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Igor Safarevic: “Le Origini Ereticali del Comunismo”
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Socialismo, anarchismo e liberismo

Abbiamo già trattato dell’Anarchismo e dei suoi rapporti col Social/comunismo e con il Liberismo libertario chiamato anche “Anarco/liberismo” o “Anarco/capitalismo”.

Nel presente articolo vedremo, basandoci sull’ottimo libro di Igor Safarevic, “Il socialismo come fenomeno storico mondiale” (Mosca, 1977, tr. it., Milano, La Casa di Matriona, 1980, rist. Milano – Viterbo, Effedieffe, 1999), le origini ereticali che accomunano i movimenti socialisti, comunisti e libertari.

Queste dottrine (Anarchismo, Liberismo libertario e Social/comunismo), come abbiamo scritto nell’articolo sull’anarchismo apparso su questo stesso sito, sono sostanzialmente simili (autonomia dell’uomo da ogni essere e valore) e accidentalmente differenti (dittatura della plutocrazia per il liberismo e dittatura del proletariato per il comunismo, mentre l’anarchismo è un misto di liberismo libertario e di comunismo in quanto vuole giungere alla società senza classi come il social/comunismo, ma immediatamente e individualisticamente senza passare attraverso la rivoluzione scientificamente e collettivisticamente organizzata del proletariato marxistizzato).

Origini religiose ereticali del socialismo

Nel suo libro Safarevic ci mostra le origini religiose ed ereticali del socialismo nell’antichità pagana e soprattutto cristiana, nel medioevo, nella riforma protestantica e nella rivoluzione moderata inglese (gnostiche e manichee dal IV secolo a. C. sino al II secolo d. C., pauperistiche, millenaristiche e catare nel medioevo, Anabattismo protestanico e Puritanesimo britannico della prima rivoluzione inglese del 1648).

Natura comune delle sette cristiano/socialiste dal manicheismo alla rivoluzione inglese
Il carattere comune di questi movimenti ereticali, che partono già dal Manicheismo e dalla Cabala e soprattutto dallo Gnosticismo “cristiano” del II secolo d. C. ed arrivano alla rivoluzione inglese del XVII-XVIII secolo (da cui è nato il Neoconservatorismo britannico e statunitense), è il rifiuto globale della società vigente e del mondo con i suoi limiti, che non sono sopportabili per gli eretici utopisti e gnostici, i quali pretendono per l’uomo una dignità infinita e per il mondo una perfezione assoluta, scivolando così nel panteismo. Lo Gnosticismo antico è la matrice di tutte le eresie socialisteggianti e il Panteismo ne è il loro minimo comun denominatore. Inoltre esse vogliono l’abbattimento scientificamente violento e di massa (Marxismo) o l’oltrepassamento utopisticamente indolore individualistico (Anarchismo) della società vigente. Infine vorrebbero costruire già in questo mondo un “nuovo paradiso terrestre” in cui regnino la felicità e la giustizia assolute, trascurando o negando l’aldilà.

L’abolizione della famiglia tramite la comunanza delle mogli e la rottura del legame genitori-figli (v. la “Società del Libero spirito e del Libero amore”), della proprietà privata (v. il Marxismo), il benessere materiale al più alto grado (v. il Liberismo), sono le conclusioni pratiche cui giungono questi movimenti.

Gnosticismo e eresie “cristiano/socialiste” antiche

Nell’antichità classica greca abbiamo Aristofane († 385 a. C.) e Platone († 347 a. C.), nei primi tempi delle eresie cristiane i Nicolaiti, che nel I secolo d. C. predicavano la comunanza dei beni e delle mogli, e i Carpocraziani che nel II secolo predicavano il ‘Libero amore’ e la salvezza attraverso il peccato, considerandosi al di là e al di sopra del bene e del male.

