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L’ultima ideologia totale: lo stupidismo
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Non occorre sforzarsi a raccogliere i fatti per dimostrare l’assunto: quelli ti vengono incontro da sé, a frotte, a ondate, senza sosta dai tg e dai media, appena ci fai mente locale. È indubbio: morte tutte le ideologie, una sola ideologia resiste nel nostro tempo. Una ideologia totale, d’acciaio, che domina totalmente le menti delle masse e delle élites: la stupidità.

Non parlo la stupidità naturale dei poco dotati mentali, dei superficiali, che c’è sempre stata. No, intendo altro. Parlo della stupidismo come scuola di pensiero e fede politica, della stupidità di massa esibita pubblicamente, con orgoglio, per mostrare l’adesione alla teoria e alla prassi — per lo più, al progressismo, al laicismo edonista corrente. Sempre di più, si è stupidi per partito preso. Lo si fa apposta, ci si vieta con gioia di essere intelligenti come prova di fedeltà e subordinazione — in un modo che mi ricorda, dato che sono vecchio, i tempi del maoismo in Cina, quando milioni di cretini agitavano il Libretto Rosso di Mao. Masse e dirigenti esibiscono la loro stupidità non solo senza vergogna, ma gonfiando il petto: è evidente che lo sentono come l’adempimento di un alto dovere civico e, in qualche misura, un atto eroico.

Come tutte le ideologie totali al loro apice, anche questa è obbligatoria: chi si rifiuta fi essere stupido è demonizzato — per lo più bollato come oscurantista, reazionario, peggio: passatista, non più di moda – ed emarginato dal discorso pubblico, ridotto alle catacombe – e predestinato, forse in un domani vicino, alla eliminazione fisica.

Poiché rischio di non farmi capire, passo a rapidi esempi.

Brittany Maynard
  Brittany Maynard
Brittany Maynard, la californiana con il cancro al cervello che ha scelto il suicidio assistito. Come sapete fin troppo, Brittany non l’ha fatto privatamente, come dolorosa credenza di sfuggire al dolore, come paura della sofferenza. No, l’ha fatto pubblicamente: «la sua storia è diventata famosa in tutto il mondo grazie a un video che Maynard ha girato e ha diffuso online a settembre, e che è stato visto decine di milioni di volte online». S’è fatta finire con iniezione letale nell’ambito «della campagna americana per l’educazione e la legislazione sulla morte con dignità».

Il necrologio che s’è scritta da sé termina così: «Sono le persone che si fermano per apprezzare la vita e per ringraziare, quelle che sono più felici. Se cambiamo le nostre idee, cambiamo il mondo! Pace e amore a voi tutti – Brittany Maynard». È evidentemente un suicidio per ideologia; la californiana si è ammazzata per dare un esempio, per segnare una strada. Per lanciare il messaggio pubblico: uccidersi è bellissimo, ed è anche un po’ un dovere della post-modernità, pace e amore a tutti!

I media naturalmente l’hanno esaltata, ci si sono commossi, hanno sparso lacrime di ammirazione: ecco un’eroina delle nuove libertà (cadaveriche), quella che ha abbattuto l’ultimo tabù (cimiteriale); ed ha dato pure un bello schiaffo all’oscurantismo cattolico... Infatti i media, almeno gli italioti, si sono subito gettati con delizia a chiedere il parere della «Chiesa», godendo in anticipo delle affermazioni retrive e contrarie al che avrebbe emanato.

La «Chiesa», nel caso, è stata rappresentata da monsignor Carrasco de Paula, spagnolo, presidente della Pontificia Accademia per la vita. Il poveretto ha risposto come segue: «il suicidio assistito è un’assurdità, perché la dignità è un’altra cosa che mettere fine alla propria vita. Questa donna lo ha fatto pensando di morire dignitosamente, ma è qui l’errore, suicidarsi non è una cosa buona, è una cosa cattiva perché è dire no alla propria vita e a tutto ciò che significa rispetto alla nostra missione nel mondo e verso le persone che si hanno vicino».

