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L'enigma Giovanni XXIII: era lui il tanto atteso «Papa buono»? (seconda parte)
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Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli fu Papa della Chiesa cattolica dal 1958 alla sua morte avvenuta nel 1963.

In vista del pericolo originale a cui è esposto l'essere umano, ossia di ripiombare nel deleterio errore di «scegliere» il «bene» sussurrato da una voce occulta, per «essere come Dio», al giovane che si rivolgeva a Lui dicendo: «O buon Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?» Gesù ha insegnato: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio» (Matteo 19, 17; Marco 10, 18; Luca 18, 19).
Infatti, in tutta la Bibbia è espressa la maledizione a cui è soggetto chi crede nella bontà umana autonoma da Dio.
Nondimeno, Roncalli è stato chiamato «buono», in contrasto con Pio XII e predecessori.
Ciò non accade forse in virtù di una potente campagna di comunicazione scatenata da certi poteri occulti interessati al «bene» di un nuovo ordine mondiale?
Il fatto è che la «bontà» di Roncalli interessa certamente a quanti sono nemici dei Papi cattolici.
Costoro all'elezione di Roncalli, esultarono al pensiero che finalmente avevano il Papa buono desiderato.
Ecco perché il mito Roncalli va visto dai cattolici non tanto per il suo «valore» artefatto, ma perché il piano di rivoluzione nella Chiesa, a cui lui ha contribuito, consapevolmente o no, non continui a rovinare la fede di molti.
In tal senso è bene vedere in cosa consisteva la «bontà» indirizzata a «liberare» la Chiesa da un qualche «insostenibile» rigore, o chissà, da qualche «intransigente» chiusura posta dei Papi del passato in difesa della fede.
La rivoluzione conciliare, oscura metamorfosi religiosa, si svela, come già visto, nelle parole della stessa gerarchia conciliare i cui membri, al contrario di quanto insegnarono i Papi, non solo riconoscono l'«ideale generoso» delle rivoluzioni e la
«profonda religiosità» in Lutero, ma ritengono i frutti di tali ribellioni - persecuzioni, scristianizzazione del mondo, genocidi, immoralità sociale - il risultato dei soliti errori umani, accidentali e non intrinseci al processo rivoluzionario.
Anzi, affermano che la solidarietà rivoluzionaria fa avanzare il mondo verso il nuovo ordine di giustizia e pace smarrito dai cattolici!
Ora, non si vuol affermare qui che i nuovi pastori seguano la teosofia della Blavatsky o simili, riguardo all'inversione del cristianesimo.
Quello che si può constatare, e per le loro stesse dichiarazioni, è che essi intendono armonizzare la religione di Dio fatto Uomo con la religione dell'uomo che si fa Dio (vedi Paolo VI), ossia con il nuovo umanesimo ecumenistico che raccoglie tante
credenze e non credenze.
E' la gestione degli opposti che è nella sua contraddizione filosofica un'idea non solo anticristiana, ma che avversa la natura spirituale dell'essere umano.

Angelo Roncalli fu il professore modernista, nunzio filomassonico e patriarca, che, eletto al soglio di Pietro, per un ironico intervento del «caso», assunse il nome dell'antipapa Giovanni XXIII, iniziando il mutamento che ha finito poi per rovinare a fondo la Chiesa.
Il suo enigma appartiene allo stesso periodo storico del segreto di Fatima da lui censurato nella sua visione della cristianità rovinata e del Papato colpito.
Perciò per risolvere questo tenebroso enigma nessun cattolico avveduto penserà di ricorrere alle parole dello stesso Roncalli, che inoltre, come ha capito Andreotti, «aveva molto imparato da don Ernesto» sul modo di raggirare i problemi.
Don Ernesto Buonaiuti era quel suo amico modernista scomunicato «che ebbe l'unico torto di non aver saputo aspettare l'evolversi dei tempi».
Se avesse saputo fare come Roncalli, probabilmente sarebbe diventato anche lui un eminente maestro della nuova «fede» umanitarista e «buonista» che «aggiorna» quella «arretrata» dei Padri, dei Santi e dei Papi di quella Chiesa vecchia di duemila anni avversa alle «riforme» della tradizione legata a Gesù Cristo.
L'enigma non si risolve nemmeno ricercando scritti o tessere sospette, ma seguendo l'istruzione del Signore: «Dai frutti li conoscerete».
E il buon senso insegna che certi frutti maturano con le scelte secondo i tempi.
Le scelte dei «modernisti» - lo aveva capito anche il non cattolico Benedetto Croce - era quella della «conciliazione storica» con i «positivisti, pragmatisti e empiristi di ogni risma» che, «non credendo al valore del pensiero e della logica, cadranno di necessità nell'agnosticismo e nello scetticismo. Dottrine, queste, conciliabili con un vago sentimentalismo religioso, ma che ripugna affatto ad ogni religione positiva».
Ecco la scelta filomassonica del Roncalli modernista, simpatizzante pure per i comunisti con i quali condivideva idee umanitariste e alquanto antitradizionali.
Oggi, però, dato che questa scelta è moneta corrente nella Chiesa che si dice cattolica ma che è «conciliare», essa va identificata attraverso uno sguardo sul corso storico nel quale è stato promosso il «credo modernista» alieno al «valore del
pensiero e della logica
» indicato da san Tommaso.
Si tratta dell'opposizione diametrale tra la filosofia perenne e quell' Illuminismo che intendeva compiere, più che un semplice «aggiornamento» religioso, una radicale
inversione nella visione della vita nel mondo.
Un compromesso storico di portata e conseguenze inaudite si stava preparando sul piano religioso: la fusione dell'idea cristiana con l'idea mondana.
La prima, dell'amore al Redentore, che sopperisce l'ignoranza dell'uomo e restaura la sua volontà ferita; la seconda che disprezza e irride quest'amore in vista di una civiltà moderna centrata proprio sul potere dell'uomo decaduto.

