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L’orribile miscredenza che si chiama «religione»
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«Caro Direttore,
da lei, in questi due anni di abbonamento a EFFEDIEFFE, ho imparato a guardare con occhi diversi i  mussulmani, togliendo dalla mia mente e dal mio cuore molti pregiudizi. Per questo motivo quando mi giungono notizie come quella che le inoltro non so più cosa pensare se non che meriteremmo noi, tiepidi e codardi cristiani d’Occidente, di fare la fine di questa povera ragazza cristiana al posto di quelli che, come lei, patiscono persecuzione nei Paesi islamici. Credo fermamente che ‘il sangue dei martiri è il seme dei cristiani’ ma la realtà che vedo è che dappertutto i cristiani sono cacciati, uccisi, sfottuti e derisi, considerati insignificanti ed emarginati dappertutto, anche nella nostra Europa ‘cristiana’. Io spero che questo sia ‘il segno del ritorno di Cristo, ma quanto dolore, quanto patire innocente che non trova  un po’ di giustizia in questo mondo. Qualche sua riflessione potrebbe aiutarmi in questo momento di confusione.

Con stima
Alessandro
»

Ecco la notizia che mi manda Alessandro:

Piccoli-Grandi cristiani

Quest’estate le immagini raccapriccianti dei cristiani arsi vivi in Pakistan, a causa dell’odio e del fondamentalismo islamico, ci avevano sconvolti. Ora ci giunge questa nuova terribile notizia: una giovane cristiana di 12 anni, Shazia Bashir, è morta in seguito alle violenze inflitte dal suo datore di lavoro, un ricco e potente avvocato musulmano di Lahore ( Shazia Bashir, 12 anni, cristiana: violentata, torturata e uccisa ). Il decesso è avvenuto il 22 gennaio scorso. Fonti cristiane aggiungono che la ragazza era vittima di continue vessazioni ed è stata violentata e torturata prima di essere uccisa. Il 99% delle ragazze cristiane, provenienti da famiglie povere, lavorano come domestiche per ricchi musulmani. Esse sono sovente vittime di abusi e violenze fisiche, sessuali e psicologiche. In questi tempi in cui in Europa si parla con un’impressionate disinvoltura, mista a non poca ignoranza e ipocrisia, di costruzione di moschee e minareti, di tutela della libertà religiosa per i musulmani residenti sul suolo dei nostri Paesi europei, varrebbe la pena di ricordare e meditare seriamente su quanto accade in molte parti del mondo a maggioranza islamica. Varrebbe la pena di conoscere meglio l’Islam, ma evitando di inforcare gli occhiali che, graziosamente, ci vengono forniti da quegli europei che hanno deciso di estirpare le radici cristiane dal nostro continente.  Riporto due articoli che ci descrivono sinteticamente la drammatica situazione dei cristiani in Pakistan. Che la piccola, Shazia Bashir, perdoni la superficialità e indifferenza e preghi per la conversione a Gesù Cristo di noi europei, oltre che per quella del suo uccisore e dei suoi connazionali musulmani.

Giuseppe Biffi

 
(Seguono altri due articoli, che pongo in nota).


Di fronte a questo orrore, caro lettore, vorrei anzitutto metterla in guardia. E provo a farlo con un’affermazione molto recisa: tutte le religioni sono false.

Guardi che non lo dico io, mi affretto ad aggiungere. Lo dice Gesù nei Vangeli, fra i segni dei tempi imminenti: «Vi trascineranno davanti ai loro tribunali, vi tortureranno, vi metteranno a morte...». Giovanni (16) è più preciso, quando annuncia: «Viene anzi l’ora in cui chi vi ucciderà penserà di rendere culto a Dio». E poi spiega il motivo: «Questo faranno perchè non hanno conosciuto nè il Padre mio nè me».

Ecco il punto. Proprio quelli che uccidono e angariano, che violentano e perseguitano, e accusano falsamente «credendo di dar culto a Dio», proprio costoro «non conoscono il Padre». Il Padre Clemente, il Misericordioso, il Perdonatore, Colui che tutto assolve, la Pace, il Paziente, il Giudice, il Ben Informato – sono alcuni dei 99 nomi di Dio che i musulmani sanno a memoria, appoggi della contemplazione, e che invece dimenticano troppo spesso. Perchè  non posso immaginare una lettura del Corano, per quanto fondamentalista e settariamente distorta, nè uno solo di quei nomi di Dio, da cui il ricco e potente avvocato di Lahore si sia sentito autorizzato a violentare, torturare e uccidere la bambina cristiana.