Eresie socialisteggianti medievali

Nel medioevo, spiega Safarevic, i padri del Social/comunismo moderno, furono i Catari e gli Albigesi, che si diffusero nell’XI secolo nell’Europa centro occidentale (Francia, Spagna, Italia), essi erano ripieni di odio per la Chiesa e il Papato e insegnavano la inconciliabilità tra la materia (intrinsecamente cattiva) e lo spirito (totalmente buono) perché la prima era creatura del Dio malvagio (il Male assoluto, ossia il Dio personale e trascendente della Rivelazione mosaico-cristiana) e il secondo era creatura del Dio buono (il Pneuma, l’En-Sof, il Pleroma che è indeterminato e indefinito). Tutto ciò li portava a rinnegare l’Incarnazione del Verbo, il Cristianesimo e la Chiesa di Cristo. Tuttavia da un iniziale teorico rigorismo morale assoluto e radicale essi passavano ad un pratico lassismo sfrenato, considerandosi gli eletti o gli gnostici al di sopra del bene e del male, ai quali tutto, persino e soprattutto il peccato, era non solo permesso ma comandato come mezzo di santificazione, mentre il matrimonio e la procreazione erano considerati assolutamente illeciti. Essi giungevano anche all’assassinio dei sacerdoti e all’incendio delle chiese, come avvenne al Vescovo di Mantova nel 1235 e ad una chiesa di Brescia nel 1225.

I millenaristi amalriciani

Poi nel XII secolo apparvero le eresie millenaristiche di Gioacchino da Fiore († 1202) già ampiamente trattate su questo sito e quella meno conosciuta di Amalrico di Bènes (vicino Chartres) di cui mi occupo nel presente articolo. Amalrico († 1207) fu professore alla Sorbona, ma ivi fu accusato di eresia e poi fu condannato da Innocenzo III. Tuttavia lasciò dietro di sé una forte setta detta degli Amalriciani o Aumariani. Egli fu confutato dal Beato Enrico Susone e da S. Tommaso d’Aquino, i quali gli rimproveravano un panteismo assoluto, in cui soprattutto gli Amalriciani divengono come Gesù veri uomini e “veri Dèi”. La loro èra è quella dello Spirito e quindi dell’Amore. Perciò ogni atto fatto per amore, fosse anche il più abominevole moralmente, diventa buono. Safarevic spiega che gli Amalriciani si facevano chiamare “fratelli del Libero Spirito” o “Liberi Spiriti” e praticavano l’incesto e la omosessualità e adoravano Satana. Dagli Amalriciani nacquero i Begardi e le Beghine, come fenomeni essoterici per gente semplice e di classi non elevate, caratterizzati anche loro dalle dottrine contro la proprietà privata, la famiglia, la monogamia, la Chiesa, lo Stato.

Gli anabattisti di Münster in Vestfalia

Dal Protestantesimo zurighese, moderatamente erasmiano, di Zwingli (1520) nacque la setta più radicale degli Anabattisti in Sassonia nel 1521, ad opera di Tommaso Münzer e Nicola Storch, caratterizzata da un forte impulso rivoluzionario e violento, che portò alla guerra civile in Germania (la “guerra dei contadini”) e si diffuse in Svizzera, Boemia, Austria, Danimarca, Olanda ed un po’ anche in Inghilterra. attualmente l’Anabattismo è stato assorbito dal meno violento movimento protestanico statunitense detto dei “Battisti”.
L’Anabattismo era caratterizzato dal rifiuto anarchico del potere civile e dello Stato. La città di Münster in Vestfalia nel 1534 divenne pubblicamente una colonia anabattista, in cui si imponeva la comunanza dei beni e la poligamia, ma nel 1535 fu espugnata e venne completamente saccheggiata. L’Anabattismo è considerato “l’ala sinistra del protestantesimo”, fortemente comunisteggiante, pacifista e antitrinitaria.

Dall’Anabattismo nacque l’Unitarismo di Biandrata, Serveto e Socini, che ha influenzato il Puritanesimo delle due rivoluzioni inglesi (1649 e 1688) e quello della rivoluzione statunitense (1776), dalle quali è nato il Neoconservatorismo statunitense e britannico.

