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Obama vs Berlusconi: sfida virtuale, ma non troppo
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Chiunque abbia seguito con molta attenzione la carriera politica del presidente-eletto Obama avrà come minimo fatto un salto nel sentire le recenti affermazioni del presidente del Consiglio Berlusconi riguardo la regolamentazione di internet. Il premier ha infatti annunciato che al prossimo G8 porterà «sul tavolo una proposta di regolamentazione di internet in tutto il mondo, essendo internet un forum aperto a tutto il mondo», aggiungendo che le Nazioni Unite sono «pletoriche» nel gestire la questione.

Questo potrebbe essere, difatti, il primo contrasto ideologico tra Berlusconi e l’amministrazione che a gennaio si metterà ai posti di comando della Casa Bianca.

Va ricordato che l’utilizzo, costante e libero, della rete è stata una delle ragioni del successo di Barack Obama nella sua corsa presidenziale, grazie soprattutto alla crescita di un movimento spontaneo, giovane e ben determinato di utilizzatori di internet, dal «geek», all’hacker, al semplice curioso cibernetico.

Sapendo ciò, viene da chiedersi se non vi sia qualche fine politico-sociale nascosto tra le righe delle affermazioni berlusconiane.

Il contrasto tra Obama e Berlusconi è evidente soprattutto se si ascolta il podcast che l’allora Senatore Obama fece l’8 giugno 2006 sul suo sito web (1) in cui egli dice: «The Internet today is an open platform where the demand for websites and services dictates success. You’ve got barriers to entries that are low and equal for all comers. And it’s because the Internet is a neutral platform that I can put on this podcast and transmit it over the Internet without having to go through some corporate media middleman. I can say what I want without censorship», ovvero «Internet oggi è una piattaforma aperta in cui la domanda per siti web e per i servizi ne determina il successo. Le barriere per entrarvi sono minime ed eguali per chiunque. E’ a causa del fatto che internet è una piattaforma neutrale che io posso inserire questo podcast (trasmissione radiofonica su internet, ndr) e trasmetterlo su tutto internet, senza passare attraverso qualche azienda mediatica. Posso dire quello che voglio senza censura».

In poche parole, già due anni prima delle elezioni presidenziali Obama non solo sottolineava l’importanza di una rete libera ma addirittura utilizzava il mezzo per diffondere, senza limitazioni, il suo pensiero sulle varie materie d’interesse chiaramente sfruttando e marcando il fatto che qualsiasi cittadino può fare alla stessa maniera con poche risorse.

Mentre Berlusconi sostiene che vi è bisogno di tale «regolamentazione», stando molto attento a non specificare il significato, Obama mette in chiaro di ritenere Internet tra i più grandi successi del Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d'America, quello che sancisce l’inviolabilità del diritto di parola e di stampa.

Il futuro Presidente americano, sostanzialmente, non può accettare che sia posta alcuna limitazione all’uso di internet, così come non può accettare di determinare e regolare le modalità con cui il traffico viene trasmesso. Se al prossimo G8 l’argomento verrà posto sul tavolo, difficilmente Obama andrà contro l’idea, da lui sempre sostenuta, che internet deve crescere spontaneamente, che le compagnie telefoniche non devono fare da ponte e che la libertà di internet è fondamentale per la nascita, crescita e per il successo di aziende come Google, ebay, Amazon nonchè di altri motori importanti dell’economia nella Silicon Valley e nel resto degli Stati Uniti.

Tra i cittadini americani è noto che già il USA Patriot Act (2) si è rivelato un attacco alle fondamenta del Primo Emendamento, ragione secondaria per cui i Democratici hanno vinto le recenti elezioni, ed è agli occhi di tutti che negli USA sta nascendo un movimento sempre più imponente contrario al controllo (3), tracking e recording di informazioni private attraverso svariati nuovi metodi, quali il discusso REAL ID (4) e l’ormai popolare tecnologia RFID (5).

