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Un bel Rosario
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Più di un lettore s’è allarmato perchè, di fronte alla crisi economica epocale che ci minaccia, ho suggerito di recitare il Rosario: siamo già a questo punto? Temo di sì, ma calma.

Il Rosario è stato sempre la preghiera che i cristiani hanno alzato nei grandi pericoli pubblici, è la preghiera collettiva che salva quando ogni intervento umano è impotente. San Pio V ordinò di dire il Rosario in tutte le chiese d’Europa e di Roma nell’ottobre del 1572, per sostenere la flotta della Lega Cattolica (Stati italiani, tedeschi e la Spagna, che il Papa era riuscito con immensi sforzi a mettere insieme di fronte al comune pericolo) che combatteva a Lepanto la battaglia fatale contro la potentissima flotta turca. Il rischio era mortale per la civiltà europea.

Il 7 ottobre di quell’anno, alle 17, mentre il tesoriere Bussotti gli mostrava alcune carte, Pio V si alzò, andò alla finestra e rimase a guardare lontano, poi disse: «Non è tempo di affari, affrettatevi a ringraziare il Signore, perchè la nostra flotta ha riportato la vittoria». Una vittoria «dell’umile e potente preghiera mariana», come dichiarerà poi il Papa nella bolla «Salvatoris Nostris». Da quel giorno il 7 ottore, anniversario di Lepanto, è anche la festa della Vergine del Rosario.

Si pregò il Rosario anche a Vienna assediata dai turchi l’11 settembre 1683, e 80 mila cristiani di una coalizione raccogliticcia vinsero 250 mila turchi, impedendo che la conquista ottomana dilagasse in Europa; e ci sarebbe da raccontare la grande opera del cappuccino Marco d’Aviano, italiano e confessore dell’imperatore, nel dare unità e speranza a quell’esercito, nell’appianare le beghe di vacuo prestigio che nascevano pur di fronte al pericolo estremo fra i principi e i condottieri europei, fino a stare in mezzo ai combattenti alzando la sua croce di legno.

C’è un esempio anche più recente della potenza miracolosa della Corona: fine della seconda guerra mondiale, l’Austria per metà occupata dall’Armata Rossa, già l’URSS si preparava a fare del Paese sconfitto un satellite comunista. Allora fra’ Petrus Pavlicek, cappuccino (come Marco d’Aviano), crea un movimento chiamato la Crociata riparatrice del Rosario: davanti alla statua della Madonna di Fatima, cinquecentomila fedeli a turno pregano giorno e notte il Rosario, per mesi. Nel maggio 1955 l’Armata Rossa, senza un motivo apparente, comincia a ritirarsi. Non allentò la presa dei suoi artigli dalla Polonia, non dalla Cecoslovacchia, non dalla Germania orientale; nè dalla Romania nè dalla Bulgaria; dovunque mantenne almeno un regime satellite bolscevico. Ma dall’Austria se ne andò.

Ogni volta le Termopili d’Europa sono state difese dalla corale, insistente invocazione alla Vergine Maria. Ora, credo, il pericolo pubblico incombente, e inestricabile, la richiede ancora. Meglio se la si recita in famiglia, o in gruppi: è una preghiera collettiva, un’arma per la guerra.

Certo, oggi, i ranghi sono sguarniti. Ma qualche giorno fa ho sentito cinque o sei anziane signore, in una mattina feriale, recitare il Rosario nella chiesa della Quercia: unica rinascimentale qui nel Viterbese medievale, perchè fu voluta dal Papa per celebrare i cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme che avevano accettato di andare a Malta per difenderla. Qui vicino a Viterbo i cavalieri votati alla morte giurarono.

Malta, con l’assoluto dominio del mare in mano ottomana, era l’avamposto degli uomini perduti: e infatti nell’assedio del 1565, dei 9 mila difensori, fra cui 700 cavalieri ormai detti «di Malta», ne restarono in vita 600 (ma avevano inferto ai turchi, in un’accanita resistenza, 30 mila perdite). Per il sollievo di quell’accettazione, Carlo V donò oltre tre chili di oro delle Americhe per dorare il soffitto a cassettoni della chiesa; e qui, alla Madonna della Quercia, è conservata la bandiera di una nave turca, rossa e bianca.