Qui si vede che il poveretto non ha osato sfidare l’Ideologia egemone, e se è adeguato ad essa — ossia alla Stupidità: il suicidio sarebbe un no alla nostra missione «in questo mondo», i doveri verso «le persone che ci stanno vicino», insomma un’argomentazione orizzontale. S’è fatto trascinare nel discorso se il suicidio sia un atto di dignità oppure no, posizione ovviamente perdente.

Come si sa se si è credenti, la questione non è se morire con dignità. E la sola cosa che avrebbe dovuto dire il sacerdote, è la certezza che la povera Brittany s’è procurata da sé la sofferenza definitiva, inenarrabile, l’eterno «fuoco» della dannazione — s’è resa irraggiungibile alla Misericordia divina tanto più irrevocabilmente, in quanto ha fatto del proprio suicidio una «lezione» pubblica, invitando altri a seguirla nella tenebra eterna dove nessuna carità potrà più giungere. In quelle oscure caverne dove (come rivela Samael a Leverkhun, il Doctor Faust di Thomas Mann) ad «urla e gemiti, grida e brontolii, implorazioni e lamenti, rimbrotti e schianti (...) si collega strettamente l’elemento dello scherno e dell’estrema ignominia unita alla tortura... laggiù i dannati provano disprezzo reciproco e tra urli di dolore e i sospiri si scambiano le più sconce villanie»; laggiù non c’è più alcuna dignità da rivendicare, né è tenuta in alcun conto. Quella della misera è una prova di stupidismo metafisico. Al prelato vogliamo fare l’ipotesi caritatevole che il suo stupidismo non venga da perdita della fede in un qualunque aldilà, ma dal timore di sfidare il totalitarismo stupidista egemone, e magari di «traumatizzare i lettori».

È impressionante quanta cura lo stupidismo metta nel «risparmiare traumi» a tutti noi. Ai bambini bisogna non raccontare le favole di una volta, alle oche non si devono strappare le piume, sennò si traumatizzano. I telespettatori soprattutto devono essere esonerati da ogni minimo «trauma», perché ancor più delle oche e dei bambini, sono estremamente vulnerabili allo «stress»; le masse hanno paura dello «stress» che può venire dall’irruzione della realtà nella loro vita ammortizzata, si raggricciano come fiorellini sensitivi, non comprano più i piumoni Moncler. Da cui, per esempio:

Palloncini bianchi dov’era il Muro di Berlino. Per commemorare la tragedia storica, la profonda ferita lasciata dal secolo di ferro e di fuoco, le autorità non hanno avuto altra idea che disporre migliaia di palloncini sul tracciato del Muro. E alla fine della festa, ecco che han liberato i palloncini, tutti in cielo: puf, il Muro non c’è più! Battete le mani, bambini, è finito lo stress. L’arte contemporanea ha questa spiccata tendenza all’infantilismo. Specie se è ordinata dal Committente pubblico, la regressione al puerile è d’obbligo, viene presentata come «anti-retorica». L’Infantilismo – ulteriore all’Espressionismo, all’Astrattismo, al Situazionismo – è anzi la tendenza artistica assoluta che meglio esprime lo Stupidismo del suddetto Committente. Ne è un esempio insigne la scultura gonfiabile che fino a qualche settimana fa ornava Place Vendome a Parigi:

Il Vibratore di Place Vendome

Non se avete presente Place Vendome: nitido quadrato porticato voluto dal Re Sole, capolavoro barocco al cui centro si erge la colonna fatta coi 1200 cannoni vinti ad Austerlitz dall’Empereur, oggi sede di gioiellieri di lusso, antiquari e raffinatezze supreme. Ebbene, a metà ottobre, a cura del Comité Vendome, che riunisce le marche con vetrine nella lusso della stessa piazza, compare questa struttura gonfiabile. I passanti, come il sottoscritto nella sua ingenuità, lo prendono per un albero di Natale stilizzato, una decorazione natalizia un po’ precoce. Ma no: l’autore dell’opera, l’americano Paul MacCarthy, «uno degli artisti più influenti della scena contemporanea» (così attesta la Treccani online), rende noto che la sua grande opera intende raffigurare un vibratore. Per la precisione, un vibratore anale: chiaramente, il grande artista ha voluto inserirsi nella travolgente corrente della Promozione del Kulandro, lanciata su scala mondiale dalle centrali di pensiero più famose, da Goldmnan Sachs al Sinodo per la Famiglia. Per descrivere la sua opera, l’artista ha usato lo slang americano: butt plug. Che le pagine culturali francesi si sono precipitate a tradurre variamente come «plug anal», «enculoir» (così Delfeil de Ton sul Nouvel Observateur) o banalmente «godemiché». Alto 24 metri.

