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Adesso l’OMS vuole tassarci
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è tutto un ribollire di idee innovative per renderci più sani. L’ultima è scritta su un rapporto di «gruppo di esperti» preparato in vista del prossimo vertice dell’ufficio esecutivo dell’OMS: il benefico ente sovrannazionale propone di levare un’imposta globale per finanziare le sue prossime opere di bene.

Tre le tasse globali proposte: una imposta digitale, perchè (si legge nel rapporto) «il traffico internet è enorme e crescerà ancor pià rapidamente, sicchè questa imposta può fruttare decine di miliardi di dollari da una vasta base di utenti». Un’imposta sul commercio di armi: «Un prelievo del 10% sul mercato delle armi può fruttare 5 miliardi di dollari l’anno». Oppure un’imposta sulle transazioni finanziarie. No, non si tratta della Tobin tax, bensì di un prelievo sperimentato in Brasile, su tutti i pagamenti online e prelievi bancari. Adesso questa tassa è stata bocciata dal parlamento brasiliano ma, dicono gli esperti dell’OMS, «quella tassa, fissata allo 0,38%, fruttava 20 miliardi di dollari l’anno e pagava l’87% dei programmi sociali più importanti del governo, Bolsa Familia». (http://www.foxnews.com/projects/pdf/011510_executivesummary.PDF)

E perchè l’OMS vuole accaparrarsi i frutti di questa imposta? Per il più umanitario, filantropico e politicamente corretto dei progetti: vuole avere i fondi per «trasferire i progressi delle tecnologie della salute (sic) ai poveri».

Come noto, decine di malattie infuriano nel terzo mondo, per le quali non esistono farmaci, in quanto le multinazionali farmaceutiche non hanno «incentivo commerciale» a fare ricerca per questi «mercati» poco solvibili. Le ditte, a difesa della «proprietà intellettuale», sono costrette a concentrarsi nel creare medicine per coloro che sono in grado di pagarsele, anzi, meglio, medicine per sani (i sani essendo la maggioranza delle popolazioni persino nei Paesi avanzati e beneficiati dalle tecnologie sanitarie, quindi un «mercato vastissimo»): i vaccini anti-influenzali per influenze che non esistono, ad esempio.

I teneri cuori che abitano l’OMS sanguinano: aiutiamo i poveri, dateci i soldi! Cinque miliardi di dollari annui basterebbero... E’ una notevole manifestaione di faccia tosta (o di sicurezza del proprio insindacabile potere) da parte di un’organizzazione che il Consiglio d’Europa ha appena accusato di aver «organizzato il panico» riguardo all’influenza suina, elevando i livelli di allarme a «pandemia 6» (come la peste bubbonica), al solo scopo di dare una mano alle multinazionali farmaceutiche a rifilare ai governi occidentali decine di milioni di dosi di vaccini inutili.

Wolfgang Wodarg
   Wolfgang Wodarg
Il presidente della Commissione Sanità del Consiglio d’Europa, l’epidemiologo tedesco Wolfgang Wodarg, ha espressamente citato grosse multinazionali (Novartis, GlaxoSmithKline e Baxter) che «hanno uomini loro negli ingranaggi» dell’OMS di Ginevra «e tirano i fili in modo che vengano prese le giuste direttive».

Wodarg ha citato con nome e cognome lo svizzero Klaus Stohr, che era all’OMS capo del «Global Influenza Programme», e che nel 2006 è passato a lavorare in una poltrona d’oro di Novartis,  giusto in tempo per attuare il «programme»: preclaro esempio di conflitto d’interessi.

Klaus Stohr
   Klaus Stohr
E pochi sanno (perchè i nostri media ne tacciono; ma ne parlano i giornali russi, svedesi danesi e il sito polacco «Polskaweb») che in queste settimane è in corso un’inchiesta in Olanda contro Albert Osterhaus, un luminare olandese della virologia e alto consulente dell’OMS, per aver nascosto d’aver ricevuto fondi neri (o mazzette) dalle multinazionali del farmaco: almeno 100 milioni di euro dalla Roche, sul suo conto bancario privato, ma si sospetta anche parecchi quattrini da Novartis, Glaxo, Aventis. Nell’inchiesta sono coinvolti funzionari della sanità olandese, politici e giornalisti. (Swine Flu Gate: Is Virologist Albert Osterhaus the Ringleader?)

Albert Osterhaus
   Albert Osterhaus
Il dottor Osterhaus è fortemente sospettato di  essere l’uomo che ha indotto la direttrice dell’OMS, Margareth Chan, a dichiarare  la «pandemia 6» per l’influenza suina, nonostante la bassissima letalità. Il che ha consentito alle multinazionali che lo pagavano di guadagnare 40 miliardi di dollari coi vaccini. Osterhaud è insieme membro dello Strategic Advisory Group of Expert (SAGE) nel cuore dell’OMS, e presidente del privatissimo European  Scientific Working Group on Influenza, finanziato dalle multinazionali per agire (come ammette nel suo sito) «da collegamento vitale con l’OMS».