Ebbene: qui, in questa chiesa della Madonna della Quercia, sotto gli ori di Carlo V, cinque o sei vecchiette continuano a dire il Rosario ogni mattina. Piccola pattuglia rimasta.

Per l’uomo post-moderno (fra cui io) il Rosario sembra ottuso per la sua ripetitività meccanica. E’ anche difficile l’idea di «contemplare» i suoi misteri. Come si fa a «contemplare»? ci si immagina la scena, poniamo, dell’annuncio dell’angelo a Maria (primo mistero?). Finisce che per di più non si contempla nulla: si «dice» il mistero e si passa subito al Padre Nostro.

Ebbene: le signore contemplavano. Una di loro, dopo aver detto il mistero, vi aggiungeva una frase breve, che leggeva da un opuscolo. Quelle frasi brevi mi hanno colpito; aiutano la «contemplazione», nel senso che misurano la distanza fra il mio «io» e quello che dovrei essere per amare Gesù davvero; e contengono ciascuna un programma d’azione, di vita cristiana da applicare «qui ed ora». Ho chiesto di averne una copia, e gentilmente le signore me l’hanno data.

Tanto per farmi capire, riporto i misteri dolorosi.

Primo: Gesù prega nell’orto degli ulivi
Le signore dicevano: La volontà di Dio. «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Arrendersi alla volontà di Dio - «calarsi» nella Sua volontà del momento presente.

Secondo: Gesù flagellato
Frase: I dolori fisici - Malattie, stanchezza, sofferenze fisiche; tutto unire alla passione di Gesù che si rinnova nella santa Messa.

Terzo: Gesù incoronato di spine
Frase: «I dolori spirituali - Unire ai dolori di Gesù le oscurità, ogni prova della mente e dell’anima, le fatiche per farsi uno con gli altri.

Quarto: Gesù sale il Calvario.
Frase: Accettare la nostra morte - Accettare fin d’ora di morire quando, come e dove lui vorrà. Morire, per ora, a noi stessi.

Quinto mistero: Gesù muore in croce
Frase: Gesù abbandonato - Rinnovare la nostra consacrazione a lui e la scelta di amarlo sempre, subito, con gioia.

Che ve ne pare? A me, questo tocca la coscienza. A me sembra che qui, nel Rosario, si indichi un serio cammino di sviluppo interiore; la breve meditazione su ogni mistero è insieme un esame della propria coscienza e la misura della mia distanza dalla perfezione che Cristo vuole da me, in modo che mi metta sulla strada per accorciare quella distanza. Chiunque l’abbia scritto, è uno con una vita spirituale profonda, che quel cammino l’ha fatto e perciò può indicarne le tappe.

Ma chi l’ha scritto? Con mia sorpresa l’ho scoperto: Chiara Lubic.

Ho sempre ritenuto quello dei «focolarini» un cristianesimo un po’ generico, all’acqua di rose. Sbagliavo e mi devo correggere. Quel certo ecumenismo che sembra un po’ facile dipende, credo, dal carisma specifico del gruppo; quello della «unità».

«Credere», per Chiara Lubic, «è sentirsi guardati e amati da Dio» in ogni istante. «E se Dio è Amore, la fiducia completa in Lui ne è la logica conseguenza. Se crediamo in un Dio che ci ama, ogni impossibilità può infrangersi. Possiamo credere che (...) si risolveranno situazioni di disunità in famiglia; che il nostro mondo si avvierà verso l’unità fra le generazioni, fra le categorie sociali, fra i cristiani divisi da secoli; che sboccerà la fraternità universale tra i fedeli di religioni diverse, tra le razze e i popoli».

Ovviamente, tutto ciò sembra facilismo ottimista. Ma nel terzo mistero doloroso, la meditazione offre «le fatiche per farsi uno con gli altri». La difficoltà non è per niente sottovalutata, è unita alla corona di spine.