La prima e seconda rivoluzione inglese

Il Protestantesimo inglese nacque con il divorzio di Enrico VIII Tudor, che dette nascita alla religione anglicana (1534) influenzata non da Lutero († 1546), Melantone (†1560) e Zwingli (†1531), ma dall’olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536). L’Anglicanesimo fu molto più moderato del Luteranesimo, si può definire una via di mezzo tra Protestantesimo dogmatico e Cattolicesimo liturgico

Nel XVII secolo gli Anabattisti si spostarono dall’Olanda in Inghilterra e si fusero coi Lollardi (i Pauperisti olandesi del XIV secolo). La prima rivoluzione inglese (1648) coincise con il rilancio dell’Anabattismo tedesco di Münzer e Storch in Inghilterra ove furono capitanati da John Lilburne († 1657), uno dei capi più estremisti dell’esercito puritano (con forti tendenze anabattiste, anti-trinitarie e comunisteggianti) e dettero nascita alla setta dei “Ranters” (“predicatori roboanti”), che si fusero coi Quaccheri (“tremolanti”) nel 1650 e vennero diretti da Oliviero Cromwell.

Le tappe delle due rivoluzioni inglesi sono le seguenti: nel 1603 con la morte della regina Elisabetta si estingue la casa Tudor e inizia il regno degli Stuart con Giacomo I (1603-1625). La sua politica era fortemente assolutistica e antiparlamentarista, dal punto di vista religioso era anticattolica e antipuritana. Quindi i Puritani o Calvinisti inglesi nel 1620 lasciarono l’Inghilterra e sulla nave Mayflower raggiunsero le Americhe. La parte settentrionale fu conquistata dai coloni olandesi e britannici e venne chiamata “Nuova Inghilterra”, che nel 1776 cambierà nome chiamandosi “Stati Uniti d’America”, mentre la parte centromeridionale fu conquistata dagli spagnoli e dai portoghesi.

A Giacomo I successe Carlo I (1625-1649), il quale inasprì l’assolutismo regio contro il parlamento inglese e l’assolutismo religioso anglicano contro i Puritani e i Cattolici. Fu così che i Calvinisti scozzesi si rivoltarono contro il re nel 1637 e nel 1642 scoppiò una vera e propria guerra civile tra il re e l’esercito del parlamento capitanato da Oliviero Cromwell, che vinse il re nel 1645 e dopo un lungo processo lo fece condannare a morte nel 1649. Quindi in Inghilterra si ebbe una forma governativa repubblicana e dittatoriale dal 1649 al 1659 sotto Oliviero Cromwell e suo figlio.

Durante questo decennio l’Inghilterra combatté l’Irlanda cattolica, contro l’Olanda (1652-54) e contro la Spagna alleandosi (1657-59) con la Francia del cardinal Giulio Mazzarino († 1661) per ottenere il predominio sui mari e sul mondo e all’interno contro i “Livellatori” (Levellers) una setta ancora più radicale del Calvinismo o Puritanesimo inglese. Oliviero morì nel 1658 e suo figlio dovette dimettersi dopo un solo anno di potere poiché non aveva le qualità del padre. Il potere tornò agli Stuart con il re Carlo II (1660-85), che era fortemente assolutista in politica, ma in religione non era ostile al Cattolicesimo.

Suo fratello Giacomo II (1685-88) pur continuando nell’assolutismo politico si avvicinò sempre più al Cattolicesimo e fece battezzare in esso il suo primogenito. Quindi il parlamento si rivoltò e chiamò a regnare il sovrano olandese Guglielmo III d’Orange (1688-1702), che era calvinista e massone. Questa è la seconda rivoluzione inglese chiamata “gloriosa” specialmente dai neoconservatori angloamericani e dai teoconservatori italiani, poiché avvenuta senza spargimento di sangue. Dal 1688 in Inghilterra vige una monarchia costituzionale ove chi governa realmente è il parlamento.

La rivoluzione inglese è coeva e coessenziale alla “Rivoluzione industriale”, in cui nel 1733 si sviluppò la tecnologia (che già esisteva), ma fu applicata alla sempre maggiore produzione economico/industriale. L’invenzione del telaio meccanico azionato dall’energia idraulica (1733-1769) uccise il lavoro artigianale, della piccola agricoltura e del lavoro a domicilio.

