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De Gaulle Sarko: qualche confronto
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Il 26 marzo il presidente francese andrà in visita della regina d’Inghilterra: sarà l’occasione per rialzare la sua immagine «presidenziale» dal livello dei rotocalchi di gossip, che ha fatto perdere al suo partito le elezioni locali?

Se lo domanda (o lo spera) Le Monde, che istituisce un raffronto fra i comportamenti del generale De Gaulle e Sarko (1). Nostalgia? Consigli discreti di buone maniere? In ogni caso, un confronto interessante per capire come siamo cambiati - tutti.

La moglie del presidente

Scrivete «Carla Bruni» su Google, dice il giornale, e alla quinta voce troverete le foto nude dell’attuale moglie (la terza) del presidente dei francesi, ex modella. La moglie del generale De Gaulle, di cui pochi ricordano anche il nome - Yvonne Vendroux - non ha mai posato per servizi fotografici a memoria d’uomo.

Sola eccezione: un reportage del 1942 che la mostrava mentre preparava marmellata e conserve alimentari - come tutte le madri di famiglia del tempo di guerra - a Berkhampsted, estrema periferia nord di Londra, dove abitava col generale, allora capo del governo in esilio della «Francia libera».

All’Eliseo, madame De Gaulle ha sempre rifiutato di ricevere dei divorziati. Mai ha rivolto una sola parola ai giornalisti. Ha sempre rimandato indietro gli abiti di gala che le donavano le case d’alta moda.Vestita perennemente di scuro, le davano della bigotta. «Se devo essere criticata, preferisco esserlo così che come cocotte o per pantera», rispose lei, «almeno non faccio vergognare mio marito».

Come veste un presidente

I rotocalchi sono pieni di foto di Sarko in jeans, senza cravatta, in costume da bagno, in Nike, persino mentre fa footing a New York con una felpa con la scritta NYPD, New York Police Department. Quanto a De Gaulle, persino suo figlio Philippe non ricorda di aver mai visto suo padre, anche nel ritiro privato di Colombey-les-deux Eglises, altro che in giacca e cravatta; se svestiva l’abito scuro completo, era solo per indossare la divisa kaki.

I rapporti con la Germania

Al vertice europeo di Lisbona, dicembre 2007, Sarko passa davanti ai giornalisti con al fianco Angela Merkel (lui ha la giacca slacciata, mani in tasca e aria compiaciuta). Un giornalista francese gli butta là: «E’ luna di miele, presidente?». Sarko prende per il braccio la Merkel, la trascina davanti al giornalista: «Ehi Angela, senti cosa chiede questo… Honeymoon?». La cancelliera, rigida, imbarazzatissima, replica: «We just cooperate» (Cooperiamo, e basta).

De Gaulle era unito da una profonda amicizia personale con il cancelliere Konrad Adenauer, cementata dalla comune resistenza antinazista. Al punto che il generale invitò nel ‘58 Adenauer nel suo ritiro di Colombey, privilegio rarissimo. Ma anche lì in campagna, Adenauer si rivolgeva a De Gaulle con «Signor presidente, caro e grande amico». E De Gaulle: «Monsieur le chancelier…».

Il linguaggio

Alla fiera dell’agricoltura, il 23 febbraio scorso, un tale rifiuta di dar la mano a Sarkozy; il presidente della Repubblica gli risponde per le rime: «Casse toi alors, pauvre con», che suppergiù si traduce: «E allora vaffanculo, cazzoncello».

L’11 novembre del 1962, alla sfilata sui Champs Elysées, un tale gridò a De Gaulle che passava sull’auto scoperta: «Va’ ingaulle.jpg pensione!». Il generale fa finta di non sentire. Ma la polizia identifica il passante, che si trova convocato dalla 17ma camera del tribunale di Parigi, dove è condannato per «aver messo in dubbio l’attitudine del presidente ad adempiere alle alte funzioni di cui ha la responsabilità». Ammenda di 500 franchi, che nel ‘62 erano una bella cifra.

Anche il generale De Gaulle usava talora un linguaggio, diciamo così, militaresco, da soldato di carriera qual era. Ma solo con i suoi ufficiali e le sue guardie di scorta. Allora fioccavano i «couillons», «trouillards», «merdier!». Laicità e fede.