La conclusione è evidente: per quanto «musulmano» si proclami il ricco, non crede in Dio. Non teme il Giudice, Colui che tiene il conto; se conoscesse Colui che si fa chiamare il Testimone (As Shahid), la Verità (Al Haqq), il Protettore (Al Hafidh), saprebbe che il suo delitto è satanico, e lo caccerà all’inferno eternamente.

La pura verità è che a Lahore ci sono ricchi e potenti avvocati che angariano e violentano le servette-bambine, povere. C’è l’iniquità sociale, c’è l’arroganza del potente contro l’umile, che crede di poter far tutto all’indifeso. L’avrebbe fatto a una bambina musulmana? Forse no, perchè i tribunali islamici e l’opinione pubblica di là, agghiacciata, l’avrebbero chiamato a rispondere. Ma siccome la bambina era cristiana – leggo in uno degli articoli che mi ha mandato – «La Lega Musulmana conservatrice tende a far propria la posizione clericale che sostiene che i cristiani non sono cittadini uguali, anche se questo va contro la Costituzione».

La gente fanatizzata non corre certo in aiuto dei cristiani. Anzi, partecipa ai linciaggi: «Sono presi di mira con la legge draconiana chiamata “Legge della Blasfemia” che prevede la morte come punizione minima. Sono anche spesso attaccati dai fanatici per “punire l’America”».

Ora, Maometto non considera nè i cristiani nè gli ebrei degli idolatri blasfemi, li garantisce in quanto popoli del Libro. Dunque, ancora una volta, la conclusione è inevitabile: quei musulmani non conoscono nè riconoscono il loro stesso Profeta, nè obbediscono al Corano. Si sono fatti una loro religione. Falsa. Sono apostati.

Questa è la tragedia del nostro tempo terminale: ogni religione è falsa, ogni religione è abbandonata dai credenti. Non c’è alcuna rinascita dell’Islam; c’è una profondissima e generale crisi della fede, che nell’Islam si manifesta come «fondamentalismo», semplificazione ossificata, arma rozza e scusante per la violenza più stolta.

Ali Jinnah
   Ali Jinnah
Ricordiamoci che in Pakistan anche i musulmani si ammazzano tra loro, con violenza inaudita. Il Pakistan è un Paese nato con una deformazione spirituale fatale: la contrasse quando Ali Jinnah, il fondatore, rigettò la proposta di Gandhi di vivere insieme tutti, indù e musulmani, sikh e cristiani e fuoricasta «figli di Dio», nello stesso Stato e sotto lo stesso tetto. Jinna e i suoi vollero la separazione, che avvenne in un mare di sangue, e da allora il Pakistan è condannato a sprofondare nell’ira senza fine e nella violenza endemica. Tinta di «religione» che viene intesa come «identità».

Questo è il male, la falsificazione assoluta e apostatica; usare le parole della fede come uno strumento di morte, il «noi» contro «loro».

Gandhi, del resto, luce dell’induismo, fu ucciso da un indù. Uno per cui la «religione» non era altro che un pretesto, per sfogare  il «noi» contro «loro». L’India d’oggi è piena di questi «nazionalisti indù», violenti e picchiatori, che ignorano persino che «induismo» e «nazionalismo» sono due concetti asolutamente inconciliabili. Questi fondamentalisti indù si formano non presso un guru o una swami, ma in palestre di lotta gestite dalla malavita: ammazzano i cristiani, e anche i Sikh e, appena possono, i musulmani.

Naturalmente, non è religione. E’ noi contro loro, la divisione elementare, pretestuosa, sempre risorgente nelle belve umane che hanno abbandonato Dio. Quel Dio che hanno sulle labbra, per giustificare i loro delitti.