Osterhaus ha anche precisi precedenti come esperto in allarmismo. Nell’aprile 2003 fu quello che lanciò l’allarme SARS, il misterioso coronavirus proveniente dall’Asia che costrinse milioni di viaggiatori da e per l’Asia a indossare mascherine e farsi misurare la febbre in aeroporto. Scomparsa la SARS senza ulteriori danni, Osterhaus fu pronto a proclamare che l’influenza aviaria – che colpiva solo persone che erano state a contatto diretto con pollame – poteva da un momento all’altro mutarsi e trasferirsi da uomo a uomo, ciò che richiedeva durissime misure (e vaccini), specie in Europa, dove la portavano gli uccelli migratori...

L’aviaria si rifiutò di comportarsi come voluto da Osterhaus, e rimase al massimo una malattia professionale dei pollicultori. In ogni caso, le multinazionali fecero già allora grassi profitti vendendo vaccini superflui.

Osterhaus si volse ad altri virus: e nell’aprile 2009 ha scoperto il primo caso di «influenza suina» gravissima a La Gloria, un villaggio presso Veracruz in Messico, il che ha permesso di lanciare la nuova campagna d’allarme. La gente moriva davvero di suina, in Messico. Il fatto è che a La Gloria ha sede il più grosso allevamento suino del pianeta (proprietà d Smithfield Farms, una azienda USA), e da mesi gli abitanti inscenavano proteste contro la ditta, lamentando che il lago di deiezioni di maiale, abbondante sottoprodotto dell’allevamento, provocava nei bambini ogni sorta di disturbi. Osterhaus trascurò l’ipotesi-cacca, e puntò sulla influenza nuova, sterminatrice. La dichiarazione di Pandemia 6 ha fatto il resto.

Persino la Russia ha chiesto una inchiesta internazionale sulla sporca faccenda. L’OMS invece non ha nemmeno dato segno di voler aprire una indagine interna per appurare le responsabilità dello scandalo «suino»: premonizione di quel che dobbiamo aspettarci dal «governo mondiale» prossimo venturo.

Perchè il progetto di levare direttamente una imposta da parte di un ente sovrannazionale non eletto,  rappresenta precisamente il primo (ed essenziale) passo verso il governo mondiale. Si tratta della lesione del principio stesso della democrazia, la grande conquista della civiltà occidentale: «No taxation without representation», nessuna tassazione può essere imposta se non dai rappresentanti dei cittadini, che i cittadini hanno votato e che possono rovesciare col voto. Secoli orsono, gli inglesi strapparono al sovrano questa concessione: le nuove tasse che il monarca imponeva dovevano essere ratificate dal parlamento, che poteva rigettarle.


Attualmente, sono i governi nazionali che hanno il diritto di tassare i cittadini, e possono con esse contribuire al mantenimento dell’ONU e dei suoi organi come l’OMS. Ma non si sa per quanto tempo. Sia i burocrati dell’ONU, sia le tecnocrazie bancarie del Fondo Monetario (per non parlare del WTO e della Banca Mondiale) stanno cercando da anni di dotarsi del potere di estrarre direttamente tributi dai singoli cittadini del mondo, senza dover più dipendere per il loro finanziamento dagli Stati – e quindi liberandosi in modo assoluto dal loro controllo. La «carbon tax» insinuata nel vertice di Copenhagen con la scusa del riscaldamento globale è stata chiaramente un tentativo di questo genere: l’esazione del tributo (e il potere di comminare penalità per l’evasione) doveva essere affidata alla Banca Mondiale. (Final Copenhagen Text Includes Global Transaction Tax)

Il progetto è per ora fallito (1). Ma verrà comunque perseguito con i mezzi surrettizi di cui gli organismi sovrannazionali sono maestri: del resto, è delineato in una «nota tecnica» siglata da Kofi Annan, allora segretario generale dell’ONU, nell’ottobre 2001, ossia già dieci anni orsono. (http://www.globalpolicy.org/component/content/article/213/45686.html)

Si tratta di realizzare il passaggio dalle (malfunzionanti) democrazie rappresentative nazionali alla tecnocrazia globale, sottratta ad ogni controllo e responsabilità verso i cittadini. Queste tecnocrazie si riducono al potere dei banchieri internazionali auspicato negli anni ‘50 da Rockefeller, e – come abbiamo visto nello scandalo OMS – al dominio degli interessi delle multinazionali che «hanno i loro uomini negli ingranaggi» degli enti mondialisti.

Di come usino il loro insindacabile potere – e a quali scopi – queste tecnocrazie, abbiamo spesso raccontato. Nel 1996, un vaccino antitetanico iniettato alle donne nelle Filippine a cura della filantropica OMS si rivelò contenere gonadotropina corionica umana (hCG), l’ormone che consente l’impianto dell’embrione nell’utero: l’effetto era che il vaccino provocava la crescita di anticorpi contro l’hCG, e di fatto funzionava come un vaccino anticoncezionale somministrato all’insaputa delle vittime. Nessuna inchiesta è stata condotta dall’OMS su questa faccenda. Ancora nel 2004, un vaccino antipolio fornito dall’UNICEF alle donne nigeriane s’è rivelato essere un anticoncezionale.

