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Censura globale sul «Climategate»
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I media italiani non ne parlano già più; quelli inglesi e americani, il meno possibile. Ma hanno dovuto dare un nome allo scandalo, la cui dimensione cresce di giorno in giorno: «Climategate». Lo scandalo degli scienziati ed accademici che, in e-mail fra loro, ammettono di falsare i dati per confermare la teoria del «Riscaldamento Globale provocato dall’uomo».

Diversi lettori (sono stati i primi a segnalarmi il fatto) conoscono già i particolari. Degli hackers benemeriti hanno rubato, e rivelato al pubblico, 160 megabites di e-mail dai server della Climatic Research Unit (CRU) della East Anglia University, la centrale «scientifica» principale dell’ideologia del Global Warming.

Mail ghiottissime (1). I globalisti parlano continuamente di come hanno manipolato, falsificato, sottratto  files, e nascosto informazioni sulle temperature. Il professor Phil Jones, capo del CRU, scrive al professor Michael E. Mann, climatologo della Pennsylvania University su come attuare il «trucco (trick) di aggiungere le temperature ad ogni serie (di dati) per nascondere il declino».

Il declino, cioè, delle temperature. Che smentiscono la teoria, o meglio l’ideologia degli allarmisti: il riscaldamento globale non c’è, e loro lo sanno.

Jones ordina ai corrispondenti di cancellare i dati che smentiscono l’ideologia: «Non diamo agli scettici qualcosa su cui divertirsi!», scrive. Kevin Trenberth, un altro cosiddetto scienziato, ammettendo che i loro modelli computeristici sono fallimentari: «Il fatto è che non possiamo dare conto dell’assenza di riscaldamento, per ora... i dati pubblicati da CERES in agosto 2009 mostrano che ci dovrebbe essere ancora più riscaldamento, ma i dati sono sicuramente sbagliati. Il nostro sistema di osservazioni è inadeguato».

Il professor Mann ribatte che non è la verità che conta: «Come sappiamo tutti, qui non si tratta di stabilire la verità, ma di (prepararsi a) respingere accuse in modo plausibile».

Si accordano su come sottrarsi alla revisione di altri scienziati (Peer review); congiurano per far espellere gli scienziati scettici dalle organizzazioni professionali, di come censurarli, di come impedir loro di parlare.

Tom Wigley, altro professore, dice: «Se pensiamo che Saiers è nel campo degli scettici dell’effetto-serra, allora se possiamo raccogliere prove documentali di questo, possiamo rivolgerci ai canali dell’AGU per farlo cacciare».

Jones dice ai suoi corrispondenti e congiurati: «Un paio di persone mi stanno scocciando perchè renda pubblici i dati delle stazioni di rilevamento del CRU: non dite a nessuno che la Gran Bretagna ha una legge sulla libertà d’informazione», ossia che obbliga a rendere noti i dati scientifici. Del resto, dice, «L’IPCC è un’organizzazione internazionale, sicchè è al disopra di ogni legge sulla libertà d’informazione».

Ecco il punto. L’IPCC è l’Intergovernmental Panel on Climate Change, un organo formato dall’ONU appunto per «comprovare», e debitamente allarmare l’opinione pubblica, sul riscaldamento globale. Un organo «autorevolissimo», come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, fonte d’informazione primaria ed oggettiva secondo i giornalisti, ma anche per i politici, i governi, ed altri esperti ignari. A rafforzarne l’autorevolezza, i poteri forti transnazionali hanno assegnato nel 2007 all’IPCC il Nobel.

Il CRU della East Anglia University lavora a tempo pieno per l’IPCC. Ed ora sappiamo che fornisce dati deliberatamente falsificati, per provare un riscaldamento globale inesistente.

Dall’IPCC è uscito nel 2006 il Rapporto Stern (2), un tomo di 700 pagine compilato dall’economista ebreo-britannico Sir Nicholas Stern e pagato e propagandato dal governo di Tony Blair (ecco perchè  lo volevano presidente d’Europa), che descriveva scenari catastrofici se non venivano imposte tasse draconiane  internazionali sull’inquinamento e sui gas-serra. I livelli del mare che si alzavano di sei metri, ingiottendo città costiere, mancanza d’acqua, siccità, carestie: il rimedio era un governo mondiale dell’economia, la crescita zero, il commercio dei «diritti d’inquinamento» secondo i protocolli di Kyoto – un grande business del fumo, a cui le banche d’affari affidavano le loro speranze di profitti miliardari.

«Rapporto shoc: l’economia mondiale minacciata dal riscaldamento globale», strillava 24 Ore annunciando il rapporto Stern il 30 ottobre 2006. E continuava:

«Se non verrà fatto nulla per arginare le attuali emissioni di Co2 i danni per l’economia globale equivarranno a una perdita complessiva del PIL del 20% pari all’impatto negativo delle due ultime guerre mondiali messe assieme. L’unico modo per fare fronte all’emergenza è sostenere costi equivalenti all’1% del PIL mondiale entro il 2050. Un esborso oneroso, ma tutto sommato modestissimo rispetto ai danni irreparabili che il pianeta sta correndo (...). Il cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown ha peraltro inviato una lettera all’Unione europea chiedendo di dare massima priorità al tema ambientale e mettere in atto misure volte a ridurre le emissioni del 30% entro il 2020 e del 60% entro il fatidico 2050. Brown ha nominato oggi Al Gore, l’ex vice-presidente degli Stati Uniti sotto Bill Clinton, suo consigliere speciale in materia ambientale».

