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Preparano un false flag in USA. Ecco come
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Zero Hedge li qualifica come «segni che le élites si preparano a qualcosa di grosso». I segni sono tre:

1) La Federal Reserve di New York sposta la massima parte delle sue attività operative nella sede-satellite di Chicago. Dicono che il trasferimento è cominciato due anni fa, quando Manhattan fu sfiorata dall’uragano Sandy. La Fed teme «un disastro naturale o altro accidente» che potrebbe bloccare le sue operazioni di mercato a New York: infatti la sede della metropoli è il primario contatto della banca centrale con Wall Street.

2) Il Dipartimento della Homeland Security, il super-ministero poliziesco creato da Bush jr. dopo l’11 settembre, si prepara ad acquistare 62 milioni di proiettili NATO adatti ai fucili d’assalto AR15 e M16, in dotazione alla truppa. I proiettili serviranno, ufficialmente, «a scopo addestrativo»:

3) Il NORAD, ossia il celebre Comando per la Difesa dello Spazio Aereo Nord-Americano, con tutti i suoi radar e intercettori, si trasferisce nelle Cheyenne Mountain. O più esattamente torna in questo insieme di bunker sotterranei chiusi da portali d’acciaio da 25 tonnellate, che aveva abbandonato nel 2006 perché – finita la guerra fredda – le operazioni dell’ente erano più comodamente ed economicamente gestibili da un blocco di uffici della base di Peterson, presso Colorado Spring.




Si ricordi che il NORAD sorveglia «natura, posizione, direzione e velocità di ogni oggetto volante nell’ambito aerospaziale del Nord America, coordinando la sorveglianza sul comportamento di ogni aeromobile che esca dalle norme, e coordina altri dati provenienti da tutto il globo terrestre, allo scopo di valutare la presenza e l’entità di una minaccia da parte di potenze straniere» (da Wikipedia). E non si dimentichi che questa formidabile organizzazione militare d’allarme dai mille occhi… l’11 settembre 2001 non si allarmò dei quattro aerei civili dirottati, rimasti «fuori delle norme» per quasi due ore di vagabondaggio nei cieli, che avrebbero finito per avventarsi sulle Twin Towers e il Pentagono.

Il NORAD dormì, quel giorno. Adesso è di nuovo sveglio, e torna nella base sotterranea di Cheyenne, trasferendo i suoi server e sensori con grande spesa di trasloco (la Raytheon s’è aggiudicata il contratto, 700 milioni di dollari) perché il mega-bunker, viene spiegato, difende le apparecchiature da «un’aggressione EMP»; ossia da un attacco ad impulsi elettromagnetici.

L’Iran attentatore

EMP è «la maggior minaccia per gli Stati Uniti», ha spiegato l’anno scorso il miliardario speculatore Paul Singer (padrone del fondo Elliott Management), e l’ex direttore della CIA James Woolsey s’è dedicato a diffondere la profetica preoccupazione di Singer in un articolo sul Wall Street Journal: una bomba atomica fatta esplodere in orbita sopra gli Stati Uniti basterebbe a metter fuori uso le reti elettriche e informatiche, precipitando la più luminosa e giusta civiltà della storia nel freddo e nell’oscurità — come avevamo riferito pochi giorno orsono in questa traduzione.

La Corea del Nord può benissimo attuare questa minaccia. Putin, ca va sans dire. E come non citarlo? «L’Iran è pronto ad un attacco nucleare EMP sugli Stati Uniti», ha proclamato su Arutz Sheva, il giornale online dei «coloni» ebraici, un professor Peter Vincent Pry, che è un vero esperto: direttore esecutivo di una Task Force on National and Homeland Security (da lui inventata) (1), che ha collaborato con il House Armed Services Committee e la CIA. Si aggiunga che Pry è un ebreo militante, e si valuterà la credibilità della minaccia.

Minaccia oltretutto imminente: la rivelazione di Pry sull’Iran pronto ad accecare gli USA facendo esplodere una Bomba in orbita è datata 15 marzo. Ovviamente l’imminenza del pericolo è dovuta alla necessità di liquidare in tempo il tentato accordo con Teheran sul nucleare civile.

