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Non Praevalebunt
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Il Professor Luigi Di Bella è stato un rivoluzionario secondo il celebre e attualissimo aforisma di George Orwell, “nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”. Ha denunciato e delegittimato uno degli aspetti più immorali e inaccettabili di questo inganno universale, la gestione autoritaria della salute mediante una dittatura terapeutica unicamente finalizzata allo sfruttamento della sofferenza e della malattia da parte di quelle note mafie globali che hanno usurpato e detengono illegittimamente il potere. Dai massimi portali scientifici come www.pubmed.gov, e clinici come www.cancer.gov, emergono i limiti delle attuali terapie oncologiche, assolutamente difformi dal rassicurante quadro di “terapie di provata efficacia” continuamente, ossessivamente, generosamente profuso da una suadente informazione ormai globalmente e totalmente asservita.

Lentamente, ma progressivamente, si sta diffondendo la consapevolezza della totale inaffidabilità dell’informazione in campo medico, come in tutti i settori. Il Professor Di Bella ha profeticamente affermato che “La disinformazione ha una capacità criminale inimmaginabile, l’Italia è un paese gravemente ammalato di disinformazione”. Per nascondere la verità, mantenere e accrescere gli elevatissimi fatturati vengono solennemente celebrati riti televisivi di trionfali successi ed entusiasmanti progressi solo mediatici nella cura dei tumori, regolarmente e radicalmente smentiti dalla realtà, dalle citate banche dati medico scientifiche mondiali (ovviamente ignote alla grande maggioranza pubblico). Questi “Magnificat” mediatici sono puntualmente conclusi da insistenti e reiterate questue per finanziare le prossime, imminenti, immancabili vittorie contro il cancro. Il Dott. Ralph Moss ha pubblicato una meta analisi di un cospicuo numero di studi sui risultati oncologici, “Questioning chemotherapy” confermando la reale impotenza degli attuali protocolli oncologici. In studi epidemiologici con gruppi di controllo ha anche evidenziato che le pazienti operate di tumore della mammella, e sottoposte successivamente a chemioterapia, monitorate per 5 anni, hanno avuto una percentuale significativamente maggiore di ricadute rispetto al gruppo di controllo di donne che dopo l’intervento non hanno effettuato chemio. “Nei casi di tumore alla mammella, la chemioterapia diminuisce addirittura la sopravvivenza media da 24 a 22 mesi, nel tumore alla prostata da 19 a 18 mesi, (…), la chemioterapia non agisce sui più comuni tipi di tumore”.

Verificando lo “stato dell’arte” sul portale del National Cancer Institute e accedendo qui, si può scorrere l’elenco alfabetico relativo ad ogni tipo di neoplasia. Per ogni tipo di tumore e stadio, il sito del NCI illustra l’aspettativa di vita con chirurgia, chemio, radio, terapie biologiche variamente assortite. La più ampia statistica oncologica di sopravvivenza scientificamente testata e reperibile su www.pubmed.gov riporta che raggiunge i 5 anni il 29% degli ammalati di tumore (Richards et al, BMJ. 2000 Apr 1;320(7239):895-8.) percentuale quasi totalmente ottenuta dalla chirurgia e solo per 2,5% dalla chemio (Morgan et al, 2004 Dec;16(8):549-60). Questo studio multicentrico si basa su 14 anni di osservazione di 227.874 pazienti, di cui 72.903 australiani e 154.971 americani. La sola chemioterapia, senza chirurgia, ha consentito solo al 2,1% – 2,5% di raggiungere i 5 anni. Per esaminare la statistica dettagliata della sopravvivenza per ogni tipo di tumore consultare il sito dibellainsieme.

Metà di questo 2,5% di sopravvissuti a 5 anni con chemio, nel lungo termine, muore per tumore come documentato da Lopez e AA. nello studio clinico “Long–term results…Experience at the 20 th… GacMed Mex [1998 mar. Apr, 134(2):145-5]: (Lopez et al, Gac Med Mex. 1998 Mar-Apr;134(2):145-51. La chirurgia ottiene pertanto il 26,5% di sopravvivenza a 5 anni. Recentemente esponenti delle istituzioni sanitarie hanno dichiarato alla stampa “La terapia oncologica sta facendo passi di grandi rilievo, gli anticorpi monoclonali…”.

