbia svelato le «confidenze religiose» che gli aveva fatto lui in relazione all’avvento del Terzo Regno, quello del Paracleto-Anticristo.

Non è difficile capire che la rottura tra i due sia stata motivata dalla disinvoltura con cui Huysmans ha esposto i documenti, le suggestioni, le dimostrazioni del suo «pedagogo provvidenziale», questo «divulgatore dell’Assoluto» (Bloy si è autodichìarato, come noto, «Pellegrino dell’Assoluto»).

Eliphas Levi ci dirà come raggiunge l’Assoluto colui che ha scoperto la Pietra Filosofale, il «Grande Segreto», l’Arcano prodigioso della divinità: Lucifero è lo Spirito Santo, e deve manifestarsi «presto», come solo i grandi iniziati sanno.

LA SALETTE

S’è già visto come le apparizioni di La Salette tengano un posto ossessivo e centrale nelle elucubrazioni apocalittiche di Bloy. I testi sono tanto numerosi, che dobbiamo citarne solo alcuni:

«Voi sapete che ci sono, nel Segreto di Melania, terribili minacce per l’Italia. Che avverrà il giorno, forse imminente, in cui sarà la volta di Napoli e di Roma, che si pretende eterna? Che panico nell’Europa e nel mondo intero! Si capirà allora, qualcuno si ricorderà di La Salette? Ne dubito. Allora occorrerà che tutto si compia. ‘Marsiglia inghiottita, Parigi incendiata’ e il resto… finché verrà uno Scalzo, investito della potenza dei miracoli, per parlare agli uomini. E’ questa la mia visione assai chiara da trent’anni. I miei libri forse ve ne hanno avvertito. E’ il fondo, il centro dei miei pensieri, il pozzo della mia amarezza e della mia melanconia. Ma come dichiarare tali cose senza passare per un insensato? Io sono forse il solo essere umano che pensa cosi. E’ per questo, senza dubbio, che non sono morto» (1).

In realtà, erano molte le profezie di un certo genere che circolavano in quegli anni, si che Bloy dirà che, prima di conoscere La Salette, era già profeta:

«La guerra dello Spirito Santo attesa, prevista da me da più di trent’anni, prima ancora che conoscessi le predizioni apocalittiche di La Salette» (2).

Dirà anche:

«Leggo nei giornali che la mia vecchia profezia sullo smarrimento universale della Chiesa pare sul punto di avverarsi» (3).

E’ perché Bloy credeva alla rivelazione di Vercruisse, che l’Anticristo era già nato nel 1846, che Bloy scriveva:

«Il Segreto di Melania dice che nel 1864 Lucifero e un gran numero di demoni saranno scatenati. E’ precisamente in quell’anno che è cominciata la mia vita parigina. E’ strano che lo noti oggi per la prima volta».

Forse avrebbe modificato i suoi calcoli sul 1879, se avesse saputo prima che Lucifero sarebbe uscito dall’inferno nel 1864 anziché nel 1846. Come nella setta di Pierre Vintras, Bloy ammetteva la divisione dei Tre Regni:

«Vangelo dei talenti. Il primo servo che riceve i cinque talenti non è forse il popolo ebreo che riceve la Legge, ossia il Pentateuco? Il secondo che riceve due talenti, non è il popolo cristiano che riceve i due Testamenti? Infine il terzo che non riceve se non un talento, non è il popolo misterioso dello Spirito Santo, la Chiesa rinnovata, rigenerata dall’Amore?» (4).

Vintras, semplice operaio, dichiaratosi Pontefice dell’Opera di Misericordia, diceva le stesse cose. Quest’opera, che diceva ispirata dall’arcangelo Michele, aveva come scopo ufficiale di ammansire la collera di Dio: cosi sulla terra purificata si sarebbe instaurato il regno dello Spirito.

Attraverso un notaio condannato per abuso d’ufficio, Vintras cercò di associarsi al sedicente delfino «Luigi XVII», in favore del quale il duca di Bordeaux avrebbe rinunciato ai suoi diritti sul trono di Francia; anche Bloy credeva al ritorno del Delfino, che sarebbe evaso dalla prigionia nel Tempio, e frequentò abbastanza a lungo quest’ambiente, come ci dimostrerà l’analisi del suo Fils de Louis XVI.

Questo preteso Delfino, che si dava il nome di Naundorff, si chiamava in realtà Charles-Alexandre Marotte, era duca di San Pietro, conte di Hust, Barone di Slesia, conte del Sacro Impero, signore di Nangeville; non aveva dunque alcun diritto alla corona di Francia. Inoltre, aveva pubblicato delle opere religiose condannate e si sforzava di creare una «Chiesa cattolica evangelica». A Tilly, Vintras attirava adepti creduli nel meraviglioso e a un certo misticismo erotico; a Fosse si riunivano i partigiani di Luigi XVII.

La setta fu dispersa nel 1852; il figlio di Vintras parti per l’Inghilterra ma alcuni discepoli, fra cui tre sacerdoti interdetti (uno fu messo in prigione), furono cacciati dalla Francia e si rifugiarono in Belgio, dove Vercruysse li conobbe.

Il vintrasismo era dunque uscito dalla Francia per tornarvi con Tardif ed essere riportato in auge da Bloy.




1) Le Vieux de la Montagne, 8 gennaio 1909.
2) Le Pélerìn de l’Absolu, 11 settembre 1912.
3) Quatre ans, 15 maggio 1903.
4) Ibidem, 5 maggio 1901. Il Paracleto-Satana è chiamato qui, del resto, il servo «malvagio e pigro».
Su Naundorff e Vintras si consulti l’importante opera di Paul Vulliaud, La Fin du Monde, Payot, Parigi, 1952, pagine 186-195.


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