James Woolsey
  James Woolsey
A rendere ancor più credibile l’allarme, basterà ricordare chi è James Woolsey, l’ex direttore della CIA che ha diffuso l’allarme EMP insieme a Pry: una vecchia conoscenza per chi ha indagato sull’11 Settembre. Woolsey è membro del Project for a New American Century (PNAC), potente gruppo di cervelli neocon fondato da Dick Cheney e Donald Rumsfeld, e illustrato da soci come Paul Wolfowitz, Jeb Bush il futuro presidente, Richard Perle... insomma, quelli. Quelli che nel 2000 auspicarono pubblicamente «una nuova Pearl Harbor» come unico mezzo per convincere l’opinione pubblica americana al riarmo e a 15 anni di guerre per Israele. Woolsey, come membro del PNAC, è stato fra i firmatari della lettera aperta che il 26 gennaio 1998 il PNAC rivolse al presidente Clinton per esigere da lui «la rimozione di Saddam Hussein»; in quello stesso anno Woolsey fu chiamato da Rumsfeld dentro la Commissione Rumsfeld, il cui scopo fu di fornire al Congresso aggiornate informazioni sulla «minaccia imminente» rappresentata dai missili balistici intercontinentali altrui.

Dunque fanno bene NORAD, Fed e Homeland Security a prepararsi al peggio. Anche se la minaccia di un tremendo, spietato attentato-strage può venire da ogni dove: persino dal Rio Grande.

«L’IS è arrivato in Messico»



Il Califfato è alle porte. È ormai a poche miglia dal Texas, pronto a qualunque atrocità contro i cittadini americani. Come no: lo ha rivelato Judicial Watch, una fondazione culturale «conservative, non-partisan, educational» che «promuove la trasparenza, e l’etica pubblica». È fondata dall’avvocato e militante civile Larry Elliott Klayman (che è born to Jewish parents, di genitori giudei, e si definisce both a Jew and a Christian, insieme ebreo e cristiano (2)), e finanziata dalla famiglia miliardaria Mellon (Mellon Bank, Chevron-Texaco, Alcoa, The Pittsburgh Tribune-Review, New York Shipbuilding , Carborundum Corporation) una delle più decisive e riservate oligarchie del potere americano.

Judicial Watch, come capite, è un ente molto rispettato. Quindi bisogna credergli quando rende noto che «L’IS gestisce un campo d’addestramento a poche miglia da El Paso», la città di frontiera USA-Messico, precisamente «una base ad otto miglia dal confine USA, una località chiamata Anapra ad ovest di Ciudad Juarez». Anzi di più: «Un’altra cellula dell’IS si trova in Puerto Palomas, ad ovest di Ciudad Juarez», da cui i clandestini partono perché da lì è più facile «penetrare negli Stati Uniti» raggiungendo le cittadine di Columbus e Deming.

Ha le sue fonti, JW ossia Klayman. E le sue fonti – in questo caso, dice, «un ufficiale dell’esercito messicano sul campo e un ispettore della polizia federale messicana» – han raccontato a Klayman che durante uno dei loro ultimi rastrellamenti contro i narcos hanno trovato nientemeno che «documenti in arabo e in urdu», oltreché «tappeti di preghiera musulmani» (3) e, per finire, «mappe di Fort Bliss, la grande base americana che ospita la Prima divisione corazzata dell’esercito USA».

Non c’è dubbio. Quando si trovano tappeti di preghiera musulmani ad Anapra, che è la zona dominata dal cartello del narcotrafficante Vicente Carrillo, che dispone del suo esercito privato «la Linea» e della gang del Barrio Azteca, non è segno che i narcos si sono dati alla recita del Corano. È segno che i narcos hanno stretto un’alleanza col Califfo, e lo stanno aiutando ad infiltrare i suoi tagliagole in USA.

«Secondo le stesse fonti – assicura JW di Klayman – i ‘coyotes’, gli spalloni che impegnati nel traffico di immigrati e che lavorano per il Cartello (portano anche coca, ndr) stanno aiutando a trasferire i terroristi dell’ISIS attraverso il deserto, oltre confine, tra Santa Teresa e Sunland Park, New Mexico. Ad est di El Paso, i ‘coyotes’ del Cartello stanno contrabbandando terroristi ISIS attraverso la porosa frontiera tra Acala e Fort Hancock, Texas».

Rivelazione su rivelazione, ecco la più grossa: attraverso i suoi uomini infiltrati, «l’ISIS sta conducendo ricognizioni delle università regionali; l’area di lancio missilistico White Sands; le installazioni di stato di Alamogordo e Fort Bliss, le reti elettriche presso Anapra e Chaparral»…

Alamogordo rievoca la zona dove si fece esplodere il primo test atomico nel luglio 1945 (poligono nel deserto di Jornada del Muerto). Fort Bliss, abbiamo visto, è la sede della Prima Divisione Corazzata. White Sands è una storica base di lancio dei primi missili militari USA: ormai di fatto in disarmo, come Alamogordo, è tuttavia perfetta – data la risonanza nelle memorie collettive – per fabbricare una «narrativa» patriottico-sdegnata e allarmistica appena il Califfo avrà messo di nuovo «America under Attack», come titoleranno le breaking news della CNN, Fox News eccetera.

