Famiglie, tasse e banche
Marco Manfredini
30 Gennaio 2010
Apprendiamo da Avvenire («Fisco a misura di famiglia - lezione francese all'italia» PDF articolo) uno scandalo, l’ennesimo, cioè che la stessa famiglia monoreddito (da 30.000 euro) composta da marito, moglie e due figli ha un carico IRPEF di ben 5.010 euro in Italia, mentre di soli 348 euro (diconsi trecentoquarantotto euro) in Francia.
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Questo è solo uno dei tanti esempi che si ricavano da una interessante tabella, ed è inutile che se ne riportino altri, perchè qui una cosa è chiara: questo governo, al di là delle buone intenzioni, non riesce o non vuole fare nulla per aiutare le famiglie, quelle vere.
Anzichè perdere tempo e risorse per realizzare campagne sensibilizzatorie contro inesistenti malattie come l’omofobia, assecondando quell’ideologia per cui tutto è rispettabile fuorchè ciò che è normale, non sarebbe il caso di riequilibrare un po’ il peso fiscale in modo da far respirare chi sostiene davvero e garantisce futuro a questo benedetto Paese?
Diranno: c’è la crisi, non ci sono i soldi. Ma la Francia ci riesce, e si vedono anche i risultati dall’aumento della natalità; i nostri politici dovrebbero andare a vedere come fanno! Di «riduzione della spesa» non è nemmeno il caso di parlarne, viene da sorridere al solo pensiero: è da tempo immemorabile che se ne sente parlare, in modo vano.
A prima vista occorrerebbe rimodulare le aliquote: è chiaro che a parità di fabbisogno delle casse statali, se qualcuno sborsa meno, ci dovrà essere qualcuno che sborsa di più (in questo caso chi ha meno familiari da mantenere). Ma questo è fattibile? Ha senso aumentare una tassazione che in molti casi, considerando IRPEF, IRAP, contributi INPS, eccetera, arriva tranquillamente ad un vessatorio e punitivo 60-70% per i lavoratori autonomi? Pare evidente che in questo modo anzichè aumentare l’introito aumenterebbe solamente l’evasione, almeno per chi ne ha la possibilità; dunque saremmo daccapo.
I soldi non ci saranno mai finchè lo Stato li deve prendere a prestito dalle Banche Centrali (che sono a maggioranza privata), come ci ha recentemente illustrato su Il Giornale anche Ida Magli, col non trascurabile inconveniente che questo prestito ci costa annualmente 70 miliardi di euro di interessi passivi.
Ma la banca d’emissione è la BCE, e per riappropriarsi della possibilità di emettere moneta occorrerebbe rivoluzionare il sistema, forse uscire dall’euro, e arrivati a questo punto tutto ciò è impensabile. I politici hanno quindi le mani legate?
Aveva ragione Pound quando diceva che «I politici non sono altro che i camerieri dei banchieri».
Si ha un terribile presentimento...
«E’ una fortuna che la gente non capisca il nostro sistema bancario e monetario, perchè se lo capisse, credo che scoppierebbe la rivoluzione prima di domani» disse invece Henry Ford, fondatore della nota casa automobilistica.
Se nessuno fa nulla, nemmeno un governo di centro-destra con una maggioranza così ampia ed un ministro delle Finanze che certamente è al corrente di tutto ciò, non ci resta che aspettare la prossima rivoluzione.
Marco Manfredini
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