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Succede che qualche giovinastro buca e sgonfia l’Opera d’Arte. «Sacrilegio!», strillano gli intellettuali nei talk show subito allestiti: «La Reazione è in agguato!». I sondaggi che favoriscono la Le Pen assillano tutti costoro. Per cui suona l’allarme antifascista. La Ministra della Cultura Fleur Pellerin batte tutti in zelo: «Sembra che alcuni sognino il ritorno ad una definizione ufficiale dell’arte degenerata», twitta.

Solo che stavolta il riflesso condizionato dei cani di Pavlov non funziona appieno. Su Le Monde, il critico Philippe Dagen, «uno dei kommissari politici più ascoltati nel mercato dell’arte contemporanea», si stacca dal coro. Per esprimere un dubbio che sunteggiamo così: «... il rischio è che l’installazione di MacCarthy diventi la “provocazione” di troppo, quella che rischia di mettere a nudo i meccanismo del sistema economico dell’arte contemporanea: una cricca di ricconi, di critici a libro-paga e di funzionari della Cultura che si accaparrano lo spazio pubblico per dichiarare “opere” dei segni che servono sempre più chiaramente la rendita finanziaria e la defiscalizzazione». Già: perché i Governi francesi hanno defiscalizzato l’acquisto di opere d’arte, i miliardari si sono fatti collezionisti per evadere o eludere.

Per dire: nel solo 2012, mentre il mercato immobiliare è calato del 3% e persino l’oro è caduto del 49%, il mercato dell’arte contemporanea (che comprende gli oggetti gonfiabili di MacCarthy) è aumentato del 12%. Per i veri ricchi, è un bell’investimento. Per tutti gli addetti del settore, un giro d’affari di 6 miliardi di euro da cui tutti prendono la loro parte: i funzionari di Stato alla Cultura che forniscono musei e piazze storiche, i critici, i giornalisti, le fondazioni, gli stessi collezionisti-speculatori — tutti si dividono tacitamente il compito di decretare il valore di certi artisti e nullità, e di provocare il rialzo di detti valori. Il critico di Le Monde sui preoccupa a buon diritto e dice ai compari: attenti a non rovinarci il business con le nostre mani. È il caso in cui lo stupidismo scopre di essere sulla deriva dell’autolesionismo.

Una presa di coscienza rara.

Volete un figlio scemo? Fatelo in provetta

Per esempio, in aprile la molto progressiva Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge 40 del 2004, che vietava la fecondazione eterologa, ossia «ottenuta attraverso la donazione di gameti esterni alla coppia». Donatori di sperma e donatrici di ovuli diventano legali. È stato tutto un grido: finalmente l’Italia recupera il ritardo rispetto agli stati civili! Finalmente si avanza verso la libertà la scienza il Bene e il Progresso! È stato un coro di tripudi stupidisti, letteralmente, dalle Alpi al profondo Sud.

Spulciando sul web, trovo il comunicato emesso allora della UIL del Trentino, che – come sindacato – sentì l’urgenza di plaudire: «L’innovativo pronunciamento della Corte segna un’importante conquista nell’affermazione della laicità dello Stato ed impone una rapida presa d’atto della politica, chiamata ora a dare risposte sensibili ed adeguate». Mille chilometri più sotto, un tale Pittella – che risulterebbe essere governatore della Basilicata –, ebbro di incontenibile gioia stupidista, detta all’agenzia ANSA il seguente comunicato: «Una grande conquista di civiltà, un passo compiuto dal Paese nella direzione del riconoscimento di diritti e progresso. Va valutata con favore l’approvazione all’unanimità da parte dei presidenti di Regione delle linee guida sulla fecondazione eterologa. Attendiamo che il Parlamento legiferi in materia colmando un vuoto normativo non più tollerabile...». È chiaro che per lui una sola cosa frenava fino ad oggi lo slancio della Basilicata sulla rampa di lancio della super-modernità: il divieto di fecondazione eterologa. Caduto quell’ultimo tabù ed ostacolo, la fortunata regione non ha bisogno di nient’altro, né strade asfaltate né fabbriche, né tantomeno centri di ricerca d’eccellenza per gareggiare con Silicon Valley o il leggendario MIT, Massachusetts Institute of Technology.

