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Erdogan a Israele: «Se fate un’altra guerra, ci perdete anche voi»
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Se Israele scatena la guerra nell’area medio orientale, «non solo i popoli della regione ne avranno un danno, ma anche i cittadini israeliani». Lo ha detto il primo ministro turco Erdogan, durante una applauditissima visita di due giorni in Libano. Accompagnato da una folta delegazione di ministri del suo governo, che hanno firmato accordi di cooperazione economica e l’abolizione dei visti per i cittadini dei due Paesi (simili accordi per la libertà di movimento sono stati recentemente firmati da Ankara con Siria, Giordania e Libia), Erdogan ha affermato esplicitamente la volontà della Turchia di proseguire la sua politica di riavvicinamento strategico verso gli Stati arabi della zona.

Esplicitamente ha voluto rispondere alle manovre di una qualche lobby internazionale che sta manovrando in sede diplomatica per imporre l’idea che la Turchia, storico membro della NATO, adesso sta cambiando alleati e si riavvicina a tutti i Paesi musulmani, anche all’Iran, e quindi rinuncia ad entrare nell’Unione Europea.

«Credetemi», ha detto, mentre al suo fianco era il presidente libanese Hariri, «coloro che continuano ad accusarci di rovesciamento di alleanze sono mossi da male intenzioni. Di fatto, invidiano la nostra solidarietà; loro puntano a qualcosaltro. Noi nella regione ci uniremo per affermare il diritto e la giustizia , e ci opporremo a viso aperto contro i malfattori e le male azioni».

A chi alludesse è stato subito chiaro dal seguito. Erdogan ha evocato l’aggressione israeliana contro il Libano del 2006 per attaccare Hezbollah (1.200 libanesi morti, le infrastruttre dell’intera nazione devastate).

«Entrate in Libano coi più moderni aerei e carri armati, bombardate senza alcun riguardo per bambini, donne, civili, scuole e ospedali, e vi aspettate che noi restiamo in silenzio. Entrate a Gaza con le vostre armi più moderne, i vostri missili, le vostre bombe a frammentazione; massacrate bambini a scuola, o là dove giocano e nei campi, e pretendete che noi non diciamo niente. Voi commettete un atto di pirateria nel Mediterraneo, scatenate il terrore di Stato nel Mediterraneo, uccidete da sanguinari i miei nove cittadini innocenti che portavano cibo ai bambini, e poi vi aspettate che restiamo in silenzio. Noi non stiamo in silenzio». (Erdoğan slams Israel, calls for integration with Arab world)

Un discorso mai così duro e chiaro. Probabilmente Erdogan ha voluto rispondere alle voci sempre più concrete che Israele si prepara ad un nuovo intervento in Libano, prendendo come scusa le ormai imminenti conclusioni del Tribunale Speciale per il Libano, l’organo internazionale riallestito dall’ONU dopo il fallimento del precedente, che – come tutti già sanno – indicherà Hezbollah come colpevole dell’assassinio del premier libanese Rafik Hariri (il precedente tribunale aveva condannato per questo delitto la Siria, ma i testimoni a carico erano stati comprovati falsi).

Siccome il tribunale è stato formato in base all’articolo 7 della Carta dell’ONU – che autorizza l’uso di forze militari illimitate per applicare il verdetto del tribunale speciale ed assicurare i colpevoli alla giustizia internazionale – Israele (che di suo ha violato una settantina di risoluzioni ONU) si appresta a fare l’esecutore giudiziario della giustizia internazionale e, per una volta, degli ordini delle Nazioni Unite: entrerà in Libano con le forze armate per catturare i colpevoli dell’attentato, fra cui probabilmente lo stesso capo di Hezbollah, Nasrallah.

Così il regime sionista conta di ottenere quel che non ha ottenuto con la risoluzione ONU 1.559, che ingiungeva alle forze internazionali di strappare alla resistenza libanese (Hezbollah) il suo armamento. E’ questo il motivo per cui vari corpi europei, fra cui i nostri ragazzi mandati da Larussa, sono nella zona come caschi blu dell’Unifil. Ma disarmare Hezbollah, nonostante i vari tentativi (specialmente delle truppe francesi) s’è rivelato alquanto problematico.