Nacque la fabbrica moderna con un alto numero (tra i 600 e i 1000) operai rinchiusi in un solo enorme edificio, a ripetere continuamente le stesse limitate operazioni per 16/18 ore lavorative al dì. Si aprirono le miniere di carbon-fossile in cui gli operai scendevano in situazioni pericolose nelle viscere della terra per estrarre anche altri minerali, si espanse l’industria metallurgica per la fusione negli alti forni dei metalli. Infine nel 1768 si applicò il vapore (che già era conosciuto) all’utilità della pratica industriale: trasportare i carrelli carichi di carbone fuori dalle miniere, azionare le macchine delle fabbriche e più tardi la locomotiva dei treni.

L’urbanesimo degradato e alienante fu una conseguenza della rivoluzione industriale. Infatti gli operai vivevano in baraccopoli vicine alle fabbriche malsane. Si pensi che Manchester in circa 100 anni (tra il 1690 e il 1800) passò da 6 mila a 80 mila abitanti. I contadini e i piccoli artigiani rimasero disoccupati e in preda alla fame. I proprietari, avendo le macchine e quindi scarso bisogno di mano d’opera, potevano imporre orari e salari disumani ed anche le donne e i bambini dovettero entrare nelle fabbriche per il mantenimento della famiglia. Chi si ammalava o perdeva il lavoro non aveva nessuna pensione o previdenza sociale e medica, quindi era votato alla morte per fame. I sindacati o le vecchie corporazioni furono dichiarati fuori legge e, se qualcuno protestava con una certa veemenza e una piccola forma di rivolta, rischiava la pena di morte. Questa situazione creata dal Liberismo fu la madre del Socialismo scientifico marxista.

La rivoluzione americana

Il continente americano a partire dal 1584 fu invaso dai primi coloni fuggiti dall’Inghilterra, poi nei primi anni del Seicento dai francesi e quindi nel 1620 fu occupato dai ‘Padri Pellegrini’, calvinisti che fuggivano dall’Inghilterra anglicana (e in parte anche dall’Olanda), nella sua parte settentrionale, che si chiamò “Nuova Inghilterra” sino al 1776, quando con la rivoluzione americana venne ridenominata “Stati Uniti d’America” (Usa). La Spagna occupò la parte centro-meridionale, che viene denominata ancor oggi “America latina”, la Francia occupò a metà con l’Inghilterra il Canada e il Portogallo occupò il Brasile.

La rivoluzione americana – caratterizzata religiosamente dal calvinismo, politicamente dal democraticismo rousseauiano e dal massonismo – iniziò nel 1774 la lotta contro l’Inghilterra di re Giorgio III di Orange durante il ‘1° Congresso di Filadelfia’, in cui fu redatta la “Dichiarazione dei Diritti” e si imbracciarono le armi contro la “madre patria” poiché i coloni americani volevano conquistare il west dell’America e sterminare gli amerindi o indiani d’America, mentre il re inglese lo aveva proibito; inoltre i coloni della ‘Nuova Inghilterra’ non vollero pagare l’aumento delle tasse che la madre patria chiedeva dopo la sanguinosa e costosa guerra dei sette anni.

Infine il 4 luglio 1776 nel ‘2° Congresso di Filadelfia’ vi fu la “Dichiarazione di Indipendenza” (scritta dal massone Thomas Jefferson) in cui si stabilì:

1°) che i cittadini hanno il diritto di rovesciare qualsiasi governo, che non rispetti le fondamentali libertà civili e politiche;

2°) che la libertà ha un valore assoluto ed è un fine e non un mezzo;

3°) che il “sentimento religioso” deve accomunare tutti i coloni degli Usa, malgrado la diversità dei dogmi delle differenti confessione religiose cui appartengono;

4°) infine si prese il nome di “Stati Uniti d’America” (Usa) e nel 1781 si arrivò alla vittoria finale degli Usa – aiutati dalla Francia, Olanda e Spagna – contro l’Inghilterra, vittoria che venne ratificata nel Congresso di Versailles nel 1783 da Giorgio III di Orange.

Negli Usa, a partire dal XVIII sino al XX secolo, son sorti dei movimenti calvinisti di origine anabattista, antitrinitaria e non confessanti la divinità di Cristo, che rappresentano, secondo Giovanni Filoramo, il “neomillenarismo occidentale”, di essi fanno parte: gli Avventisti del Settimo Giorno, i Mormoni, i Testimoni di Geova, che hanno in comune la pretesa

1°) di rappresentare la “vera chiesa” della fine del mondo;

2°) di possedere solo loro la piena ortodossia della fede, soprattutto per quanto riguarda gli eventi che precedono la fine del mondo oramai prossima;

3°) di essere solo loro i veri e perfetti santi.