In questo senso, l’Asia è un luogo mostruoso per violenze, a cui dovremo assuefarci nella misura in cui anche noi stiamo diventando «asiatici»; ma in India fedi diverse hanno convissuto – sempre in tensione, ma pure una accanto all’altra – per secoli. Ma ora s’è aggiunto il sovrappiù: si chiama «religione» ed è la secolarizzazione, nella sua forma nichilista. Problemi di iniquità sociale, di povertà estrema e di sfruttamento, trovano sempre qualcuno interessato – per salvare se stesso e le sue ricchezze – a trasformarli in guerre «di religione» o di razza o di etnia: i poveri restino poveri e bruciamogli le capanne, visto che sono cristiani (o sciiti, o negri). Non diamo lavoro a quelli che sono neri di pelle, e pure idolatri; sfruttiamoli senza misericordia.

Perpetuare le ingiustizie sotto pretesti etnici e religiosi o identitari è fin troppo facile: l’ignoranza di plebi immiserite che sentono sotto attacco la loro fede è un innesco ben asciutto. Vogliono giustizia? Eccitiamoli contro i cristiani, gli indù, i sikh, gli sciiti, i waziri, i pashtun, i negri, i tibetani. Ammazzateli, Dio lo vuole!  Ammazziamo i cristiani per «punire gli americani», dicono in Pakistan. Qualunque scusa è buona per ammazzare.

«Ad espandersi non è l’Islam, ma l’illegittimità degli Stati», scrisse anni fa un analista francese, Philippe Delmas. Stati che sono gusci vuoti, privi della loro sostanza vivente, la legittimità.

E’ la crisi degli Stati che rende possibile i peggiori fondamentalismi: la mancata promessa di giustizia sociale, la corruzione dei potenti, l’incapacità o l’impossibilità economica di integrazione, la pretesa tutta occidentale di «espandere la democrazia» formale con le urne e i voti, là dove da sempre si appartiene a tribù e kabile e confraternite e fedi.


Lo dice anche un passo di uno degli articoli che mi ha mandato, caro lettore: «Sotto il governo liberale del Generale Musharraf, i cristiani sono tornati agli elettorati uniti, sistema che offre loro una certa sicurezza, ma il governo non è in grado di proteggerli dal crimine estremista religioso».

Il generale Musharraf
   Il generale Musharraf
Il generale Musharraf, si rende conto? Qualunque cosa si pensi del generale e della sua giunta, autrice di un putsch, è una garanzia per i cristiani. Una garanzia debole, perchè lo Stato è in crisi e non riesce a proteggerli dall’estremismo religioso. Le ricorda qualcuno?

A me sì. Mi ricorda Ponzio Pilato. Il rappresentante di Roma che, solo, fece davvero qualche tentativo di salvare Gesù. E non lo fece per fede, tutt’altro. Era un laico e scettico; ma era Roma, e disse: «Non trovo colpa in quest’uomo». E’ la voce del diritto romano che si alza sulle grida della folla.

Certo, una forza troppo debole, e alla fine inefficace. Ma ci lascia intuire una cosa: nei momenti in cui tutte le religioni sono false, vissute falsamente come un pretesto per «noi» di avventarsi alla gola di «loro», lo Stato è più vero delle religioni. Il diritto – anche quando è ridotto all’impotenza – resta tuttavia l’ultimo ad affermare: non si condanna un innocente: «Non trovo colpa in quest’uomo».

Che cosa disse Pilato quando pronunciò questa frase? Disse la verità a protezione della vita e, quel giorno, fu l’unico a dirla. Con ciò, proprio lui l’incredulo, lo scettico laico romano, professò – senza saperlo – l’esistenza di Dio. Perchè Verità è uno dei 99 nomi di Dio, che tanti musulmani conoscono e dimenticano. E chi dice la Verità, di qualunque fede sia o di nessuna fede, attesta Dio, lo chiama a Testimone.

Per questo «Ponzio Pilato» è il solo nome proprio che pronunciamo nel Credo cattolico, e il governatore sarà ricordato nei secoli dai cristiani accanto a Gesù. Ricordiamocelo, specie in questi tempi  ultimi in cui «chiunque vi uccide crederà di rendere culto a Dio».

Glielo dico, Alessandro, per metterla in guardia. Anche contro la sua fede cristiana. Glielo dico perchè temo che anche chi ha dato la notizia della povera bambina e martire pakistana, il caro Giuseppe Biffi che stimo e conosco buon cristiano, non sia cristiano quando scrive: «In questi tempi in cui in Europa si parla con un’impressionate disinvoltura, mista a non poca ignoranza e ipocrisia, di costruzione di moschee e minareti, di tutela della libertà religiosa per i musulmani residenti sul suolo dei nostri Paesi europei, varrebbe la pena di ricordare e meditare seriamente su quanto accade in molte parti del mondo a maggioranza islamica».