Potete pensare che, date tante e circostanziate allarmanti informazioni sulla vicinanza del Califfo alle sacre frontiere Sud, il potere americano abbia allertato tutte le sue forze, concentrato sul confine il massimo della sorveglianza e dei suoi armati, tanto più che dall’altra parte non è più lo Stato messicano ad averne il controllo, ma i cartelli narcos, pesantemente armati. Invece non è così. Come denuncia ancora Judicial Watch, «la US Border Patrol (la guardia confinaria) ha ordinato ai suoi dipendenti di evitare le zone più infestate dai criminali perché ‘troppo pericolose’, e il loro pattugliamento potrebbe portare ad un ‘incidente internazionale’ con sparatorie incrociate dalle due parti del confine». Dunque è questo il fatto: proprio mentre i segni della certissima presenza del Califfato si moltiplicano al Messico, le autorità competenti hanno ordinato ai loro uomini di cessare i pattugliamenti. La sorveglianza, lungi dall’essere rafforzata, è stata come minimo allentata.



Dunque siamo in grado di provare a indovinare qualche possibile sviluppo: l’attacco al cuore americano verrà del cielo? Con l’Iran che lancerà la sua (unica) atomica in orbita onde accecare le reti elettrico-informatiche degli USA, lasciare negli ospedali i neonati americani morire nelle incubatrici senza riscaldamento, i vecchi e i malati nel gelo e nel buio? Certamente l’Iran non potrà commettere un simile crimine senza l’aiuto occulto di Vladimir Putin, come scoprirà il NORAD ormai sveglissimo nel ventre della montagna... O invece, il mega-attentato arriverà dal Messico? Da lì gli uomini del Califfo, arrotolati i loro tappeti di preghiere, faranno qualcosa di spaventoso ad Alamogordo? Magari attaccheranno la Prima Divisione Corazzata, colta completamente alla sprovvista dall’attacco, dunque incapace di difendere i suoi soldatini, che saranno vistosamente decapitati?

Fortuna che la Homeland Security, previdente, s’è procurata tutti i proiettili che servono.

Perché magari, dopo l’orribile mega-attentato, bisognerà invadere e occupare il Messico; come dopo il 2001, l’attentato di Al Qaeda ha obbligato ad occupare l’Afghanistan, e come a Kabul, insediare un Governo fantoccio a Mexico City, che partecipi alla lotta al terrorismo globale. Se poi ulteriori rivelazioni comprovassero, al di là di ogni ragionevole dubbio, che l’ISIS non è il nemico dell’Iran sciita – come si crede ancor oggi, visto che i due si sparano – ma che è stata Teheran a creare l’ISIS e a lanciarlo all’assalto della madrepatria americana, la narrativa sarebbe completa e perfetta: la nuova Pearl Harbor per il prossimo Secolo Americano.




1) Come Giuliano Ferara e come Ernesto Galli della Loggia, viene da dire. I neocon de noantri sono insieme ebrei e cristiani. Ma anche le gerarchie cattoliche lo sono, dopotutto. Papa Francesco, nel suo Misericordie Vultus, ha persino trovato che «le pagine dell’Antico Testamento sono intrise di misericordia, perché narrano le opere che il Signore ha compiuto a favore del suo popolo nei momenti più difficili della sua storia». Gli stermini di popoli ordinati da JHVH (secondo le interpretazioni ‘letterali’, dunque erronee, che gli ebrei fanno di questi passi, nde) sono dunque opere di misericordia: bello ed istruttivo. Per fortuna anche « L’Islam, da parte sua, tra i nomi attribuiti al Creatore pone quello di Misericordioso e Clemente», s’è affrettato a precisare il Santo Padre. Sicché «La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam». Il che ci rende tutti felici.
2) Come Rita Katz ha inventato il SITE (Search for International Terrorist Entities).
3) Anche Mohamed Atta e i suoi, si ricorderà, dimenticarono un Corano nel bar con le ragazze in topless in cui passarono l’ultima notte da veri musulmani, attaccati a numerose bottiglie di whisky.



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