Vi è inoltre una sottodivisione del Millenarismo moderno, esso viene definito, sempre da Filoramo, “Post-millenarismo ottimistico”. Infatti la parusia secondo questo movimento verrebbe dopo un regno simbolico e non strettamente cronologico di mille anni di progresso e felicità umana, di esso fanno parte i Social Gospel (Vangelo sociale) più altre forme di “socialismo cristiano”.

Inoltre alcuni elementi del nazionalismo americano, che vede gli Usa come il nuovo sacro Romano Impero, sono infarcite di queste idee di post-millenarismo ottimistico, di cui si serve ampiamente il movimento dei neoconservatori per esportare l’americanismo nel mondo intero.

Conclusione

È innegabile che le origini del Socialismo, del Liberismo e dell’Anarchismo di destra (“anarco-capitalismo”) e di sinistra (“anarchismo individualista”) sono religiose ed ereticali. Esse hanno in comune la credenza

1°) in un “paradiso in terra”;

2°) nella dignità assoluta e somma della persona umana, che è il “dio” di se stessa;

3°) l’avversione per ogni gerarchia umana e trascendente;

4°) la comunione dei beni (comunismo) e delle mogli (libertarianismo).

Le tappe di tale processo partono dalla Cabala e dallo Gnosticismo antichi, arrivano al Millenarismo medievale, al Protestantesimo classico, calvinista e anglicano, poi sfociano nelle due Rivoluzioni inglesi (1649 e 1688), in quella americana (1776) e toccano l’apice con quella francese del 1789 ed infine, attualmente, ci ha portati alle soglie di un probabile conflitto mondiale (v. Ucraina, Russia e Usa) o di una guerra “civile/religiosa” interna all’Europa, la quale già satura di 20 milioni di musulmani sta per essere invasa dal nuovo Califfato, che l’Isis (il qaedismo integralista islamico, che ha combattuto senza successo – dal 2011 al 2014 – contro la Siria di Assad) sta per edificare nella Libia di Gheddafi distrutta dalla Francia, dalla Nato e dagli Usa (2011), dopo aver già completamente edificato, in un solo mese, un Califfato jiahdista nell’Iraq di Saddam distrutto dagli Usa e dalla Nato (1990/2003).

Nei tempi attuali è nata una forma nuova di Post-millenarismo super-ottimistico americanista, che si serve di una “religiosità apocalittica” per diffondere il dominio del sion/americanismo nel mondo intero, coadiuvata e supportata intellettualmente dal neoconservatorismo anglo/americano (Popper, Hayek, Mises, Milton Friedman, Nozick) e dal teoconservatorismo brasiliano (Plinio Correa de Oliveira & TFP), europeo e specialmente italiano (Marcello Pera, Giuliano Ferrara, “Alleanza Cattolica” con Introvigne, Cantoni, e Respinti e “Lepanto Foundation” di De Mattei, due satelliti della TFP brasiliana).

Il Liberalismo Moderato (Locke) e l’Anarchismo Liberale Radicale o mini-archismo (F. A. von Hayek † 1992, L. von Mises † 1973, R. Nozick † 2002, Milton Friedman † 2006) asseriscono che l’Autorità è un male in quanto limita la libertà dell’Individuo, ma è un male assolutamente necessario, poiché senza di essa non sarebbe possibile organizzare una convivenza pubblica e civile.

Attenzione! anche lo Statalismo esagerato hegeliano (di destra e di sinistra) concede allo Stato molto potere, ma sempre per favorire e garantire la massima libertà dell’Individuo, che è il creatore, il centro e il fine dello Stato (antropocentrismo radicale). Questo è il “peccato originale” della modernità, dal quale derivano due correnti o rami principali: il democratismo liberale (Locke, Hayek, Mises, Milton Friedman, R. Nozick) e il pan-Statalismo hobbesiano/hegeliano (Hobbes e Hegel, Marx e Gentile).

d. Curzio Nitoglia | 2 luglio 2014

Fonte >  doncurzionitoglia


 
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