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Fallisce il dollaro? CDS in oro
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La notizia avrebbe dell’assurdo se non venisse da Janet Tavakoli, una rispettatissima trader di derivati: speculatori che cercano di assicurarsi contro la bancarotta degli Stati Uniti, stanno chiedendo CDS (Credit Default Swaps) pagabili in oro. Così dice lei, e lancia l’allarme. (What Will the World Reserve Currency System Become? The Stakes Are Enormous)

I CDS sono la presunta assicurazione contro i rischi finanziari: lo speculatore che compra, poniamo, Buoni del Tesoro americano e teme il default, si assicura comprando CDS da un «assicuratore». L’assicuratore, se il default avviene, paga e rifonde il danno. Il guaio è che, come si è visto più volte dall’inizio del crack azionario del 2007, i pretesi «assicuratori» non hanno accantonamenti contro questo genere di rischi.

La AIG (che è davvero un gigante assicurativo, ma con il virus della finanza) risultò insolvente quando il collasso obbligò gli «assicurati» a pretendere il rispetto del contratto. Risultò anche criminale, in quanto pagò il dovuto alla sola Goldman Sachs prima di dichiarare la sua insolvenza; e i suoi capi, invece di finire in galera, hanno ricevuto il sostegno del Tesoro USA per pagare appieno le loro obbligazioni, in parte all’estero. La AIG doveva essere posta in fallimento, invece è ancora lì, e i suoi capi si sono ritagliati i soliti bonus miliardari.

Ma torniamo al punto: se fanno bancarotta gli Stati Uniti, gli speculatori comprano CDS che vogliono pagati in oro. E c’è qualche «assicuratore» che fa questa promessa.

Ora, dal punto di vista dell’assicurato, la richiesta ha un senso: se fallisce l’America, è chiaro che il prezzo del CDS va posto in qualcosa di diverso dal dollaro, che a quel punto non varrà più niente. Di fatto, i CDS sulla bancarotta degli USA si prezzavano, fino a ieri, in euro; e siccome l’euro s’è indebolito rispetto al dollaro, per questo (dice la Tavakoli) i finanzieri chiedono collaterale in oro. Dal loro punto di vista, è sensato (e così si può dire).

Ma mettiamoci nei panni dell’assicuratore, che accetta di accollarsi un simile rischio: se fanno bancarotta gli USA, è l’apocalisse. E quale istituzione finanziaria ha sotto mano abbastanza oro da onorare i suoi impegni «assicurativi» per l’Apocalisse?

Solo la Federal Reserve, il fondo Monetario o qualche altra Banca Centrale (forse).

Ma è possibile che queste istituzioni stiano emettendo CDS in oro? In vista di quale profitto? Perchè?

Tavakoli non lo dice. Magari sarà una grossa banca privata, abbastanza sicura che, se accade il disastro, la FED o un’altra banca sovrana le viene in soccorso. Dopotutto, la FED è venuta in soccorso alla AIG, a Goldman, eccetera.

La mente si perde, qui, nella sfera dell’assurdo. La Tavakoli infatti chiede con insistenza – non è la prima volta, e non è la sola – di vietare i CDS o di metterli sotto severissima regolamentazione.
Perchè, spiega, «i mercati finanziari possono creare rapidissimamente un numero illimitato di questi contratti (senza avere l’oro, ndr). Sicchè non c’è nemmeno bisogno che gli USA facciano default – bastano “voci” sulla tenuta del dollaro – per far muovere i prezzi dei CDS, e il prezzo dell’oro schizzerà alle stelle, provocando  una “major disruption in the gold market”».

«Se la speculazione fa rincarare l’oro, e la disponibilità di oro diventa scarsa, metterete i vosti bambini come collaterale?», si domanda  Janet. «Mettiamo fine a questo prima che sia troppo tardi».