I media, naturalmente, sono tutti lì a fare il commento musicale a questi inni alla gioia progressista, descrivendo la felicità di coppie sterili in età avanzata che – grazie ai manipolatori di embrioni – hanno figli: tutti belli, sani, felici, normalissimi.

Il guaio è che orami sono trent’anni che la fecondazione artificiale è pratica corrente e grande business medicale, sicché non mancano gli studi su quanto belli e sani siano i bambini – oggi adulti – nati in provetta. Da questi risulta «un incremento di due volte dell’incidenza di malformazioni alla nascita nei nati da Riproduzione Tecnicamente Assistita: il 6-9% contro il 3-4% della popolazione generale». Fate il figlio in provetta, donne, e raddoppiate la possibilità di avere un figlio malformato. Non è un bel progresso?

Spulcio a caso: le tecniche di fecondazione moltiplicano artificialmente l’ovulazione e la fecondazione di embrioni; dunque sono frequenti le nascite plurigemellari e – di conseguenza – di neonati prematuri e fortemente sottopeso. Leggo: «Il basso peso, come è noto, è a rischio di patologia di sviluppo neurologico (paralisi cerebrale). Fin dal 1994 uno studio francese evidenzia basso peso nel singolo in una percentuale pari al 12.3% in nati da FIV, versus il 4.3% della popolazione generale; nel 1999 il registro svedese riporta iposviluppo fetale nel 27.4% dei nati da FIV (Fecondazione in vitro) versus il 4.6% dei controlli. I primi studi di popolazione, in Australia, nel 1990, rilevavano incremento di 7 volte della paralisi cerebrale nei gemelli e di 10 volte nei trigemellari rispetto al nato singolo. I dati del registro svedese relativi al periodo 1982 –1995, hanno dimostrato una associazione tra FIVET e paralisi cerebrale, con una incidenza doppia nei nati singoli; inoltre un ritardo di sviluppo neurologico globale aumentato di 4 volte nei bambini nati da FIV rispetto ai nati con il metodo naturale».

Non vi basta? Ecco un altro aspetto: «RETINOBLASTOMA - è la neoplasia maligna dell’occhio più frequente nei primi 4 anni di vita (1 caso ogni 17.000 nati vivi). Si trasmette ereditariamente di padre in figlio. Uno studio olandese riferisce un aumento di incidenza di 7 volte di questa patologia tumorale in bambini nati da FIV, senza familiarità... il concepimento in laboratorioaumenta del 37% la probabilità di difetti alla nascita. Fra tutte le ricerche che venivano allora citate, spiccava quella del 2010 pubblicata su Pediatrics (rivista ufficiale dell’accademia americana di pediatria) che dimostrava l’esistenza di una incontrovertibile tendenza alla tumoralità per i bambini nati da fecondazione».

Altro passo:

«Anche recentemente la ICSI è stata posta in relazione diretta con patologia malformativa del tratto urogenitale, col maggior rischio di trasmettere malattia genetica (fibrosi cistica) in coppie con agenesia dei vasi deferenti e con la possibilità di trasmissione di anomalie cromosomiche, microdelezioni del cromosoma Y, sia di origine paterna, che da mutazioni «de novo», (...) Infine quadri di patologie malformative sindromiche, associate a grave ritardo dello sviluppo neuromotorio, sono messe in relazione da vari studi anomalie epigenetiche» indotte dal metodo.

Lo ICSI è infatti quella tecnica – molto mostrata in tv onde esibire i Progressi della Scienza – in cui l’ovulo femminile viene iniettato con l’utilizzo di sofisticate apparecchiature, che comprendono l’utilizzo di un microscopio a forte ingrandimento, di microaghi ed un micromanipolatore. Il micro-ago ficca uno sperma nell’ovulo a viva forza.