Scusi, caro Biffi, che cosa c’entra? Per il fatto che in Pakistan ammazzano i cristiani, noi dovremmo togliere la libertà religiosa ai musulmani che vivono in Europa? Provi a esplicitare, in pratica, quel che propone di fare: metterli in galera appena si stendono sul tappetino di preghiera? Vietare la religione musulmana per legge, trattarne la professione e le manifestazioni come un delitto penale? Decretare che «non licet esse musulmanos?». Costringerli alla clandestinità e alle catacombe? Farne dei nemici tra di noi?

Ci pensi, caro e vero cristiano. Pensi se questa non si chiama persecuzione religiosa, identica a quella che i cristiani soffrono là dove sono minoranze. Si interroghi se la sua proposta non sia già descritta nel Vangelo: «Vi trascineranno davanti ai loro tribunali, vi tortureranno, vi metteranno a morte...». Vuole applicarla ai musulmani?

La tutela della libertà religiosa in Europa non è una legge musulmana. Non è stata strappata a forza dai musulmani. E’ una legge nostra, del nostro diritto, l’abbiamo voluta così nello spirito di Roma.  Pensi a Ponzio Pilato, cosa direbbe: «Non trovo colpa in quest’uomo». Per Pilato, il fatto che in Pakistan si ammazzino cristiani, non comporta che qui si debbano perseguitare i musulmani innocenti. S’intende, i colpevoli li condanniamo, secondo diritto e con tutta la durezza del caso. Ma se «non si trova colpa in quest’uomo», dev’essere lasciato libero. In Europa, di ogni singolo uomo deve essere provata la colpa – personale e individuale – perchè sia condannato.

Stiamo in guardia, caro lettore, e lo dico anche a me. Attenti a non trasmutare la nostra fede cattolica e romana in «identità». E’ precisamente questa la trappola dei tempi ultimi. La religione come identità, questa, io temo, è la vera e ultima apostasia.

Lo si vede persino nel caso, veniale e ridicolo, della Lega: gente che fino a ieri si univa in matrimoni celtici di fantasia e compiva il culto dell’ampolla del Po, oggi difende i crocifissi nelle aule, perchè sono «la nostra identità». Vogliono il Crocifisso contro i musulmani, contro «quelli che voglio estirpare le radici cristiane d’Europa»: ma che cristiani sono, di grazia? Praticano la carità? Praticano, almeno, la giustizia, quella di Roma?

Gesù dice: «Quando tornerà il Figlio dell’Uomo, troverà ancora la fede sulla terra?».

Non la troverà. Ma troverà, in Europa, ex-celtici e persino ebrei atei devoti, divenuti cristiani identitari; troverà  in America, tutto un gran trionfo di cristiani che si fanno un dovere di ammazzare musulmani, che in Afghanistan e in Iraq ne hanno già ammazzato milioni credendo di rendere culto a Dio, e di avvicinare il Secondo avvento di Gesù. Stanno facendo stragi da nove anni (nove anni!), e per noi pesano meno degli eccidi dei cristiani in Pakistan. Non ci rivoltiano come con la storia tragica della piccola Shazia Bashir, servetta di dodici anni. E’ comprensibile. Ma non è giusto, e non è vero.

Barak Obama ha appena decretato che una cinquantina di individui detenuti a Guantanamo da anni, saranno detenuti in perpetuo senza processo perchè – è stato detto ufficialmente – «sono troppo pericolosi per essere rilasciati, ma non abbiamo prove sufficienti contro di loro per condannarli legalmente». Ponzio Pilato avrebbe detto il contrario: «Non trovo colpa in questi uomini».

Questo è il nuovo «diritto» occidentale. Non è diverso, nè moralmente nè per illogicità, dai fanatici che in Pakistan ammazzano i cristiani «per punire gli americani». Il presidente Obama è già «asiatico». E’ l’anti-Pilato, e già questo ci dice che è vicino l’Anti-Cristo.

