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Doveva scappare ad Antigua
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«Alfano tradisce – una parte del Pdl passa a sinistra in cambio di poltrone»: il titolo dell’editoriale di Alessandro Sallusti è ancora fisso sul sito del Giornale 2 ottobre, ore dopo che Berlusconi ha votato la fiducia al governo Letta, che aveva ordinato i suoi di far cadere. Potevano cambiarlo: «Berlusconi tradisce e passa con la sinistra in cambio di nulla». Ha tradito Sallusti in Santanché, il candido Bondi, quei quattro o cinque che sono rimasti agli ordini. Povero Sallusti, l’ho conosciuto quando era un buon giornalista; è in fondo una prova vivente di come Berlusconi corrompa tutto ciò che paga… È dura fare il sicario per un mandante che poi si accorda alle tue spalle col nemico, ovviamente senza avvertirti.

Come ho scoperto con qualche meraviglia, questo sito ha alcuni lettori che si prodigano come «l’ultima raffica» per il Banana, e chiamano Alfano, Giovanardi Cicchitto «otto-settembristi»:.. errore grave in Italia fare l’ultima raffica, più prudente la penultima, onde non farsi sorprendere scoperti dal rovesciamento di alleanze del Capo. Un altro trova «superficiale» la mia analisi dei colpi di testa di Berlusconi come fatti psichiatrici; io penso sia superficiale non riconoscere i sintomi di grave disturbo psichico, ormai così plateali e conclamati, che la linea di difesa plausibile, ormai, sarebbe stata l’invocazione della seminfermità mentale, incapacità di intendere e di volere.

Occorre ricapitolare? Banana ha detto sì al governo Letta, anzi l’ha voluto con le larghe intese, perché ha creduto che questo lo garantisse contro le condanne giudiziarie. S’era illuso che Napolitano gli potesse far avere il famoso salvacondotto. Ma in quale realtà vive? La realtà dei folli, che credono per di più che le leggi e le sentenze siano tutte fatte di plastilina e che il potere del Quirinale possa plasmarle a piacere. Non ha capito in tempo che era spacciato, e che gli conveniva scappare ad Antigua prima che gli ritirassero il passaporto; nel frattempo, si è messo sotto Napolitano, nelle sue mani, e ci ha messo il partito, e l’elettorato di centro-destra: solo per salvare se stesso. Quando poi è albeggiata in lui la coscienza della realtà: «Sono cinquantacinque notti che non chiudo occhio». Tipico del maniaco-depressivo, altalenante fra un ottimismo demente, speranze vacue e crolli nella disperazione.

E subito, come questi malati narcisisti, deve dare la colpa a qualcun altro: no, non sono io che ho giocato male la partita, non sono io il cretino monomaniaco; è Napolitano che mi ha tradito, alleandosi con il mio Nemico, De Benedetti. Si fa intercettare (ma allora è un vizio!) ad esalare il suo sospetto a proposito del processo sul lodo Mondadori: «Mi dicono che il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata», per poi forzare «la riapertura della camera di consiglio» con un intervento sui giudici di Cassazione... non solo Napolitano non ha fatto nulla per salvarlo, ma gli ha fatto perdere 200 milioni in più.

Pura elucubrazione di una mente malata; e per di più, la confida ad una persona di cui si fida tantissimo, tant’è che questa persona all’altro capo del filo ha a fianco i giornalisti di «Piazza Pulita» che stanno registrando. Ma vi pare un grande conoscitore di uomini, Berlusconi? Non si sceglie bene i suoi confidenti? Dà la sua fiducia alle persone giuste. Come ha dato il suo numero di cellulare diretto alla Ruby, che l’ha chiamato quella notte dalla Questura di Milano, sotto lo sguardo incredulo dei funzionari... dico: chi di voi ha mai dato il suo cellulare privato ad una prostituta? Secondo voi, chi lo fa è sano di mente?

Ma certo, perché Ruby è la nipote di Mubarak, e il Cavaliere ha fatto testimoniare suoi parlamentari e ministri e olgettine (tutti, in un modo o nell’altro, sul suo libro paga), che proprio anche loro credevano che Ruby era la nipote di Mubarak, che l’avevano sentito dire a un ricevimento... Ora questi testimoni sono stati chiamati a rispondere di falsa testimonianza – i giudici ce l’hanno con lui, non gli hanno voluto credere, pensate quanto sono malfidenti – e questa sarà un’altra condanna imparabile. Almeno pesante quanto quella che l’attende a Napoli: i cattivi giudici lo accusano di aver comprato dei deputati. Il guaio è che uno dei comprati, De Gregorio, ha già confessato: condanna certa.