Il «nuovo bene» e una «nuova classe clericale» fu preparata per stabilire tale conciliazione globale del mondo.
Per essa la Redenzione andava ridotta a un diritto universale dovuto alla «dignità umana».
E' l'idea della «redenzione universale» della «Gaudium et Spes» e della «Redemptor hominis»; prodotti rifiniti del Vaticano II che, salvo prova contraria, fu convocato per avviare il processo del «nuovo ordine» religioso ordinato a una «nuova umanità».
Si tratta della via conciliare in vista di una «presa di coscienza» per introdurre nella religione del Sacrificio redentore un nuovo umanesimo, cioè l'utopica «civiltà dell'amore», intesa come unione e conciliazione universale delle religioni.
Tale via serviva a raccordare le altre, gnostica e massonica, con l'«aggiornamento» e l'«apertura» dell'ordine cristiano alla modernità: via che il pensiero cattolico dei Papi ha sempre rifiutato come perversa, ma che oggi nel nuovo concerto
democraticista dominante, pare obbligatoria.
Tale piano ottimista di conciliazione «cosmica», che svela la presenza del mistero d'iniquità nella stessa Chiesa, può essere inteso alla luce di uno dei fatti più emblematici della storia vaticana all'inizio del ventesimo secolo.
Si tratta del conclave per la successione di Leone XIII nel 1903.
Il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, di una nobile famiglia siciliana di Corfù, è una delle più controverse figure della Chiesa.
Avendo una personalità carismatica e occupando da sedici anni la carica di Segretario di Stato, presto s'impose nel conclave e poteva essere eletto se, con sorpresa generale, il cardinale Puzyna, arcivescovo di Cracovia, non avesse interrotto il corso di quell'elezione come portavoce di Francesco Giuseppe che, come imperatore austro-ungarico riteneva di godere, in virtù di un antico trattato tra il Sacro Impero e Roma, del potere di veto nei conclavi papali.
Egli esercitò allora tal potere per impedire l'elezione del cardinale Rampolla.
La ragione rimase ignota.
Si pensò, giustamente, che l'imperatore austriaco non gradisse la sua politica filofrancese.
La questione irrisolta può avere interesse storico, non solo per spiegare la ragione del veto posto a questo personaggio dall'imperatore, ma per sapere se già all'alba del Novecento uomini della Chiesa avrebbero «benedetto compromessi storici epocali».
Infatti, Rampolla fu il gran promotore di una politica di «ralliement» dei cattolici col governo francese, detto giustamente del «Grande Oriente».
Da ciò l'idea che lui potesse essere l'iniziato creatore della retro-loggia vaticana, la P1, formatrice della cerchia di chierici influenti capaci di mutare l'indirizzo della Chiesa a favore di una «conciliazione» con massoni «di ogni risma».

Mancano le prove per dimostrare l'appartenenza massonica di Rampolla, ma non del progressivo mutamento dell'indirizzo di molti uomini della sua linea verso una «conciliazione ad oltranza» coi nemici della Chiesa.
E questa mossa, che è un fatto storico, è un'operazione favorevole ad un'idea massonica.
Forse c'era dell'altro, ma per il cattolico interessa soprattutto il seguito guidato dallo Spirito Santo perché in quella elezione la Provvidenza guidò i cardinali ad eleggere Giuseppe Sarto, che divenne san Pio X, nell'esercizio del supremo apostolato.
Contro di lui, allora, i poteri del male si sono scatenati furiosamente, poiché la loro prima scalata al trono di Pietro era fallita a causa di un umile «profeta di sventure».
Tutt'oggi san Pio X è detestato dai chierici modernisti e Pio XII ha compiuto un atto di coraggio quando lo ha canonizzato.
Dal giornalista Indro Montanelli conosciamo la reazione rabbiosa di Giovanni XXIII alla menzione del suo nome: «Ma che santo!».
Ai cattolici le questioni passate d'affiliazioni alla Massoneria, tanto astruse e difficili da provare, dovrebbero interessare meno che l'opera effettiva di prelati elevati a posizioni di potere.
E' il caso di Roncalli.
Che fosse o meno iniziato, come assicura il massone Pier Carpi, cosa cambia se come nunzio favorì manovre ecumeniste, laiciste, favorevole alla formazione dello Stato sionista, tutto alla faccia del Magistero dei Papi?
Era Roncalli modernista e massone?
Dato che lui ha occupato la cattedra suprema della Chiesa il solo dato che conta ormai per giudicarlo è la sua opera in quella posizione, molto più alta di quella del cardinale Rampolla.
Qui sono in questione i frutti di questo operato da nunzio e patriarca, ma in modo enormemente più grave nella sede di Pietro e riguardo alla fede, alla sua difesa, alla continuità della tradizione e della teologia cattoliche.
A questo punto, più che rispondere di qualche suo «pensiero» deviato, a lui vanno addebitati i risultati finali che ora il mondo vive nel senso della «mutazione naturalistica» della religione.
Questa è ormai una tremenda realtà.
Ma torniamo ad alcune informazione riguardanti il tempo del conclave su cui pesa il grave sospetto di un'ingerenza massonica.