Basta collegarsi al portale del National Cancer Institute o agli atti dei recenti congressi dell’American Society of Clinical Oncology, per comprendere le ragioni della delusione seguita alle grandi aspettative indotte dagli anticorpi monoclonali e dai “farmaci intelligenti” impropriamente definiti biologici, che incrementano l’aspettativa di vita da poche settimane a qualche mese malgrado gli elevatissimi costi e una tossicità a volte rilevante.

Si sta confermando una crescente sfiducia verso le istituzioni sanitarie responsabili di aver ufficializzato terapie inefficaci, penalizzate da grave tossicità e da una mortalità inaccettabile denunciata anche da un’agenzia della Reuters Healt [Wesport, CT ]: “Unexspected high mortality rated associated with chemoterapy regimen...”: “Non ci si aspettava un tasso di mortalità così elevato associato ai protocolli chemioterapici”. È nascosta dall’informazione di regime l’elevata mortalità per tossicità della chemioterapia, che in certe situazioni può “ ufficialmente” arrivare al 17% come documentato da Ghesquières H et Al. nella pubblicazione “Ann Oncol. 2010 Apr;21(4):842-50. Epub 2009 Nov 13. Long-term follow-up of an age-adapted C5R protocol followed by radiotherapy… In realtà i decessi a breve o lungo termine sono molto più numerosi ma vengono impropriamente attribuiti ad altre cause.

La prestigiosa rivista medica Lancet ha pubblicato uno studio prospettico randomizzato condotto su 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile bronco-polmonare documentando che la mediana di sopravvivenza degli ammalati chemiotrattati fu del 300% inferiore rispetto a quelli che non ricevettero alcun trattamento, dimostrando così chiaramente che in questa patologia e stadio chi non fa la chemioterapia vive tre volte di più rispetto a chi è sottoposto a chemio.

La mafia globale che gestisce finanza, politica, economia e informazione ha pianificato il completo controllo di una delle più rilevanti fonti di guadagno, la gestione della sanità, del mercato del farmaco e della diagnostica. Condizione essenziale del controllo del marcato farmaceutico è la completa eliminazione della libertà del medico di esercitare la sua professione secondo scienza e coscienza. Soprattutto in periodo di globalizzazione il potere economico condiziona i vari governi che attraverso apposite commissioni e vari organismi, creano vincoli burocratici che avviliscono la dignità del medico imponendo una dittatura terapeutica finalizzata all’incremento del loro fatturato. La libertà di prescrivere secondo scienza e coscienza viene così asservita a “linee guida”, vincolata a “prontuari”, condizionata da ”Consigli” “Comitati”,” Istituti”, “Commissioni”, “Amministratori, di “Aziende Sanitarie” tutti regolarmente e senza eccezioni di nomina politica. Questa classe di burocrati impone percorsi predefiniti alla prescrizione di farmaci, binari obbligati volti a creare una mercato esclusivo e protetto, una sorta di monopolio che consente alle maggiori multinazionali del farmaco in questo periodo di crisi economica e finanziaria globale, costanti e ingenti incrementi annui del fatturato.

La strategia di controllo del mercato del farmaco si estende alla politicizzazione degli ordini professionali, al controllo dei concorsi ospedalieri e con particolare attenzione, delle università, dei circoli che gestiscono le cattedre, le carriere, la ricerca e il potere accademico. Tutto ciò si può realizzare mediante l’asservimento della classe medica ad una politica globalmente pianificata e rigidamente controllata da un ristretto circolo di potere multinazionale.

Le tecniche di acquisizione e mantenimento degli utili farmaceutici non possono pertanto prescindere dallo svilimento e dalla degradazione del medico a burocrate prescrittore di ricette standardizzate, di terapie protocollate, e di linee guida obbligate, in pratica queste tecniche si realizzano attraverso la gestione di ogni ordine e grado della sanità.