Quale salvacondotto, quale amnistia e immunità pretendi? Scappa ad Antigua, finché sei in tempo.

I giudici lo perseguitano, gli stanno con gli occhi addosso e il fiato sul collo. «Mi vogliono distruggere», lo dice da 17 anni. Vero. Ma proprio per questo, uno deve stare attento e non prestare il fianco, muoversi con prudenza. Invece: seratine con minorenni pagate dal ragioniere di Mediaset, compravendita di deputati venali e quindi che tradiscono subito, appena gli conviene. Mascalzonate mal coperte, da malavitoso dilettante. «Bisogna fare la riforma della giustizia!». Giusto, ma lui non l’ha mai fatta, ha sempre puntato su un compromesso, un do ut des che lo salvasse, lui, e non la giustizia per tutti. E che processi, i suoi: invece di difendersi, tutto un invocare il legittimo impedimento, un tirare in lungo ...una difesa da colpevole che sa di non poter reggere un contraddittorio. E si sceglie pure avvocati da ladro di polli, non da statista politico pronto ad una grande battaglia di principio – la riforma della giustizia l’avevano chiesta gli italiani con referendum – avvocaticchi che puntano sull’inghippo formale per ritardare, per far arrivare alla prescrizione.

Risultato? Noi di centro-destra dovevano dar ragione ai komunisti che dicevano: «Berlusconi si difende dai processi, non nei processi», e poi si è fatto pure condannare. La tattica, da ladro di polli, che ha scelto, è stata un fallimento giudiziario. La condanna è stata persino peggiore di quella chiesta dal pm: complimenti, invece di Ghedini e Longo, fatti senatori e strapagati, poteva ottenere lo stesso risultato con un avvocato d’ufficio.

Non vi pare una serie di comportamenti da squilibrato?

E alla fine, l’idea di far cadere il governo Letta così, per ripicca, perché non lo salvavano (gli altri, i komunisti) dalle condanne. Alla vigilia del «semestre italiano» alla presidenza europea, tanto per farci deridere e rendere ancor più ventre molle, e per far vedere quanto a Berlusconi gliene freghi del «Paese che ama».

Ha deciso da solo. Fatto firmare le lettere di dimissioni a tutti i suoi parlamentari. Poi no, contrordine: dimettetevi voi ministri del Pdl, sono 55 notti che non chiudo occhio! Alcuni disobbediscono... «Traditori!». Poi si accoda lui, ai traditori. Come nella canzone di Jannacci: «Vengo anch’io», e torna lì a fare il governo e ad approvare tasse e tasse con Epifani, a dire sì all’euro e all’austerità, dire sì al rigore deflattivo che ha già prodotto 3 milioni e passa di disoccupati e ne ha messo 9 milioni in «situazione di fragilità occupazionale», ossia disoccupati prossimi, nei prossimi mesi. A lui non importa, ha giocato, ha devastato il partito e l’elettorato, e crede – mostrandosi il senza-palle ben noto – di essere rimasto in gioco.

Ora, cosa possiamo sperare come italiani? Un governo di «larghe intese» – rafforzato dalla sconfitta del Bananito – dovrebbe darsi un fine: fare le riforme impopolari, che nessun partito ha il coraggio di fare da solo, senza condividere la responsabilità con l’altro, perché bisogna sfidare lobbies potenti e parassiti numerosissimi ed avidissimi, che hanno in mano le leve del funzionamento pubblico. Solo un governo di grande maggioranza può riformare la magistratura e rimetterla nei suoi limiti; può disciplinare le lobbies degli insegnanti, le criminalità annidate nelle «autonomie regionali» (del Sud), può e deve stroncare la «cultura» per cui il pubblico impiego si vive come l’Occupante ostile, l’ostacolatore della vita dei cittadini privati, e concepisce come sua missione quella di sorvegliarne ogni atto, angariarli e spogliarli delle sostanze, anche di quelle non guadagnate.

E solo le larghe intese possono porre il problema più mostruoso e più taciuto e censurato: bisogna rifiutare il Patto di Stabilità? È in grado l’Italia, in piena regressione economica e inaudito impoverimento storico, di sborsare – oltre tutti gli altri balzelli – 40 miliardi l’anno per 20 anni, come s’è impegnata a fare, per portare il debito pubblico dal 120 al 60%? Già oggi il debito pubblico, sotto Letta, è salito al 130. La ricetta di austerità è radicalmente sbagliata, il Patto di Stabilità è pura demenza. Non si può sostenere. Va rigettato.

