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Il giorno dell’Albero
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In questo periodo in alcune nazioni del mondo si celebra la festa dellalbero. La ricorrenza sfugge ancora alle notizie del nostro Paese, come anche alla precettività della relativa osservanza, anche se, a dire il vero, Legambiente (1) promuove l’iniziativa già da un po’.

La Svezia fu la prima nazione ad istituire un «giorno dellalbero», siamo nel 1840. Anni più tardi l’usanza arrivò negli USA; in Canada sembra che addirittura il simbolo adottato per rappresentare il Paese (foglia d’acero) risalga al 21 agosto 1860; con certezza a fine ‘900 anche il Centro e Sud America accettavano di essere coinvolti nei festeggiamenti. Riteniamo che non tarderà ad affermarsi più massicciamente e rapidamente anche nel bel Paese.

La finalità della festa potrebbe essere nobile e certamente condivisibile, ma, attenzione!, alla frode ecologista! Il dovuto rispetto al creato, l’amore per la creazione come dono di Dio all’uomo, riflesso delle perfezioni dell’Altissimo, mezzo per ottenere benefici spirituali e fisici, e ponte per lode ed adorazione all’Eterno Fattore d’ogni cosa visibile ed invisibile, non devono cedere il passo al culto di Gaia.

Sembrerebbe forse ai più fuori luogo o esagerato scomodare la madre terra per l’ennesimo tentativo ecologista di formazione delle coscienze, ma è facile arguire come l’idea ispiratrice di tali movimenti sia sempre la stessa e, nella fattispecie, proprio questa. Diamo un’occhiata all’evoluzione del pensiero ecologista.

Si parla addirittura di diritti degli alberi; il richiamo al diritto della pianta fa il paio con quello degli animali, ecc… In realtà l’unica condizione per far funzionare veramente la cosa è che non si capovolga mai la gerarchia divina dei valori, che vede appunto Dio sempre al primo posto in tutto e per tutto. Negli altri casi, si tratta di una coperta corta: ogni volta che si toglie un diritto a Dio (e quindi all’uomo, che dei diritti di Dio beneficia per il proprio benessere spirituale e materiale), lo si nega anche all’uomo. Gli scimpanzé ottengono diritti umani con il progressista Zapatero, che è costretto, per allungare la coperta, a toglierli ai bambini nel grembo della madre e a vantaggio di sedicenni capricciose e viziate, le quali rivendicano il diritto del proprio utero (recente l’approvazione della nuova legge). L’albero, di contro, ha i suoi diritti inalienabili!

E proprio quei Paesi che li tolgono agli indifesi nascituri, proclamano a gran voce il diritto dell’albero:

- alla vita, perché sono esseri viventi;

- alla protezione e conservazione di questa vita (assicurandogli il dovuto ecosistema circostante) contro il possibile danno altrui;

- al diritto di compiere tutto il ciclo della propria esistenza senza essere abbattuto (salvo eccezioni disciplinate).

Senza ipocrisie, chiediamoci per quale motivo l’infante debba avere meno tutela di un albero da parte degli ordinamenti moderni e laicamente ispirati. Infatti il nascituro, pur essendo certamente vivo (se non vogliamo discutere del momento della fecondazione, parliamo delle settimane successive: avete mai visto un’ecografia di un bambino a due mesi e mezzo, ancora abortibile ovunque?! Non gli manca nulla: testa, gambe e braccia; cuore e movimento!) non è protetto né conservato nel suo ecosistema (il ventre materno) né tanto meno destinato ad ultimare tutto il suo ciclo vitale! Non ce l’abbiamo con l’albero (meravigliosa creazione!), si intende; ma a ciascuno il suo.

La festa dell’albero in realtà affonda le sue origini in alcune ricorrenze pagane, culti arborei, soprattutto diffusi nell’area celtica, collegati alla persistenza degli antichi culti della fertilità di antiche popolazioni agricole. Le celebrazioni ricorrono di solito in prossimità del solstizio destate.Tanto è così che in talune popolazioni indigene della Lettonia la ricorrenza si coniuga con la festa di San Giovanni, 24 giugno, sovrapponendo superstizioni pagane e commemorazione cristiana.

Si parla del cosiddetto Albero di Maggio (forse connesso al più noto albero della cuccagna utilizzato nelle feste popolari di tutto il mondo, allegoria di abbondanza e fertilità), simbolo della nuova stagione e delle sue promesse di abbondanza. Ritualità che richiama un archetipo lontano, al fine di muovere il circolo cosmico delle energie vitali, per propiziarne la partecipazione nel processo rigenerativo e ri-creativo scaturente dal continuo fluire di morte/vita, inevitabile scontro di realtà, che culmina (nel periodo estivo) con la vittoria della seconda. L’albero rappresenta il cosmo intero. La pianta è il microcosmico, canale rappresentativo dell’intero distretto vitale dell’universo.

Gli uomini e le donne partecipanti al rito si vestono di piante e di ghirlande proprio per immedesimarsi nell’evento e terminano, di solito, i festeggiamenti, con una danza intorno all’albero. Paganesimo puro.

Il cristiano ha un unico albero da cui prende la vita: l’albero della Croce. In questo legno, abbracciato per amore dal Figlio di Dio, egli trova le sue risorse energetiche e vitali e la sua capacità rigenerativa, per fruire, lui, peccatore, della divina misericordia e comprendere ed amare l’uomo suo simile ed il creato intero, secondo le modalità e l’ordine necessario, che non lascerà perire nessun vivente né pretenderà diritti inesistenti per voluttà lussuriose.

Stefano Maria Chiari

 


 

1) da Il grande week-end dell'albero


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