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«Per paura di Putin fanno rinascere l’Impero germanico!»
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«La vera potenza emergente nella crisi ucraina non è la Russia, è la Germania». Gli Stati Uniti, «allargando la NATO fìno ai Paesi baltici, alla Polonia e alle altre vecchie democrazie popolari, non hanno visto che stavano ritagliando un Impero alla Germania: economico in un primo tempo, ma già politico oggi»: questa è l’affascinante e molto inquietante tesi di Emmanuel Todd, storico, sociologo ed antropologo francese produttore infaticabile di analisi profonde ed originali.

Se questa sua ultima vi sembra una profezia azzardata, sarà bene ricordare che fu lui nel lontano 1976 (aveva 25 anni) a prevedere il collasso dell’Unione Sovietica, inferendola da indicatori economici e demografici (come statistiche della mortalità infantile che cresceva). Il suo saggio La chute finale: Essais sur la décomposition de la sphère Soviétique , è e resta una pietra miliare della sua capacità di cogliere i grandi movimenti storici mentre avvengono – e pochi li capiscono. Nel 2003 ha preconizzato «la decomposizione del sistema americano».

E oggi?

La propaganda «asinina» che dipinge la Russia come espansionista, l’ossessione anti-putinista galoppante, a Todd appare come la ricerca, da parte dell’Occidente, di un capro espiatorio. «L’Occidente è oggi inquieto, ansioso, malato: crisi finanziaria, stagnazione o calo dei redditi, crescita delle ineguaglianze, totale assenza di prospettive e in Europa continentale, crisi demografica». In questa situazione l’aggressività euro-americana contro Mosca è «la creazione di un nemico necessario a mantenere una coerenza minimale all’Ovest».

Vero è che la Russia pone all’Occidente un problema di «valori». «Ma il problema dell’Occidente è il carattere positivo e utile di certi valori russi»: il non aver seguito il liberismo totale, l’aver riaffermato un certo ruolo dello Stato e una certa idea nazionale. «In questo senso, certo, è una vera minaccia per questi che in Occidente fanno finta di governarci, senz’altri valori che quelli di Borsa». Ma la Russia non ha semplicemente i mezzi, per non parlare della volontà politica, per essere l’Impero aggressivo che ci divorerà.

Emmanuel Todd invita a guardare meglio nel calderone ucraino. Non è più il conflitto «regressivo in senso psichiatrico» fra Est ed Ovest. «Se si sfugge ai deliri dei media occidentali, si vedrà che il conflitto avviene, semplicemente, nella zona di confronto tradizionale fra Germania e Russia».

E le manovre sovversive americane? «Ho avuto l’impressione che dopo il ritorno della Crimea alla Russia, gli Stati Uniti, per non perdere la faccia, avevano messo i bastoni fra le ruote all’Europa, o meglio alla Germania perché è questa che – ormai – controlla l’Europa». Per il pensatore francese, è uno dei casi sempre più frequenti in cui «l’America deve approvare le avventure regionali dei suoi vassalli che non controlla più», come l’Egitto di Al-sisi, come la Corea del Sud che si avvicina alla Cina e dice no alle sanzioni anti-russe, come «contenere i jihadisti sovvenzionati dall’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita, come la Germania, ha lo statuto di alleato primario, del suo tradimento non deve essere dunque esser preso atto», perché Washington non ha la forza di dichiararli apertamente nemici.

E insiste:

«La vera potenza emergente, altro che la Russia... è la Germania. Ha fatto strada in modo prodigioso, dalle difficoltà economiche per la riunificazione all’irrobustimento economico, fino – negli ultimi cinque anni – alla presa di controllo del Continente europeo, sul piano economico e politico».

Come? «La crisi finanziaria non ha dimostrato solo la solidità della Germania. Ha anche rivelato la sua capacità di usare la crisi per mettere al passo l’insieme del continente. Se si smette di consolarsi col giocattolino ideologico della democrazia liberale, se si cessa di ascoltare il bla bla europeista, per osservare la sequenza storica bruta in corso, si constata che 1) la Germania ha preso il controllo del Continente sul piano politico e 2) l’Europa (ossia la Germania) è già virtualmente in conflitto con la Russia» per la zona d’influenza.

Uno ritorno storico, un inquietante déjà vu. Particolarmente serio e grave per un francese colto, che mai può dimenticare le ferite inflitte dal gigante prussiano all’orgoglio nazionale: Parigi occupata dalle truppe di Bismarck nel 1870, la disperata battaglia della Marna del settembre 1914, le truppe hitleriane a passeggio nei Champs Elisées...

«La Francia s’è messa in condizione di servitù volontaria verso Berlino – dice Todd. Francois Hollande è così tanto disprezzato dai francesi anche perché è l’uomo che obbedisce alla Germania». Fatto angosciante perché ancora una volta, «dobbiamo riconoscere le immense qualità d’organizzazione e di disciplina economica, e il non meno immenso potenziale di irrazionalità politica. Se un Paese si specializza a tal punto nell’industria (o nella guerra), bisogna tenerne conto e vedere come questa specializzazione tecnologica e di potenza sia controllabile».

Verso la Russia, l’egemone alemanno «dà segnali contraddittori. A volte appare pacifista, su una linea di cooperazione. A volte, al contrario, appare molto avanzata nella contestazione o nel confronto. Questa linea dura sale ogni giorno in potenza. Steinmeier s’era fatto accompagnare a Kiev da Fabius (il Ministro francese) e Sikorski (il polacco). La Merkel ormai visita da sola il suo nuovo protettorato ucraino».