In Italia La Finanziaria 2007 di Prodi (al comma 796, lettera Z), ha abrogato la disposizione di legge introdotta sotto la pressione dell’opinione pubblica nel 1998, la cosiddetta “legge Di Bella” (articolo 3, comma 2 D.L. n. 17 del 23 febbraio 98, conv. con modificazioni, dalla legge 8 aprile 1998, n. 94), che consentiva al medico di prescrivere al di fuori dei vincoli burocratici ministeriali secondo scienza e coscienza, in base alle evidenze scientifiche, al momento in gran parte disattese dal prontuario del Ministero della Salute. Grazie a questa legge per anni i medici hanno potuto prescrivere farmaci di cui esisteva un razionale d’impiego scientificamente testato, ma ignorato dalle commissioni ministeriali. Con la finanziaria 2007 la disposizione 94/98 non è più applicabile. Il medico, per attenersi a queste disposizioni di legge, a questo coercitivo codice, autentica dittatura terapeutica, non raramente è costretto a prescrizioni in contrasto con la propria coscienza, esperienza, cultura ed etica. Gli è fatto esplicito divieto di prescrivere farmaci “off label” (fuori etichetta) per i cosiddetti usi “non previsti”, anche se pienamente conformi ad un rigoroso e logico razionale d’impiego clinico basato sull’applicazione circostanziata, ragionata, consequenziale, delle evidenze scientifiche. Secondo il Giuramento di Ippocrate, il Codice deontologico, la Conferenza Internazionale di Helsinki sulla etica medica, la Codificazione Internazionale della Medicina Basata sull’Evidenza (EBM), il medico non solo può, ma ha il dovere morale, umano, professionale, di applicare in ogni singolo caso e circostanza, il farmaco meno tossico e più efficace. La finanziaria 2007 fa nella maggioranza dei casi espresso divieto di applicare questi concetti ovvi, universalmente accettati e sottoscritti, con evidente e grave danno per la salute gli ammalati.

La ragione vera e profonda della rabbia isterica, dell’ira dell’odio contro il Prof Di Bella risiede essenzialmente nell’aver messo in crisi e delegittimato questo sistema di potere attraverso le dirette, numerose e pubbliche testimonianze di troppe persone guarite con le sue cura. Il movimento di opinione popolare nato spontaneamente ha costretto questi poteri a sospendere per 9 anni la dittatura terapeutica. La grossolana falsificazione della sperimentazione del 98 non ha loro consentito di attuare la delegittimazione del Metodo Di Bella, che è e rimarrà un documentato atto di accusa di una gestione mercantile della medicina ed è sempre più confermato da un crescente numero di conferme sulle banche dati medico scientifiche internazionali. Con la sue relazioni congressuali, conferenze e pubblicazioni, con la sua instancabile opera di medico, ricercatore e scienziato il Prof Luigi Di Bella ha accolto e realizzato l’invito di Joseph Pulitzer, che ha scritto:

“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.

La lottizzazione politica della medicina si estende ormai dal portantino al primario, essendo ogni ASL, Ospedale un centro di potere, una riserva di voti di scambio, clientelari, di consistenti fatturati. Una delle più gravi conseguenze delle assunzioni e delle carriere secondo criteri clientelari, è il progressivo degrado della ricerca e dell’efficienza delle strutture sanitarie in mano troppe volte a mediocri, incolti, più esperti e abili come politici e faccendieri che come medici e ricercatori. I rapporti con le multinazionali sono sempre più stretti e i condizionamenti sempre più evidenti. Uno degli aspetti globali più gravi l’ormai noto e da più parti denunciato meccanismo con cui viene chiaramente manipolato dalle multinazionali l’impact factor (criterio di valutazione di una rivista scientifica, paragonabile al rating in finanza) e creata, e gestita un’entità dogmatica, la cosiddetta “Comunità scientifica”.

È sufficiente leggere le dichiarazioni del Nobel per la medicina Randy Scheckman, che si ribella alle riviste scientifiche ai primissimi posti dall’Impact Factor, come Science, Cell, ecc… e ammette che la ricerca in campo scientifico non è affatto libera ma in mano ad una “cerchia ristretta” (c.d. comunità scientifica). Dunque la ricerca scientifica, per il premio Nobel, sarebbe “tutt’altro che indipendente” accusa che Randy Sheckman ribadisce, sostenendo che “ormai le riviste scientifiche non pubblicano contenuti in base alle ricerche ma in base all’interesse legato alle vendite” L’Impact Factor è manipolato. In questo modo viene a crearsi un circolo vizioso, perché anche i ricercatori sono spinti a modificare i risultati ottenuti, e il loro lavoro, per vedere pubblicate le loro ricerche. Per questo Scheckman è convinto che questa sorta di “supervisore” (l’Impact Factor) debba essere eliminato soprattutto per il bene della ricerca scientifica. La Prof.ssa Marcia Angell per 20 anni direttrice scientifica editoriale di una delle massime testate medico - scientifiche mondiali (New England Journal) nel suo volume: The truth about Drug Companies (La verità sulle case farmaceutiche), conferma e condivide in pieno la denuncia di Sheckman e fa riferimento ad ulteriori gravi denunce di altri autori (tra i quali Melody Petersen), lodandone l’impegno civile e l’approfondita indagine.

