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Ferrara, barometro terminale
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Il lettore Giovanni scrive a Blondet

«Buongiorno Direttore Blondet,

Le scrivo per segnalare alcun fatti che mi inquietano e che non le saranno sfuggiti
: sono sempre più le trasmissioni, i giornali e le radio che trattano argomenti che fino a poco tempo fa erano tabù: le banche, i centri di potere, il Bilderberg. I poteri forti e occulti, di cui si è parlato solo su siti come EFFEDIEFFE, vengono smascherati da più parti. Ma in particolare mi colpisce latteggiamento di Giuliano Ferrara. Come lei ha sempre sostenuto costui è sempre stato dalla parte dei più forti, annusando prima degli altri le correnti di pensiero e contribuendo a fare opinione seguendo certi orientamenti. Ebbene, orami Ferrara è schierato contro le banche, i poteri forti, e spesso addita gli USA come colpevoli della crisi e la grande finanza come il centro che ha deciso il nostro governo attuale. Ma questo mi stupisce e mi allarma:



Qui Ferrara esegue un vero voltafaccia sullIslam: da religione barbara da debellare a suon di bombe, sullonda di sentimenti fallaciani e neocon, a cultura con tradizioni e valori che noi occidentali abbiamo perso. Opinioni che ho sempre trovato scritte da lei sul sito da lei diretto. Leggo anche che il personaggio dellanno per il Time è il manifestante’. Ho sempre pensato che analizzare il comportamento di personaggi come Ferrara possa essere utilissimo per capire da che parte spira il vento dei famosi etat desprit.

Allora le chiedo
: cosa bolle in pentola? Cosa stanno decidendo di farci pensare e perché? Le opinioni dissenzienti e relegate sui siti complottisti stanno per diventare dominanti?

Giovanni»



Inviterei il lettore a non considerare Giuliano Ferrara come il «barometro» di alcunchè. E non solo perchè il personaggio è a suo modo un dannunziano ebreo, che concepisce la propria personalissima politica come un insieme di «bei gesti» individuali e di «belle morti» giornalistiche (naturalmente, senza versare una stilla di sangue vero. Nè perderci un euro) senza alcuno sbocco nella realtà, superficiali e che lasciano il tempo che trovano. Soprattutto, ricordi il lettore che Ferrara è un appassionato cultore di Leo Strauss, il filosofo-guru dei neocon americani. Il nucleo della filosofia di questo nicciano-talmudista è che non esiste Dio, nè verità nè giustizia, nè immanente nè nell’aldilà; che la storia non è che un tritacarne dove la violenza dei forti ha sempre la meglio sui deboli, e questa realtà disadorna è il «bene» ultimo.

Ma il sagace politico occulta questa verità alle masse che non sono capaci di reggerla, nutrendole invece di pie illusioni e di «nobili» menzogne, per strumentalizzarle, tenerle in movimento e disposte al sacrificio, e condurle dove il nucleo gnostico dei politici (J) che sanno la verità ultima, vogliono condurle a loro piacimento ed arbitrio.

Non c’è nulla di nuovo in Leo Strauss: l’inesistenza di Dio è la verità finale che cova nel Talmud («gli ebrei hanno creato Jahve», disse pressappoco Ben Gurion) e fu anche il segreto ultimo e supremo che veniva rivelato ai pochi adepti che giungevano all’ultima soglia nella setta degli Illuminati di Baviera. Visto che Dio non è, insegnava Weishaupt, l’ultima e suprema istanza – contro cui non c’è appello – è il Potere. Il nudo e crudo potere, quello che deve essere posseduto ad ogni costo, e tenuto con ogni mezzo (in questo senso Dostojevski: «Se Dio non è, tutto è possibile fare»).

La presa del potere è lo scopo unico di queste sette (il marxismo-leniismo e il trotzkismo non hanno mai insegnato altro). La ricerca e il rispetto per la verità, ovviamente, non hanno posto in questa gnosi.

Se dunque Ferrara di colpo scopre che l’Islam non è una barbarie da bombardare fino all’incenerimento, ma una cultura con tradizioni e valori che noi occidentali abbiamo perso, non si deve ritenere che abbia scoperto una verità: significa che ha adottato una menzogna nuova che, a suo giudizio, è nel momento presente utile a qualche disegno politico suo, come al solito inetto e minoritario.

Ferrara è un neocon, ma essere un neocon in America, dove la lobby letteralmente possiede i politici e decide Congresso ed elezioni presidenziali, è ben diverso che essere neocon in Italia, dove i politici sono al disotto dell’interesse dei poteri forti, vista la loro totale inanità, e l’auto-sospensione a cui si sono ridotti. Che oggi Ferrara diventi complottista e parli di colpo del Bilderberg, delle banche e degli USA come colpevoli della crisi attuale, secondo me significa il solito nulla. O meglio: significa che anche nei quartieri alti e nei poteri forti ebraici internazionali regna il collasso e il caos auto-destabilizzante.

La stella polare di ogni loro azione – la salvezza di Israele – resta comunque fissa, e infatti la denuncia dell’esistenza del Bilderberg e del potere bancario non la mette in discussione. Ma è la stessa diagnosi strategica – sul cosa bisogna fare, e cosa bisogna ancora sovvertire per garantire l’esistenza di Israele – ad essere in discussione e in confusione.

Le primavere arabe sono state cavalcate e in parte pagate dagli enti americani di «espansione della democrazia»; ma Israele le ha volute? Ha voluto la primavera egiziana, ha voluto la destablizzazione della Siria? No. O almeno, alcune forze l’hanno voluta, ed altre no.

La spaccatura fra il governo Netanyahu e l’intelligence israeliana è venuta allo scoperto. Il caos strategico americano è alle stelle. Le banche internazionali arraffano quel che possono, ma sono sull’orlo del baratro.

È la fase terminale del capitalismo terminale. La fase dove il panico convive con le trame, la paranoia con  i calcoli globali, dove volano gli stracci e alcuni segreti (inutili) sono rivelati.

Ferrara, se è un barometro, lo è di questa fase terminale.

Maurizio Blondet




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