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L’eurocrazia al servizio di Monsanto
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Riassunto delle puntate precedenti. Esiste notoriamente un vasto consenso nelle popolazioni europee, e nei loro governi, per non autorizzare la semina di colture OGM, stanti i numerosi studi che lumeggiano i rischi per la salute, e la tendenza delle colture geneticamente modificate di contaminare le coltivazioni naturali circonvicine. Leggi che vietano le colture OGM sono vigenti in quasi tutti i Paesi europei.

Nel 2009, dopo anni di trame, la Commissione Europea (il «governo» non-eletto della Prigione dei Popoli) aveva decretato «il divieto di vietare» (sic) la coltivazione di OGM ad Austria ed Ungheria: precisamente, era un decreto che imponeva la coltura del mais genetico MON810 della multinazionale americana (J) Monsanto a questi due Paesi.

Era il cavallo di Troia escogitato per poi estendere il divieto di vietare a tutti gli altri Paesi europei. Il colpo di mano era stato messo a segno in una riunione riservata di ministri dell’Ambiente (buoni, questi ambientalisti-Monsanto) a Bruxelles, che rappresentavano il 40% dei voti della UE.

Il golpetto commissariale era stato però vanificato: una quantità di governi (fra cui Germania e Francia) con il 75% dei voti era riuscito a mettersi di traverso, bloccando il «divieto di vietare». (OGM : l’Union Européenne au service de Monsanto)

A questo punto, il potente ufficio legale di Monsanto s’è appellato alla Corte Europea di Giustizia, il cosiddetto tribunale supremo eurocratico, con sede nel paradiso fiscale del Lussemburgo, ben sapendo che vi avrebbe trovato orecchie amichevoli. Difatti (chi poteva dubitarne?) detta Corte ha decretato illegale il divieto francese (stavolta la causa era contro la Francia) di seminare MON810 sul proprio territorio nazionale.

Fatto molto istruttivo sul tipo di «diritto» favorito dall’eurocrazia, la Corte motivava la sua decisione citando la decisione della Commissione Europea, bocciata come s’è visto dai due terzi dei voti europei. Si noti che, senza l’opposizione dei due terzi dei voti, la Commissione poteva far passare ed imporre il suo diktat: la maggioranza semplice non basta, secondo le regole che la stessa Commissione s’è data ed ha imposto a tutti gli Stati. Questo per dire quale «democrazia» sia rispettata nella UE.

Piccolo promemoria: la detta Commissione, si basa, per i suoi decreti in argomento, sulla consulenza di una Agenzia appositamente creata, formata da esperti «indipendenti» che, in almeno quattro casi, sono dipendenti stipendiati da multinazionali del transgenico e dalle ben finanziate lobby OGM «all’orecchio di Bruxelles» (come si dice in Massoneria). (OGM : l'Agence de sécurité européenne à nouveau accusée de conflit d'intérêts)

Non stupisce che, munita di tali indipendenti pareri, la Commissione abbia imposto alla Francia di commercializzare la pericolosa bevanda Red Bull (vietata dalle autorità sanitarie parigine per i suoi effetti collaterali), e che cerchi con tutte le sue forze (occulte) di reintrodurre, per l’alimentazione dei bovini, ovini e suini, l’uso delle farine animali: ossia di quei residui cadaverici di macelleria che hanno provocato la patologia della «Vacca Pazza», la gravissima affezione neurologica che ha portato alla morte di 200 cittadini europei (ancora nel 2009, dopo dieci anni dal divieto, si sono segnalati in Europa 67 casi), senza contare l’abbattimento di 200 mila capi di bestiame infettati. (Le retour des farines animales ou l’horreur européenne)

A cosa si deve tanta ostinazione dell’oligarchia eurocratica?

«È questione di soldi, molti soldi», accusa il sito del gaullista Villepin: «Dal 2003 al 2009, Monsanto ha visto aumentare il suo giro daffari da 5 a 12 miliardi di dollari: insomma, Monsanto ha molto denaro per pesare sulle decisioni di questa Europa, che sembra particolarmente aperta allinfluenza finanziaria delle lobby e degli interessi privati in genere».

Sembra. E qui arriviamo all’ultimo atto, per ora ultimo: il Consiglio di Stato francese (Conseil d’Etat), a cui s’è rivolta Monsanto, ha da poco deciso di autorizzare la coltivazione di MON810 in Francia. Per dare ragione agli americani transgenici, il Conseil ha ovviamente citato la sentenza della Corte Europea: il governo francese, che ha firmato i trattati relativi, deve obbedire alla Corte.

Sarkozy, in piena campagna elettorale, deve tener conto della volontà dei francesi, più volte confermata, di non mangiare OGM. Ed ha dichiarato che il divieto governativo sarà mantenuto per tutto il 2012.

Ma poi?

È stato lo stesso Sarkozy che ha permesso l’adozione del Trattato di Lisbona, bocciato dai francesi per referendum il 29 maggio 2005 (come del resto il governo italiano). In sede di formazione di Lisbona, nulla impediva al Sarko di negoziare una norma che avrebbe consentito ai governi di proteggere il loro principio di precauzione, scongiurando la coltivazione di OGM sul patrio suolo. Invece no: Sarko il nano dell’Eliseo, come il nano di Arcore, ha adottato il Lisbona bis, che obbliga (fra l’altro) i governi europei ad accettare le sentenze della pseudo-Corte – ossia permette a Monsanto di utilizzare tutte le oscure leve di cui l’eurocrazia s’è dotata per scavalcare la volontà dei popoli e dei loro governi. Il che la dovrebbe dire lunga sulla «democrazia» europea, che permette alle multinazionali di prevalere sui governi eletti.

Quale sarà il nostro futuro sotto queste «normative»?

Lo può illustrare un fatto avvenuto in Argentina, dove le coltivazioni OGM sono la regola. La locale agenzia delle entrate (AFIP) ha fatto irruzione nei campi di una filiale della Monsanto, la Rural Power SA, scoprendo quanto segue: la ditta aveva assunto tutti i suoi braccianti illegalmente e in nero; li faceva lavorare a sgranare il mais per 14 ore al giorno; impediva loro di dimettersi dal poco invidiabile posto di lavoro, trattenendo le loro paghe.

Come facevano a vivere i lavoratori? Niente paura: potevano comprare i loro cibi (naturalmente OGM), vestiario, oggetti d’uso comune nel negozio Monsanto all’interno della ditta, ovviamente a prezzi doppi o tripli rispetto al mercato. (Argentina says Monsanto contractor abuses workers)

Insomma, Monsanto aveva messo in piedi il lavoro schiavistico già in uso nelle plantations, nelle piantagioni coloniali britanniche del 18° secolo (e in quelle americane stabilite in Sudamerica nel secolo ventesimo).

A lasciare fare ai Commissari europoidi ed ai loro delegati (Monti), questo è il «diritto del lavoro» innovativo con cui rendere più competitivi i lavoratori europei?



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