Come mai questa tecnica così avanzata dà malformazioni? «Alcuni Autori si domandano se la puntura dell’uovo non danneggi il successivo meccanismo di divisione cellulare; altri, se l’introduzione dell’ago nella zona pellucida non provochi una reazione da corpo estraneo nell’ovocita; altri infine, poiché tale tecnica bypassa la naturale selezione genetica, si interrogano circa la potenziale trasmissione alla generazione successiva delle patologie di infertilità di cui il seme paterno è portatore, e soprattutto se i difetti genetici contenuti nello sperma anomalo siano così mantenuti nel trasferimento dello spermatozoo “geneticamente difettoso”. Infine si temono effetti diretti sull’embrione, quali citogenetici sui microtubuli, cromatina, ciclo cellulare, posizione dei cromosomi, riarrangiamenti de novo di autosomi e anomalie dei cromosomi del sesso.

Insomma non ci capiscono niente. Ma continuano a praticare questa tecnica.

Immaginate voi la gioia di una madre cinquantenne che dopo mesi di fecondazioni ripetute artificialmente si trova ad accudir quattro gemelli, di cui uno malformato. Vi risparmio i dati sui ritardi mentali e i disturbi psichici degli adulti che sono stati concepiti in provetta. Non vorrei traumatizzarvi. Leggeteveli voi, se volete, qui.

Naturalmente se siete stupidisti – ossia stupidi per partito preso, per servitù all’ideologia dominante – farete subito notare, col risolino di chi ha capito tutto, che questi siti sono di ispirazione cattolica. Infatti vi dò ragione. E anzi, vi dico che fate benissimo a non creder loro per nulla. Se volete la fecondazione eterologa, fidatevi solo della UIL Trentino e del tal Pittella, governatore della Basilicata: loro sì che sono competenti.

Come mi fa notare un amico medico ospedaliero, il dottor Fabio, queste tecniche stanno sfornando a getto continuo una percentuale notevole di adulti malformati, ritardati, affetti da difetti genetici cronici, che dunque graveranno vita natural durante sul Sistema Sanitario e sulla previdenza sociale come invalidi. Già le tecniche di fecondazione in vitro pesano parecchio sulla spesa pubblica ossia sul contribuente, perché adesso (è il progresso) «le passa la mutua». E proprio adesso c’è chi ha tagliato i fondi per i malati di SLA e propone di chiudere i rubinetti agli «stati vegetativi» (alle persone in coma)... ma se si deve risparmiare, non è meglio tagliare piuttosto i fondi per la fecondazione artificiale?

«La sanità deve curare i malati, e il non avere figli mica è una malattia», nota l’amico dottor Fabio. Sì, ma vallo a dire al governatore Pittella, a Repubblica, al Manifesto, ai media progressisti in generale: «L’Oscurantismo vuole privare le coppie delle gioie della maternità! La Reazione sabota una grande conquista di civiltà!». E per i malformati, poi, la soluzione c’è: l’aborto legale.

È lo stupidismo che impera, non ci si può opporre.

Non voglio privarmi del piacere di mostrare un altro caso di stupidismo d’élite

La BCE ha fatto gli stress test


Ossia, come sapete, la Banca Centrale Europea ha sottoposto 130 banche a prove simulate su come avrebbero retto a crisi, crolli, scoppio di bolle finanziarie. Hanno previsto una quantità di possibilità catastrofiche. Tranne una: la deflazione.

Ossia la situazione avversa che si sta verificando in questi stessi mesi. Come mai?, hanno chiesto i giornalisti durante la rituale conferenza-stampa. E il vice presidente della BCE, che si chiama Vitor Constancio, ha risposto. «Lo scenario della deflazione non viene considerato (negli stress test) perché non riteniamo che possa manifestarsi la deflazione».

Un esempio supremo, perfetto e quasi insuperabile di stupidismo d’élite, ossia di stupidità per adesione all’ideologia da parte di chi ha il potere. Hanno ordinato che la deflazione non deve esistere, e quindi non ne tengono conto. Obbedisca, la deflazione. È come il gallo che strilla al Sole: «Non puoi sorgere, io non ho ancora cantato!».