Il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro

In un suo studio lo storico italiano Gianni Vannoni («Le Società segrete dal Seicento al Novecento», Sansoni, Firenze, 1985) descrive alcuni dettagli circa la cosiddetta OTO, «Ordo Templi Orientis», «una delle società segrete più sconcertanti
esistenti...
».
Essa fu fondata soltanto pochi anni prima del conclave papale in questione dal ricco viennese Karl Kellner, che si recava spesso in Oriente per studiare le «tecniche del potere magico del sesso» insegnato da certi yogi indiani.
Altri fondatori dell' OTO furono i tedeschi, Theodor Reuss, membro anche del Rito occulto inglese di Memphis, e Franz Hartmann, un medico legato alla sede centrale americana della famosa Società Teosofica di madame Blavatsky.
Tra gli amici dell'OTO c'è da includere Rudolf Steiner, la cui «antroposofia» avrebbe avuto un ruolo importante nella vita di Angelo Roncalli, causando il congedo dal Laterano del futuro Giovanni XXIII.
Anche Karol Wojtyla ha poi subìto quella influenza secondo quanto racconta il suo amico Malinsky. (1)
Pare che il più importante membro fondatore della OTO fosse Aleisteir Crowley, sommo satanista dei tempi moderni, il «Cagliostro della Massoneria contemporanea», immortalato nel noto romanzo di Somerset Maugham «The
Magician
».
Eletto Gran Maestro nel 1912, Crowley si dichiarò «guidato dalla Suprema Intelligenza» per «aprire le porte alla Nuova Era».
Spetta agli storici investigare sull'incontro, o disincontro, di Roncalli nella Sicilia di Cagliostro con questo grande capo.
Qui interessa oltrepassare tali iniziative occulte, per capire la vera questione in causa.

La terza via, clericale, della gestione degli opposti

Una nuova classe clericale si è formata nei tempi moderni per gestire, in nome della pace, ciò che è in realtà contrapposizione metafisica.
Se prevale una politica ecclesiastica che ignora tale opposizione irriducibile mirando ad una conciliazione totale, «in extremis», del bene col male, ciò è segno che nuovi «maestri buoni» pontificano nella stessa Chiesa per mettere sullo stesso piano le
rivendicazioni di «uguaglianza» e di diritti della città mondana col culto della città di Dio.
Questo spirito di apertura al mondo è riconoscibile nei conciliaristi di ieri come di oggi quando dichiarano che il processo rivoluzionario, civile e religioso, è animato da un «profondo e generoso» spirito che opera per la fratellanza universale:
basterebbe «battezzare» lo spirito della «religione dell'uomo che si fa Dio» perché esso entri nel solco del cristianesimo.
La «revisione» del cristianesimo è la rivoluzione dell'«aggiornamento» clericale, aperto ad ogni utopia.
Essa è riuscita dove le altre avevano fallito proprio nel periodo indicato nel terzo segreto di Fatima che, se fosse stato svelato nel 1960, come previsto, avrebbe fatto luce sulla meccanica dei fatti, cioè gli sconvolgimenti conciliari.
Non avvertiva forse esso su un evento senza precedenti storici che, successivo alle due Guerre Mondiali, sarebbe stato ancora più rovinoso sul piano morale della rivoluzione sovietica?
Cosa se non una rivoluzione finale di marchio satanico?
Emblematicamente il messaggio divino che parlava di tali pericoli fu censurato da un chierico sedotto da un «altro messaggio».
Tutto secondo la parola di Gesù: «Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete;se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste» (Giovanni 5, 43).