Ancora un po’ e ho paura che Cristo troverà una gran rinascita del Cristianesimo, come dell’Islam, dell’Induismo nazionalista, dell’ebraismo massacratore e discriminatore, del buddhismo intollerante… e non troverà più una briciola di fede sulla terra. L’apostasia sotto forma di fondamentalismi «religiosi», tutti «noi» contro «loro», in nome di Dio.




Gli articoli:

Il bilancio drammatico del 2009 per i cristiani del Pakistan
Francis-Mehboob Sada, 20 gennaio 2010

L’intolleranza religiosa ha registrato il suo culmine nel 2009, un anno piuttosto tumultuoso nel quale l’ambiente politico, sociale e naturale del Pakistan hanno toccato il loro punto più basso. Il 2009 è stato particolarmente devastante per i cristiani, che hanno rischiato la pulizia etnica per mano di fanatici religiosi. Uno dopo l’altro diversi assalti sono stati portati su vittime diverse seguendo tuttavia sempre lo stesso schema e adducendo sempre gli stessi pretesti. Ecco una breve lista di atrocità commesse in nome della religione:

30 giugno 2009, Bahmniwala, Kasur: più di 110 famiglie cristiane, accusate di blasfemia, sono state costrette a fuggire dalle loro case per paura di attacchi da parte di musulmani dei villaggi vicini. Apparentemente la tensione è iniziata con una scaramuccia tra giovani cristiani e musulmani poi degenerata in violenza religiosa.

30 luglio 2009, Korian, Gojra: durante un matrimonio, circa quaranta proprietà e famiglie cristiane, accusate di violazione delle leggi sulla blasfemia, sono state attaccate da alcuni incendiari.
1 agosto 2009, Gojra: una folla inferocita ha assediato l’area residenziale e usato potenti agenti chimici per appiccare il fuoco a case e persone cristiane. Nove donne e bambini, impossibilitati a scappare o a nascondersi, sono stati bruciati vivi in questo atroce episodio. Responsabile di questo crimine efferato è stato considerata un’organizzazione militante già bandita dal governo. Tuttavia le prove circostanziali hanno messo in luce il ruolo giocato dall’amministrazione locale.

15 settembre 2009, Jethike, Sialkot: il corpo di un ragazzo cristiano, Robert Fanish Masih, è stato trovato impiccato in un modo assurdo in una prigione. Secondo gli ufficiali di polizia si è trattato di un suicidio. Il ragazzo era stato arrestato alcuni giorni prima con l’accusa di blasfemia. Evidenti segni di tortura e numerose ferite hanno smentito la versione ufficiale. Tuttavia l’incidente è stato insabbiato.

Nonostante l’abuso ripetuto delle leggi sulla blasfemia, il leader del partito popolare islamico ha dichiarato in un confronto pubblico che esse sarebbero state difese a ogni costo e che anche in assenza di una legge simile i musulmani avrebbero linciato pubblicamente gli imputati per blasfemia. Questo tipo di dichiarazioni da parte di leader popolari e rispettati non fa che esprimere la mentalità collettiva della società. In tempi come questi, in cui i cristiani affrontano tanta insicurezza e incertezza in Pakistan, il tempo di Avvento e quello di Natale sono stati particolarmente duri per tutta la popolazione cristiana del Paese. Invece di celebrare la nascita del Principe della pace con fervore e entusiasmo i cristiani hanno dovuto chiedersi come poter festeggiare e gioire mentre i loro fratelli e sorelle attraversano tante sofferenze e tale subbuglio. E non sembra di poter mettere la parola fine alle persecuzioni di cristiani. Ci troviamo nella classica situazione in cui ognuno pare aspettare il proprio turno. La mangiatoia, segno di inclusione e umiltà non è stata accessibile a tutti a causa della presenza di numerosi contingenti di polizia chiamati ad assicurare la sicurezza intorno alle chiese. In molti posti la Messa della vigilia è stata annullata a cause delle persistenti minacce contro i luoghi di culto. Il Natale è stato osservato con sobrietà non perché i cristiani pakistani non si sentano più legati a questa grande occasione religiosa, ma per via delle circostanze dolorose del Paese e in particolare quelle di molti dei lo fratelli. Durante la vigilia i cristiani, che fossero nel Gojra, Kasur, Sindh, Balucistan o all’estero, hanno pregato intensamente per commemorare quei martiri la cui unica colpa è stata quella di essere chiamati da Cristo e di credere in Lui, affidandosi particolarmente alla custodia degli Angeli custodi, soprattutto in questo tempo di avversità e afflizione.