[Segnaliamo tre libri-inchiesta: – Melody Petersen: “Dacci oggi le nostre medicine quotidiane: venditori senza scrupoli, medici corrotti e malati immaginari”; – Ray Moynihan e Alan Cassels: “Farmaci che ammalano: ...le case farmaceutiche che ci trasformano in pazienti”; – Sauveur Boukris: “Quelle medicine che ci fanno ammalare”].

Ben Goldacre, medico ricercatore inglese nel suo libro: “La cattiva scienza” (Bad science) denuncia il sistema della “comunità scientifica” dalle dinamiche perverse e poco trasparenti in cui sono coinvolti “… soggetti dalla dubbia integrità morale, …assecondano e diffondono il giudizio positivo su un determinato farmaco, basandosi su dati falsati dalle aziende farmaceutiche..”. Molto spesso, infatti, l’efficacia dei medicinali viene verificata in test clinici malamente progettati, condotti su un numero ridotto di pazienti poco rappresentativi e analizzati con tecniche che ne enfatizzano solo gli effetti positivi. Quando emergono dati negativi, la legge consente all’azienda di tenerli nascosti”. Ormai le denunce documentate sono sempre più autorevoli e numerose. Uno studio sul British Medical Journal rivela che l’87% dei ricercatori che diede parere favorevole al farmaco per il diabete prodotto dalla GlaxoSmithKline, sospettato di provocare infarti, avevano ricevuto denaro dai produttori del farmaco. In questo caso la corruzione emerse anche fra i membri della commissione della Food and Drug Administration chiamata a valutare.

Se consideriamo la manipolazione e l’asservimento della ricerca al profitto denunciate da autorevoli personalità, comprendiamo pienamente la desolante impotenza e la grave tossicità nei tumori solidi, le limitate possibilità nelle leucemie, delle attuali terapie del cancro. Richard Horton, attuale caporedattore del Lancet – una delle storiche riviste mediche più prestigiose – ha dichiarato che “gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, potrebbe essere semplicemente falsa. … studi con campioni di piccole dimensioni, effetti molto piccoli, analisi esplorative non valide e palesi conflitti di interesse, insieme a un’ossessione per il perseguimento di tendenze (mode) di dubbia importanza. La scienza ha preso una piega verso il buio”.

Tutto ciò è di una gravità inimmaginabile, considerando il fatto che tutti questi pseudo studi della mitica “comunità scientifica” sponsorizzati dall’industria farmaceutica con la connivenza di istituzioni compiacenti e di una classe politica gravemente e diffusamente corrotta, rappresentano la base per registrare presso i vari ministeri della salute e commercializzare farmaci e vaccini, per formulare linee guida terapeutiche, vincolanti per medici ospedalieri e convenzionati, protocolli oncologici, vaccini obbligatori che invece di curare, nella migliore delle ipotesi sono inutili se non dannosi, inquinano la cultura medica e l’insegnamento della medicina a studenti e specializzandi degradando la medicina dal suo naturale ruolo etico scientifico a quello speculativo commerciale.

La gestione del mercato del farmaco è realizzata anche attraverso la creazione di icone, mostri sacri, battezzati KOLS ( Key Opinion Leaders) di cui in Italia abbiamo alcuni noti e celebrati esemplari, stelle luminose di un Olimpo, un Gotha medico-scientifico, “La comunità scientifica”, cui accedono esclusivamente quanti entrano a vario titolo e grado in queste lobby.

È ormai evidente e ampiamente documentato che la cosiddetta “comunità scientifica” non è che una casta creata per servire inconfessabili interessi. Tutto questo porta ovviamento ad una spesa sanitaria fuori controllo, gravata da ogni sorta di abusi e ruberie, vanificata nei risultati da “linee guida” e scelte terapeutiche, in gran parte estranee o antitetiche alle evidenze scientifiche, alla razionalità, all’etica. Solo questi centri di potere possono dare l’investitura di membri della “comunità scientifica”, conferire patenti di scientificità, infallibilità, arrogandosi il diritto di scomunicare, censurare, diffamare gli eretici come il Prof Di Bella, che ha rivendicato una ricerca scientifica realmente e unicamente finalizzata alla salvaguardia della salute e della vita, all’accertamento della verità, della realtà, del progresso della scienza.