Ovviamente, niente di tutto questo è stato ventilato né da Letta, né dai PD né dal Pdl o di quello che ne sarà. La sola flebile speranza residua è che Letta, nel semestre di presidenza italiana, vada in Europa a chiedere un piccolo aiutino, lo ottenga in quanto, dopotutto, ci pensi la Merkel, al posto di Letta ci potrebbe essere il Banana... Finalmente Berlusconi servirebbe a qualcosa, come rottame.

Post Scriptum: Il 2 giugno 2011, dopo la prima seria sconfitta elettorale del Pdl, avevo scritto un commento che conteneva alcune previsioni. Previsioni tutte avverate. Riporto qui in parte il pezzo. Titolo:

Un pugno di cenere

Il crollo del berlusconismo è solo cominciato: continuerà per mesi in un gigantesco auto-smantellamento davanti agli occhi sgomenti dell’elettorato che ci ha creduto. La vecchia capacità di Bunga-Bunga di unire genti diverse – la sola cosa che potrebbe salvarlo – tramuterà e sfalderà in frazionismi innumerevoli e demenziali, in tradimenti svergognati, salti della quaglia, passaggi di campo, pugnalate alla schiena, scontri suicidi fra comitati d’affari dominati da interessi minimi, locali e senza visione; o anche solo dalla voglia dei parlamentari di salvare la pensione.

Sarà un crollo a suo modo epocale, come la parodia della caduta dell’impero romano, ma con effetti destabilizzanti reali sul Paese, che andranno ben oltre lo schieramento di centro-destra. Suggerisce già la catastrofe un fatto preciso: il dare la colpa agli altri, arma finale dei senza carattere e senza dignità.

No AlCaprone (come ti chiamano le Olgettine), è colpa tua: la gente si è stufata di sentirti ripetere promesse che hai già mille volte tradito, assicurare riforme epocali che non hai fatto in 17 anni. Notoriamente, non è la sinistra che ha guadagnato; è stato il tuo elettorato che, semplicemente, s’è astenuto. È rimasto a casa il tuo elettorato principale, i piccoli imprenditori le partite IVA, a cui avevi promesso meno tasse ed invece è tartassato oltre i limiti della persecuzione, l’alleggerimento della burocrazia che non hai mai tentato, le caste parassitarie pubbliche che non hai mai intaccato, ma solo sfidato a parole, spingendole ad arroccarsi in difesa corazzata. E col tono ridanciano, ottimista e barzellettiere, per di più, che dà sommamente ai nervi a chi ha i figli disoccupati cronici e ai sette milioni con meno di 500 euro mensili di pensione.

(...) E che dire dell’ultima, patetica apparizione del premier sulla scena internazionale a lamentarsi con Obama e la Merkel che in Italia c’è la casta dei magistrati che è eversiva, che occorre una riforma? Sì, Priapo, ma chi deve fare la riforma della magistratura? Magari ti aspetti che la facciano per te la Merkel, Obama, Sarkozy?

Sei tu che dovevi farla ed esattamente come primo atto di governo, 17 anni fa, appoggiandoti alla legittimità che ti dava il referendum dove 90 italiani su cento avevano espresso la volontà di rendere i magistrati civilmente responsabili dei loro atti. E non l’hai mai fatta – nonostante le vuote minacce che hanno arroccato l’avversario – perché hai sempre sperato un trattamento di favore per te e le tue porcatine come imprenditore. Persino D’Alema qualche anno fa confidò all’ambasciatore americano Spogli (lo ha rivelato Wikilealks) che i giudici italiani sono un pericolo per lo Stato: ecco l’occasione per un’alleanza ampia che mettesse in riga l’avversario, un’occasione lasciata cadere, preferendo il Priapo le sue campagne contro i comunisti. (...)

Per noi che vi abbiamo a lungo votato, non resta che un pugno di cenere. È tutto quel che ci lascia il berlusconismo. Vi avevamo dato una forza elettorale senza precedenti nella storia d’Italia. Ve l’avevamo data per riformare la fiscalità, snellire le burocrazie nemiche dei cittadini, restringere nei propri limiti istituzionali la magistratura eversiva che s’era conquistata poteri indebiti con Mani Pulite; per tagliare unghie ed emolumenti alle caste pubbliche inadempienti, dai miliardari di Stato tipo Corte Costituzionale o dal Quirinale, che ci costa 12 volte più della monarchia britannica, fino ai parlamentari, non eletti ma nominati, da 15 mila euro al mese, per finire con la categoria stracciona ma ostacolatrice della cultura dei docenti e degli insegnanti. Quest’occasione non si presenterà mai più. E la sinistra certo non farà nessuna di queste riforme, perché la vera natura della sinistra è la difesa delle caste e dei parassiti.

Un pugno di cenere. Ecco la vostra eredità.



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