Il pensiero segreto dell'«altro» mira all'idea di autoredenzione

Nell'alba dei tempi il sussurro del tentatore originale suscitò nella mente umana l'idea di un'autonomia assoluta.
Nel secolo scorso tale idea si ripresentò con forza nella «Dottrina segreta» della Blavatsky, svelando un suo grande piano: «La Teosofia è una gnosi che intende divinizzare l'umanità come una vera e propria religione di massa, che insegna essere il male uno dei principali sostegni del mondo manifestato; una necessità per l'evoluzione e il progresso, come la notte per il giorno e la morte per la vita, e affinché l'uomo possa vivere eternamente. Satana (o Lucifero) rappresenta l'energia attiva dell'Universo [l'entropia], la luce, la vita, la lotta, il pensiero, la coscienza, il progresso, la civiltà, la libertà […] è Dio […] una sola cosa col Logos. Esiste in natura una Legge eterna, legge che tende aconciliare gli opposti e a produrre l'armonia finale. Grazie a tale Legge di sviluppo spirituale... l'umanità verrà liberata dagli dèi falsi e bugiardi [si legga cristianesimo] e otterrà, alla fine, la sua autoredenzione».
La Blavatsky e la sua teosofia furono adattati nel nostro secolo dall'antroposofia di Rudolf Steiner, che combina questi concetti per un nuovo cristianesimo, il cui «Cristo» «armonizza anche gli opposti».
Il gesuita Teilhard de Chardin ne fu attratto e il giovane Karol Wojtyla sarà attirato dalla ricerca dell'armonia antropocentrica: la pace attraverso l'idea della redenzione universale.
Tali idee gnostiche possono sembrare molto particolari e poco ricollegabili con la strana mutazione religiosa innescata da un conclave e messa in opera con un concilio, ma sono le idee venute alla ribalta ad Assisi nel 1986.
«Sol che si rifletta un poco sulle cosiddette 'teologie' moderne ci si rende conto di quanto sia pericoloso, in apparenza incredibile e assurdo, data la storicità della persona di Cristo e il patrimonio dogmatico della Chiesa, di trasformare il
cristianesimo in panteismo, sia concreto e attuale. Paradigmatico è il caso di Teilhard de Chardin. Questo gesuita vede tutto in chiave darwiniana
[e steineriana]: per lui l'universo, inteso come materia di cui l'uomo sarebbe la punta evolutiva, tenderebbe, nella naturale sua evoluzione, verso un 'punto omega' che rappresenterebbe l'incontro tra la materia e Dio, inteso, quest'ultimo, come una specie di anima universale che finirebbe con l'unificare il molteplice materiale in un complesso superindividuale che sarebbe il Cristo cosmico, punto di arrivo dell'evoluzione». (2)
Ebbene, tutte le ramificazioni gnostiche, dalle più antiche fino allo «gnosticismo cristiano» dei discepoli della Blavatsky, della Besant, di Rudolf Steiner, di Teilhard de Chardin, tutte hanno in comune la stessa direzione: dell'uomo verso Dio; tutte emanano una conoscenza esoterica che indica un «nuovo bene umano».
Da questo punto in poi la missione del cristianesimo, per questa gnosi, è di compiere tale «bene».
E guarda caso, per i «mondialisti» come per i conciliari si tratta dell'unione dell'umanità.
Quindi il «bene» non sarebbe più condurre i popoli alla pace di Gesù Cristo, ma il cristianesimo avrebbe per missione e fine l'unione indiscriminata di tutti.
Se converge in tale direzione è buono e giusto; se diverge è nocivo e deve scusarsi di un tale passato.
Ecco il «deismo» delle logge, il rapporto dei «maestri» terreni con il Gran Architetto, dello stesso genere di quello di Teilhard de Chardin e del «cristianesimo» in evoluzione verso il Cristo cosmico.
A tale «pedagogia» anticristiana mancava ancora un contenuto adatto a convogliare le coscienze al sincretismo globale.
La Teosofia ha provato ad elaborarlo, ma invano.
Sarà un suo erede a fare un passo avanti, in modo da fornire ai poteri del mondo e alle logge una nuova formula che, invece di escludere, includa il cristianesimo nel sincretismo globale.

Rudolf Steiner fu questo «maestro».
Uomo di qualità intellettuali eccezionali, pedagogo prodigioso e fertile scrittore, Steiner fu a capo della Società Teosofica in Germania ivi fondando nel 1902 la rivista Lucifer, che nel 1904 assunse il titolo di «Lucifer-Gnosis».
Secondo i suoi biografi Steiner ebbe una «Guida» che Edouard Schuré, il famoso teosofo e filosofo protestante francese (1841-1929), autore nel 1889 del libro «I Grandi Iniziati», così descriveva: «Il Maestro di Rudolf Steiner era uno di quegli uomini potenti che vivono sotto la maschera di uno stato civile qualunque, per compiere una missione conosciuta solo dai pari loro. Non operano mai apertamente sugli avvenimenti umani; fatto invero preoccupante se confrontato con la descrizione che il martinista Mariel ci rende dei Superiori Incogniti, quando,  disquisendo sulla loro natura, si chiede se essi siano 'uomini di carne oppure genii, entità o daimon' concludendo che: 'la Dottrina Segreta di H.P. Blavatsky ci dà se non delle certezze almeno interessanti approssimazioni'» (ivi, pagina 207).
Per averne un saggio si sappia che in tale opera Satana viene descritto come «il Dio, il solo Dio del nostro pianeta» e, altrove, «[Satana] non è che una sola cosa col Logos», per cui: «la Chiesa maledicendo Satana [...] maledice Dio [...] o la Sapienza rivelatasi come Luce e Ombra, Bene e Male nella Natura».
L'Antroposofia, il cui centro a Dornach, presso Basilea in Svizzera, è stato battezzato «Goetheanum» in onore all'illuminato Goethe, è oggi diffusa in tutto il mondo con centri di iniziazione e poli scolastici denominati Scuole Waldorf .
Rudolf Steiner partì dalla Teosofia della Blavatsky, che aveva per programma la «Fraternità Universale» nella sintesi della conoscenza; sarebbe la teoria del campo unificato dallo «spirito universale», come la teoria di Einstein per il campo fisico.
Si tratta della «gnosi» che vanta tra i suoi illuminati non solo il neoplatonico E-ckhart, ma falsamente le sante Gertrude, Ildegarda, Caterina di Siena, Agostino, Francesco d'Assisi e Francesco di Sales.
Steiner ha scritto anche su san Tommaso d'Aquino.
Ecco alcuni dei nomi noti dell'epoca attratti da quest'«iniziazione» esoterica: Thomas Edison, Pieter Mondrian, Alexander Scriabin, William Butler Yeats, Gandhi, George Russel, Bernard Shaw, Annie Besant, Aldous Huxley, Fernando Pessoa, etc.