Mi ha impressionato infatti l’esortazione che Chiara Lubic rivolge, anzitutto a se stessa, nel guardare al «fratello», ossia al prossimo. «Lasciati possedere da lui, per amore di Gesù, lasciati ‘mangiare’ da lui come altra Eucarestia, mettiti tutto al servizio di lui».

Non si può dire che non sia un programma di vita molto esigente. Si può non essere d’accordo con altre cose del movimento, si può non sentire questo specifico carisma, si può stare a battersi nella polemica. Ma chi dicesse: il dio di Chiara Lubic non è il mio Dio, acuserebbe solo se stesso.

Al di là di ogni divisione, battaglia, persino guerra contro i turchi o i bolscevichi - o i miliardari di Wall Street che hanno fatto implodere l’Occidente - non si può dimenticare che la perfezione è nell’Amore, e nella unità (anche se lo dimentichiamo). Nella Gerusalemme celeste non ci saranno giornalisti, non ce ne sarà  bisogno.

Dunque, tutto è possibile, anche la pace di tutta l’umanità.

Chi è preoccupato per i suoi figli, per il loro e suo futuro, e si sente impotente e solo davanti alla crisi mondiale, può fare  ancora una cosa: recitare il Rosario. Con i familiari, con gli altri, con chi ci sta.




Aggiungo qui le meditazioni sugli altri misteri, per chi volesse seguirli come programma di vita.

Gaudiosi: 1- (L’annuncio dell’angelo a Maria) . «Il dono dell’Ideale – Deve farsi carne in me ogni giorno, anche attraverso la Parola di vita».  2- (la visita di Maria a Santa Elisabetta) – «La Carità – Nell’amore è tutto. Con ogni prossimo, cercare di essere perfetti nell’amore col ‘farsi uno’». 3 – (Nascita di Gesù a Betlemme) – «Gesù in mezzo – Far nascere il Risorto, generarlo in mezzo a noi, per portarlo dovunque». 4 – (Presentazione di Gesù al tempio) – «contro corrente – Essere, come lui, segno di contraddizione e perciò ricordare tutte le virtù». 5 – (La perdita e il ritrovamento di Gesù al tempio) – «Saper perdere – Nell’attimo presente perdere tutto, tutto, tutto, come la Desolata, per essere un altro Gesù.

Gloriosi: 1 – (La resurrezione) – «Vivere il Risorto – Risorgere sempre amando Gesù Abbandonato; nonostante tutto, ricominciare sempre». 2 – (L’Ascensione di Gesù) - «Migliorarsi sempre – «Chi non va avanti, va indietro». 3- (La discesa dello Spirito Santo) – «Ascoltare quella voce – Ringraziare lo Spirito Santo del carismo dell’unità; offire allo Spirito Santo, il ‘protettore’ dell’Opera, la nostra vita di preghiera e tutta la nostra unione con Dio». 4 – (L’assunzione di Maria in Cielo) - «Abbiamo una Mamma in cielo – Fare della nostra eventuale santità un dono a Maria, e intanto offrirle lo sforzo quotidiano». 5 – (L’incoronazione di Maria regina del cielo e della terra) – «La comunione dei santi – Tendere alla santità anche oggi. Pregare Maria e tutti i fratelli giunti in paradiso di aiutarci nel nostro ‘santo viaggio’».

Della luce: 1 – (Il battesimo di Gesù al Giordano) – «Vivere il nostro battesimo ripetendo: rinuncio all’uomo vecchio (mettendosi ad amare). 2 – (La manifestazione di Gesù alle nozze di Cana)  «Ascoltare la sua parola e metterla in pratica». 3 – (Gesù annuncia il regno di Dio e invita alla conversione) – «Ricominciare sempre ad amare». 4 – (La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor) - «Lasciamoci trasformare in un altro Gesù vivendo per l’unità e la fraternità universale». 5 – (L’istituzione dell’Eucarestia) «Nutrirsi dell’Eucarestia che ci fa con-corporei e consanguineri con Gesù, e più uno fra noi».


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