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Il no Vat non va
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Interessanti le «parole chiave» del «NO VAT 2010», che si è svolto il 13 febbraio a Roma: autodeterminazione, laicità, antifascismo (che ovviamente non manca mai), antirazzismo, liberazione. Il tutto ovviamente, contro quel mostro di illiberalità e schiavismo che è la Chiesa cattolica. Altrettanto ovviamente, in questi siti prettamente internazionalisti (nella migliore tradizione della sinistra più illuminata) nessun accenno ai fatti di sangue contro i cristiani che occupano periodicamente le cronache (non ultime, la persecuzione dei cristiani in Iraq) i quali, a ben vedere, potrebbero riguardare tutti i 5 «punti programmatici» della manifestazione. Ma tant’è, non vorranno certo occuparsi di quelle zone lontane quando il mostro ce l’hanno in casa, no? E quindi, avanti con le danze.

I programmi erano effettivamente invitanti, e le associazioni che vi avevano aderito erano importanti: dal gruppo «Studenti di sinistra» dell’Università di Firenze, che invitava tutti a scendere in piazza per il rispetto dei diritti sociali e civili, a «INDYMEDIA», che ha pubblicato delle interessantissime foto che illustrano pienamente il carattere sociale ed il rispetto civile di questa manifestazione; dal circolo omosessuale «Mario Mieli», secondo cui (con un volo pindarico degno del miglior Icaro) la chiesa cattolica - si badi, con la minuscola nel testo - è moralmente responsabile della «caccia all’uomo agli immigrati» (?) e dello smantellamento del welfare in quanto legittima un modello di società basato sulla famiglia (ah, che irresponsabile) ai COBAS, fino ai Radicali ed al segretario del nuovo Partito Comunista [hanno cambiato così tanti nomi che non si sa più come si chiamano; pardon, ci si è accorti tardi che la costruzione lessicale «nuovo Partito Comunista» costituisce un ossimoro] Ferrero; tutti insieme appassionatamente riuniti nel «Coordinamento Facciamo Breccia», che ha organizzato questo 5° raduno.



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Ovviamente, dopo il 13 febbraio (un po’ per pura curiosità ma anche - lo ammettiamo - per sapere cosa dovevamo aspettarci nel mondo «faccialibro» e del blog) ci siamo messo a cercare i trionfali racconti delle associazioni che avevano organizzato la manifestazione… sorpresa: solo pochissimi siti riportavano commenti e foto.

Che succede, forse il Vaticano, con le sue guardie svizzere indispettite dai toni necessariamente trionfalistici, è riuscito ad oscurare le migliaia di pagine web che sicuramente avranno parlato della manifestazione?

Ci siamo messi allora a cercare meglio, e su «google news» abbiamo notato che il primo risultato di ricerca rimandava ad un sito dichiaratamente gay, che sicuramente avrebbe dato una lettura estremamente positiva della manifestazione. Ci ponevamo quindi nelle migliori condizioni di corpo e di mente per sorbirci un roboante pamphlet sulla «spallata definitiva data al Vaticano» (a mo’ di novelli lanzichenecchi), quando leggiamo «I no vat non fanno più breccia - manifestazione low profile».

Conoscendo per tristi esperienze personali i «toni moderati» utilizzati generalmente nelle manifestazioni gay (ci si passi lo spirito, ma non abbiamo mai compreso se l’icona figurativa «tipical omosex» sia costituita da un paio di nostri conoscenti che lavorano in banca o dalle figure carnevalate che impazzano a Roma durante i «gay pride») leggevamo con più attenzione e curiosità, accorgendoci che la manifestazione del 13 febbraio «… è forse stata la manifestazione a più bassa partecipazione da cinque anni a questa parte».



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Si, va bene, ma quanti erano? ci chiediamo, incuriositi da tale vicenda. Visto il vasto repertorio di valori che la manifestazione intendeva ribadire (autodeterminazione, laicità, antifascismo, antirazzismo e liberazione), ci si aspetta una partecipazione minima di decine di migliaia di persone.