Quest'ultimo ha tradotto la Blavatsky e, su questo, ha scritto allora ad un amico: «Se osservi che la Teosofia, che ammette ogni religione, ha un carattere interamente simile al paganesimo, che accoglie nel suo Pantheon tutti gli dèi, ti accorgerai la seconda ragione della grave crisi dell'anima mia. La Teosofia mi terrorizza col suo mistero. E' l'orrore e l'attrazione dell'abisso realizzati nell' oltre anima. Uno spavento metafisico, mio caro». (3)
Ma torniamo a Steiner, che è andato oltre la Teosofia rifacendosi ad un certo panteismo di Goethe.
Egli è giunto ad una nuova sintesi religiosa: l'antroposofia, che mira a una conoscenza piena soprasensibile sul mondo e l'uomo inserito nell'universo, raccogliendo non solo le religioni in genere, ma la Teosofia condannata dalla Chiesa (Denzinger 2189).
Steiner voleva un nuovo «cristianesimo» che includesse sacramenti e la fede nella reincarnazione (Steiner si riteneva Pitagora reincarnato); credeva nel ritorno della mente per meglio capire e spiegare l'uomo, nei suoi impulsi ed energie, sia religiosi, sia rivoluzionari.
La mente umana, almeno la sua, sarebbe capace di cogliere la saggezza per discernere ogni segreto sul bene, sull'uomo e sull'universo.
Così Steiner, considerando che la Chiesa cattolica aveva tradito la sua missione ed era condannata alla sparizione, elaborò, alla luce del buddismo esoterico, il suo «esoterismo cristiano» in cui Cristo è il personaggio capace d'equilibrare e temperare l'ardore di Lucifero da un lato e la mente fredda del demone Arimane dall'altro.
L'influenza steineriana nella Chiesa, di sapore panteistico e sincretistico, è avvenuta attraverso alcuni dei suoi ammiratori.
Uno dei più noti fu il gesuita massone Teilhard de Chardin; poi Roncalli e uno degli autori del Vaticano II, specialmente della «Gaudium et Spes», Karol Wojtyla.
L'«Antroposofia», che la Chiesa ha incluso nella stessa condanna della teosofia, è riuscita a contagiare molti dei suoi membri, i cui pensieri vagavano alla ricerca di una «sintesi suprema».
Oltrepassando tutti i limiti delle censure ecclesiastiche, questa lettura avanza sull'onda della fiducia olimpionica di chi sente d'aver capito tutto e senza timore, coglie in modo imperterrito dall'albero della conoscenza del bene e del male.


Rudolf Steiner

Steiner commenta i quattro Vangeli e l'Apocalisse spiegando tutto senza esitazioni, «la verità» sui due bambini Gesù: «Abbiamo quindi due storie di Gesù di Nazareth prima che accogliesse in sé il Cristo».
Tutto echeggia le narrazioni delle religioni orientali.
«Krishna: nome che riassume effettivamente quanto stende la sua luce nell'evoluzione spirituale dell'umanità attraverso i millenni».
«Maitreya-Buda» e «Hermes-Mercurio» si legano ai nomi di «Zarathustra» e Mosé.
«Le diverse dottrine portate agli uomini di Buddha, Zoroastro... per stabilire la Fraternità universale... sostantivo che prima era conosciuto solo da pochi iniziati»... come il tempo e l'apparizione di nuovi iniziati, avrebbe illuminato il patrimonio
della conoscenza dell'intera famiglia umana.
La «grandiosa figura di Giuda degli ultimi capitoli dell'Antico Testamento - e la figura di Giuda del Nuovo Testamento... nelle sue successive reincarnazioni (Giuda  incarna la sensualità umana, e realizza la fusione dell'elemento romano con quello cristiano)», tutto è ricuperato e spiegato senza tentennamenti.
«Dopo che Cristo, che aveva in se lo Spirito universale dell'umanità, ha avuto la sua opera completata in Terra, formando un'unità perfetta di vita spirituale nel mondo, solo allora si è resa possibile la facoltà di parlare nel senso di questo Cristo-Impulso, spuntato nei cuori... divenendo parte sostanziale del mondo spirituale, principio dell'evoluzione cristiana... in spirito di libertà».
Ma cosa voleva in fondo Steiner?
«Abbiamo bisogno di un Concilio e di un Papa che lo convochi» già lo diceva nel 1910. (4)