Al Gore, un altro premio Nobel per il Fumo, nonchè fondatore di una finanziaria che si prepara a «generare miliardi di dollari agli investitori, fra cui lui stesso», vendendo «diritti d’inquinamento»  ad aziende costrette a comprarli per produrre. Sono le aziende dell’economia reale, che verrebbero stroncate dalla spesa per risultare «verdi», a favore delle imprese che non inquinano perchè non producono niente di fisico.

Il giornale della Confindustria non segnalava alcuna preoccupazione per la distruzione dell’industria europea, se i limiti alle emissioni suggeriti da Gordon Brown (meno 30% entro il 2020, meno 60% per il 2050) diventassero legge europea; riduzione del resto completamente inutile, perchè USA, Cina e India rigettano l’ordine di Kyoto.

Ed oggi la stampa insabbia e copre l’enorme scandalo di una pseudo-scienza pagata per mentire da enti internazionali, a loro volta governati da potenze anonime e senza volto.

Il perchè è evidente: dal 7 al 18 dicembre 2009 si terrà a Copenhagen la quindicesima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP 15), un vertice mondiale in cui i crescita-zeristi, aiutati dagli «spontanei» movimenti ecologisti, cercheranno di imporre un ampliamento della Convenzione sui cambiamenti climatici e la firma di un nuovo accordo sul clima che dovrebbe succedere al Protocollo di Kyoto.

Ora i globalisti possono contare sul presidente Obama, deciso ad imporre (agli altri) quelle misure distruttive dell’economia e di altri milioni di posti di lavoro, in piena depressione economica mondiale. E’ un passo essenziale verso il governo globale con la scusa del riscaldamento, e una nuova fonte di profitto per le banche d’affari transnazionali, che pagano e danno poltrone ai politici ben noti (in Italia, a Prodi e a Draghi) per i loro scopi.

Bisogna che l’opinione pubblica non sappia. Che la cospirazione non venga svelata. Che i politici vadano a Copenhagen credendo, o facendo finta di credere, che le informazioni «scientifiche» fornite dall’IPCC sono oggettive, e non invece dei trucchi.

Almeno ricordiamocelo, noi pochi. Ricordiamocelo la prossima volta che tirerannno fuori «il processo a Galileo» per pronunciare l’ennesima condanna contro «l’oscurantismo della Chiesa», che voleva bloccare il progresso, ed ostacolare la limpida verità della scienza. O quando derideranno gli aristotelici medievali, che non volevano credere al sistema copernicano.

Oggi, è l’ideologia scientista che ci nutre di menzogne e falsità.

Qui, viviamo senza difese sotto un oscurantismo massonico globale, modernissimo e forte di dati scientifici falsi, confezionati da scienziati senza un briciolo di moralità e mentitori volontari, animato da un satanico odio per l’umanità.

Magari ci fosse un cardinal Bellarmino, ad ammonire questi «scienziati». E magari ci fosse ancora una Santa Inquisizione a «mostrare  loro gli strumenti», come furono mostrati a Galileo.





1) Un più completo resoconto sulle mail dei cosiddetti scienziati del clima è sull’Examiner: http://www.examiner.com/x-25061-Climate-Change-Examiner~y2009m11d20-ClimateGate--Climate-centers-server-hacked-revealing-documents-and-emails
2) Si veda Maurizio Blondet, «Contrordine: basta progresso», Effedieffe, 1 novembre  2006. Allora scrivevamo: «... ci si deve chiedere  perchè il Rapporto Stern venga lanciato proprio adesso. Perché tutti i media lo amplificano con le stesse parole, come a un segnale convenuto. E perché a gestire le dure e grandiose misure economico-politiche che raccomanda si proponga Tony Blair, un leader in uscita, dal carisma esaurito, detestato dal suo popolo per la guerra in Iraq e l’asservimento alla Casa Bianca di Bush. Perché deve essere chiaro ciò che le politiche anti-climatiche raccomandate prevedono per l’intera umanità: l’arretramento pianificato dei livelli di vita, e la fine del capitalismo ultraliberista. La promessa d’abbondanza per tutti a basso prezzo, con cui il capitalismo ha attratto e ingannato l’umanità, viene rinnegata: adesso viene l’epoca dei sacrifici, della penuria, del razionamento. Invece della crescita senza limiti, la limitazione e il rallentamento. Anziché il ‘laissez faire’, il controllo razionato delle risorse. Invece del mercato, la gestione dirigista e autoritaria. Un programma autoritario su scala mondiale è forse quello che tenta i capi palesi ed occulti del sistema anglo-finanziario».



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