In questo contesto va inoltre ricordato uno degli scandali più famosi dell’amministrazione Bush, ovvero l’immunità retroattiva ad alcune compagnie telefoniche accusate di aver registrato le conversazioni degli americani, senza mandato giudiziario e senza averne alcun diritto.

Nel caso Hepting v. AT&T  il colosso telefonico AT&T venne accusato di aver collaborato con Bush al controllo illegale di tutto il traffico telefonico ed informatico di diverse migliaia di americani. Tra i complici di Bush e dell’AT&T, apparentemente, vi erano l’NSA (National Security Agency) (6) e la compagnia telefonica Sprint (7).

Nel 2008 il Congresso, sotto pressione dalla Casa Bianca, ha passato la richiesta di immunità retroattiva per le compagnie telefoniche che non hanno rispettato la legge; secondo la EFF (Electronic Frontier Foundation) la clausola d’innocenza votata è incostituzionale e difatti la causa legale prosegue tutt’oggi (8) su svariati fronti.

Un particolare tecnico da sottolineare è che il voto che il Congresso ha fatto non era per dare l’immunità alle compagnie telefoniche, come poi è risultato, ma bensì per confermare un atto legislativo, il FISA (Foreign Intelligence Security Act), necessario per poter effettivamente far funzionare i servizi d’intelligence americani.

Per poter dare l’immunità, la clausola è stata attaccata al FISA e contemporaneamente Bush, prima del voto del Congresso, ha di fatto ricattato i parlamentari dichiarando che avrebbe messo il veto su qualsiasi legislazione senza la parte tanto desiderata da lui e dalle compagnie telefoniche, scatendando l’ira, tra gli altri, di Keith Olbermann, presentatore della MSNBC, che nel suo programma televisivo di successo «Countdown» ha dichiarato con grande coraggio, in diretta, in prima serata e senza mezzi termini: «You [Bush]. By your own terms and your definitions, you have just sided with the terrorists. You’ve got to have this law, or we’re all going to die. But, practically speaking, you vetoed this law.[...] You’re a fascist - get them to print you a T-shirt with fascist on it!» cioè «Tu [Bush]. Secondo i tuoi stessi termini e le tue stesse definizioni, ti sei schierato con i terroristi. Dovevi avere questa legge, oppure saremmo morti tutti. Ma, praticamente parlando, hai messo il veto su questa legge.(...) Sei un fascista - fatti stampare una maglietta con scritto fascista» (9).

Il senatore Ted Kennedy, per l’occasione, non è stato da meno: «No immunity, no FISA bill. So if we take the president at his word, he’s willing to let Americans die to protect the phone companies»; ovvero «No immunità, no FISA. Quindi se prendiamo alla lettera il presidente, egli è disposto a lasciar morire gli americani per proteggere le compagnie telefoniche».

Questo è l’ambiente politico-tecnologico che Obama dovrà affrontare da gennaio in avanti, ambiente che fino ad ora ha vissuto e conosciuto da semplice utilizzatore, in quanto grande appassionato di e-mail e di tecnologie per la comunicazione fino al punto che, nonostante la fine delle elezioni, la sua campagna elettorale sta continuando online, con tanto di inviti via email, gruppi di discussione e veri e propri party organizzati dai cittadini, corrispondenze e qualsiasi cosa possibile attraverso il Web con la collaborazione indiretta di attivisti politici quali Michael Moore.

Con ogni probabilità Berlusconi non si rende conto che se Obama si rivelerà uomo di parola allora egli stesso dovrà dimenticare la metodologia con cui ha avuto relazioni con Washington fino ad oggi.

L’epoca Bush è finita e conseguentemente Obama, come si sa, viene rappresentato come il «cambio», il nuovo che avanza (cosa da verificare), mentre Berlusconi, come buona parte della politica italiana, rappresenta il vecchio, ciò che non deve più esserci.