Il Piano per una Controchiesa mondiale

La questione che si pone è, quindi: Giovanni XXIII, aprendo alle venture del mondo moderno, dove dominano il naturalismo massonico e il materialismo socialista e chiudendo alle «profezie di sventure», non irrideva forse gli allarmi riguardo questi pericoli crescenti ripetuti dai Papi?
Basta sentire gli ultimi Papi per capire che si trattava di una vistosa rottura, non solo con la loro visione dei mali presenti, ma con la visione complessiva della Bibbia, dalla Genesi all'Apocalisse.
Cominciamo allora a riportare alcuni avvertimenti papali sulle mosse anticristiane del mondo moderno, per poi ricordare la loro dottrina specifica sugli errori incombenti nell'ambito della fede, qui elencati in breve.
Si tratta dell'insegnamento dei Papi: Gregorio XVI sul «delirio» delle libertà e dell'indifferentismo in materia di religione (enciclica «Mirari vos»,1832); Pio IX sull'elenco di errori della società civile moderna, con cui ogni conciliazione è impossibile per la Chiesa (encicliche «Quanta cura» e «Sillabo», 1864); Leone XIII sul pericolo rappresentato dal liberalismo (enciclica «Libertas», 1888) e dalla Massoneria (enciclica «Inimica vis», 1894); Pio X, sulle insidie del modernismo e del suo larvato agnosticismo, collettore d'ogni eresia (enciclica «Pascendi», 1908), e condannando la democrazia cristiana del Sillon («Notre charge apostolique», 1910); Benedetto XV, che pubblicò il Codice canonico voluto da san Pio X, dove è detto che l'affiliato alla Massoneria è fuori della Chiesa; Pio XI sul pericolo del «pancristianesimo» (operazione ecumenista di allora, enciclica «Mortalium animos», 1928); Pio XII, contro la «nuova teologia» per una «nuova chiesa» (enciclica «Humani generis», 1950).
L'attrazione di Roncalli per il modernismo, per il laicismo e per il pensiero ecumenista e massonico, lo faceva pure ammiratore della civiltà pragmatica americana e della sua «fede» americanista in «aggiornamento» continuo. (5)
Quindi, quanto era visto in quei giorni dal Papa Leone XIII (Lettera «Testem benevolentiae», 22 gennaio 1899) come il pericolo americanista, per Roncalli era motivo di grande ottimismo.
Così, poi, per inserire tali idee nei documenti del Vaticano II, in speciale sulla «libertà religiosa», era stato invitato come «perito» principale John Courtney-Murray, «teologo americanista».
Da allora non è più Roma a giudicare gli errori americanisti, ma questi a tracciare il nuovo indirizzo ecumenista della chiesa conciliare, alla barba di tutto il Magistero cattolico precedente!
I promotori e i teologi di queste deviazioni furono tutti invitati e poi promossi nella «chiesa conciliare» inaugurata da Giovanni XXIII.

L'inversione illuministica

Tale processo aveva per bersaglio il cristianesimo.
Tuttavia, va considerato prima nel suo rapporto con i princìpii logici, base d'ogni pensare, che col pensiero religioso.
Infatti, l'illuminismo mette in dubbio, prima che la fede, i princìpii di causalità, di finalità e d'identità e non contraddizione.
E' vero che il «pensiero» illuminista, come quello relativista e modernista, non è univoco e dimostra essere piuttosto una tendenza.
Questa, però, va nel solo senso opposto alla tradizione, al senso teandrico della fede cristiana autentica, che viene da Dio all'uomo.
Il nuovo senso è quello del pensiero umano su Dio; pensiero illuminista messo in atto dalle organizzazioni come la Massoneria, la cui visione può essere deista, gnostica o agnostica, ma l'importante è che sforni pensieri e politiche per governare il mondo stabilendo alleanze con quanti sono disposti a cacciare l'influenza sociale del pensiero soprannaturale.
Tutta la discussione sulla vacuità dell'illuminismo è però inutile di fronte all'evidenza che è esso a reggere la mentalità moderna, sempre più dominante in ogni campo e che ha inoculato anche nel cattolicesimo il pensiero deviato degli avversari dichiarati dell'ordine cristiano.
Rivediamo le parole di Pio XII che riassumono l'abissale inimicizia tra tale spirito rivoluzionario e quello cristiano: (Discorso all'Azione Cattolica, 12 ottobre 1952): «Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell'unità nell'organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l'autorità; talvolta l'autorità senza la libertà. E' un nemico divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo a additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un'economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il nemico si è adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle università, nella scuola, nella famiglia, nell'amministrazione della giustizia, nell'attività legislativa, nel consesso delle nazioni, là ove si determina la pace o la guerra. Esso sta corrompendo il mondo con una stampa e con spettacoli, che uccidono il pudore nei giovani e nelle fanciulle e distruggono l'amore fra gli sposi…».
Pio XII vedeva allora il processo così avanzato da ritenere vano «di andargli incontro per fermarlo e impedirgli di seminare la rovina e la morte», ma che si dovesse «vigilare... affinché il lupo non finisca col penetrare nel ovile per rapire e disperdere il gregge».


Helena Petrovna Blavatsky

A che punto è oggi il processo di «aggiornamento culturale» dell'ordine cristiano?
E' presto detto.
Quanto il pensiero cattolico, confermato dai Papi, rifiutava come perverso, i pastori conciliari promuovono in seguito alle grandi aperture di Giovanni XXIII alla modernità, cioè al relativismo naturalistico gnostico e massonico.
Cosa, però, è al centro di tale piano?
Un «compromesso storico globale», senza esclusioni ideologiche o religiose.
Esso implica l'idea che l'uomo sia intrinsecamente buono e perciò la verità e la Chiesa non hanno veri nemici.
Essi apparirebbero solo in periodi d'intolleranza e di chiusura.
Perciò, la Chiesa deve e può operare nel senso di un'apertura ottimistica al mondo e ad ogni sua realtà.
In questo senso ogni stratagemma sarebbe benvenuto, come la ragione per convocare il Vaticano II.
Questo fu da lui voluto dopo una presunta «ispirazione dall'alto», contro ogni criterio di vigilanza e prudenza per quanto riguarda la difesa della fede nel mondo attuale.
Di fronte ai fatti soprannaturali, la Chiesa va con «i piedi di piombo».
Tra le migliaia di miracoli avvenuti a Lourdes in questi cent'anni successivi all'apparizione, per esempio, ne sono stati riconosciuti solo una sessantina.
Potrebbe, proprio un capo di questa Chiesa, aderire così allegramente ad una ispirazione su un fatto di tale importanza per i destini dell'umanità?
In realtà, l'atteggiamento di fiducia nel mondo e nelle proprie forze, emersonell'«ottimismo» di Roncalli, già indicava un pensiero con radici pelagiane.
Ciò fu notato nel mondo cattolico e espresso da alcuni noti scrittori.
Anthony Burgess, di formazione cattolica, ha fatto un'analisi del neopelagianesimo di Giovanni XXIII, pubblicata a Roma (Il Tempo), che gli risulta essere stata aggiunta dalla Congregazione per la causa dei santi in Vaticano, al dossier dell'«avvocato del diavolo» con le ragioni contrarie ad una sua beatificazione (poi avvenuta come sappiamo).
Si tratta dell'eresia di Pelagio per cui l'uomo decaduto con il peccato originale, che lo ha privato della grazia divina, porterebbe in sé la forza per riscattarsi con i propri sforzi, avanzando nella conoscenza e perfezionando la capacità di operare in completa libertà.
Burgess espone tale tendenza di pensiero che, introdotta nella Chiesa di Roma, alterò la vita morale del mondo.
Lo fa in special modo attraverso un personaggio del suo libro, «Gli strumenti delle tenebre», (Rizzoli,1983) che pone la mentalità di Roncalli e di Montini in contrasto con quella del cattolico peccatore, ma che «riconosce l'esistenza del male, convinto che la falsa bontà umana di Roncalli sia essa stessa un male che fa di questo secolo, dal punto di vista dell'affermazione del male, il più terribile di tutti... e Roncalli 'l'uomo più pericoloso che il secolo abbia prodotto'». (6)

