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Prima del Mar Morto… storicità della resurrezione
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Riporto di seguito due articoli tratti da internet. Si tratta di due notizie molto interessanti e relativi a rinvenimenti archeologici, che potrebbero avere notevole rilievo ai fini della credibilità del fatto narrato dagli Evangelisti ed attestato da tutto il Nuovo Testamento. Le ipotesi delle scuole cosiddette critiche e/o mitologiche, echi delle quali ancora risuonano spesso, pur dopo aver subito il rimpasto e la vestizione dai differenti ed apparentemente nuovi paludamenti, crollano di fronte all’evidenza forte di una realtà: l’attendibilità storica della Sacra Scrittura, ed in particolare di quella Neotestamentaria.

L’argomento è semplice ed è lapidario e lampante: se il cristiano ha da sempre creduto in Cristo Gesù, individuo fisico reale, Costui non può essere né un’invenzione posteriore delle formatesi (senza spiegare come, poi, in quanto si tratterebbe di seguaci di apostoli illusi o auto-ingannati o millantatori, che, pur di propagandare la loro frode o la loro suggestione, avrebbero dato la vita. Davvero inverosimile!) comunità cristiane, per cercare la concretizzazione storica di un mito preesistente, ma neppure può essere il prodotto di un processo di divinizzazione, che necessita di tempo e di anni (forse secoli) per poter essere realizzato. Gesù era uomo (e Dio) vivo e vero e la sua vita, la sua parola e l’evento della sua resurrezione sono le molle che scardinano tutti i principi di analogia storica.

Con queste nuove scoperte archeologiche, il margine storico della distanza intercorrente tra l’evento-Persona Gesù e le prime attestazioni documentali che Lo riguardano, si assottiglia sempre di più, convergendo sempre e sempre più spesso verso un’unica verità: la credibilità dei santi Vangeli.





«La storia del Cristianesimo potrebbe essere riscritta grazie a un beduino giordano. Una settantina di libretti in piombo, tra le cinque e le 15 pagine ciascuno, sono stati ritrovati in Giordania. Risalirebbero a 2000 anni fa e sarebbero i primi documenti riguardanti la crocefissione e la resurrezione di Cristo. Grandi poco più di una carta di credito, i libretti sono uniti da anelli di pelle e sono marchiati con il menorah, il candelabro a sette braccia antico simbolo ebraico. 

Le tavole contese


Il ritrovamento è avvenuto in una regione arida nel nord della Giordania. Un’alluvione pare abbia liberato una nicchia all’interno di una grotta dove il beduino ha trovato il plico. Il tutto è accaduto tra il 2005 e il 2007, ma solo ora è stata resa nota la notizia dopo che i preziosi documenti sono finiti - in che modo non è ancora chiaro - nelle mani di un israeliano che li ha portati fuori dalla Giordania e consegnati agli esperti del suo Paese. Il governo Amman ha così iniziato una battaglia legale per riprendersi i preziosi manoscritti, a suo avviso sottratti illegalmente.





‘I testi potrebbero essere stati incisi’, ha spiegato alla BBC Ziad al-Saad, direttore del dipartimento di Antichità giordano, ‘da un gruppo di seguaci di Cristo una decina di anni dopo la crocefissione. Se così fosse sarebbero ben più importanti dei Rotoli del Mar Morto ritrovati nel 2004’. I ‘Death Sea Scroll’ sono considerati il più antico ritrovamento nella storia della religione cristiana. Negli oltre 30 mila frammenti conservati a Gerusalemme, si trovano parti della Bibbia e la versione più antica dei Dieci Comandamenti.

Scontro sull’origine


Ora la nuova scoperta che potrebbe cambiare la storia, soprattutto se fosse confermata l’origine cristiana delle tavolette. Una tesi, questa, sostenuta da molti esperti e ricercatori. ‘Una delle caratteristiche che fa pensare che le tavolette siano di origine cristiana e non ebraica’, ha sottolineato la professoressa Margaret Baker, tra le massime esperte dell’Antico Testamento, ‘è il fatto che abbiano la forma di libri e non di rotoli. L’uso dei libri è, infatti, riconducibile ai cristiani.

Simboli cristiani


E dello stesso avviso è Philip Davies, professore emerito alla Sheffield University che ha avuto la fortuna di vedere da vicino i libretti di piombo: ‘Si vede chiaramente una mappa di Gerusalemme. In una pagina c’è una croce in primo piano con dietro una apertura che potrebbe rappresentare la tomba di Gesù. Sono senza dubbio immagini cristiane’. Certo, gli studi da fare sono ancora lunghi, da quelli sul metallo alla decifrazione delle scritte che, a un primo esame, sembrano in ebraico antico, con alcune parti in codice. ‘Tutto fa credere che siano scritti cristiani’, ha confermato David Elkington, studente di studi religiosi e archeologia.


La scrittura è in parte ebraico antico, in parte in codice


Prima di San Paolo


‘La presenza del Menorah su una delle copertine’, ha concluso l’esperto, ‘porta al periodo cristiano. Agli ebrei, infatti, al tempo era vietato rappresentare il candelabro a sette braccia perché era conservato nel luogo più sacro del tempio, alla presenza di Dio. Il Cristianesimo,  fino a oggi, ha come sua più antica testimonianza le lettere di San Paolo, che risalgono però ad alcune decine di anni dopo la morte di Gesù. Se venisse confermata l’origine cristiana dei libri di piombo, si tratterebbe della seconda scoperta avvenuta in Giordania riguardo le origini del cristianesimo, dopo quella del 2008, quando un gruppo di archeologi portò alla luce a Rihab quella che è considerata la più antica chiesa cristiana del mondo (1).

Ne ha dato notizia il Jordan Times, secondo cui la ‘prima chiesa del mondo’ è stata rinvenuta a Rihab, 40 chilometri a nord-est di Amman, capitale del Paese, in una grotta sotto la chiesa di San Giorgio. ‘Abbiamo scoperto quella che crediamo essere la prima chiesa nel mondo, la cui costruzione risale a un periodo che va dal 33 al 70 dopo Cristo’, ha affermato Abdul Qader Hassan, del Centro per gli Studi Archeologici. Secondo Hassan, si tratta della chiesa dove si sarebbero rifugiati i 70 cristiani fuggiti da Gerusalemme durante le persecuzioni. ‘E’fantastico - ha detto l’esperto - perché abbiamo le prove che nella chiesa abbiano trovato riparo i 70 discepoli di Gesù Cristo’. ‘Crediamo - ha continuato Hassan - che i discepoli non abbiano lasciato la grotta finché la religione cristiana non fu abbracciata dagli imperatori romani’. Secondo l’archimandrita Nektarious, vicevescovo dell’arcidiocesi greco-ortodossa, si tratta di ‘un’importante pietra miliare per i cristiani di tutto il mondo’, e ha aggiunto che ‘l’unica altra chiesa al mondo simile nella forma si trova a Tessalonica, in Grecia’» (2).


(Aia/Gs/Adnkronos)

Stefano Maria Chiari




1) Da www.esonet.org/
2
) Da www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2008/06/09/Esteri/



 
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