http://www.oasiscenter.eu/it/node/5337»


I diritti dei cristiani in Pakistan
Khaled Ahmed, 20 ottobre 2009

In Pakistan ci sono circa cinque milioni di cristiani, minacciati in diversi momenti e per diverse ragioni. Sono minacciati quando la Lega Musulmana conservatrice governa il Paese; sono minacciati quando le leggi dello Stato perdono efficacia e non riescono a proteggere le minoranze dai musulmani estremisti. La Lega Musulmana conservatrice tende a far propria la posizione clericale che sostiene che i cristiani non sono cittadini uguali, anche se questo va contro la Costituzione. Alcuni esponenti religiosi moderati pensano che anche sotto l’Islam i cristiani non possano essere considerati cittadini di seconda classe, ma questi esponenti vengono ignorati.

Sotto un partito liberale come il Partito Popolare Pakistano (PPP), i cristiani soffrono perché il PPP non è in grado di agire in modo efficace contro la società per punire il comportamento criminale nei confronti dei cristiani. Sotto il governo liberale del Generale Musharraf, i cristiani sono tornati agli elettorati uniti, sistema che offre loro una certa sicurezza, ma il governo non è in grado di proteggerli dal crimine estremista religioso. I cristiani nella maggior parte del Pakistan risalgono a prima della fondazione dello Stato e vivevano in alcune parti della provincia del Punjab ancora prima che i musulmani vi si stabilissero. Sono presi di mira con la legge draconiana chiamata «Legge della Blasfemia» che prevede la morte come punizione minima. Sono anche spesso attaccati dai fanatici per «punire l’America». Con il sistema degli elettorati uniti - che potrebbe essere abolito se i conservatori dovessero tornare al potere - i cristiani hanno il diritto di votare insieme ai musulmani, oltre ad avere alcuni posti riservati in Parlamento. Ma, poiché lo Stato sta venendo gradualmente sconfitto dagli islamisti, il potere dello Stato è diminuito e le minoranze sono diventate vulnerabili. I cristiani che vivono nel NWFP (North-West Frontier Province, Provincia della Frontiera nord occidentale), governato dal clero hanno ricevuto minacce di morte se non si fossero convertiti all’Islam. L’entusiasmo per la conversione si è esteso in tutto il Pakistan. Cristiani di spicco sono invitati ad abbracciare l’Islam e alcuni cedono alle minacce. Un cantante cristiano ha rifiutato «l’invito» ed è a rischio degli estremisti, mentre negli sport c’è la tendenza ad abbracciare l’Islam per evitare persecuzioni. Un giudice hindu della Corte Suprema ha dovuto scrivere un’apologia del Profeta Muhammad. I cristiani in Pakistan sono una comunità economicamente svantaggiata. A differenza dell’India, non ci sono prospettive per il loro sviluppo economico. La Chiesa sta facendo il suo meglio per tenere il gregge unito, ma la Chiesa stessa è limitata nella sua predicazione, come da qualsiasi altra parte nel mondo islamico. Tuttavia l’Unione Europea, che si occupa delle minoranze ai sensi della legge, deve tenere il governo del Pakistan sotto pressione così che lo Stato ritiri le leggi che prendono di mira i cristiani. In India le reazioni contro la chiesa cristiana provengono dalla società, in Pakistan invece provengono dallo Stato, che ha leggi che colpiscono i cristiani. A differenza dell’India, in Pakistan i cristiani non ricevono protezione da musulmani che simpatizzino per la loro situazione. Il loro unico protettore è l’Occidente secolare in generale e l’Unione Europea in particolare, che deve tenere lo Stato del Pakistan sotto pressione.

La questione di rafforzare la Chiesa in Pakistan evitando la sua corruzione interna è molto importante quanto complicata. I sacerdoti in Pakistan non hanno sempre fatto del loro meglio per migliorare la condizione di una comunità molto provata. Eppure la Chiesa in Pakistan continua ad essere un attore molto promettente.

http://www.oasiscenter.eu/it/node/4810»



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