E' in atto un piano sinarchico per mutare la Chiesa
Per precisare i dati di tale piano vediamo Epiphanius nel suo grande lavoro: «Massoneria e Sette Segrete: la Faccia occulta della Storia» (pagine 7-9).
«E' difficile negare l'esistenza di un'azione secolare che, vuotati gli spiriti dalla filosofia scolastica, li ha aggrediti con dosi dapprima omeopatiche di dottrine gnostiche; l'introduzione del dubbio metodico sotto la copertura dello scientismo, il disprezzo della retta ragione spinto fino al rifiuto del reale, il rinnegamento delle autorità naturali, la 'nulla potestas nisi a Deo' avvicendata da un potere che trae la sua legittimazione dal basso, un potere infero: un modo essenzialmente luciferiano di procedere, fondato sulla menzogna e il compromesso. Tentare una spiegazione del mondo odierno col ricorso a facili determinismi di leggi fisiche, princìpi economici o sociologici, è superficialità che non può soddisfare chi voglia ricercare secondo verità: occorre rivolgersi in altra direzione, spingere le ricerche ben più in profondità partendo dalla realtà dell'uomo: essere libero di aderire al bene o al  male e per ciò stesso in grado di organizzarsi nella pratica dei medesimi. E come la legge perfetta del Vangelo sorresse l'uomo per lunghi secoli illuminandogli la via e sostenendolo in quella speranza di eternità che egli concretizzò edificando la grande civiltà cristiana - la città terrena sorta il più possibile a immagine di quella di Dio - così non possiamo rinunciare, per simmetria, a tentare di individuare una rottura, un guasto nella storia dell'uomo, che ha permesso al male di organizzarsi con un deposito dottrinale, un piano di dominazione dell'uomo sull'uomo, una gerarchia occulta che veglia alla sua realizzazione e alla fedele trasmissione di tale deposito, un percorso da compiere per asservire l'umanità alla potestas tenebrarum, in una parola una vera Controchiesa tendente ad appropriarsi di ogni valenza religiosa e politica. I connotati di questa Controchiesa sono quelli dell'alta loggia e dell'alta finanza: alta loggia in cui domina il mago attraverso l'esoterismo e la magia, che pianifica, dirige, corregge il tiro se i risultati non corrispondono a quelli voluti; alta finanza che, concentrando oggigiorno nelle sue mani pressoché le intere ricchezze del pianeta, le orienta ai fini di dominio mondiale perseguiti dall'alta loggia».

«Il Movimento Sinarchico, giungerà, attraverso il nostro tormentato secolo, fino alle grandi assise mondialiste dell'ONU e dell'UNESCO e in campo religioso a quel drammatico e terribile evento che per la cattolicità fu il Concilio Vaticano Il, seguìto dal primo atto di costituzione dell'ORU (Organizzazione delle Religioni Unite, oggi URI) nella Giornata di Preghiera di tutte le religioni ad Assisi. Oggi, alle soglie del Governo Mondiale politico ed economico, la posta in gioco è ancora la Chiesa cattolica, unica salvezza per l'umanità. E' qui che avverrà la lotta finale, qui le forze del male concentreranno ogni sforzo plaudendo dal pulpito dei mass-media ad ogni passo compiuto nella loro direzione e condannando con altrettanto clamore ogni tentativo di rientro nell'alveo della tradizione cattolica, dell'insegnamento dogmatico di sempre. Oggi la crisi che travaglia la Chiesa è macroscopicamente innegabile, il suo ruolo di unica depositaria della verità messo in discussione in assemblee democratiche dagli stessi uomini di chiesa in nome di un ecumenismo allargato ad ogni falsa religione, ad ogni errore. A costoro, più che la salvezza delle anime, stanno a cuore la filantropia, i problemi sociali, mentre nella cattolicità dilagano il pacifismo e una neutralità intellettuale affatto sconosciuti nella sua lunga storia. L'ipotesi di una degenerazione spontanea non regge: gli appelli di Paolo VI che denunciava il fumo di Satana penetrato nel sacro tempio richiamano alla memoria i sinistri propositi delle retrologge che per bocca di un loro autorevolissimo esponente, Albert Pike, 33° grado del Rito Scozzese Antico Accettato americano, autore di 'Morals and Dogma' (Commento al XXX Grado, Cavaliere, grand'eletto Kadosh, VI volume, Editore Bastoni, 1984, pagina 156), considerata la bibbia dei massoni, dichiarava: 'Quando Luigi XVI fu giustiziato la metà del lavoro era fatta e quindi da allora l'Armata del Tempio doveva indirizzare tutti i suoi sforzi contro il Papato'».