Quando De Gaulle salì alla presidenza, scoprì che la cappella dell’Eliseo era diventata un bar per gli autisti presidenziali, per volontà del precedente inquilino, il massone e socialista Vincent Auriol. Il generale fece restaurare la cappella (a spese sue…) ed ordinò che si tornasse a celebrarvi la Messa domenicale, a cui presenziava regolarmente.

Era il primo presidente francese cattolico praticante dai tempi di Mac Mahon (se si vuole escludere Pétain). Ma quando assisteva ad una Messa in occasioni cerimoniali pubbliche, in qualità di presidente, per esempio a Notre Dame, il generale non prendeva mai la Comunione: per fedeltà alla laicità dello Stato.

Durante la visita al Papa a Roma, il 20 dicembre 2007, Sarko ha detto frasi che hanno suscitato l’ira dei laicisti francesi, come: «Nell’insegnare la differenza tra il bene e il male, il maestro elementare non potrà mai sostituire il parroco o il pastore». Ma non dà l’aria di voler godere personalmente dei benefici della religione e della morale.

I cattolici francesi avevano chiesto a Sarko un ministero speciale per la famiglia.
Accontentati al modo di Sarko: ha creato il Segretariato per le Materie Familiari, ma vi ha messo a capo Nadine Morano, una militante del suo partito e amica sua, nota per le sue dichiarate posizioni a favore delle unioni gay e dell’eutanasia: una specie di Emma Bonino alla Famiglia (2). Per di più, il segretariato della Morano è stato messo sotto il ministero del Lavoro, tenuto da Xavier Bertrand, massone dichiarato.

L’ultimissima

Il Carlyle Group, il fondo finanziario che gestisce le fortune della famiglia Bush (e dei Bin Laden) e quella di pochi grandi ex-politici vicini ai Bush, ha deciso di creare un servizio finanziario destinato a consigliare i «fondi sovrani», ossia i fondi dove gli Stati petroliferi mettono le loro eccedenze per investirle al meglio. E come direttore di questo fondo nel fondo, Carlyle, su suggerimento del socio Frank Carlucci (ex capo della CIA) ha chiamato Olivier Sarkozy.

Olivier è il fratellastro del presidente francese, hanno lo stesso padre Pal Sarkozy, che sposò
in seconde nozze Christine de Nagay. Olivier ha fatto una brillante carriera per conto proprio, come finanziere d’investimento, è considerato uno dei cinque più grossi dealer di Wall Street - nel 2007 ha condotto operazioni di fusione-acquisizione per 514 miliardi di dollari - ed è stato fino a ieri un cervello della UBS. Ora gestirà i fondi sovrani di Kuweit e Singapore (3).

Olivier non deve nulla al fratellastro, s’è fatto da sé. In cambio è stato Olivier a organizzare l’incontro tra Nicolas Sarkozy, allora ministro dell’Interno, con George Bush nel 2007. Ma è probabile che Nicolas non avesse bisogno di quell’entratura, essendo già ben noto al Dipartimento di Stato.

Infatti il 25 ottobre 2007 Karen Huhues, sottosegretario di Stato USA alla diplomazia pubblica (leggi: propaganda), ha dichiarato con legittima soddisfazione nel corso di una cerimonia: «Oltre 130 partecipanti ai nostri programmi sono diventati leader nei loro Paesi, come il primo ministro inglese [Gordon Brown], il presidente della Francia [Sarko] e il presidente della Turchia [Abdullah Gul]».

Sarko, nonostante sia un indiscreto in tante faccende personali, è stato sempre molto riservato
sulla formazione ricevuta dal Dipartimento di Stato. Chissà cosa ne avrebbe pensato De Gaulle. Ma i tempi sono cambiati.




1) Bertrand LeGendre, «De Gaulle, Sarkozy, le style et l’homme», Le Monde, 22 marzo 2008.
2) «French catholics feel insulted», The Brussels Journal, 19 marzo 2008.
3) Thierry Mayssan, «Le Carlyle Group engage monsieur Sarkozy», Réseau Voltaire, 21 marzo 2008.


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