La finisco qui non perché mi manchino esempi, ma perché non riuscirei mai a finire questo articolo. Amici e lettori mi forniscono casi a getto continuo. Cosette come questa:

La rivista di moda Vogue ha una rivista per la moda dei bambini ricchi, Vogue Kids. Diffusa in tutto il mondo, con varie edizioni. Nella edizione di settembre scorso per il Brasile – il Brasile – ha pubblicato foto di bambine in pose come questa:



Naturalmente non oseremo porre domande che lo stupido di massa ci rigetterebbe in faccia. tipo: Che cosa ci guadagna una società a permettere la corruzione di bambine? Ad eccitare le voglie magari nascoste del pedofilo che è in tanti a loro insaputa? Per vendere cosa poi: della magliette.

No, non vogliamo mica farci bollare come bacchettoni. Anzi, consigliamo questa nuova iniziativa culturale che ha luogo a Milano.

Il progetto omosessuale per le scuole

Per i ragazzi delle medie, il «Teatro Filodrammatici» ha allestito il «Progetto di teatro omosessuale per le scuole Comuni Marziani, condotto dal collettivo torinese Tecnologia Filosofica e sostenuto da A.Ge.D.O. e Casa dei Diritti / Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Milano». La recite sono tenute il primo pomeriggio, per gli studenti. Il 6 novembre è andato «il senso nascosto», che «racconta la storia di un uomo infelice per non essere riuscito a rivelare alla moglie, quando era ancora viva, la propria omosessualità. Il senso di colpa lo lacera, lo spinge a meditare di farla finita dopo una vita di sotterfugi, pietose bugie, sesso consumato nei cinema a luci rosse». Il 9, con Cock, ha affondato gli spettatori nel dramma di «John» che «nonostante abbia una relazione e conviva con un uomo, conosce e si innamora di una donna della sua età. Confessa al suo compagno la sua avventura e si ritrova improvvisamente diviso tra il desiderio di realizzare una famiglia con la nuova amante e quello di mantenere la vita agiata e sicura che condivide con il compagno».

Mi spiace di essermeli persi questi spettacoli – per i quali gli autori hanno ottenuto i dovuti finanziamenti pubblici che spettano alla Kultura. Ciascuno può apprezzarne l’alto valore educativo. Se c’è una cosa di cui l’Italia – devastata dalla crisi economica e sociale – ha un estremo urgente bisogno, è insegnare agli adolescenti a comprendere ed amare i drammi della Kulandra. Anzi, si deve cominciare dai bambini. A ciò provvede, a cura del suddetto Teatro e del medesimo Collettivo, la gustosa piéce «Il Piccolo Uovo». Ecco la trama: «Una bambina è arrabbiata con la sua famiglia. Si chiude in camera come dentro al guscio di un piccolo uovo e da lì non vuole uscire. Gioca a fare un viaggio alla scoperta di tante famiglie diverse per scoprire qual è quella giusta per lei. Lo spettacolo racconta con delicatezza di famiglie diverse da quella tradizionale. Famiglie come quelle di molti piccoli spettatori, famiglie allargate, famiglie con un genitore solo, famiglie con figli adottati, ma anche famiglie con due mamme o due papà. Famiglie diverse, ma diversamente felici. Perché la felicità non è a senso unico».

Felicitàa, felicitàa. Stupidismo egemone e totalitario.

Magari qualcuno dei lettori intravvederà in questi fenomeni non tanto la stupidità, ma qualcosa come un ghigno satanico che s’è impossessato della società e la porta alla sua propria volontaria rovina. Gli antichi dicevano: Quos vult perdere, Deus amentat – Dio toglie il senno a quelli che vuole mandare in perdizione. Il detto va adattato alla novità epocale per poter rigettare Dio, abbiamo voluto perdere il senno. Ed ora scendiamo alla perdizione: senza traumi, felicitàa, felicitàa...

Non mi resta che concludere. Con la domanda che Vladimir Putin ha rivolto agli occidentali nel celebre discorso di Valdai: «Perché fate quello che fate? Perché segate il ramo su cui siete seduti?». Putin ha comunicato la decisione che ha preso per la Russia: «Non vogliamo più evolvere secondo queste vostre regole». Per questo, giustamente, l’Occidente lo odia e lo stupidismo sta distruggendo economicamente la Russia.




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