Chi non manifesterebbe contro il razzismo? E chi non scenderebbe in campo per la «liberazione» (da cosa, poi, è tutto un altro aspetto da chiarire… o era forse una raccolta fondi del noto giornale comunista, intrufolatosi?). Niente, cerchiamo e ricerchiamo, giriamo e rigiriamo, ma nulla circa le cifre dei partecipanti. Cifre che, per inciso, vengono generalmente sbandierate ai 4 venti, a comprova della «voglia di libertà» che agita il laico popolo nazionale (digitate «partecipanti gay pride» su google, guardate qual’è il prima sito che appare) e fonte di guerra continua tra i manifestanti e le questure di tutta Italia.

Finchè non ci capita di parlare con un ragazzo che quel 13 febbraio stava passeggiando dalle parti del Foro Boario, e che ha assistito ad una parte della manifestazione in corso… le sue parole - quasi - testuali: «Quanti erano non lo so, facevano un gran chiasso… giocavano, correvano, esponevano striscioni … secondo me, saranno state un 500-600 persone …». E qui, come il Budda sotto il fico sacro a Bodh Gaya, abbiamo avuto l’illuminazione…

Qualche considerazione: in un derby calcistico di 1^ divisione (molto sentito, per carità, erano squadre di 2 comuni confinanti) della provincia di Ascoli Piceno, a cui abbiamo assistito nella primavera del 2001, il custode 70enne del campo era contentissimo (anzi, quasi commosso) perché per la prima volta era riuscito a staccare dal blocchetto dei biglietti tutti i tagliandi… erano 500 spettatori paganti (in onestà, però, almeno 200 persone assistevano alla partita di straforo dai terrazzi strapieni delle abitazioni vicine…). Il 24 luglio del 2003, è stato organizzato il 1° «flash mob» italiano, con 300 persone che sono entrate contemporaneamente in un negozio di libri e dischi chiedendo titoli inesistenti; il 29 settembre 2005 oltre 400 persone che si erano date appuntamento su internet si prendono a cuscinate alle Colonne di San Lorenzo, a Milano. Non parliamo della partecipazione ad una qualsiasi serata in una qualsiasi discoteca di medie dimensioni di un qualsiasi cittadina italiana (ma si, parliamone: vogliamo fare 600-700 persone?), ma andiamo magari ai partecipanti ad una qualsiasi sagra o festicciola che abbondano nei paesini del nostro paesone integralmente «slow food» (o almeno così ci piace pensare), che arrivano minimo a presenze di 2.000-3.000 persone (per le più insignificanti).

Ora una persona onesta che fosse un organizzatore/sostenitore/divulgatore,/partecipante del NO VAT 2010, si porrebbe alcune serie domande su quello che gli stessi (pochi) siti internet che ne parlano descrivono come un gigantesco flop. Farebbe una seria riflessione sul motivo per cui una manifestazione di tal guisa ha avuto un numero di partecipanti comparabile con un flash mob o con una partitella di calcio scapoli-ammogliati ed infinitamente minore di una qualsiasi festa paesana.



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Eppure i presupposti erano buoni, le intenzioni ottime. Come si fa a dire di no a autodeterminazione, laicità, antifascismo, antirazzismo e liberazione? Oddio, l’autodeterminazione, intesa come libertà in senso assoluto (e qui, ci sentiamo molto relativisti, nostro malgrado), presupporrebbe la possibilità, ad esempio, di consentire la libera circolazione delle droghe, cosa che fa saltare sulle sedie tutti coloro (generalmente preti - preti veri, non alla don Gallo - ma questo è un dettaglio…) tutti coloro dicevamo che stanno in prima linea per cercare di riportare alla vita quelle tante larve di umanità prodotte dalla droga (mentre, in genere, chi pontifica della liberalizzazione sta seduto dietro scrivanie in mogano con il sedere al caldo …)… ricordiamo inoltre con affetto le pagine de «La Repubblica» di Platone sugli effetti dell’esagerata sete di libertà (o di autodeterminazione)…

