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Potevano dirlo prima
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Carlo Azeglio Ciampi, su La Stampa di domenica: «Che errore allargare l’euro!».

«Alcuni Paesi sono stati fatti entrare con criteri poco severi», dice l’ex governatore di Bankitalia, ex capo di governo tecnico, ex capo di Stato, oggi senatore a vita e venerato maestro di tutti loro. Allude a Grecia e ad altri Paesi dell’Est.

Non poteva dirlo prima? Aveva un certo potere, a quanto pare.

Aggiunge, il Ciampi, una mezza verità che è una vera menzogna: «Per noi italiani l’istruttoria fu molto severa, tanto che dovemmo fare una delle manovre più dure del dopoguerra».

Vero, la manovra di 90 mila miliardi del ‘92, pari a un taglio del 6% del PIL. Lorsignori temevano che, stando fuori dall’euro, i tassi sul debito pubblico italiano sarebbero saliti alle stelle, e ci avrebbero schiacciato. Era il «loro» debito, l’avevano fatto «loro», i politici.

Ma «l’istruttoria severa», per quanto severa, finì per lasciarci entrare nell’euro nonostante avessimo il debito pubblico superiore al 100% del PIL; mentre le «regole» europee, volute dai tedeschi, dicevano: non più del 60% del PIL.

Ma allora perchè la Germania ci lasciò entrare nell’euro?

Ovvio: per non lasciare al suo primo concorrente industriale in Europa una moneta svalutabile, che ci avrebbe resi competitori troppo temibili. Con l’euro, ci costringeva a competere con una moneta «forte» verso l’estero, e «debole» (con scarso potere d’acquisto) all’interno.

Insomma: sono venute alla luce le ambiguità e le furberie, i calcoli inconfessati che hanno presieduto alla nascita dell’euro. Ovviamente, i «mercati» ora puniscono questi Stati che si sono dati una moneta forte e inflessibile non per stare insieme, ma per giocare uno contro l’altro, di nascosto.

La BCE ora si tiene pronta ad acquistare titoli pubblici europei sul mercato secondario (ossia dalle banche, non dagli Stati), e impone in cambio «sacrifici» che renderanno di fatto impossibile ogni ripresa. Invece le Banche Centrali di Hong Kong e Malaysia, qualche anno fa, su richiesta dei loro governi, si diedero a comprare non titoli di Stato, ma direttamente azioni (che stavano crollano) sulle loro Borse, rialzandone i corsi, e devastando gli speculatori, che giocavano al ribasso con soldi presi a prestito. Gli speculatori dovettero uscire dal gioco, e pagare i debiti di tasca loro.

Silvio Spaventa consiglia questa mossa. L’Europa non seguirà il consiglio, perchè la Germania non vuole. Nonostante tutta la sua durezza, la Merkel ha perso le elezioni in Westfalia. Ci attende una bella crisi di governo tedesca: piove sul bagnato.

L’altra cosa che dovrebbero fare i politici europei, oltre a imporre sacrifici, sarebbe emanare una norma che recitasse: «E’ vietato assicurarsi contro la perdita di un bene che non si possiede, ed appartenente ad altri».

Questo è già vietato nelle normali assicurazioni: non posso assicurare la casa di un altro, perchè diventa ovvio il mio interesse a che la casa prenda fuoco, in modo da incassare la polizza. Ma questo è permesso alla finanza: coi CDS (Credit Default Swaps), i vari Goldman Sachs si assicurano contro il rischio insolvenza di titoli di debito che non possiedono, ma che sono in mano altrui. Evidente l’interesse di Goldman, Soros e compari a che i titoli «assicurati» crollino. E Goldman ha anche i poteri necessari a bruciare la nostra casa.

Infine. Con l’euro, i governi Club Med (da noi Prodi, Ciampi, Amato, e Berlusconi non escluso, anche se è venuto dopo) si sono potuti indebitare ai tassi tedeschi del 3% invece che del 12%. Hanno evitato il ripudio del debito, allora. Dovremo farlo domani? In quel caso, a che cosa sono servite le durissime manovre sulle tasche degli italiani?

Naturalmente vi diranno che l’euro non cadrà.

E’ possibile. L’economista Luigi Zingales però non sembra crederci tanto, perchè ha proposto la creazione di un euro-nord (per i Paesi forti come la Germania) e di un euro-sud, per noi Club Med, svalutato del 25% rispetto al Nord.

Non poteva dirlo prima?

Luigi Zingales, leggo su La Voce.Info per cui collabora, «è Robert C. McCormack Professor of  Entrepreneurship and Finance alla Graduate School of Business dell’Università di Chicago, dove insegna dal 1992. E’ faculty research fellow del National Bureau of Economic Research (NBER), research fellow del Center for Economic Policy Research (CEPR) e fellow dello European Corporate Governance Institute. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale».

Non aveva abbastanza potere per farsi sentire dai media e dai politici?

Può darsi. Leggo che «recentemente, ha pubblicato con Raghuram Rajan un libro intitolato: ‘Saving Capitalism from the Capitalists’ per la Random House (febbraio 2003)». I nostri politici però non leggono l’inglese.

La Voce.Info, capeggiata da Tito Boeri (l’economista preferito da Repubblica) non ci deve credere più tanto all’euro, perchè scrive: «Non basta a rassicurare i mercati il piano varato dall’Unione Europea e dal Fondo monetario. Anche se non sappiamo cosa sarebbe accaduto in sua assenza. Guardiamo ad esperienze passate di ripudio del debito. Sono state meno costose di quanto temuto, ma anche grazie alla crescita economica associata alla svalutazione della moneta, un’opzione oggi non considerata per la Grecia».

Il ripudio del debito espone a «conseguenze meno costose di quanto temuto». Grazie alla «crescita economica portata dalla svalutazione».

Potevano dirlo prima.


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