Dove si manifesterà il mistero dell'iniquità?

Il fatto concerne chi ha il potere per impedirlo, ma è tolto di mezzo (2 Tessalonicesi, 2).
L'assenza di chi ha il potere delle chiavi per impedire l'azione dell'empio Anticristo corrisponde alla sua presenza.
La ribellione finale contro l'autorità di Dio si manifesta dove è costituita l'opera di redenzione dalla prima ribellione: nella Sua Chiesa.
Ecco il «mistero dell'iniquità», che era trattenuto dal potere divino del Papato.
Lo spirito di umanizzazione opera oggi nel silenzio dell'apostasia generale poiché procede da un vertice ecclesiale.
Il potere che impediva l'iniquità è ormai usato per attuarla.
Il nemico primordiale ha varcato la soglia della Chiesa e... «dove fu costituita la sede del beatissimo Pietro e la cattedra della verità ad illuminare le genti, lì tentano di erigere il trono della loro abominazione e scelleratezza affinché, colpito il pastore, possano disperdere anche il gregge» (Leone XIII, esorcismo invocando san Michele Arcangelo).
Ecco il «mistero dell'iniquità», finora trattenuto dal potere divino del Papato.
Ma oggi il modernismo, con la sua democrazia clericale, «umanizzando» l'autorità divina della Chiesa, sta rimuovendo la sua suprema difesa.
E così, la cattedra che arginava l'iniquità ecumenista, che livella ogni verità religiosa, è ormai adoperata per promuoverla.
L'ingannatore primordiale è riuscito a varcare la soglia della Chiesa.
E' l'ora culminante della persecuzione contro la Chiesa che Leone XIII ha visto e messo al centro dell'esorcismo che ha redatto per invocare l'aiuto dell'Arcangelo san Michele.
E il suo successore, san Pio X, nella sua prima allocuzione papale disse essere lecito pensare che l'Anticristo fosse già tra noi.
Esso è riconoscibile dai suoi due obbiettivi principali: Roma, «il luogo santo dove 'cambiare i tempi e le leggi (Daniele 7, 25), per essere come Dio'», o anche meglio, come desiderano i buonisti d'ogni tempo; l'ecumenismo sinarchico del pantheon delle credenze del mondo, per realizzare una «pace ed una libertà» autonome da Gesù Cristo.
Queste tacite apostasie sono nei documenti del Vaticano II e dintorni.
Dunque, quel lavorio filosofico e liturgico, con cui il Protestantesimo ha minato la Chiesa nel Cinquecento, è compiuto nei nostri tempi.
Allora i Papi e il Concilio di Trento hanno affrontato il pericolo rinforzando l'autorità cattolica.
Oggi, l'attacco avviene nel cuore della Roma papale.
Possiamo non testimoniarlo, ricorrendo agli aiuti profetici dati da Dio per la difesa della fede?

Araì Daniele



Note
1) Attingiamo alcune notizie dalla biografia «Il mio vecchio amico Karol» di Malinski. «Dopo aver conseguito la licenza liceale si porta a Cracovia per frequentare l'università. Si lega intimamente con M. Kotlarczyk, 'il maestro della parola', che aveva fondato 'il teatro rapsodico' seguendo ciecamente il teosofo Steiner, legato all'occultista Blavatski» (Il nuovo Ordine dell'Anticristo, padre Luigi Cozzi). Wojtyla giovane scriveva nel 1941 a Kotlarczyk, suo mentore del «teatro rapsodico» e della «parola vivente», che lo aveva introdotto alla saggezza di Rudolf Steiner: «Mi sono incontrato con un uomo dell'organizzazione spirituale (sic) simile a noi... potrebbe essere un nuovo fratello» («João Paulo II», Tad Szulc, Ed. Notí-cias, Lisbona, 1995, pagina 91).
2) Carlo Alberto Agnoli, «Donde viene e dove ci porta il Vaticano II», Chiesa Viva, numero 168, novembre 1986.
3) A Voz do Silêncio, Ed. Civilização Brasileira, Rio, 1969.
Fernando Pessoa è morto a 47 anni. La sua inquietudine lo ha portato all'alcool e questo alla morte. Internato in ospedale a causa di una cirrosi acuta, sapeva che sarebbe bastato un altro bicchiere per morire; lo bevve e fu trovato morto il giorno dopo.
4) Arcivescovo R. Graber, «Athanasius», Civiltà, Brescia, pagina 43.
5) Tale affinità è descritta e lodata da Lucia Butturini, «Tradizione e rinnovamento nelle riflessioni del giovane Roncalli», Aa.Vv., Servitium editrice, 2003, pagine 13-23.
6) O Estado de Sao Paulo, 10 gennaio 1982.

 
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