Obama è stato persino in grado di rispondere più o meno correttamente ad una domanda tecnica postagli in un intervista condotta da Google (10), desidera inoltre costruire una rete per un miglior rapporto cittadino-Stato utilizzando la tecnologia (11) e lo strategista repubblicano Alex Castellanos si è persino chiesto se Obama non sia la versione politica del software Open-Source, ovvero quelli come Linux e Openoffice, costruiti volontariamente da gente comune partendo dal basso verso l’alto senza utilizzare le burocratiche metodologie aziendali (12).

Non è quindi impensabile che al G8 tra i due non nasca una rivalità del tutto inimmaginabile prima delle elezioni americane e di conseguenza Berlusconi come Primo Ministro italiano dovrà aggiornarsi su ogni punto politico se desidera mantenere ancora relazioni positive con gli Stati Uniti, evitando soprattutto di cercare di «dettare legge» (per quanto poi gli sia possibile) o anche solo fare il primo della classe poichè in questo momento Obama sembra avere una sola missione, ovvero cambiare la politica americana per poter creare una situazione migliore all’interno degli USA, cosa che non avviene da almeno otto anni; di sicuro Obama non si farà rallentare da questioni burocratiche italiote. L’intero assetto diplomatico americano, difatti, dovrebbe radicalmente cambiare nel prossimo futuro.

E’ opportuno che in Italia si capisca che il cittadino americano in questo momento si aspetta ed esige da Obama quello che è richiesto ad ogni presidente ovvero il successo degli Stati Uniti, il miglioramento della situazione economica, la risoluzione delle situazioni internazionali e un miglioramento della vita vivere degli americani; ma contrariamente ai predecessori Obama ha costruito, più o meno volontariamente, un vero e proprio movimento cittadino, magari di protesta, che non si vedeva dai tempi di Franklin D. Roosevelt (13) e che seguirà le azioni dell’amministrazione Obama molto attentamente.

Vi è quindi da chiedersi se Berlusconi non stia cercando di formare una coalizione che metta i bastoni tra le ruote ad Obama, magari sperando di far tornare le politiche di George W. Bush (tensione con Mosca, niente diplomazia con Teheran) a lui tanto comode, se non stia cercando di mandare avvisi a Washington D.C., se semplicemente non conosce minimamente il prossimo inquilino della Casa Bianca oppure se non ha cognizione di come funziona e com’è la mentalità americana.

Non è molto chiaro quale delle quattro ipotesi sia la peggiore.

Comunque sia, il presidente Obama lo cominceremo a conoscere sul campo da gennaio mentre il Primo Ministro Berlusconi lo conosciamo già. Probabilmente è il caso che il premier italiano si presenti al G8 rilassato ma soprattutto, bello ed abbronzato.

Enrico ed Eloisa Accenti, coniugi italo-americani, vivono e lavorano in Texas; lettori di EFFEDIEFFE, scriveranno articoli riguardanti gli USA, il modo di vivere americano, le incongruenze e anche le realtà obiettivamente belle di questo Paese, nel tentativo di contrastare una quasi totale distorsione mediatica e ignoranza delle questioni che riguardano gli Stati Uniti.



1) http://obama.senate.gov/podcast/060608-network_neutral
2) http://frwebgate.access.gpo.gov/cgi-bin/
3) http://www.SaveTheInternet.com
4) http://www.cato.org/pub_display.php?pub_id=9606
5) http://www.informationweek.com/news/mobility/RFID/
6) http://www.nsa.gov
7) http://www.sprint.com
8) http://www.eff.org/nsa/hepting
8a) http://en.wikipedia.org/wiki/NSA_warrantless_surveillance_controversy
8b) http://www.effedieffe.com/content/section/2306/
9) http://www.msnbc.msn.com/id/23173388/
10) http://www.youtube.com/watch?v=1nnj7r1wCD4
11) http://change.gov/agenda/technology_agenda/
12) http://www.youtube.com/watch?v=q-4afdMalVA
13) «Obama Needs a Protest Movement», di Frances Fox Piven, pubblicato su The Nation, 1 dicembre 2008.


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