Ma nessuno ascolta, di quelli che dovrebbero e potrebbero agire. Non è escluso nemmeno che in certi salotti felpati si cerchi il crack epocale, per imporre poi la moneta comune mondiale, una specie di super-euro che sostituisca il dollaro come mezzo di riserva globale. Pechino e Mosca hanno più volte avanzato questa proposta; al G-8 dell’Aquila il presidente Dmitri Medvedev ha addirittura mostrato un prototipo di moneta comune:



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La moneta di Medvedev



La richiesta ha persino senso, visto che la Cina detiene montagne di dollari che si sciolgono come la neve: la nuova «moneta» sarebbe una variazione dei diritti speciali di prelievo (SDR) emessi dal Fondo Monetario.

Il fatto è che Cina e Russia, ma anche India ed altri Paesi del BRIC, insistono per mettere un po’ di oro e di argento nel paniere del nuovo SDR; USA e Gran Bretagna (i soci di maggioranza del FMI) si oppongono con tutte le forze. Ad ogni buon conto, la Banca Centrale russa sta aumentando regolarmente le sue riserve in oro, probabilmente per superare il 10% rispetto alle valute cartacee che ha in cassaforte. (http://truthingold.blogspot.com/)



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Per Pechino e per Mosca, la cosa è sensata. Ma attenzione: come dimostra la crisi dell’euro rivelata dalla Grecia, già in un insieme economico abbastanza omogeneo non si può avere una moneta comune senza leggi e politiche fiscali comuni; la moneta comune mondiale implica il governo mondiale. E chi comanda nel governo mondiale, se già il «governo» UE è comandato dalle lobby  e dal Bilderberg?

La moneta mondiale obbligherà anche ad una omogeneizzazione mondiale delle condizioni economiche e degli atteggiamenti sociali. Per «omogeneizzare» in questo senso  il Sud agricolo al Nord industriale, l’America ha fatto la sanguinosissima guerra civile. Oggi, il cartello bancario anglo-americano si oppone all’inserimento di oro nel paniere della «moneta comune» perchè vuol continuare a controllare l’emissione della moneta sovrana internazionale, come mezzo per comandare politicamente e distribuire la ricchezza del mondo a suo arbitrio (il come, si vede dai bonus e dall’iniquità sociale crescente in Occidente), specie per quanto riguarda il costo della manodopera e delle risorse naturali nei Paesi sottosviluppati.

Una vera moneta unica mondiale sarà dunque determinata da atti di forza e da colpi di mano, non escluso quello bellico.

William Boykin
   Martin Wolf
Persino Martin Wolf, direttore del Financial Times a membro dei salotti felpati mondiali, ha avuto un momento di terrore alla prospettiva: «Dovremmo discutere questo (il sistema monetario mondiale) a livello globale e in armonia, ma non sta avvenendo. Per questo adesso l’eurozona è la vittima prima, e continuerà ad esserlo, e ciò creerà gravissimi problemi alle manifatture con base in Europa, specie a quelle relativamente vulnerabili ai prezzi globali. E questo è un tremendo pasticcio, un pasticcio orribile… Dobbiamo uscire da questa transizione il più presto possibile verso un sistema monetario globale più stabile e meno affidamento sul dollaro. Ci saremo dietro per dieci anni, la questione è decidere come ne usciremo». ((What Will the World Reserve Currency System Become? The Stakes Are Enormous)

Questo è il motivo fondamentale per cui una moneta mondiale comune è pericolosissima, nelle condizioni presenti. A meno che non si stia architettando un diritto speciale di prelievo da usare solo negli scambi internazionali e a discrezione dei partner commerciali; chi si vede imporre una moneta unica (come già in Europa) perde la sua sovranità, in quanto qualcun altro controlla la tua emissione: nel caso dell’Europa, è la Germania. E agli altri, alla lunga, non resta che il destino della Grecia: o truccare i bilanci o sottomettersi. Anzi tutt’e due: prima truccare, e poi sottomettersi. E magari dare i propri bambini come collaterale; o l’isola di Corfù per cominciare, come pretendono i tedeschi (che non sono famosi per senso dell’humour).

In questo «orribile pasticcio», privati che emettono liberamente CDS pagabili in oro di cui mai disporranno in vista del default dell’America, non contribuiscono (è il meno che si possa dire) all’armonia auspicata da Martin Wolf.


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