Questa dittatura terapeutica si può tanto più facilmente realizzare quanto più un’opinione pubblica è rassegnata, inerte, distratta, imbelle, incolta, ininfluente, disattenta, vile e corrotta, e pertanto plagiabile dai centri di potere che possono irretirla e asservirla ai propri interessi. Tanto più basso è il livello intellettuale, infimo quello morale, povero quello culturale, svilita la dignità, debole il sentimento di comune appartenenza ad una tradizione, storia, sensibilità, lingua, spiritualità, cultura, tanto maggiore è il rischio di servire ben dissimulati interessi.

Per la gestione del potere è determinante il controllo di tutto quanto concorre a formare le coscienze, la mentalità, i costumi, il carattere, la cultura dei popoli.

La pianificazione di un progressivo decadimento morale, spirituale, culturale, basato sul sovvertimento delle leggi naturali, sull’inquinamento delle coscienze, sulla perversione dell’arte, sulla mistificazione della cultura, è da tempo un chiaro obiettivo strategico.

Le nostre origini latine, culturali greco-romane, hanno creato le basi razionali, logiche del nostro pensiero, il cristianesimo le ha sublimate con la coscienza illuminata dalla fede e profondamente coerente con le verità congenite nel nostro io, nella nostra civiltà, nella nostra storia millenaria.

Tentare di sovvertire, scardinare, sostituire questi valori costituisce ad un tempo stesso il fine ultimo ed inconfessabile, dissimulato e mortale di un disegno che rappresenta l’infimo grado di perversione e degradazione morale cui può decadere l’uomo.

Questo disegno può realizzarsi solo attraverso un controllo capillare dell’informazione, della politica, della magistratura della cultura, della scuola, della scienza, tendendo a creare un’immagine distorta dei valori autentici dell’esistenza, degradando l’uomo a bestia senza sentimenti, disorientato, frustrato, insicuro, rappresentando ogni perversione, ogni degradazione, ogni abbrutimento come progresso e conquista di civiltà.

È un disegno abilmente dissimulato, finemente congegnato, immorale nei suoi mezzi e finalità, satanico nella sua perfetta capacità di falsificazione, farisaico nella sua ipocrisia. Il fine ultimo è, un nuovo ordine totalitario, un potere assoluto, conseguito attraverso l’oscuramento delle coscienze, l’eclissi della civiltà, il tramonto di una concezione spirituale, morale della vita, la perdita della fede, la separazione dell’uomo da Dio.

Questo disegno è realizzato attraverso una continua disinformazione, disarticolazione, immiserimento e abbrutimento del pensiero umano, portando un’umanità senza valori e senza Dio ad un continuo stato di paura e insicurezza, ad uno scetticismo inerte e rassegnato, ad una visione egoistica, limitata, materialista, disperata dell’esistenza, ridotta alla soddisfazione di bisogni reali o indotti, di esigenze create da un consumismo insaziabile e meschino.

In questo contesto il tentativo di ridurre la più nobile, elevata, spirituale delle scienze, la medicina, a puro mestiere, a impiego alla dipendenza di istituzioni asservite. L’obiettivo non è più la salute, il benessere, la vita dell’uomo, la sacralità dell’esistenza, con gli affetti che la circondano, ma una gestione centralizzata, verticistica, burocratica, succube del profitto. La gestione della salute rientra nella pianificazione in corso di un ordine mondiale dominato da un’oligarchia criminale e paranoica, che nulla ha imparato dalla Storia, che ha solo cercato di falsificare. Un potere globale su queste basi e con questi mezzi, se pure (difficilmente) si realizzerà, non potrà che essere effimero, per la totale assenza di valori, perché male assoluto, e livello infimo di umana degradazione.

Roma ha conquistato e dominato il mondo con le sue legioni, non con la perfidia, il delitto e l’inganno, la mistificazione, l’usura, ha conservato per oltre un millennio l’impero perché aveva e ha trasmesso valori, è stata maestra di civiltà, ha rispettato e associato al proprio destino i popoli sottomessi. Ha realizzato lo stato sociale più avanzato per l’epoca, ha lasciato tracce indelebili nell’arte, nella cultura nel diritto e nella storia.

Questi aspiranti oligarchi non sono che una marea montante di liquame che minaccia di sommergere l’umanità, ma Non Praevalebunt e non rimarrà di loro che la nauseante memoria della loro putredine morale e spirituale.

Giuseppe Di Bella


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