Silvan Shalom
   Silvan Shalom
Ora Israele aspetta l’occasione legale per colpire. L’ha profetizzato il ministro e vicepremier israeliano Silvan Shalom: «Una sentenza del Tribunale Speciale per il Libano contro Hezbollah porterà allapplicazione della Risoluzione 1.559 e al disarmo forzato del partito, nonchè al fallimento degli sforzi di alleanza fra Siria, Libano, Iran e Turchia» (sic).

Ma non è detto che sia subito conflitto armato; i legali del Dipartimento di Stato (Hillary Clinton) hanno studiato qualche manovra più sottile. Il 17 ottobre scorso, durante una visita diplomatica al capo dei drusi Walid Jumblatt, il sottosegretario USA per il Medio Oriente Jeffrey Feltman (ebreo) nonchè ex ambasciatore in Libano, è stato sentito dire all’attuale ambasciatrice americana in Libano Maura Collins, quanto segue:

Maura Collins
   Maura Collins
«Ho portato questi stronzi proprio dove volevamo, Maura! Vedrai la morte per mille tagli (allusione a una tortura cinese, ndr) con cui tratteremo Hezbollah. Chi credono di essere? Lo faremo usando la risoluzione 1.757 (la nuova risoluzione ONU dopo la sentenza del Tribunale speciale) e stavolta andiamo fino in fondo. Ho detto a Isarele di starne fuori, lIDF non può sconfiggere Hezbollah, e in più lintera regione andrebbe a fuoco».

Va notato che il Tribunale Speciale è stato finanziato con 10 milioni di dollari dalla Casa Bianca, che ha obbligato anche Londra a cacciare 1,8 milioni, mentre altri fondi sono stati conferiti da Sarkozy. (Al Manar News)

Secondo il giornalista e attivista Franklin Lamb (1), che ha sentito alcuni avvocati internazionali del Dipartimento di Stato USA, uno di costoro avrebbe esultato:

«Se il tribunale speciale incrimina un solo membro di Hezbollah anche un autista, un boy scout è fatta. Il Consiglio di Sicurezza ha una decina di mezzi per stroncare Hezbollah legalmente. Per esempio, immagina gli effetti di sanzioni stile Iran se applicate contro il Libano finchè lo Stato non consegna gli assassini (di Hariri): ai libanesi interessano solo i quattrini, e con tutte quelle sette che si odiano vicendevolmente, il Paese imploderà in una guerra civile se sono obbligati a digiunare un pochino... USA e Israele avranno solo da raccogliere i cocci e fare quel che si doveva fare mezzo secolo fa, insediare governi che capiscano le realtà regionali e internazionali».

E’ dunque in programma contro i libanesi una cura dimagrante come quella imposta ai prigionieri di Gaza, con il calcolo di far rivoltare contro Hezbollah le altre minoranze del Libano. Il generale Gabi Askenazi, capo di Stato Maggiore israeliano, ha già dichiarato di ritenere che Hezbollah, se sarà riconosciuto colpevole della morte di Hariri, «cercherà di attuare un colpo di Stato in Libano». (Franklin Lamb– Mideast Report, BEIRUT)

E’ in questo contesto che Erdogan ha detto:

«Pensa (Israele) di potere entrare in Libano con tutti i suoi più moderni aerei e tanks, ammazzare donne e bambini, distruggere scuole e ospedali, e pretendere che restiamo zitti?... Non staremo in silenzio e sosterremo la giustizia con tutti i nostri mezzi».

E poi: «In caso di guerra, anche i cittadini di Israele ci perderanno».

Ha invitato inoltre Sion a smettere azioni provocatorie, ad abiurare le sue malefatte, e a chiedere scusa ai popoli della regione. «Israele deve capire che se cè pace e sicurezza nella regione, è anche a suo beneficio».




1) Franklin Lamb è direttore della organizzazione Americans Concerned for Middle East Peace, membro direttivo della Sabra Shatila Foundation, e volontario della Palestine Civil Rights Campaign, Lebanon. E’ autore del saggio The Price We Pay: A Quarter-Century of Israels Use of American Weapons Against Civilians in Lebanon».


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