Si realizza sotto i nostri occhi il progetto malthusiano elaborato da Julian Huxley, il fondatore dell’UNESCO e teorico dell’impero britannico come «impero della mente», o sulle menti. (UNICEF Nigerian Polio Vaccine Contaminated with Sterilizing Agents Scientist Finds)

L’OMS  promuove incessantemente la medicalizzazione delle società, accusava il British Medical Journal del 25 giugno 2005, rendendo malati dei sani – a tutto vantaggio di Big Pharma – con un semplice trucco: «La riduzione dei valori di normalità della pressione arteriosa e del colesterolo».

Qualche esempio, fornito dall’amico Marcello Pamio:

fino a giugno 2003, l’OMS consigliava il trattamento per pazienti che avessero nel sangue 115 milligrammi di  colesterolo per decilitro. Da luglio 2003, l’OMS cambia il parametro e abbassa la soglia: è «malattia» la presenza nel sangue di 100 milligrammi, non più 115. Di colpo, milioni di persone che erano ritenute normali fino a giugno, diventano malate e dunque da curare a luglio.

Glucosio nel sangue: fino al 2000, l’OMS considerava normale la presenza nel sangue di 140 mg. di glucosio; dopo il 2000, l’OMS fa scendere il valore normale a 126 milligrammi: con un tratto di penna, compaiono milioni di diabetici in più, un nuovo ricco mercato per le multinazionali farmaceutiche.

Altro trucco, la promozione della «diagnosi precoce», specialmente per il cancro al seno, che porta a «cure» precoci a forza di anticancro altamente tossici. L’ha denunciato nel 2006 la Cochrane Collaboration (2).

«Per ogni 2.000 donne partecipanti allo screening precoce, una avrà, dopo 10 anni, la vita prolungata (1 decesso per tumore al seno evitato rispetto a 2.000 donne che non hanno fatto la mammografia). Ma 10 saranno trattate per un tumore al seno in modo non necessario (overtreatment). Quindi: 0,5 decessi evitati ogni 1.000 donne che fanno la mammografia per 10 anni, rispetto a 1.000 donne che non si sottopongono allo screening mammografico».

Lo screening di massa è produttivo, soprattutto, di  «falsi positivi» per coloro che eseguono la mammografia, con devastanti effetti psicologici: l’esame rivela qualcosa (nodulo, tumore, cancro, ecc.) che in realtà NON c’è. Su 1.000 donne ben 242 avranno appunto una «sospetta diagnosi di cancro al seno non confermate dopo ulteriori esami». (Barrat e altri, British Medical Journal 2005).

Un 24% di falsi positivi: quante donne sono operate inutilmente e bombardate di chemioterapici dai gravissimi effetti collaterali, a maggior gloria dei Veronesi e delle Novartis?

Ora, noi dovremmo incoronare la sovranità globale di questa Organizzazione Mondiale della Sanità,  consentendole di estrarre dalle nostre tasche una imposta «globale» per i suoi scopi filantropici, di cui non rende conto a nessuno.




1) Come riportato persino dai nostri giornali, è scoppiato il «Glaciergate»: il rapporto ONU che prevedeva lo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya entro il 2035 è stato comprovato falso e senza fondamento. Il falso è stato ammesso dall’IPCC, organo dell’ONU che promuove il «climate change», e che ha prodotto e diffuso il falso stesso. Notevole a questo proposito l’intervento al Parlamento Europeo del parlamentare Nick Griffin, presidente del British National Party: «Il mondo si sta raffreddando, e il riscaldamento globale è una frode. E non è un delitto senza vittime. Le  «carbon taxes» fanno rincarare i combustibili, uccidendo i nostri vecchi. I miliardi sprecati in ricerche su questo problema inesistente non saranno spesi per curare i veri mali, come l’Alzheimer, o per far cessare veri disastri ambientali, come la deforestazione. Il commercio dei crediti del carbonio fruttano miliardi ai pescecani della City a spese delle famiglie in situazione di povertà. La perdita di terreni agricoli dedicati ai biocarburanti hanno già fatto raddoppiare il prezzo del cibo, sicchè milioni sono alla fame mentre le multinazionali fanno sempre più profitti. Coloro che premono per la teoria, sientificamente insensata, che il riscaldamento globale è prodotto dall’uomo -  Shell, Monsanto, le banche internazionali, i mondialisti del Bilderberg, i miliardari del carbonio e i loro utili idioti della sinistra - stanno attuando la più grossa frode della storia. Devono essere chiamati a rispondere, come dovranno i loro collaboratori in questo posto, il Parlamento europeo».
2) La Cochrane Collaboration è una iniziativa internazionale no-profit nata con lo scopo di raccogliere, valutare criticamente e diffondere le informazioni relative alla efficacia degli interventi sanitari. Attualmente oltre 14.925 operatori sanitari, ricercatori e rappresentati di associazioni di pazienti sono impegnati in oltre 97 paesi del mondo in questa attività.
http://www.cochrane.it/it/collaboration.html


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