Ma vuoi mettere i valori di laicità, antifascismo, antirazzismo e liberazione? A ben vedere il concetto di laicità l’ha inventato proprio un capellone che 2000 anni fa in Galilea ardiva definirsi «Figlio di Dio» e sparava frasi del tipo «… allora date a Cesare quel che è dio Cesare, e a Dio quel che è di Dio…», inaugurando una divisione netta tra potere religioso e potere politico fino ad allora sconosciuta. Il concetto di laicità in senso stretto è quindi un concetto prettamente cristiano, mentre ai manifestanti del 13 febbraio dovrebbe applicarsi quello (tanto vituperato, anche se non abbiamo capito il perché) di «laicismo» … solo che loro non se la vogliono proprio far appiccicare addosso, questa parola… (Quella tremenda paura del suffisso)

E sia, ma vuoi mettere i valori dell’antifascismo, antirazzismo e liberazione? Beh, se proprio vogliamo dirla tutta, che l’antifascismo sia lo specchietto per le allodole di chi a sinistra non ha alcun argomento penso che lo abbiano capito pure i sassi… peraltro, numerosi e begli esempi di antifascismo li ha fatti Giampaolo Pansa (ricordiamo, uno dei giornalisti rappresentanti della linea editoriale di Repubblica, vicina alla sinistra di opposizione) nei suoi libri, ed un bell’esempio di antifascismo militante è stata l’aggressione all’autore, avvenuta nell’ottobre del 2006 durante la presentazione de «La grande bugia» a Reggio Emilia, da parte di appartenenti ai centri sociali reggiani e di Roma (tra i quali persone delle federazione romana di Rifondazione Comunista… loro si, veri antifascisti…); tra l’altro, particolarmente azzeccata la definizione che dà Il Corriere della Sera degli assalitori: «Skinhead di sinistra» (ma gli skinhead non erano fascisti?… mah…).

Ok, ma come fai a non considerare i valori insiti nell’antirazzismo e nella liberazione? Oddio, certo sull’antirazzismo siamo tutti d’accordo, ma penso che sia necessario interrogarsi sul perché gli ultimi della società (spesso neri di pelle ma limpidi d’animo) trovano conforto, coperte e qualcosa da mangiare solo nelle parrocchie, nei centri Caritas o Sant’Egidio, tutte strutture legate (ovviamente) a filo doppio a quel Vaticano al quale si vorrebbe dare un calcio nel sedere… certo, l’antirazzismo è un valore, ma dove la parola si trasforma in fatti è sempre in gruppi di persone «vaticaneggianti» che si fanno il mazzo per distribuire pacchi alimentari, che elemosinano cibo ed aiuti di fronte ad uno Stato che non li riconosce ed una società che spesso li tratta con disprezzo e fastidio… per non parlare, ovviamente, dei missionari cristiani che, come noto, vanno in Africa solo per convincere i negri a non usare il preservativo favorendo la diffusione dell’AIDS (il fatto che nei Paesi dove è più forte la presenza di missionari cattolici - Uganda in primis - la diffusione di questa malattia è in forte regresso è ovviamente solo un caso fortuito), vanificando così il meraviglioso lavoro dell’ONU, impegnatissima a trovare fondi per acquistare milioni di profilattici da destinare a chi, se fosse unicamente per il suo impegno, morirebbe di fame, malaria e morbillo…

Si, ma vuoi mettere il valore della liberazione? Ecco, su questo potremmo trovarci veramente d’accordo: prima però, per favore, spiegateci liberazione da cosa…



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Lo stupore, da parte nostra, non è per l’esiguità del numero dei partecipanti al NO VAT 2010 (il cui flop ricorda, con la logica del contrappasso, l’infelice battuta sui «4 gatti che seguono il Papa» del vaticanista del TG3 Roberto Balducci)… è bensì il senso di odio profondo che traspare da queste persone nei confronti di un’istituzione che non impone e non chiede nulla, se non di vivere e di indicare la strada a chi vuole seguirla.

