Medio Oriente, c’è un nuovo cane idrofobo nel quartiere
03 Gennaio 2014
Ormai si perde il conto degli attentati in Libano: stragi contro stragi, strategia della tensione, forse ritorsioni forse false flag, con un solo evidente scopo: spingere le componenti etnico-religiose del Paese l’una contro l’altra. Il 2 gennaio la bomba (almeno cinque morti) ha colpito un quartiere definito «roccaforte di Hezbollah», ossia delle minoranza sciita. È, o vuol apparire, come la risposta-ritorsione alla bomba che una settimana prima ha fatto saltare Mohamed Chatah, un vecchio ministro di Hariri, dunque sunnita ed avversario dichiarato di Hezbollah, oltre che del siriano Assad; ma il numero 2 di Hezbollah, Naim Kassem, invece di accusare i sunniti, ha invocato «la formazione rapida di un governo di unità nazionale», proprio perché «il Libano è sulla via della rovina se non c’è un accordo politico».
Anche il 4 dicembre un …
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