«Nello spazio di sei mesi, fra cui le ultime settimane, mentre era già in conflitto virtuale con la Russia sulle pianure ucraine, la Merkel ha umiliato gli inglesi imponendo loro, con maniere incredibilmente grossolane, Juncker come presidente della Commissione. Cosa ancor più straordinaria, i tedeschi han cominciato a prendere di petto gli americani, servendosi di una storia di spionaggio da parte degli Stati Uniti».

Anzi, «Siamo già al punto che il Governo tedesco si prende gioco delle rimostranze americane in materia di gestione economica. Contribuire all’equilibrio della domanda mondiale [importando e consumando di più, come gli domandano gli USA?]. Ma va là! La Germania ha il suo progetto, progetto di potenza piuttosto che di benessere: comprimere la domanda interna, asservire i Paesi indebitati a Sud, mettere al lavoro gli europei dell’Est, accordare qualche nocciolina al sistema bancario francese che controlla l’Eliseo...».

Gli USA, di fronte alla crescita tedesca, fanno «la politica dello struzzo». Non vogliono vedere come lì si concreta «una minaccia più pericolosa per l’integrità dell’Impero americano che la Russia, la quale è esterna all’Impero».

Sull’Ucraina, la «Germania è il motore nella crisi, ancorché ambivalente: a volte la nazione tedesca appare pacifista e l’Europa sotto controllo tedesco, aggressiva. A volte è l’inverso. La Germania ha ormai due cappelli: l’Europa è la Germania e la Germania l’Europa – dunque può parlare a più voci. Quando si conosce l’instabilità psichica che caratterizza storicamente la politica estera tedesca, e la sua bi-polarità (in senso psichiatrico), nel rapporto storico con la Russia, c’è da angosciarsi. Popolazioni di lingua, identità e cultura russa sono bombardate in Ucraina orientale con l’appoggio e con le armi dell’Unione Europea. Penso – dice Todd – che i russi sanno di essere in guerra con la Germania. Il loro silenzio non è un rifiuto, come nel caso americano e francese, di vedere la realtà. È diplomazia. Hanno bisogno di tempo. Il loro autocontrollo, la professionalità di Putin e di Lavrov strappano ammirazione».

«Ciò che gli americani dovrebbero temere, oggi è proprio il crollo della Russia. Se cedesse, la sproporzione di forze demografiche e industriali del sistema tedesco (che chiamiamo «Europa» per abitudine), allargato all’Est, e gli USA porterebbe ad un rovesciamento del centro di gravità dell’Occidente e alla crisi dell’Impero americano. Ma un carattere della situazione attuale, è che gli attori sono incompetenti e pochissimo coscienti di ciò che fanno. D’accordo, Obama non capisce l’Europa: è nato alle Hawaii e vissuto in Indonesia, per lui conta solo il Pacifico. Ma che dire dei geopolitici americani “classici”? Prendiamo il vecchio Zbigniew Brzezinski: ossessionato dalla Russia, non ha visto salire la Germania. Non ha visto che la potenza militare americana, allargando la NATO fino alla Polonia, ai Paesi baltici e alle vecchie democrazie popolari ad Est, ha ritagliato un Impero alla Germania: oggi economico, ma già anche politico. Già Berlino comincia a intendersi con la Cina, altro grande esportatore. Ci si ricorda a Washington che la Germania degli anni ’30 ha a lungo esitato tra l’alleanza giapponese e l’alleanza cinese, e che Hitler aveva cominciato ad armare Chang Kai-chek [il rivale di Mao Tse-tung] e a formare il suo esercito? Brzezinski rischia di passare alla storia come uno di quei polacchi assurdi che, per odio alla Russia, hanno assicurato la grandezza della Germania».

Certo c’è nella analisi di Todd l’ossessione storica francese per il pericolo tedesco, il vicino troppo grosso e brutale per l’Europa. Ma davvero – direte increduli – la Germania coi suoi satelliti, dominati e vassalli (che per abitudine chiamiamo «Europa» ) può rivaleggiare e sfidare l’Impero americano? A questo punto Emmanuel Todd esibisce due tabelle:

Demografia americana e dell’“Impero” tedesco



Valore aggiunto industriale dei due Imperi



Per popolazione, l’Impero germanico, anche se ne sottraiamo il Regno Unito (che è in via di evasione da tale Impero, seguendo il suo fiuto storico), supera agevolmente i 450 milioni di abitanti, contro i 300 milioni di statunitensi. La seconda tabella mostra la superiorità industriale dell’Europa «tedesca» sugli USA.

«Il meccanismo di gerarchizzazione in corso in Europa – conclude Todd – comincia a definire una struttura di dominio coerente e spesso efficace. La potenza tedesca recente s’è costruita con la messa al lavoro capitalista di popolazioni già comuniste; e siccome i regimi comunisti curavano molto bene l’istruzione, la Germania si è trovata a disposizione una manodopera molto istruita. La Germania s’è di fatto sostituita alla Russia come potenza controllante l’Est europeo, ed è riuscita a farsene una forza. Per l’URSS, il costo militare del controllo di queste popolazioni non era compensato dai guadagni economici. Grazie agli Stati Uniti, il costo del controllo militare è per la Germania praticamente zero».

Potete dissentire. Ma le considerazioni di Emmanuel Todd, vale sempre la pena di meditarle.



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