Alla Chiesa vengono continuamente contestate ingerenze nei confronti della vita politica solo perché, come qualunque altra associazione fatta di uomini (sindacati, partiti politici, circoli culturali, associazioni di consumatori ed imprenditori, etc.), parla e dice la sua, senza nulla imporre (anche se volesse, dubito che le 100 guardie svizzere di cui dispone potrebbero imporre alcunché…). Al Vaticano viene rimproverato il fallimento (per quanto ci riguarda, quanto mai auspicato) del referendum sulla legge sulla procreazione assistita, quando se veramente il Vaticano avesse avuto potere in merito, la legge 40 si comporrebbe di un unico articolo:… è vietata qualsiasi forma di  procreazione assistita…».

E qual’è la parte della legge 194 del 1978 che è stata dettata dalla Chiesa? Perché quando il Papa esprime un giudizio negativo sui PACS (o DICO, o come diavolo si chiameranno poi) si tuona all’ingerenza oltreteverina nella politica italiana, e quando la CEI afferma che i respingimenti dei barconi di immigrati (procedura prevista da una legge dello Stato) è un crimine orrendo, tutti - compresi comunistardi e laicisti vari - plaudono (o almeno tacciono)? Per quale motivo è terrorista un Papa che afferma che il profilattico non risolve, anzi aggrava, il problema dell’AIDS in Africa, se chi ha rapporti promiscui con più donne (e quindi è evidentemente a rischio) compie un peccato ben più grave dell’uso del preservativo, per cui logicamente dovrebbe strafegarsene degli strali del Santo Padre?

E, per rimanere su quest’argomento, per quale motivo non si tacciano di terrorismo anche Tony Anatrella, Michele Barbato, Jokin de Irala, René Ecochard, Dany Sauvage, Edward Green e tanti altri laicissimi (quanto eminenti) scienziati, epidemiologi e medici che hanno dato e danno ragione al Santo Padre? (La visione del Papa sulla lotta all’Aids è «realista»)

Il problema è che, per dirla con le parole dello storico americano Philip Jenkins, «… l’anticattolicesimo è l’ultimo pregiudizio accettabile…». Noi, per la nostra esperienza, non possiamo che confermare.

Ci si consenta un post scriptum (uno solo, anche se la temperatura del sangue e la pressione arteriosa salgono in maniera impressionante quando parliamo di questi argomenti): abbiamo digitato «NO VAT 2010» come oggetto di ricerca su Facebook, e siamo giunti ad una sorta di pagina ufficiale della manifestazione; dando un’occhiata alle foto, oltre alle solite amenità (tipo una raffigurazione della Madonna dotata di attributi maschili, o la distorsione del bellissimo incipit del Vangelo di San Giovanni… sarebbe forse il caso di dire a questi signori che quando si parla di diritti, sarebbe il caso di  annoverarvi anche il diritto a non vedere presi per i fondelli gli aspetti più cari della propria interiorità), oltre dicevamo alle solite amenità si vede un gruppo di persone dietro lo striscione «nè Dio nè Stato» (con la A anarchica, se qualcuno avesse dei dubbi) e, a fianco, una donna che regge un cartello con scritto «i bambini sono Dio».



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Curiosissima affermazione per chi permette che questo Dio venga ogni giorno massacrato, tranciato, bruciato, in una parola abortito, magari mettendone i poveri resti in un vaso di marmellata… così… solo per farsi quattro risate



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Ecco chi si presenta alla presidenza della Regione Lazio



(Quando Emma Bonino praticava aborti illegali con la pompa delle biciclette) e definendolo, per dirla alla Dacia Maraini, nient’altro che  «un grumo fetale» (M. Palmaro, «Ma questo è un uomo», citato, pagina 191). Proprio vero, la satira e l’allegria sono di sinistra…

Fabrizio Biondini



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