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Berlusconi e Frattini: "Il piano contro l'Italia"
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L'accusa è pesante. "C'è una strategia per danneggiare la nostra immagine sul piano internazionale". La tesi è firmata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. Ma chi era presente in Consiglio dei ministri assicura che l'idea viene sposata in toto anche dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Campagna diffamatoria
- Il Cavaliere in conferenza stampa è stato chiaro, sostenendo che sia in corso una campagna diffamatoria contro il governo e contro il nostro Paese. Frattini, per circoscrivere l'accusa, ha citato le indagini su Finmeccanica, la diffusione continua di immagini sul crollo di Pompei o sull'emergenza rifiuti Campana e ha citato la prossima pubblicazione di documenti riservati sui rapporrti tra Italia e Stati Uniti. Il ministro si riferisce alle email che sono in possesso del portale Wikileaks.

Elementi preoccupanti - "Contro l'Italia", ha precisato poi il ministro, "non c'è un complotto. Mi sono limitato a parlare di elementi preoccupanti. Serve fermezza e determinazione per difendere l'immagine nazionale e per tutelare gli interessi economici e politici del Paese". L'affermazione è stata resa da Frattini a margine del Foro di dialogo italo spagnolo. In conclusione, per il titolare della Farnesina, "non c'è un unico burattinaio, ma una combinazione il cui risultato è dannoso per l'immagine dell'Italia".

L'attacco nei conronti di Finmeccanica, ha concluso Frattini riprendendo le parole di Silvio Berlusconi, "è un suicidio attraverso il quale si lede la nostra immagine e si favorisce chi compete contro di noi".

"Parli col Copasir" - Per il futurista Carmelo Briguglio, capo della segreteria politica di Fli e membro del Copasir (il comitato di controllo sui servizi segreti), "se ci sono minacce reali contro l'Italia è bene che il Governo riferisca al Parlamento e al Capo dello Stato. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, è opportuno che riferisca in particolare al Copasir dove l’audizione del presidente Berlusconi appare ormai ineludibile dopo il comunicato del Consiglio dei ministri che suscita preoccupazione, almeno nella parte che riguarda scenari internazionali, i rapporti con i Paesi alleati anche in relazione alle notizie in arrivo dal sito Wikileaks"

Fini, no alle elezioni - Dopo le parole del premier e di Frattini, in occasione di un incontro organizzato dal deputato di Fli Giuseppe Consolo, è tornato a parlare Gianfranco Fini. Per il presidente della Camera occorre trovare "posizioni che uniscono" e quindi invita il premier ad aprirsi alla responsabilità. "Ha ragione quando dice che non bisogna preparare una campagna elettorale e che andare al voto ora sarebbe irresponsabile. Ma come si fa a definire un comportamento del governo che non prende nessuna iniziativa...". Il leader di Fli ha però ribadito che "il mio auspicio è che il governo governi, che si cambi l’agenda economica del governo e che l’esecutivo faccia le riforme".

Stoccata all'esecutivo - Se le prime dichiarazioni di Fini sono apparse per certi versi concilianti, è però subito arrivata la stoccata all'esecutivo: "Vincere le elezioni non significa essere abilitati a comandare ma avere l’onere di governare e rispettare le istituzioni", ha dichiarato Fini. Quindi ha aggiunto: "E' vero che a volte i giornali mistificano, ma non ce la si può sempre prendere con l'informazione: "bisogna avere l’onestà intellettuale di dire che ci sono dei punti del programma che non sono stati realizzati". Inoltre, sempre riferendosi all'appuntamento con la fiducia del 14 dicembre, ha affermato: "Non so come faccia Berlusconi a essere così sicuro che se non ottiene la fiducia si andrà alle elezioni: in questo caso è il capo dello Stato che decide in base alla Costituzione, non altri".

Passo indietro -
E' poi arrivata l'ennesima richiesta di un passo in dietro: "Come si fa a non accogliere la proposta dell’Udc che dice: facciamo punto e capo con un nuovo programma e una nuova agenda?". Il presidente della Camera insomma chiede che "Berlusconi si fermi, si dimetta e riprendiamo tutto daccapo. Come si fa a dire 'assolutamente no, come se si trattasse di una provocazione, di un’offerta irricevibile".

Legge elettorale - Fini ha poi proseguito: "Con questa legge elettorale se hai il 30% dei voti prendi il 55% dei seggi. Se pensate che la Dc fu accusata di legge truffa per molto meno... Oggi c' chi, se si andasse al voto, con un 29 o 30% prenderebbe il 55% dei seggi. Questa è la ragione - sottolinea - per cui qualcuno vorrebbe andare al voto e questa è anche la ragione per cui non ci si andrà". Sui motivi che l'hanno portato a creare un nuovo partito, pur essendo Presidente della Camera, Fini ha detto che i suoi componenti hanno in comune "coscienza a posto e schiena dritta". Ha quindi proseguito, sottolineando che "non ci sono traditori di qui come non si sono camerieri di là". Poi ha parlato anche della sua uscita dal Pdl, ed è tornato a definirla una "cacciata": "Democrazia è altro, quel che è accaduto è stato incomprensibile e inimagginabile. Non vedo perchè non avremmo dovuto difendere le nostre idee".

Fonte >  Libero.it



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